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Cosa
vedere a Parma - 40 luoghi interessanti da visitare
La città di Parma possiede una
grande tradizione storica e culturale, rispecchiata in una miriade di
monumenti sparsi lungo la città e i suoi dintorni più prossimi. Tra edifici,
castelli, piazze, musei e giardini, spiccano in particolare due tra i
monumenti più interessanti d'Italia, il duomo di Parma e il
Battistero, ambedue grandi esempi di architettura romanica.
Il
primo, la cattedrale di
Parma dedicata all'Assunta, consta di una struttura duecentesca,
caratterizzata da una cupola ottagonale, piuttosto inusuale nel
periodo considerato.
Di grande effetto visivo è il portico, con grandi leoni
scolpiti a guardia e un campanile sormontato da un angelo in rame dorato.
L'interno si arricchisce di preziosi dipinti e affreschi, come quelli del
Correggio presenti sulla Cupola (l'Ascensione di Maria al cielo
rimane tra i maggiori dipinti del
Rinascimento italiano) e altri
attribuibili al Parmigianino e al Antelami.
Il Battistero venne
sempre edificato nel XII secolo ed è ubicato accanto al Duomo. Costruito
interamente in marmo rosa, in una forma ottagonale, si ammira in particolare
per le decorazioni in bassorilievo scolpite all'esterno e nelle porte. Da
non perdere le sculture a tema presenti all'interno dell'Antelami,
raffiguranti mesi, stagioni e segni zodiacali, di chiaro gusto bizantino.
Accanto a queste maggiori
attrazioni si affiancano quelle di edifici come il Palazzo del
Governatore, in Piazza Garibaldi, dalla bella facciata e dal campanile
con un affascinante orologio astronomico. Un altro grande edificio d'epoca
parmense è il noto Palazzo della Pilotta, oggi custode
dell'altrettanto celebre Teatro Farnese, che fu già teatro di corte
dei duchi di Parma e Piacenza (edificato nel 1617). All'interno, sono
custodite opere di artisti come Beato Angelico, Cima da Conegliano,
Leonardo da Vinci,
Correggio, Parmigianino, Matteo Anselmi,
Guercino,
Lanfranco,
El Greco, dei
Carracci.
La maggior parte delle
chiese di Parma, oltre al più celebre Duomo, meritano una visita
approfondita, in particolare la chiesa di S. Giovanni Evangelista,
datata XVI secolo e caratterizzata da una serie di celebri affreschi del
Correggio, tra cui l'opera la Visione
di S. Giovanni a Patmos; la Basilica della Madonna della Steccata,
degli Zaccagni (padre e figlio), realizzata tra il 1521 e il 1539; il
Monastero benedettino di San Paolo, nel cui interno è ubicato l'
affresco 'Camera di San Paolo'
(anche noto come Camera della Badessa) del Correggio; la Chiesa di
San Vitale, una delle più antiche del centro storico e ricca di opere
interne di grandi artisti italiani.
Nella parte più antica di
Parma, il quartiere di Oltretorrente, sono conservati altri edifici
di storica importanza, solo per citarne alcuni: l'Ospedale vecchio e
l'Oratorio di Sant'Ilario, il Palazzo ducale, il Palazzetto
di Eucherio Sanvitale, la casa natale di Arturo Toscanini e altre
antiche chiese (Santa Maria del Quartiere, Santa Croce,
Santa Maria delle Grazie, Santissima Annunziata).
Non lasciate Parma senza aver
visitato il Museo Diocesano e la Galleria Stuard, ospitata in
un vecchio monastero, con collezioni d'arte che vanno dal XIV al XX secolo.
Nei dintorni, la Certosa di Paradigna, nota anche come Abbazia di
San Martino dei Bocci e Abbazia Cistercense
di Valserena ed edificata nel 1298, pare sia stata la vera musa ispiratrice
per la famosa opera di Stendhal, la Certosa di Parma. Una
certosa con tale nome è tuttavia presente all'interno del confine cittadino,
sulla strada che collega Parma con Mantova, e che fu sede per oltre mezzo
millennio di una comunità monastica di certosini.
Tra le altre località della provincia, si
segnalano Vicofertile, posta sulla
Via Francigena e la sua
chiesa di San Geminiano, la frazione di Gaione e il suo sito
archeologico di Pieve di Gaione, il piccolo antico borgo di
Compiano, noto in particolare per il suo castello medioevale, nel
cui interno è anche ubicato il Museo Orizzonti Massonici, unico nel
suo genere in Italia.
Ecco i luoghi principali da non perdere a Parma.
Piazza del Duomo
La visita a Parma deve
cominciare dalla Piazza del Duomo, luogo suggestivo al di fuori dal
marasma cittadino, che raccoglie i più significativi monumenti medioevali
della città. Essa rappresenta ancora oggi, separata com’è dal tessuto
urbano, un centro quasi a sé stante che rende molto bene il senso del potere
vescovile, allorché questi esercitava anche funzioni temporali. Sulla
piazza, cuore artistico di Parma, capolavoro architettonico del
Medioevo...Continua a leggere sulla
Piazza del Duomo
a Parma.
Duomo di Parma
Il Duomo di Parma, Cattedrale di Santa Maria Assunta, è uno
dei più insigni monumenti romanici in Emilia Romagna. Una prima costruzione,
voluta dall’antipapa Cadalo verso il 1059, sorse in questo luogo,
presumibilmente sui resti di una precedente "Mater Ecclesia"
paleocristiana (IV-V secolo) di cui sono affiorati, nella piazza antistante,
frammenti di mosaici, ora collocati nella cripta. Della chiesa medioevale,
crollata per un violento terremoto nel 1117, si possono ritrovare
tracce, esternamente, nei grandi volumi del presbiterio, del coro e delle
absidi, dai ricchissimi capitelli popolati da mostri, animali e simboli
biblici...Continua a leggere sul
Duomo di Parma.
Battistero di Parma
Il
Battistero di Parma è uno dei monumenti più significativi della città, il più grande esempio di
transizione architettonica dallo stile romano allo stile gotico, per
armonica fusione di elementi architettonici e scultorei, tra quelli
edificati in Italia. La costruzione, dovuta a Benedetto Antelami, che
vi incise firma e data, ebbe inizio nel 1196 e solo nel 1260 venne
consacrata, sebbene già dal 1216 vi venisse amministrato il Battesimo...Continua
a leggere sul
Battistero di
Parma.
Camera di San
Paolo
La
"Camera di San Paolo" è il termine abitualmente usato per indicare le due sale dipinte da
Alessandro Araldi e l'altra dal Correggio, nell'appartamento
della badessa del Convento Benedettino di San Paolo, soppresso agli
inizi dell'Ottocento. L'antico cenobio, le cui origini risalgono al X
secolo, fu esente dal controllo episcopale per privilegio emesso da
Gregorio VIII e subì nel tempo varie trasformazioni. La realizzazioni a
questo appartamento privato, voluto dalla badessa Giovanna da Piacenza
(1507-1524), per opera dell'architetto Giorgio da Erba...Continua a
leggere sulla
Camera di San
Paolo a Parma.
Biblioteca
Palatina
La Biblioteca Palatina di Parma venne fondata Filippo di Borbone
nel 1762 e inaugurata alla presenza di Giuseppe d'Austria nel 1769,
la Regia Biblioteca Parmense sin dalle origini ebbe una destinazione
pubblica, e trovò spazio nel grande Palazzo Pilotta. Conserva una
raccolta straordinaria di manoscritti e di preziosi volumi. Il primo
incarico di bibliotecario venne assegnato all'erudito, padre teatino Paolo
Maria Paciaudi, che curò numerosi acquisti provenienti da tutta Europa...Continua
a leggere sulla
Biblioteca
Palatina di Parma.
