Skanderbeg

Skanderbeg, l'eroe albanese 

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Avete mai sentito parlare della minoranza linguistica arbëreshë? È una minoranza, per lo più presente nel Sud Italia, che continua a parlare la lingua dei propri antenati, ovvero questo "antico albanese". La storia e la leggenda vogliono che questo idioma sia stato tramandato da generazione in generazione e che sia nato con la venuta degli Albanesi in Italia, al seguito del generale Skanderbeg, o subito dopo la sua morte, per fuggire dall’invasione turca.

SkanderbegVisitando i numerosi paesi di origine arbëreshë, presenti in Italia, non potrete fare a meno di notare la presenza di un busto, generalmente di bronzo, che ritrae il grande eroe e condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg. Questa figura è riprodotta sempre con un elmo, sul quale ci sono due corna, perché la leggenda vuole che, durante una battaglia, egli si servì delle corna delle capre, sulle quali mise due torce accese, per far credere ai nemici che essi fossero tutti soldati. I nemici, vedendo avanzare un numero illimitato di torce, e non avendo capito lo stratagemma delle capre, si ritirarono, concedendo la vittoria all’esercito albanese.

La figura di questo eroe, che ha guidato l’esodo degli albanesi, che li ha difesi e protetti dall’impero ottomano, è a tratti avvolta nel mistero, come succede per tutti i personaggi più famosi della storia. Per il suo impegno, nella difesa della religione cristiana, venne definito da Papa Callisto III "Atleta di Cristo" e "Difensore della Fede".

Il suo nome originario è Gjergj Katrsioti Skënderbeu, che in Italiano è diventato Giorgio Castriota Scanderbeg o Skanderbeg. Nacque il 7 maggio 1405 a San Stefano di Mat e morì ad Alessio il 17 gennaio 1468. Suo padre era il principe Giovanni Castriota, sua madre la principessa Vojsava Tripalda, Giovanni regnava a Croia, la madre, invece era originaria dell’attuale Macedonia.

SkanderbegNegli anni in cui nacque Giorgio l’Albania subì una forte invasione,da parte della Turchia, che prevedeva, tra le altre cose, di sottomettere a sé tutti i principi albanesi. Giovanni Castriota, al posto di sottomettersi alla volontà turca, decise di combattere per la propria terra, andando contro il sultano Murad II. Quest’ultimo rapì i quattro figli maschi di Giovanni : Stanisha, Reposhi, Giorgio e Costantino, portandoli ad Adrianopoli. Due vennero uccisi, uno diventò sacerdote e Giorgio venne istruito alle armi e costretto a combattere per l’esercito ottomano. La sua intelligenza lo fece subito distinguere dagli altri, lui sapeva parlare in latino, in turco e in albanese e fin da subito affilò le sue doti, in ambito di strategia tecnica e militare, in breve tempo, tutta la fiducia del sovrano venne posta su di lui e gli venne dato il nome di Iskender Beg, colui che poi in Albania divenne Skanderbeu o Skanderbej.

SkanderbegIskender Beg si distinse in tutte le battaglie che affrontò , la sua fama raggiunse anche l’Albania, che non aveva mai sperato nel suo possibile ritorno. La sua famiglia, infatti, inviò anche alcuni delegati, affinché andassero da lui, per parlargli in segreto. Il 28 novembre del 1448 il sultano incaricò Skanderbeg per una missione contro Jànos Hunyadi, il comandante della Transilvania, che aveva occupato la Serbia. Questo incarico, balenò, agli occhi di Skanderbeg come il momento giusto, per poter realizzare ciò che da sempre aveva sperato e ciò che il suo popolo gli chiedeva, ovvero, di ritornare nella sua patria. Fu così che si mise d’accordo, segretamente con Hunyadi, abbandonando l’esercito ottomano e consegnando la vittoria all’esercito transilvano. Nelle file dell’esercito turco, vi erano altri 300 albanesi, che, come lui, furono costretti ad abbandonare la propria terra, fu così che lo seguirono ed insieme si ripresero il castello di Krujë, che in poco tempo divenne il quartier generale del condottiero, che decise di riconquistare tutti i territori che l’impero ottomano aveva occupato. Passo dopo passo, riuscì a riprendere anche il territorio di Croia, quello che un tempo era appartenuto a suo padre, quella stessa fortezza che gli spettava di diritto, quel luogo dal quale pronunciò le epiche parole : “Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi ?.

CroiaIl 2 marzo 1444 ad Alessio, nella Cattedrale di San Nicola, ci fu un grande convegno, al quale partecipò anche una delegazione della Repubblica di Venezia. Al termine della riunione, Skanderbeg venne proclamato, all’unanimità il capo dell’Albania.

