Lavoro, una
parola che, per molti, è sinonimo di incubo, angoscia
e scoraggiamento. Quei molti sono quelle tante persone
che non riescono a trovare un lavoro, per vivere, o
meglio, per sopravvivere. I dati sulla disoccupazione,
nel nostro Paese, sono sempre più allarmanti.
Il tasso di disoccupazione, in Italia, supera oramai
i 9 punti percentuali. Ma, chi sta pagando maggiormente
i danni, dovuti a questa crisi economica, e di conseguenza
lavorativa, sono gli abitanti delle regioni meridionali.
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I dati sulla disoccupazione che si registrano al sud sono
davvero inquietanti. Il 30% dei laureati nel meridione
non ha lavoro, lavora solo un ragazzo su tre, per
non parlare dell'occupazione femminile. Infatti, come sempre
a pagare di più le spese, di ogni situazione, sono le donne,
che nonostante l'impegno, la qualifica e le continue ricerche
di lavoro, sono sempre più penalizzate. Basti pensare che
ben il 70% delle donne che abitano al meridione non ha un lavoro,
questo dato è, a dir poco assurdo.
Ilaria è una giovane laureata che ha mandato decine di curriculum,
senza avere alcuna risposta. L'abbiamo incontrata, e abbiamo
scambiato un po' di chiacchiere con lei.
D
: "Sei laureata da quasi un anno e, in questo intervallo di
tempo, non hai mai avuto un vero lavoro?"
R: "Esatto, mi sono laureata, un anno fa, in economia aziendale.
Ho inviato tanti curriculum, a varie aziende, operanti in diversi
settori, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta".
D:
"Ti sei limitata ad inviarli solo qui al sud, o anche al nord?"
R: "No, li ho inviati sia qui, che nella zona di Milano,
lì vive mia zia, e quindi potrei anche trasferirmi lì,
ma neanche dal nord ho ricevuto alcuna risposta. Anche se, devo
essere sincera, un po' mi dispiacerebbe, dover lasciare la
mia terra, per andare a lavorare fuori. Oddio, se mi chiamassero,
lo farei, però io ho studiato in Calabria, proprio perché, in
un modo o nell'altro, il mio futuro lo immaginavo qui. Non credo
sia giusto dover lasciare gli affetti più cari, soltanto perché
qui non c'è sviluppo. Sarei più contenta se riuscissi a migliorare,
anche se solo in parte, la mia vita qui, e migliorare, così,
pure la vita di chi mi sta vicino."
A questa risposta, fornita da Ilaria, abbiamo risposto, chiedendole
perché non prova ad avviare un'attività autonoma, visto
che per i giovani imprenditori, e per le donne, ci sono
diverse opportunità di ricevere fondi, per avviare l'attività.
D:
"Ilaria, se il tuo desiderio è quello di rimanere qui, hai mai
pensato di avviare un'attività in proprio? Sei giovane e sei
donna, prova ad informarti, sappiamo che ci sono tante opportunità
di accesso ad alcuni fondi, relativi all'imprenditoria giovanile
ed, in particolare a quella femminile".
R:" Veramente non ci avevo mai pensato, certo, potrebbe essere
una bella idea, e nello stesso tempo, potrei creare occupazione
per altri giovani. In fondo, nella vita bisogna rischiare,
grazie per averci pensato, mi informerò meglio su come fare".
Chissà se Ilaria avvierà davvero la sua impresa, noi ce lo auguriamo,
anche perché speriamo che ci sia una donna a capo di questa
impresa. In particolare al sud, le donne sono sempre in minoranza,
sul piano lavorativo, e in tutti i settori in genere, e questo
è dovuto, in parte, al fatto che alle donne vengono riconosciuti
sempre meno diritti. Per una donna, che vuole lavorare, ma
nello stesso tempo, vuole creare anche una famiglia, è quasi
impossibile, qui, far conciliare
le due cose. Una donna che ha dei bimbi piccoli, troppo
spesso, non può usufruire della possibilità di avere orari flessibili,
è costretta inevitabilmente a scegliere tra il lavoro e la famiglia,
e, quasi sempre, la scelta ricade su quest'ultima. Non solo,
spesso gli uomini vengono preferiti alle donne, perché non
vanno in maternità, mentre, assumere una donna che vuole
avere bambini, è una spesa in più per l'azienda, che poi dovrebbe
sostenere le spese relative alla maternità. Sembra assurdo,
ma è così, e questa storia ce l'ha raccontata Serena, una giovane
donna a cui al momento dell'assunzione, l'azienda ha preferito
scegliere un ragazzo, con le stesse sue referenze, perché lei
era in un'età in cui poteva avere una gravidanza, e l'azienda,
con il bilancio attuale, non poteva permettersi una simile assunzione.