Palazzo Ducale di Parma
Nel 1561 Ottavio Farnese diede inizio a una serie di interventi di
ristrutturazione del Castello Sforzesco posto al di là del torrente, presso
la Chiesa di San Michele degli Umiliati, pensando di riutilizzarlo
come nuova dimora ducale. Si ipotizza che il progetto sia del Vignola,
in quegli anni più volte ospite della corte parmense. A dirigere il cantiere
sarà un suo allievo, Giovanni Francesco Testa, che già aveva seguito
la realizzazione del Palazzo Farnese di
Piacenza
(1558)...Continua a leggere sul
Palazzo Ducale
di Parma.
Palazzo Pilotta
Il Palazzo Pilotta,
immenso e incompiuto complesso, occupa con la sua grande mole una vasta area
adiacente al torrente nel centro della città; vi fu inglobata l’antica
Rocchetta Viscontea, unita precedentemente agli edifici che costituivano
la residenza ducale tramite un "corridore" o passaggio coperto
porticato (1583) su progetto di Francesco Paciotto,
attorno al quale circa venti anni dopo verrà innalzato l'austero palazzo. Il
nome Pilotta deriva dal gioco della pelota praticato in uno dei
cortili dell'edificio (Cortile del Guazzatoio)...Continua a leggere
sul
Palazzo Pilotta.
Piazza del Comune
(Piazza Garibaldi)
A Parma, alla piazza del potere religioso rappresentata da Piazza del
Duomo, si contrappone quella del potere politico: la Piazza del
Comune, detta attualmente Piazza Garibaldi (o Piazza Grande)
nella quale si insediò il Comune. Il Palazzo del Comune che
vediamo oggi, fu ricostruito nel '600 su progetto di Giovan Battista
Magnani, con uno stile simile al Palazzo Farnese di Piacenza, dopo che
l'edificio precedente, il Palazzo del Torello, era stato distrutto
dal crollo della torre civica...Continua a leggere su
Piazza Garibaldi
a Parma.
Museo Archeologico
Nazionale di Parma
All'interno
dell'immenso Palazzo Pilotta, tra le altre istituzioni presenti si trova
(a partire dalla prima metà dell’Ottocento)
il Museo Archeologico Nazionale,
creato nel 1761, che conserva reperti egizi, preistorici, etruschi e romani, molti dei
quali provenienti dagli scavi di Veleia. Proprio in concomitanza con
l'avvio degli scavi di quest'ultima il duca Filippo di Borbone decise
di fondare il museo (meno di 15 anni prima, nel 1748, con gli scavi di
Pompei ad opera di un altro Borbone, Carlo III di Napoli era cominciata
l'archeologia moderna)...Continua a leggere sul
Museo
Archeologico di Parma.
Galleria Nazionale
di Parma
Di fronte all'ingresso della Biblioteca Palatina si trova la Galleria
Nazionale di Parma, una delle più importanti pinacoteche presenti in
italiane, negli scorsi decenni ampliata e risistemata in uno
spazio creato con interventi di restauro e di recupero dall’architetto
Guido Canali. Le origini delle collezioni risalgono alla Ducale
Accademia di Belle Arti, istituita a metà Settecento da Filippo di
Borbone. Tra le opere conservate nella galleria, particolarmente
degne di nota il disegno di
Leonardo da Vinci raffigurante una
Testa di fanciulla, ed alcuni importanti dipinti del Correggio
...Continua a leggere sulla
Galleria
Nazionale di Parma.
Palazzo Vescovile
Dopo l’ultima invasione barbarica, quella degli Ungari, Parma tornò a
rifiorire, per cui si avvertì sempre più limitante l’antica cinta muraria
tradizionalmente detta teodoriciana. Alla metà dell’XI secolo i vescovi
conti posero la propria sede al di fuori delle antiche mura, ormai superate,
per erigervi il Vescovado. Con Cadalo, vescovo di Parma ed
antipapa filoimperiale (1045-1072), l’edificio fu eretto in forma turrita,
espressione del duplice potere che egli deteneva. Il suo nome è tutt’oggi
legato alla torre dell’angolo nord-ovest, detta appunto Torre di Cadalo...Continua
a leggere sul
Palazzo
Vescovile a Parma.
Accademia
Nazionale di Belle Arti
Sul lato del Palazzo della Pilotta che guarda al Lungoparma (viale Paolo
Toschi, n. 1) si trova l’Accademia Nazionale di Belle Arti, fondata
nel 1752 (inaugurata nel 1757) per volere del duca Filippo di
Borbone, fortemente voluta dall’allora Intendente della Real Casa
Guglielmo Du Tillot, futuro ministro riformatore, ai cui concorsi parteciparono artisti come
Goya. La
fondazione dell'accademia parmense si inserisce in un contesto storico che
dal punto di vista artistico ripercorre quanto stava già avvenendo negli
altri domini borbonici: nel 1749 infatti a
Parigi apriva l’École
des élèves protegés, sempre nel 1752 a
Napoli la Reale
Accademia del disegno e a
Madrid la Real
Academia de bellas artes de San Fernando. Nello stesso periodo anche nei
territori limitrofi al ducato di Parma, nacquero istituzioni analoghe: nel
1751 a
Genova l’Accademia Ligustica di belle arti; nel 1753
l'Accademia di Belle arti di
Mantova; nel 1764
l'Accademia di Belle Arti di
Verona...Continua a
leggere sulla
Accademia
Nazionale di Belle Arti di Parma.
Museo Glauco
Lombardi
Nel Palazzo della Riserva si trova il Museo Glauco Lombardi
(via Garibaldi, n. 17), creato nel 1961 e originato da una donazione
privata. Il delizioso museo conserva oggetti appartenuti alla amatissima dai
parmensi Maria Luigia e a Napoleone, tra cui il manto ducale e
la corbeille nuziale dell’imperatrice, disegnata da Prud’hon, ed
un’importante raccolta di dipinti, acquerelli, disegni di scuola italiana e
francese del Settecento e della prima metà del XIX secolo. Alcune sale come
quelle del Petitot e di Paolo Toschi rappresentano
significativamente l’attività dei maestri ai quali sono dedicate. Molti i
documenti (alcuni esposti ed altri conservati nell’Archivio Lombardi)
provenienti da Paolo Toschi, dai Pallavicino, dai Sanvitale, dai Simonetta,
dai Magawly Cerati, dai Mistrali.
Chiesa di Sant'Antonio Abate
In origine la Chiesa di Sant'Antonio Abate, costruita nel 1402 con la
facciata orientata verso occidente, faceva parte di una abbazia fondata dai
monaci di Sant'Antonio, giunti a Parma nella seconda metà del XIV secolo e
dediti a opere di assistenza ai lebbrosi. La loro attività ospedaliera cessò
nel 1493, e il monastero passò fino alle soppressioni napoleoniche (1810) a
una comunità di monache della Congregazione delle Vergini preservate.
La chiesa, protetta dalle famiglie Rossi e Bergonzi, conservò fino al XVII
secolo la preziosa tavola dipinta dal Correggio raffigurante la
Madonna di San Gerolamo, eseguita tra il 1527-28 per Briseide Colla.
Considerata, per la dolcezza delle sua figure e l'intimità della scena, uno
dei capolavori di Correggio, fu ammirata da molti pittori; nel 1796
Napoleone ne ordinò il trasferimento a
Parigi, dove rimase fino
al 1816, quando, riportata a Parma, sarà collocata nella nuova Galleria
Ducale.
L'attuale chiesa, con la facciata rivolta verso oriente, fu avviata nel 1712
per desiderio del cardinale Sanvitale e condotta innanzi fino al 1761: essa
è l’unico esempio di architettura ecclesiastica progettata dallo scenografo
Ferdinando Maria Gal, detto il Bibiena. Il tempio, a una sola
navata con quattro cappelle, può essere considerato uno degli esempi più
significativi del Barocchetto italiano. La soluzione del doppio soffitto a
traforo alleggerisce le strutture, creando un elegante effetto scenografico.
