Storia di Chiusi

Storia di Chiusi

 

Chiusi è un posto speciale. Quella che sembra a prima vista una piacevole e piccola sonnolenta cittadina nel sud della Toscana posta sulla sommità di un colle, un tempo è stata una delle più importanti città etrusche in Italia tra il VII e V secolo a.C. La città che troviamo oggi è un incantevole mix stili passati etrusco, romano e longobardo, leggende e storie leggendarie, prima fra tutte quelle del re etrusco Porsenna, che si ritrovano in tanti particolari nelle architetture cittadine che hanno sempre riutilizzato il passato per costruire il nuovo. Di seguito le cose assolutamente da non perdere in città.

Ebook di ChiusiSono numerose sono le fonti letterarie che menzionano la città di Clusium , la futura Chiusi e forniscono elementi utili per la sua conoscenza storica, dalle presunte origini mitiche, alla fase etrusca, fino alla guerra gotica, tra goti e bizantini. Le origini mitiche, sotto una pretesa di verità storica, vengono narrate da Virgilio, il grande poeta di Mantova, quando nell'Eneide nomina Chiusi assieme alle altre città dell'Etruria che parteciparono alla spedizione di Enea per contrastare Turno re dei Rutuli (popolazione dell'Italia centrale pre-romana) e suo antagonista. Del re etrusco Porsenna e del suo splendido monumento funerario in oro scrisse Plinio il Vecchio, il quale riportò un passo dello scrittore e militare romano Marco Terenzio Varrone. Altre notizie a carattere storico-leggendario riguardanti l'Porsenna vengono fornite da Livio e Cassio Dione.

Situata su un'altura tufacea, secondo lo storico latino Servio, Chiusi sarebbe stata una delle più antiche città etrusche, fondata dall'eroe Cluso, figlio di Tirreno (il re Lidio che, secondo Erodoto, guidò la migrazione all'origine della nazione etrusca) o di Telemaco (figlio di Ulisse). Scavi recenti hanno messo in luce nel sito della città antica e nelle sue immediate vicinanze alcuni insediamenti dell'Età del Bronzo finale (XII-X sec. a.C.). A questo periodo risale l'abbandono delle stazioni preistoriche e protostoriche sul monte Cetona, sede dei più antichi abitati della zona. Chiusi comunque divenne una delle principali città della dodecapoli etrusca nell'avanzato VI sec. a.C., ai tempi dei suoi primi contatti con Roma, quando avrebbe aiutato i Latini contro Tarquinio Prisco.

Alla fine del secolo (507-6 a.C.) risale l'impresa del lucumone di Chiusi il mitico Lars Porsenna che assediò Roma e con ogni probabilità la conquistò. Durante questo importante episodio storico si ebbero a contorno episodi di eroismo di alcuni dei più famosi personaggi dell'epopea romana come Muzio Scevola, Orazio Coclite e Clelia. Il coraggio e il genio militare di Porsenna si accompagnano alla leggenda del suo funerale e del suo ultimo luogo di riposo, che parla del suo sarcofago all'interno di una carrozza con 12 cavalli, una gallina e 5.000 pulcini tutti d'oro.