Non lo direbbero mai chiaramente, ma si sa che è così.
Se per le donne i disagi sono tanti, per gli uomini non va
certo meglio. Sono tanti i giovani che non riescono a trovare
lavoro. Uno di questi è Roberto, 23 anni, con un diploma
conseguito all'istituto tecnico. Roberto ora aiuta il padre,
che ha una piccola azienda agricola, ma ancora non riesce a
trovare un lavoro tutto suo. Ha provato pure ad emigrare,
andando a Trento, dove viveva un suo amico, che gli aveva
pure trovato un lavoro, ma lui ci racconta che lì, la vita non
è facile.
"Io ho provato ad emigrare, sono stato a Trento, qui ho fatto
l'operaio, per 6 mesi, guadagnavo abbastanza bene, però
vivevo da solo, dovevo pagare tutte le spese della casa, fare
la spesa, e dello stipendio, mi rimaneva ben poco. E poi
mi affacciavo dalla finestra e vedevo solo altri palazzi.
Io quando mi affaccio dalla finestra di casa mia, vedo le colline,
le campagne e il cielo, di un altro colore. Dopo sei mesi,
ho pensato che quello che mi rimaneva, a livello economico,
avrei pure potuto guadagnarlo lavorando con mio padre e per
questo sono tornato. Almeno qui non mi sento un estraneo e respiro
l'aria della mia terra."
C'è chi, infine, stanco delle tante porte in faccia, decide
di partire, non emigrando al nord, ma andando all'estero.
Qui però c'è un altro ostacolo da superare, la lingua.
Domenico è un ragazzo di 30 anni, che lavora con qualche contratto
a progetto, sempre di durata limitata di un paio di mesi. Domenico
si è stancato di questa precarietà, vuole andare via, vuole
raggiungere l'Inghilterra.
"Il mio sogno sarebbe quello di trasferirmi a Londra
e trovare lavoro lì, però sono consapevole della mia situazione
e so di avere un bell'ostacolo da superare, ovvero la lingua.
Io ho studiato l'inglese, ma non sono in grado di avere una
grande scioltezza nel parlato. Quindi, mi sono iscritto ad un
programma di studio in Inghilterra, starò lì per tre mesi, per
imparare l'inglese, frequentando una scuola per stranieri. Terminato
questo programma di studio ho intenzione di trovare lavoro
lì e di stabilirmi per un po'. Spero di trovare a Londra un
lavoro meno precario rispetto a quello che lascio in Italia,
spero di avere almeno delle opportunità. Qui, in Italia,
continuano a farmi contratti ogni sei mesi, non posso avere
una situazione stabile, non riesco a costruirmi la mia serenità.
Spero di trovare un futuro migliore in Inghilterra e di trovare
lì questa famosa serenità.
D:
"Solo una domanda, questa tua scelta, sarà per sempre?"
R:
"Bella domanda, non lo so davvero, diciamo che sarà un'esperienza,
un esperimento. Voglio andare lì per provare qualcosa di nuovo,
per staccare dalla routine nella quale vivo, per conoscere il
mondo, per conoscere il lavoro, fuori dall'Italia. Però,
se mi immagino fra 10 anni, non so se mi immagino in Italia
o in Inghilterra, chissà, nessuno può sapere come andrà a finire
e quali sorprese mi riserverà la vita".
Dai racconti di questi ragazzi emerge tanta voglia di fare,
di lavorare, di impegnarsi concretamente, ma soprattutto
emerge un grande amore per la propria terra, quella terra
che non vorrebbero lasciare, come sono stati costretti a fare
i loro nonni o i loro padri. Quella terra a cui penseranno sempre,
anche stando lontani, quella terra che purtroppo non offre loro
opportunità.
Articolo di Maria Cianciaruso per Informagiovani-italia.com
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