Gli arredi e le decorazioni ne fanno un eccezionale esempio di ambiente
omogeneo per stile. La decorazione della volta è opera di Giuseppe Peroni,
che affrescò anche l’Apparizione di Cristo a Sant'Antonio dietro
l’altare maggiore (1763-64). Le otto statue in stucco raffiguranti le
Beatitudini sono del pittore e scultore parmense Gaetano Callani
(1766), mentre sul primo altare di sinistra si può ammirare un altro dipinto
del Peroni (1766) raffigurante la Crocifissione. A eseguire le tele
per gli altri altari saranno incaricati artisti quali
Pompeo
Batoni, che nel 1777 eseguì la Predica del Battista,
Giambettino Cignaroli (1766) che vi dipinse una raffinata Fuga in
Egitto e Giovanni Gottardi che negli stessi anni realizzò San
Pietro che risana lo storpio.
Chiesa di San
Francesco del Prato
La Chiesa di Francesco del Prato, sorse nel luogo denominato "prato
regio" alla metà del XIII secolo a fianco del convento dei Frati Minori. Il
vasto complesso rappresenta uno dei più insigni esempi di architettura
gotica a Parma. Il suo attuale stato di degrado è dovuto alla
trasformazione sopravvenuta nel 1810 a seguito delle soppressioni
napoleoniche degli Ordini religiosi; se ne fece allora un carcere, alzando
muri e costruendo celle tra le arcate delle navate laterali. Anche la
facciata, con l'elegante rosone del 1461, fu deturpata da una serie di
finestre con inferriate, che ne modificarono la struttura gotica, accentuata
nell'andamento verticale da quattro contrafforti. Dell'antico aspetto
l'edificio conserva le modanature nel cornicione del sottotetto, mentre è
andato perduto il protiro nel portale centrale.
L'immenso interno (risulta più ampio del Duomo) è suddiviso in tre navate da
quattro colonne per lato e riceve luce nella zona absidale da alte finestre
trilobate. Il tetto a capriate si trasforma nell'ottagono dell’abside
centrale, con una struttura in muratura a leggere nervature. Innumerevoli
affreschi, citati dalle fonti, ricoprivano le pareti; essi in parte
riaffiorano sotto le scialbature ottocentesche, mentre è andato perduto il
pregevole coro ligneo (1488). Collegato alla navata destra della chiesa
venne costruito nel 1521 l'Oratorio della Concezione su progetto di
Gianfrancesco Zaccagni. È uno dei primi esempi di architettura
cittadina a pianta centrale; le decorazioni nei pennacchi della cupola,
dipinta a cassettoni prospettici, sono tra le opere più interessanti di
Michelangelo Anseimi e Francesco Maria Rondani (1532-35). Le
scene, dipinte come se fossero delle tele, sono sostenute da personaggi
erculei e raffigurano la Natività della Vergine, l'Incontro con
Anna e Gioacchino, Sant'Anselmo che aiuta Sant'Elfino nel
naufragio e la Visione del vescovo Idelfonso. Per l'altare maggiore
Gerolamo Bedoli aveva dipinto la pala della Concezione
(1533-38) e G.F. Zucchi ne aveva intagliata l’ancona, oggi entrambe
nella Galleria Nazionale di Parma.
Abbazia di San
Giovanni Evangelista
Nel Cinquecento l'edificio dell'Abbazia di San Giovanni Evangelista,
fu il più importante cenacolo umanistico della città. La sua origine risale
al 980, quando il vescovo Sigifredo II assegnò ai monaci di San
Benedetto un terreno al di fuori delle mura per edificarvi un convento.
Questo primo complesso abbaziale, comprendente una chiesa romanica è alcune
celie, andò distrutto da un incendio nel 1477, lo stesso anno in cui la
comunità benedettina riuscì a unirsi a quella della Congregazione di
Santa Giustina di
Padova, per trovare
riparo dagli abusi della nobiltà locale. Venne quindi sviluppato un ampio
progetto di ricostruzione dell'abbazia, sicuramente proposto dagli amici
umanisti che frequentavano il cenobio.
I lavori iniziarono nel 1500 con la costruzione del Chiostro del Capitolo
e proseguirono nel 1508 con il Chiostro Grande; nel 1537 verrà
ultimato il cosiddetto Chiostro della Porta. A unire questi edifici
fu un lunghissimo corridoio soprelevato disposto a forma di croce latina,
sui cui lati si aprono al primo piano i dormitori e le celle singole, oltre
alla Biblioteca. Quest’ultimo ambiente, in passato abitualmente frequentato
dai monaci dediti a una intensa attività di amanuensi, è una sala a tre
navate separate da colonne e affrescata nella volta con raffigurazioni di
mappe geografiche e scene storiche, eseguite da Ercole Pio e
Antonio Paganini ( 1574-75). Importantissima era la sua raccolta di
incunaboli e codici miniati, oggi solo in parte conservatisi.
Al pianoterra, ai lati dei chiostri e dei cortili, si svilupparono altri
spazi, come la Sala del Capitolo a cui si accede passando da una
elegante porta scolpita da Francesco d'Agrate, e il refettorio, sulla
cui parete di fondo si inserisce, in una veduta prospettica, la grande tela
del Bedoli raffigurante l‘Ultima Cena (1536). Particolare
importanza aveva per la sua attività pubblica, interrotta nel 1896, la
farmacia o Spezieria, sorta nel 1201 e dedita alla cura dei
pellegrini e alla preparazione dei medicinali. Ancora oggi le quattro sale
che la costituiscono conservano sugli scaffali preziosi vasi e rare
pubblicazioni di medicina.
Nel XVIII secolo il monastero subì la repressione del governo borbonico e
divenne per lungo tempo sede militare. Nel 1866 passò al Regio Demanio e i
monaci furono costretti ad abbandonare l'edificio, riprendendone possesso
solo nel 1920. La chiesa, trasformata nelle forme attuali tra il 1490 e il
1519, è uno degli edifici più armoniosi del Rinascimento emiliano;
essa vide impegnate nelle opere pittoriche le personalità di maggior rilievo
presenti a Parma nei primi decenni del Cinquecento, dal Correggio al
Parmigianino, dal Begarelli a Cesare Cesariano, dal
Bedoli a Marcantonio Zucchi.
Non si sa con certezza chi assunse la direzione dei lavori prima del 1510,
anno in cui l'incarico fu assegnato all'architetto Bernardino Zaccagni.
La facciata in stile barocco venne realizzata nel 1604 su progetto di
Simone Moschino. L’interno, suddiviso in tre navate da pilastri in
pietra grigia su cui figurano epigrafi a ricordo di illustri umanisti,
presenta sei cappelle per lato e altre quattro nel transetto.
Il profondo coro e l'abside furono ampliati nel 1587; per non distruggere l'Incoronzazine
della Vergine affrescata dal Correggio, ora nella Galleria
Nazionale di Parma, i monaci ne tentarono il trasporto a massello,
incaricando l'Aretusi di eseguirne una copia per il nuovo catino. Il
Correggio dipinse anche la cupola (1520-24) raffigurandovi la
Visione di San Giovanni a Patmos, idea nuova di un cielo pittorico che
anticipa la grande impresa del Duomo. Suo è pure il progetto decorativo
della navata centrale e del fregio con Sibille e Profeti.