Storia di ChiusiStando ai Fasti Triumphales (un elenco annuale dei trionfi effettuati dai magistrati nell'antica Roma pubblicati nel 12 a.C. e oggi conservati in una più ampia iscrizione presso i Musei Capitolini a Roma), nel 588 a.C., il re di Roma Lucio Tarquinio Prisco celebrò il suo secondo trionfo (de Etrusceis), dopo aver sconfitto in battaglia un forte esercito etrusco inviato in aiuto ai Latini che si erano coalizzati per bloccare le mire espansionistiche dei Romani. Lo storico Dionigi di Alicarnasso, riferendosi all'evento, scrisse che l'esercito etrusco era formato da contingenti di varie città etrusche, precisamente "Chiusini, Arretini, Volterrani, Rosellani e inoltre Vetuloniesi". Nel 509 a.C., dopo la cacciata, l'ultimo re di Roma, Lucio Tarquinio il Superbo, fuggì con i due figli (Arrunte e Tito; Sesto, il minore, era riuscito a insediarsi come re di Gabii, ma venne assassinato quello stesso anno) nell'etrusca Cere. L'anno successivo l'ex famiglia reale romana si trasferì presso proprio Porsenna locumone di Chiusi, dove chiese di non lasciare che i Tarquini, di stirpe etrusca, appartenenti allo stesso sangue e alla stessa nazione se ne andassero esuli e poveri. Ammoniva poi di non lasciare senza ritorsione questa nascente abitudine di cacciare i re: "se i re non difendono il loro trono con la stessa energia con cui i popoli vanno alla ricerca della libertà, non c' è più alcuna differenza tra chi sta in alto e chi sta ai piedi della scala sociale. Si rischia, aggiungevano, che non ci sia nulla di eccelso, nulla la cui dignità, tra i cittadini, sia superiore a tutto il resto. Si rischia che finisca la monarchia, questo istituto straordinario a mezza strada tra il divino e l'umano".

Chiusi in epoca etrusca doveva essere una città molto potente, se è vero che il territorio della città-stato era molto vasto, tanto da comprendere una parte del Lago Trasimeno (che era il confine tra le città-stato di Chiusi, Cortona e Perugia), il monte Cetona, il monte Amiata, il monte Arale, la Val d'Orcia e, in definitiva e anche una parte delle odierne province di Grosseto, Perugia, Siena, Terni e in minor misura di Arezzo. Fu in questo periodo di massimo splendore che Porsenna, mise Roma sotto assedio nel 506 a.C. e che, dominando altre città etrusche come la vicina Orvieto.

Dopo la sconfitta della lega etrusca ad opera dei Romani (III secolo a.C.) l'Etruria fu progressivamente romanizzata e la città etrusca di Chiusi continuò a reggersi con proprie leggi e ad essere amministrata da nobili famiglie etrusche, legate tuttavia all'aristocrazia romana, che consentirono la costruzione d'infrastrutture romane quali la strada consolare Cassia (II secolo a.C.) e i porti fluviali lungo il Clanis, per l'utilità dell'emergente potenza romana. Nell'anno 87 a.C. Clusium divenne un importante municipio romano.

Anche la prima guerra etrusco-romana compare nelle fonti letterarie: nonostante manchino testimonianze esplicite. Di notevole interesse poi è il brano di Livio che menziona gli aiuti forniti da Chiusi per la spedizione di Scipione in Africa (205 a.C.) durante la Seconda Guerra Punica, episodio che conferma come in quel periodo la città fosse già legata a Roma.

La città di Chiusi era situata in posizione strategica lungo una importantissima arteria commerciale: risalendo il Tevere attraverso il fiume Chiana, che a quell'epoca era navigabile e sfociava nel Tevere, ci si immetteva nel Valdarno. Era inoltre collegata tramite le valli dell'Astrone, dell'Orcia e dell'Ombrone ai centri marittimi, in particolare Roselle, (l'attuale Grosseto) che alcuni studiosi pensano fosse il suo sbocco al mare. A Chiusi era probabilmente stanziato il comando della Quarta Legio romana (quarta legione) e certamente si trovavano importanti infrastrutture portuali, lungo il fiume navigabile, dove i copiosi cereali della valle del Clanis erano stoccati, lavorati e quindi trasportati a Roma (che in età imperiale contava quasi un milione di abitanti) per mezzo d'imbarcazioni fluviali.

È grazie alla centralità di Chiusi, posta lungo le vie consolari della Cassia e punto di arrivo dell'Amerina oltre che fluviali, e in particolare grazie alle sue origini etrusche (che rendevano gli abitanti aperti a nuove culture e religioni) che i cristiani, perseguitati a Roma, si rifurono in grande numero nella sua zona (a testimonianza di questo, le due catacombe paleocristiane, ambedue poste lungo le strade consolari, la Catacomba di Santa Caterina di Alessandra lungo la via Cassia e la Catacomba si Santa Mustiola (patrona della città) ubicata lungo la via Amerina, a poche centinaia di metri dal ponte romano sul Clanis, attualmente sepolto dai sedimenti.