La controffensiva, però, era dietro l’angolo, il Sultano Murad II, non digerì proprio il tradimento e l’umiliazione subita, per tale ragione, inviò un contingente di 150.000 uomini, che venne sconfitto a Torvoll. La notizia della vittoria dell’esercito di Skanderbeg, nonostante la sua inferiorità numerica, arrivò fino alle porte del Vaticano e l’allora Papa Eugenio IV vide nel condottiero albanese, la personalità giusta, per poter intraprendere una nuova crociata contro i musulmani.

I turchi, però non si arresero, il Sultano inviò un nuovo esercito, formato da 15.000 cavalieri con a capo Firuz Pascià, la legione venne nuovamente sconfitta il 10 ottobre del 1445. Skanderbeg oramai era diventato l’eroe internazionale, l’unico in grado di difendere la cristianità, contro gli attacchi islamici.

Un simile affronto era difficile da accettare, per Murad II, che nuovamente inviò un contingente di 25.000 soldati, che subì l’ennesima sconfitta il 27 settembre 1446.

SkanderbegI Veneziani, però, avevano non pochi scambi commerciali con i turchi e le sconfitte, subite, ad opera di Skanderbeg, fecero si che essi si alleassero con l’esercito ottomano, andando incontro all’ennesima sconfitta. Per ripicca, però, i Veneziani distrussero la fortezza di Balsha. Il 4 ottobre 1448 ci fu la firma di un trattato di Pace tra Venezia e Skanderbeg. Due anni dopo Murad II decise di prendere il comando del proprio esercito e raggiunse l’Albania, dopo una lotta estenuante, il condottiero albanese, per poter vincere, dovette ricorrere all’aiuto di Alfonso d’Aragona.

A Murad II successe Maometto II che capì subito che un’alleanza tra Skanderbeg e il Regno di Napoli poteva essere fatale, per tale ragione inviò due eserciti contro gli Albanesi, che divennero due nuove sconfitte, alle quali ne seguirono tante altre.

Oramai Skanderbeg, nonostante fosse a capo di soli 20.000 uomini era diventato invincibile, fu così che il Sultano Turco chiese la pace, alla quale Giorgio, rispose con un rifiuto.

SkanderbegDurante il 1459 il condottiero giunse in Italia, per aiutare il Re di Napoli Ferdinando I a combattere contro Giovanni d’Angiò. Fu proprio in questa occasione che si svilupparono i primi insediamenti di colori albanesi in Italia, che decisero di non fare più ritorno in patria.

Approfittando della sua assenza, i turchi cercarono di invadere nuovamente l’Albania, ma furono sonoramente sconfitti a Skopjë. Il 27 aprile 1463 Skanderbeg e Maometto II firmarono un trattato di pace.

L’anno successivo, per ringraziarlo dell’aiuto ricevuto, Ferdinando I concesse a Skanderbeg alcuni feudi, tra i quali quello di San Giovanni Rotondo, Trani e Monte Sant’Angelo. La pace con i turchi durò poco, ci furono, infatti, diverse incursioni nel 1464, 1466 e 1467 che terminarono tutte con delle sconfitte.

Le vittorie furono numerose, ma il condottiero albanese aveva capito che non si poteva continuare a resistere molto contro i turchi. Il doge di Venezia inviò, in aiuto Francesco Cappello Grimani, un suo ambasciatore. Questo aiuto, però, servì a ben poco, perché il 17 gennaio del 1468, ad Alessio, Giorgio Castriota Skanderbeg morì di Malaria. Quando stava per morire, chiese ad un bambino di raccogliere diversi pezzi di legno e crearne un mazzo. Chiese, poi, a coloro i quali si trovarono con lui, di dividere il mazzo, ma non ci riuscì nessuno. Chiese poi al bambino di sciogliere il mazzo, rompendo i pezzi di legno uno per uno e disse :"Con questo gesto, io, vi volevo dimostrare che se restate tutti uniti nessuno potrà mai spezzarvi, ma dividendovi anche un solo bambino potrà condurvi alla morte". Queste furono le sue ultime parole.

Elmo di Skanderbeg a ViennaDopo la sua morte, i turchi invasero definitivamente l’Albania e iniziò l’esodo degli arbëreshë, per lo più suoi fedelissimi, verso l’Italia.  Probabilmente uno dei lasciti più importanti di Skanderbeg si trova con la sua maestria militare. I problemi che causò il condottiero albanese alle forze militari dell'Impero ottomano furono tali che quando gli ottomani trovarono la tomba di Skanderbeg nella Chiesa di San Nicola, ad Alessio (Lezhë), presero le sue ossa e ne fecero degli amuleti nella convinzione che queste avrebbero potuto conferire valore a chi li indossava.

La tomba di Skanderbeg nel corso del tempo fu più volte saccheggiata ed è costituita da una semplice lastra in pietra con la copia della spada e dell'elmo i cui resti originali si trovano nel Kunsthistorisches Museum di Vienna). Nei pressi della chiesa vi sono resti di costruzioni di epoca romana.

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