Il Parmigianino negli stessi anni elaborerà sui medesimi ponteggi le sue
prime opere, decorando alcuni sottarchi delle cappelle laterali. Il
Bedoli, oltre a lavorare nel monastero, compì per la chiesa l'enorme
tela posta nel coro, raffigurante la Trasfigurazione e alcune pale
d'altare. Dal 1512 l'ebanista e architetto Marcantonio Zucchi diede
inizio alla grande impresa a tarsia degli stalli del coro, ultimati nel 1538
dai fratelli Testi. Nel 1508 Cesare Cesariano affrescò il
soffitto della sagrestia con un motivo a grottesche alternato a scene
bibliche; il Begarelli, plastificatore modenese, ha lasciato nel
dormitorio quattro bellissime statue in terracotta, ora poste nel transetto
della chiesa. Le opere, eseguite in sintonia con le invenzioni correggesche,
lo indicano, assieme al maestro, come un precursore delle forme barocche.
Basilica di Maria
della Steccata
La Basilica di Santa Maria della Steccata, a croce greca con bracci
ad absidi semicircolari e quattro cappelle agli angoli, venne eretto quasi
al centro della città e fu fin dalla sua origine particolarmente legato alle
vicende politiche di Parma. Per gli storici, il modello architettonico ha
evidenti analogie con i numerosi disegni di chiese a pianta centrale di
Leonardo da Vinci, ed è tra gli esempi più completi di
edifici rispondenti a criteri umanistici. La sua costruzione ebbe inizio nel
1521, sul luogo di un oratorio trecentesco dedicato a San Giovanni Battista
in cui si venerava una Madonna con Bambino. Sotto la protezione di
questa immagine nel 1493 sorse la Confraternita dell'Annunciata che
aveva lo scopo di educare e proteggere fanciulle povere; fu questa
congregazione ad avviare la realizzazione del nuovo tempio, appoggiata
economicamente dal Consiglio Generale del Comune.
L'incarico della costruzione venne assegnato a Bernardino Zaccagni
che alzò l’edificio fino al cornicione esterno; nel 1525, per contrasti
sorti con la committenza, fu allontanato e alla fabbrica subentrarono
Marcantonio Zucchi e Gian Francesco d’Agrate, che con il
consiglio di Antonio da Sangallo il Giovane, trasformarono le quattro
torri previste nel progetto in quattro cappelle, e alzarono la luminosa
cupola.
Le tre porte d’accesso aperte al centro delle absidi, in periodi diversi,
furono chiuse e riaperte a seconda delle esigenze liturgiche; dal 1762 è
rimasta aperta solo quella in asse con l’altare maggiore. A partire dal 1696
il pittore e scultore Mauro Oddi venne dato l’incarico di ornare
l’esterno con balaustre, statue e vasi. Il duca Francesco Farnese, nel 1718,
sostituì la Confraternita dell'Annunciata con l’antico Ordine
Costantiniano di San Giorgio, da lui presieduto. Per ospitarne i membri
l'architetto Adalberto Della Nave costruì il coro dietro l'altare
maggiore.
L’interno della basilica è armonioso e ricchissimo nelle decorazioni
pittoriche. Nei 1630 vennero affidate al Parmigianino le decorazioni
del catino dell'abside e dell'arcone delle Vergini sagge e stolte
dell'altare maggiore, sopra il quale, tra l'altro, fu collocata l'antica
immagine della Madonna venerata nell’oratorio. I numerosi disegni che
precedettero la realizzazione permettono di comprendere la grande
difficoltà, sia da parte della committenza che del pittore, di definire il
programma iconografico dedicato totalmente al tema mariano, tanto che il
Parmigianino si trovò in contrasto con loro e non assolse il contratto,
lasciando nel 1540 incompiuto il catino, in cui doveva raffigurare l'Incoronazione
della Vergine. A proseguire il lavoro venne chiamato Michelangelo
Anselmi che eseguirà l'affresco su cartoni di Giulio Romano. Più
tardi egli opererà anche nel catino dell’abside sopra l'ingresso,
dipingendovi l'Adorazione dei Magi; insieme al Bedoli, autore degli
altri due catini, riproporrà nei sottarchi l’idea del Parmigianino dei
riquadri con rosoni e figure alla base.
La decorazione della cupola e dei pennacchi venne compiuta nel 1560 da
Bernardino che vi rielaborò il soggetto correggesco dell’Assunzione
della Vergine; i pilastri furono dipinti in parte da Giovanni Maria Conti
(1670) e da Pietro Rubini (1761). Sempre del Parmigianino con
aggiunte del Bedoli e del Sons (1580) sono conservate nella chiesa le ante
d'organo, di ignota provenienza, raffiguranti David e Santa Cecilia.
A fianco dell’ingresso si trova il monumento funebre, opera dj Lorenzo
Bartotini, del conte Adamo Neipperg (1840), ministro e poi
consorte di Maria Luigia d’Austria. Come i Farnese e i Borbone, anche
gli
Asburgo protessero la chiesa, facendo del sotterraneo la
cappella sepolcrale di numerosi principi. Particolare interesse offre la
sagrestia nobile, per i preziosi paramenti liturgici conservati negli armadi
in noce, intagliati da Giambattista Mascheroni tra il 1665 e 1670.
Chiesa di Santa Maria del
Quartiere
La Chiesa di Santa Maria del Quartiere a Parma, fu eretta su un
terreno adiacente un quartiere militare (da cui il nome). La costruzione
venne iniziata nel 1604 dall'architetto ferrarese Giovanni Battista
Aleotti, in sostituzione di una cappella contenente un’immagine
miracolosa della Vergine, posta al limitare delle mura cittadine. La
raccolta di fondi affidata ai Padri Carmelitani della Compagnia del
Crocifisso passò nel 1610 ai Terziari Francescani che, per esigenze
monastiche, richiesero l'aggiunta del coro e di un convento, compiuti poi da
Giovanni Battista Magnani. La struttura della chiesa, a pianta
esagonale, è un esempio raro nell'architettura ecclesiastica dei primi del
XVII secolo e deriva sicuramente dai modelli del Serlio. L’esterno, composto
dai due corpi sovrapposti a pagoda, suggerisce già le tematiche di Guarubi
Guarino.
Alla fine del Seicento furono apportate ulteriori modifiche, come l’aggiunta
della cappelletta dietro l'altare maggiore. Su disegni di Pietro Righini,
ai primi del Settecento, furono aperte le tre porte d’ingresso, collegate da
un semideambulatorio alle prime due cappelle laterali. Gli affreschi della
grande cupola, raffiguranti il Paradiso con la Trinità e la Vergine,
in un cielo reso da tanti esagoni concentrici popolati da figure, sono di
Pier Antonio Bernabei, detto della Casa (1626-29). Questi, pur
ispirandosi all’invenzione correggesca del Duomo, dimostra di non averne
colto le novità prospettiche.
Chiesa della Santissima
Annunziata
La Chiesa della Santissima Annunziata, progettata dall'architetto di
corte Giovanni Battista Fornovo, venne iniziata nel 1566 per
desiderio di Ottavio Farnese, che a tale scopo aveva fatto demolire
l’antica Chiesa dei Francescani posta nell’area dove era sorta la
Cittadella. L'idea della pianta ovale deriva dai modelli del Vignola,
sebbene la soluzione attuata dal Fornovo, che apre l'ingresso sull’asse
minore, percorrerà le tematiche del Barocco, tanto da suscitare interesse
nei grandi architetti Guarino Guarini e Filippo Juvarra
durante i loro soggiorni emiliani. La chiesa, articolata in cinque cappelle
radiali per lato, verso l'esterno accentua questa disposizione con volumi
concavi emergenti, che in alzato divengono dei contrafforti con semicolonne
a capitello ionico. In facciata, l'altissimo antiportico a tre ordini deriva
dallo schema dell’arco trionfale e si ripete nella facciata interna e nel
presbiterio.
All’interno la copertura a botte della zona centrale semplifica i movimenti
plastici dei vani delle cappelle, disposte quasi a formare un deambulatorio,
e le finestre su due ordini permettono una buona illuminazione. Gli arredi e
le decorazioni risalgono al Sei-Settecento, e sono opere in parte di Luca
Reti, Sebastiano Galeotti, Pier ilario Spolverini.