Verso la fine dell'Impero Romano, con le invasioni barbariche a partire IV secolo d.C., per proteggere le catacombe dai saccheggi, i loro ingressi furono interrati per essere riscoperte solo secoli dopo. Anche le vie consolari nel tempo divennero impercorribili con alcuni ponti sul Tevere che furono abbattuti.

Durante la Guerra Gotica, il re degli Ostrogoti Vitige, nella sua marcia verso Ravenna, fece sosta a Chiusi, dove lasciò un grosso contingente di diecimila uomini con a capo Gibimera. Dopo essere stata occupata dai Goti nel 540 d.C., Chiusi divenne sede di un ducato longobardo, documentato fino al 776, che controllava un territorio che comprendeva anche Cortona, Arezzo, Chiusi della Verna (Clusi Novi), l'alto Lazio sino al torrente Mignone (tra cui Viterbo e Bolsena), l'intera attuale provincia di Grosseto e buona parte delle odierne province di Perugia, Terni (tra cui Orvieto) e Siena. La diocesi di Populonia, all'epoca in grande decadenza, costituiva il cuscinetto tra il ducato di Chiusi e quello di Lucca. Nel 593 i Longobardi di Chiusi conquistarono un ulteriore lembo dell'odierna Umbria dai territori bizantini.

Nell'VIII secolo i Franchi conquistarono l'Italia e tentarono inutilmente di rompere lo strapotere dei duchi longobardi di Chiusi e di Spoleto. Sul finire dell'VIII secolo il Papa lamenta incursioni e saccheggi nei suoi domini laziali, fino alla stessa Roma, da parte del Duca di Chiusi.

Finita l'epoca del ducato longobardo di Chiusi per la dominazione carolingia, la città diviene un Gastaldato franco (capoluogo) governato da un Gastaldo direttamente dipendente dall'imperatore. Lo scenario alla fine del IX secolo vedeva due grandi potenze dell'Italia Centrale: il Ducato di Spoleto e il Marchesato di Tuscia con sede a Lucca.

Dalla seconda metà del X secolo alcune città come  Arezzo, Chiusi, Perugia, Siena e Orvieto mirano a staccarsi dal potente marchesato lucchese in quello che è l'embrione di quelli che sarebbero diventati liberi comuni. Tuttavia, a differenza di Chiusi (sede di un'antica diocesi) che possedeva un vasto territorio, le emergenti città limitrofe ambivano a ingrandirsi impadronendosi di lembi sempre più grandi del contado di Chiusi, essendo le loro mire assecondate dalla politica imperiale.

Fu l'inizio di sanguinose e lunghe dispute e guerre tra le limitrofe città, in particolare tra Chiusi e Perugia (seconda metà del X secolo) per il controllo del Trasimeno e, in particolare, tra Chiusi e Orvieto, essendo Chiusi (che era costretta a guerre "di difesa") sostenuta da Arezzo e da Siena, che a loro volta miravano a ingrandire il loro territorio.

Nel 903 ricevette il suo primo conte vassallo del marchese di Toscana. Dall'XI secolo il potere della città fu saldamente nelle mani del suo vescovo, ma già nel secolo successivo dovettero sottostare alle influenze prima di Orvieto e poi di Siena. In questo periodo si ha il consolidamento del Comune, poi inglobato nello Stato di Siena del quale, salvo sporadiche parentesi ne segui la sorte.

Dante Alighieri la ricorda fra le città quella più colpita dalla malaria ("Se tu guardi Luni ed Urbisaglia / come son ite, e come se ne vanno / di retro ad esse Chiusi e Singaglia", Paradiso XVI, 73-75).

Dal 1231 Chiusi entrò a far parte dei domini di Siena e appartenne a quest'ultima fino 1556, quando fu annessa al Granducato di Toscana di cui seguì le sortì fino all'Unità d'Italia.

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