Il coro del 1470 e la grande tavola di Francesco Zaganelli da Cotignola
(1518) posti nel presbiterio risalgono alla precedente Chiesa dei
Francescani, in cui Correggio aveva affrescato l'Annunciazione,
poi trasferita nella Galleria Nazionale di Parma e qui sostituita da
una copia. Annesso alla chiesa si trova il convento con un grande chiostro a
doppio loggiato, chiuso nella zona superiore alla metà del XVIII secolo e
trattato a bugnato in quella inferiore.
Cittadella di
Parma
Attualmente destinata a parco pubblico, era in origine una fortezza militare
a forma di pentagono con bastioni e fossati; fu fatta erigere nell’ultimo
decennio del XVI secolo, pur senza pressanti esigenze di difesa, dal duca
Alessandro Farnese. Dalle
Fiandre, dove si trovava dal 1578 al 1592 a
capo delle milizie spagnole, il duca inviò il progetto ispirandosi alla
cittadella di
Anversa costruita dal
Paciotto, suo maestro in architettura; utilizzò inoltre l’area che il
nonno Pier Luigi aveva predisposto appunto per la realizzazione di una
fortezza, demolendo (1546) la Chiesa della SS. Annunziata dei frati
Minori. Venne completata da Ranuccio I nel 1599.
A dirigere i lavori venne incaricato l’ingegnere ducale Giovanni
Antonio Stirpio con cui collaborò anche Smeraldo Smeraldi.
Dell’antica struttura rimane la porta di accesso, con l'arma farnesiana,
innalzata dal Moschino (1596), con nicchie a bugnato, rifacendosi a
un gusto compositivo tipicamente toscano. Oggi i bastioni e i fossati
circondano la piazza d'armi pentagonale; l’ingresso principale è attraverso
un portale di marmo con base a bugnato sovrastato dall'enorme stemma dei
Farnese con i sei gigli posti tre in capo, due al centro ed uno in punta. Le
caserme, vennero usate anche come prigione per reati politici e furono
abbattute solo nel secondo dopoguerra, a eccezione di un edificio che ospita
l'attuale l'ostello della gioventù.
Oratorio delle
Grazie
L'Oratorio delle Grazie venne eretto nel 1617 con il contributo economico
del duca Ranuccio I Farnese, per accogliere l’immagine di una
Madonna, di ignoto artista del Cinquecento, ritenuta miracolosa dalla
tradizione popolare. L'edificio a pianta centrale, strutturato con
presbiterio, due cappelle e la fronte absidata, presenta proporzioni
armoniose, dovute, pare, all'opera dell’architetto di corte Giovanni
Battista Magnani. All'interno dell’oratorio nel 1644, un altro
architetto di corte, Geronimo Rainaldi, ridistribuì le funzioni degli
spazi, creando nella nuova zona dell’altare maggiore un notevole effetto
scenografico, con l'immagine della Vergine retrocessa nello spazio
del piccolo deambulatorio.
Questa risultava in asse con un nuovo punto di luce, una lanterna ottagonale
a sei finestre aperta alla sommità del santuario. Fu trasformata inoltre la
zona absidale, aprendovi il portale d'ingresso a cornice mistilinea.
L’aspetto attuale dell’edificio, totalmente decorato con affreschi e
stucchi, restaurati nel 1983, risale al 1715, allorché Sebastiano
Galeotti e il quadraturista Francesco Natali si impegnarono a
realizzare, in pieno stile barocchetto, un gioco d’illusioni pittoriche,
inventando scorci prospettici e aeree figure, vibranti in una cromia
luminosa alternata a zone monocrome, in un raffinato equilibrio di richiami
tonali. La cupola, con la raffigurazione dell’Assunzione della Vergine,
è un omaggio alla invenzione correggesca del Duomo di Parma, come pure i
personaggi biblici nei pennacchi. I due quadri posti nelle cappelle sono di
Sisto Badalocchio, l’Angelo custode ( 1621 ) è di Antonio
Savazzini, mentre il gruppo scultoreo raffigurante Cristo morto è di
G. Sbravati.
Ospedale Vecchio
La costruzione del primo nucleo di questo vasto complesso edilizio collocato
in via d’Azeglio e destinato a ospitare trovatelli e infermi, ebbe inizio
nel 1476 ad opera dell’architetto Giovan Antonio da Erba; a lui si
deve il corpo centrale a forma di croce e alcuni chiostri, più tardi
ampliati e modificati.
La fondazione dell’Ospedale detto «Maggiore» si era resa necessaria per
unificare i numerosi xenodochi esistenti nella città (ospizi gratuiti per i
pelleggrini); nel 1471 gli Anziani del Comune, applicando una bolla papale
di Sisto IV, decisero di unire al più antico ospedale, eretto nel 1201 dal
cavaliere teutonico Rodolfo Tanzi e sorto accanto alla Chiesa di
Santa Croce, gli altri minori, dando vita a un pio ente.
Alla costruzione dell’edificio, oltre al da Erba, collaborarono nella prima
fase dei lavori Gaspare Fatuli (1491) per le volte e Antonio
Ferrari d’Agrate per i capitelli delle quindici arcate di facciata e dei
chiostri. Successivamente lo Zaccagni aggiunse altri corpi verso
oriente e occidente; un ultimo prolungamento avverrà alla metà del XVIII
secolo verso nord.
Anche la facciata, elegante nell’andamento delle arcate e
nelle proporzioni rinascimentali, subì nel tempo molte modifiche; quello che
era in origine l’accesso agli orti (un arco con timpano innalzato al centro
dell’edificio) diverrà l’ingresso dell’Oratorio di Sant'Ilario
(1557). Questa piccola chiesa, divisa a tre navate, è ornata con capitelli
in stucco, opere di Domenico Reti, come le statue a fianco del
sarcofago, che racchiude le ceneri di Rodolfo Tanzi, eseguito da Antonio
d’Agrate alla fine del XV secolo. Le decorazioni ad affresco della volta
sono di Giovanni Maria Conti (1664) e sull'altare è stata collocata
una ottocentesca statua del Santo protettore.
Nel 1780, per ordine di Ferdinando di Borbone, l’architetto L.A.
Feneiulle disegnerà l’arco di trionfo, che conduce al portale e allo
scalone d'ingresso dell'ospedale. Un ultimo intervento di trasformazione del
complesso edilizio (1843) si deve all’architetto di Maria Luigia,
Bettoli, che modificò l'ala occidentale in ospizio per le suore
dell’ospedale. Dal 1926 i servizi ospedalieri sono stati trasferiti altrove
e ora il vasto edificio ospita l'Archivio di Stato e la Biblioteca
Comunale.
Archivio di Stato
di Parma
L’Archivio di Stato di Parma, che ha sede nell’ex Ospedale Vecchio
(via D’Azeglio, n. 45), conserva documenti collocabili a partire dal IX
secolo, relativi alla città e ai territori ducali (Piacenza e Guastalla).
Tra le serie più significative, la Raccolta di Mappe e disegni
(secoli XV-XIX), il Diplomatico (IX-XVI secolo), l’Archivio
Gonzaga di Guastalla e gli archivi borbonici e farnesiani. Nello stesso
palazzo hanno sede l’Archivio Storico Comunale, che conserva la
documentazione dell’ente pubblico dall’Unità d’Italia in poi, e (prezioso
anche per fotografie rare, libretti e manoscritti musicali) l’Archivio del
Teatro Regio.
Biblioteca
Comunale di Parma
Sempre nello stesso edificio, in vicolo Santa Maria, n. 5, si trovano la
Biblioteca Comunale, dotata di 30.000 volumi, di un’importante
emeroteca, di una raccolta dì mappe e disegni, di un gridario e la
Biblioteca Bizzozzero, specializzata nella storia e nei problemi legati
all’agricoltura (veterinaria, zootecnia, industria alimentare, gastronomia,
tutela dell'ambiente naturale e giardinaggio). La fusione fra quella che era
un tempo la ex Biblioteca Popolare (ora Biblioteca Comunale) e la Biblioteca
dell'Archivio storico attorno al 1940 fu il primo passo verso la creazione
della biblioteca che vediamo oggi. Dal 1980 la Biblioteca Civica è
pienamente funzionante nella nuova sede ricavata nell'ala nord-ovest
dell'Ospedale Vecchio, di cui abbiamo già parlato in queste pagine. Dal
2004, insieme alle altre biblioteche comunali, fa parte dell'istituzione
Biblioteche del Comune di Parma.
Istituto di Studi Verdiani
Molteplici le istituzioni musicali, uno degli aspetti culturali più legato
all’immagine di Parma nel mondo. Seppur brevemente va ricordato l'Istituto
di Studi Verdiani (via della Repubblica, n. 57); fondato nel 1960, con
un ricchissimo archivio, una biblioteca specializzata, un’intensa attività
di catalogazione, editoriale e di promozione culturale, è diventato un punto
di riferimento per gli studiosi del maestro e del teatro d’opera a livello
internazionale.
Conservatorio di Musica Arrigo
Boito
Parma
oltre a tante altre cose è una città di musicist.
Presso il Conservatorio di Musica Arrigo Boito (tra l'attuale Strada
del Conservatorio e il Viale Toscanini), nel palazzo dell’ex Chiesa e Convento del Carmine, oltre ad una raccolta di strumenti musicali (tra cui
un organo di Claudio Menilo), di documenti, anche fotografici, di cimeli di
diversi maestri tra cui Arturo Toscanini, (che si si diplomò
qui, manco a dirlo, con il massimo dei voti) si trova un’importante Biblioteca
musicale, con numerosi manoscritti e rarissime pubblicazioni...Continua a
leggere sul
Conservatorio di Parma.
Palazzo
dell'Università
Il
Palazzo dell'Università di Parma fu costruito alla metà del XVII secolo come sede
del Collegio di San Rocco, fondato dai padri della Compagnia di Gesù,
stabilitisi a Parma nel 1564 per decreto di Ottavio Farnese. Dopo la
cacciata dalla città dei Gesuiti, avvenuta nel 1768 per contrasti con le
nuove ideologie illuministiche, l'edificio fu sede dello Studium parmense,
trasformato da Ferdinando di Borbone in Università di Stato.
Il severo e imponente palazzo, mai ultimato, si affianca alla Chiesa di
San Rocco, ampliata nelle attuali forme tra il 1735 e il 1754 su
progetto dell’architetto Adalberto Della Nave; questo operò una
radicale trasformazione dell'antico oratorio a pianta centrale (1528),
assegnato ai padri Gesuiti al loro arrivo a Parma. La comunità religiosa,
dedita all'educazione dei giovani, si inserì profondamente nella vita
culturale cittadina; i padri entrarono a far parte del Collegio Teologico,
e il loro stesso Collegio si affiancò alle precedenti istituzioni degli
studi umanistici, riorganizzate dal duca Ranuccio I in nuove cattedre,
tenute in parte da docenti laici e in parte da Gesuiti. Dal 1604 la
Compagnia di Gesù assunse anche la direzione del Collegio dei Nobili,
un convitto per fanciulli di grandi casati europei, voluto sempre da
Ranuccio Farnese e ubicato nelle vicinanze del Collegio di San Rocco. Il
Palazzo dell’Università, sebbene abbia subito delle innovazioni, conserva
ancora nei suoi vasti ambienti parte degli arredi originari, come nella
Sala dei Filosofi e nell'Aula Magna. È rimasta anche la torretta
per le osservazioni meteorologiche e astronomiche voluta nel 1759 dal padre
Jacopo Belgrado.
Orto Botanico
L’Orto Botanico
di Parma
(via Farmi, n. 70), fondato nel 1768, su una superficie di 11.000 mq ospita
oltre 2000 specie di piante, un giardino ricco di magnifici esemplari con un prezioso erbario e di un’importante biblioteca
scientifica. Già Ranuccio I Farnese, a inizio Seicento, aveva fondato
un "giardino dei semplici" annesso alla facoltà di medicina dove coltivare
le erbe medicinali. L'assetto attuale dell'orto risale al 1770, anno
in cui venne istituito per volontà del botanico Gianbattista Guatteri
che si ispirò all'Orto Botanico di Padova. Le strutture murarie delle
serre, furono progettate da Ennemond Petitot, e furono ultimate
soltanto nel 1793. La parte centrale antistante le serre conserva l'aspetto
di giardino all'italiana come nel progetto settecentesco.
Le serre ospitano
piante sia di tipo temperato calde - contenenti anche vasche per piante
equatoriali e tropicali - sia quelle a clima controllato - la serra delle
piante succulente. Oggi nella parte centrale si riconosce
l'impostazione originaria, di giardino all'italiana; il resto è una grande
area (11.000 mq) con sentieri, stagni, alberi secolari.
Nella parte orientale dell'Orto Botanico di Parma si trova l'Arboreto
realizzato tra il XVIII e il XIX secolo, mentre nella parte occidentale il
giardino è stato ricreato secondo la moda inglese. Si conservano ancora i
preziosi erbari e alcuni strumenti di lavoro di Gianbattista Guatteri,
Giorgio Jan e Giovanni Passerini.
Tra le collezioni presenti, oltre alle
piante succulente, insettivore e acquatiche, si sono aggiunte in tempi più
recenti le collezioni di Bonsai, Pelargonium, Rose botaniche e antiche.
All'ingresso dell’Orto spicca la mole della vetusta Gingko biloba
originaria della Cina, che si trova qui dal 1795: la sua è l’unica specie
sopravvissuta della famiglia delle Gingkoaceae che ebbe il suo massimo
sviluppo in generi e specie nelle ere antiche.
Via Farini 90 - 43121 Parma Tel. +39 0521 903679/903490
ORARIO DI VISITA martedì e giovedì 9:00 - 13:00 / 15:00 - 18:00 sabato e
festivi chiuso Entrata gratuita
Le visite guidate sono sospese fino a data da destinarsi per interventi di
manutenzione
COME ARRIVARE In auto: A1 uscita Parma, a destra direzione centro.
In treno: Stazione di Parma, autobus: nei pressi della Stazione linee 2-15
Museo di Storia Naturale di Parma
Il Museo di Storia Naturale, nel palazzo dell’Università, ha un
rilevante patrimonio, nell’ambito del quale sono ben individuabili tre
raccolte particolari: la prestigiosa Collezione di Vittorio Bottego,
la Collezione Pioto, riguardante la fauna africana, e la
Collezione relativa alto fauna del Parmense. La Collezione Bottego
comprende anche materiali etnografici di provenienza africana. Integrano il
museo altre non meno significative raccolte ed un laboratorio, all'interno
del quale si svolge un’intensa attività didattica.
Pinacoteca Stuard
Tra i musei significativi di Parma, ma talvolta trascurati dal visitatore,
dobbiamo ricordare la Pinacoteca Stuard (via Cavestro, n. 14), con
una raccolta di opere davvero importante. La Pinacoteca Stuard è Ospitata
dal 2002 in un'ala dell'antico Monastero Benedettino di San Paolo (lo
stesso dove si trova
Camera di San
Paolo a Parma e con affreschi di Araldi e Correggio, di cui
abbiamo già parlato) si è formata grazie a lascito effettuato alla
Congregazione dei frati di San Filippo Neri, che ne è ancora oggi
proprietaria. Venne istituita grazie alle opere lasciate in eredità da
Giuseppe Stuard (1791-1834), possidente fondiario e amministratore della
congregazione, al momento della morte...Continua a leggere sulla
Pinacoteca
Stuard.
Museo Cinese ed Etnologico di
Parma
Un’altra raccolta museale importante a Parma è quella del Museo Cinese ed
Etnologico, presso l’Istituto Missioni Estere (viale S. Martino,
n. 8), fondato nel 1898 con preziosissimi reperti da tutto il mondo. Di
particolare interesse il museo d’arte cinese, con pezzi unici, collocabili
dal terzo millennio a.C. in poi. Il museo prende ufficialmente forma nel
1901, complice la conclusione della grandiosa Esposizione Universale di
Torino, organizzata dall’Italia nel 1898. Terminata l'importante
manifestazione, di cui ci sono ancora le tracce a Torino (vedere il
Borgo Medievale di Torino),
il senatore Fedele Lampertico di
Vicenza fece dono di
alcuni pregevoli pezzi a mons. Guido M. Conforti, vescovo di Parma e
fondatore dei Saveriani, poi fatto santo. Da questa mostra e da quella
donazione, nell’intento di far conoscere la Cina, nacque anche il museo
parmense.
L'esposizione offre panoramica essenziale del mondo artistico cinese. Alla
collezione originaria, in seguito, si sono aggiunti oggetti d’arte ed
etnografia cinesi ed altri provenienti anche da altre aree geografiche come
Giappone, Indonesia, Brasile, Messico ed Africa. L'edificio che ospite il
Museo d’Arte Cinese ed Etnografico è disposto su tre livelli: nel terzo
si trovano la sala didattica, l’ufficio, la saletta archivio; in quello
intermedio, la reception, lo spazio per le mostre temporanee e lo spazio
kayapò (dal nome del gruppo etnico nativo brasiliano); al livello
seminterrato, lo spazio vero e proprio dedicato alla Cina.
L’ingresso è costituito da un lungo tazebao, che è il biglietto da
visita dell’intero Museo. Per chi non lo sapesse il termine tazebao
deriva dall'uso cinese di appendere i giornali in speciali bacheche
pubbliche per permetterne la lettura a tutti. I "dazibao" si differenziano
dai giornali per il fatto di essere scritti a mano in caratteri grandi,
facilmente leggibili. L'ingresso del museo è quindi è diviso in tre aree, e
presenta, nella prima, un breve filmato di introduzione e sulla storia del
museo. Nella seconda viene evidenziata la missione dell’istituto nel suo
impegno culturale. La terza area si sottolinea il tema dell’armonia e
dell'universalità che, nel segno dell’arte, esistono tra tutte le culture
del mondo.
Museo d’Arte Cinese ed Etnografico
viale San Martino, 8 43123 Parma
tel. 0521 257337
Orario:
da martedì a sabato 9-14 (solo su prenotazione, aperto fino alle 17)
domenica, lunedì e festivi: chiuso
Ingresso:
a offerta libera (visita libera)
Casa natale di
Arturo Toscanini
La Casa natale di Arturo Toscanini (in Borgo Rodolfo Tanzi), di
proprietà comunale, conserva cimeli del grande direttore d’orchestra ed è
aperta al pubblico. Ambienti arredati con preziosi mobili, anche provenienti
dalla corte di Parma e che oggi, in parte, viene messo a disposizione per
convegni e ricevimenti. Il grande direttore d'orchestra nacque in questa
casa popolare oggi trasformata in casa-museo il 25 marzo 1867. Nella prima
stanza sono raccolti diplomi e attestati internazionali; poi si arriva alla
stanza natale dove sono raccolti foto, quadri e oggetti personali e sono
appese le locandine delle opere dirette dal maestro tra il 1921 e il 1929.
La stanza del camino ospita le brachette di Toscanini, ed ad alcune
testimonianze del suo impegno contro il fascismo. In cucina si trova una
collezione di caricature dedicate a Toscanini; l'ultimo locale opsita
giacche, cappelli e bastoni del maestro, oltre a un pianoforte e costumi di
scena. La raccolta è completata da una sala polifunzionale in cui è
consultabile il materiale audiovisivo. Nel cortile si trova un busto in
bronzo di Toscanini opera di E.B.Douglas.
Collegio Maria
Luigia
Il Collegio Maria Luigia, venne costruito tra il 1836 e il 1847 sui resti di
edifici che si erano venuti aggregando nel tempo sul palazzo medioevale
dell’Arena. In questo luogo si trovava un’antica arena, posta fuori della
cinta muraria, sulla quale l’imperatore Federico I tra il 1159 e il
1164 aveva fatto costruire il palazzo imperiale. Rimangono alcune modeste
tracce della costruzione originaria, tra cui una colonna, seminterrata, con
capitello, sul fianco settentrionale dell’edificio. Interessanti gli
affreschi cinquecenteschi all'interno (opera di Michelangelo Ansimi e
Lattanzio Gambara) e il teatro.
Parco Ducale
Il Parco Ducale di Parma, venne creato su un terreno utilizzato
precedentemente a orto, al confine delle mura cittadine; circondava il
Castello Sforzesco, che Ottavio Farnese acquistò nel 1561, per
farne il parco della sua nuova dimora. Il giardino, inizialmente organizzato
sui modelli romani, subì diverse trasformazioni; la grande peschiera, ancora
priva della fontana detta Trianon venne costruita nel 1719 su modello
di quella di Mansart a
Versailles e
collocata sull'isolotto centrale solo nel 1920, venne scavata nel 1690.
L’occasione fu offerta dai festeggiamenti per le nozze di Dorotea Sofìa
di Neuburg con Odoardo Farnese, che prevedevano nella peschiera
una naumachia con mostri marini.
Il ministro Du Tillot apportò al parco ampie trasformazioni; il
francese Pierre Castant d'Ivry fu incaricato di ridisegnarlo alla
francese; con il controllo dell'architetto Petitot, che nel 1769
realizzò il tempietto d'Arcadia con relativo boschetto, oltre a
effimeri apparati scenografici per celebrare le nozze di Ferdinando con
Maria Amalia d'Austria. Ad abbellire i viali sarà preposto lo scultore
francese Jean-Baptiste Boudard, che negli stessi anni realizzerà le
dieci statue, oggi in buona parte mutile, raffiguranti divinità classiche e
il gruppo con Bacco e Arianna, collocato nel viale d'ingresso.
All'interno del parco si trova il Palazzetto Eucherio Sanvitale,
fatto costruire dal vescovo Accolti (1527); passato nel 1534 al
vescovo Alessandro Farnese (futuro Paolo III), per ignote
vicende giunse a monsignor Eucherio Sanvitale da cui Ottavio Farnese
lo acquistò. La costruzione, elegante architettura attribuita a Giorgio
da Erba e decorata dallo scultore Francesco d'Agrate, presenta
una pianta ad H, con quattro torri angolari e cinque arcate con colonne
aperte su due lati. All'interno sono riemerse di recente sotto antiche
scialbature tracce di affreschi, tra cui il frammento di una Madonna con
Bambino attribuibile al Parmigianino. Interessante è pure il
ritrovamento della decorazione di una piccola cappella, eseguita con la
tecnica ad olio su muro da un ignoto artista dei primi anni del XVII secolo.
Teatro Farnese
Il Teatro Farnese è uno dei luoghi più suggestivi di Parma. Venne voluto
nel 1618 da Ranuccio I Farnese, duca di Parma e Piacenza, su progetto
dell'architetto ferrarese Giovan Battista Aleotti nel
tentativo di emulare la magnificenza della corte dei Medici, con i quali
aspirava a imparentarsi. La costruzione avvenne infatti per celebrare il
passaggio a Parma di Cosimo II de' Medici in viaggio verso Milano per
visitare la tomba di San Carlo Borromeo e per confermare il rapporto tra le due
famiglie ducali, suggellato dal matrimonio del 1615...Continua a leggere sul
Teatro Farnese.
Teatro Regio
Voluto da Maria Luigia in sostituzione del Teatro Ducale del Lolli
(1689), ormai insufficiente per le nuove esigenze teatrali, venne realizzato
tra il 1821 e il 1828 da Nicola Bettoli, sul terreno dell'antico
Monastero benedettino di Sant'Alessandro. L’edificio, in stile
neoclassico, è composto da un corpo centrale con tetto a capanna e da
avancorpi laterali arretrati, aperti a portico nella zona inferiore. La
facciata, strutturata con un andamento lineare, presenta sopra il colonnato
architravato d’ordine ionico una serie di cinque finestre timpanate,
separate con un intercolumnio da un grande finestrone semicircolare; esso è
affiancato da sculture in stucco raffiguranti la Fama in volo, opere
di T. Bandinelli, autore anche del motivo con mascherone e cetra posto a
coronamento dell’edificio. Il teatro, considerato uno dei massimi templi
della lirica, venne inaugurato nel maggio del 1829 con l’opera Zaira,
scritta per l’occasione da Vincenzo Bellini e accolta con poco
entusiasmo dal pubblico, che invece applaudirà successivamente i più grandi
maestri del melodramma, primo fra tutti Giuseppe Verdi.
All’interno, passando da un atrio con soffitto a lacunari in stucco,
sorretto da otto colonne con capitelli ionici, si accede alla vasta platea
ellittica, racchiusa tra quattro ordini di palchi e una galleria; questi non
conservano più nulla degli arredi originali neoclassici, essendo stati
completamente rimaneggiati nel 1853 per desiderio di Carlo III di Borbone,
(Carlo Ludovico di Borbone già Duca di Lucca) ad opera di Girolamo
Magnani, che li rese più fastosi negli ornati e nei rivestimenti. Un
enorme lampadario di produzione francese (A. Lacernière) scende dal soffitto
dipinto da Giovanni Battista Borghesi, autore anche del sipario
raffigurante il Trionfo della Sapienza. Tra le sale annesse al teatro
ricordiamo il ridotto, dipinto nella volta da G.B. Azzi e decorato a stucco.
Mercato della
Ghiaia
Tra il torrente e il tratto nord di via Mazzini si trova il Mercato della
Ghiaia, nella omonima Piazza della Ghiaia, attivo già nel XIII
secolo, che ancora oggi con botteghe in strutture provvisorie o in muratura,
anima questa zona della città. In origine al posto dell'odierna piazza
scorreva il torrente Parma, che, in seguito allo straripamento del 1177,
deviò verso ovest il suo letto, lasciando in secca l'antico ponte in pietra
di origine romana e un'ampia zona ai lati di esso, ricoperta da una grande
quantità di detriti e sassi. Si delinearono in quel momento due spazi,
denominati rispettivamente Ghiaia Piccola (nella zona dell'odierno borgo
Romagnosi) e Ghiaia Grande (nella zona dell'odierna piazza Ghiaia), per via
della loro pavimentazione naturale. Nei decenni successivi la città iniziò
ad espandersi con la costruzione di nuovi edifici nelle due zone e in
particolare attorno alla Ghiaia Grande, ove si svolse nel 1227 la prima
Fiera di sant'Ercolano. Da allora la Ghiaia fu destinata per secoli a
mercato del bestiame. Al mercoledì mattina e al sabato il mercato si estende
con bancarelle anche nelle piazze e nelle vie laterali.
Certosa di Parma
Negli oltre
sette secoli della sua storia la Certosa di Parma è stata un monastero, una fabbrica di
tabacchi, un riformatorio e ora è sede della scuola di Polizia Penitenziaria.
Ma il nome evoca il capolavoro di Marie-Henry Beyle, meglio noto come
Stendhal, che diede il titolo La Certosa di Parma al suo
romanzo che narra l'infelice storia d'amore tra Fabrizio Dongo e Clelia.
Stendhal visitò Parma nel
1814 e ne rimase talmente affascinato da decidere di ambientarci il suo
romanzo...Continua a leggere sulla
Certosa di Parma.
Casino Petitot
Il
Casino Petitot può essere considerato il primo cafè d'Italia. Porta
il nome dell'architetto che lo ideò e nacque contemporaneamente alla
risistemazione del Vialone Farnesiano di Parma (oggi Viale Martiri
della Libertà). Oggi si trova appena fuori dal centro storico di della
città, di fronte allo Stadio Tardini che ospita la squadra di calcio
cittadina, al termine del lungo e alberato Vialone Farnesiano,
soprannominato dai parmigiani "lo Stradone"...Continua a leggere sul
Casino Petitot.
Museo Giordano
Ferrari - Castello dei Burattini
Situato
all'interno dell'antico Complesso dell'ex Monastero di San Paolo, il
Museo Giordano Ferrari - Castello dei Burattini, è tra i più importanti
musei italiani dedicati ai burattini sia per il numero di pezzi esposti che
per il loto valore storico artistico. Prende il nome da Giordano Ferrari
(1905-1987), burattinaio di famiglia di burattinai e collezionista, e
comprende di oltre 500 pezzi tra marionette, pupi, burattini, scenografie,
oggetti di scena, fotografie, manifesti e copioni che nell'insieme danno
vita ad un percorso museale curioso e stimolante. Il museo racconta il mondo
fiabesco delle marionette in modo approfondito e convincente...Continua a
leggere sul
Museo Giordano Ferrari -
Castello dei Burattini.
Chiesa di San Quintino
La
Chiesa di San Quintino, la cui presenza è documentata a partire
dall'inizio del IX secolo venne successivamente ristrutturata nel XII secolo
e poi a metà Cinquecento dall'architetto Giovan Battista Fornovo, che
mise in risalto la verticalità della struttura e ne accentuò il tratto
dinamico delle pareti esterne. La sua struttura deriva da un antico oratorio
fondato fuori le mura orientali di Parma da una nobile famiglia longobarda,
i Bergonzi. La particolarità di questa chiesa è la sua facciata sul
retro, poiché l'edificio era originariamente orientato nel senso opposto.
Della costruzione originaria si possono restano una porta decorata in stile
romanico e un brano di capitello nel corridoio della sagrestia. All'interno
troviamo otto cappelle laterali, divise tra i due lati, un coro
cinquecentesco, realizzato da Marco Antonio Zucchi su commissione
della Badessa Giovanna Sanvitale, o Giovanna da Piacenza (la
stessa che commissionò
Camera di San
Paolo) e, dello stesso autore, la porta che divide il
corridoio dalla sagrestia.
Notevole anche, sempre commissionato da Giovanna
da Piacenza, il coro delle monache, con gli stalli intarsiati del 1512. Nel
1811 vi venne trasferita l'immagine della cosiddetta Madonna dell'Aiuto,
scoperta nel 1723 su una parete della Chiesa di San Cristoforo, che
fu oggetto per tanto tempo di grande devozione. Le opere pittoriche che si
possono ancora ammirare nella Chiesa sono un San Giovanni di Dio, che
risale al Settecento, posto al di sopra dell'ingresso, e un dipinto,
probabilmente di Pier Antonio Bernabei, che raffigura San Paolo.
Gli affreschi sono di artisti quali del fiorentino Filippo Maria Galletti
(1636 –1714) e del parmense Cecrope Barilli. Altri dipinti di artisti
presenti includono opere di Jan Soens, (1547 –1611, fiammingo e
allievo di
Giorgio Vasari), del bolognese Giacomo Boni (1688 –
1766) e una tela recente di Walter Madoi (1925 – 1976).
Una curiosità è il fatto che in questa chiesa si trovino le specie della
beata Orsolina (Veneri) e quelle del pittore, eccellente ritrattista
Pietro Melchiorre Ferrari. La prima, sembra che fosse un prodigio di
grazie religiosa fin dalla più tenera età, cosa che appariva miracolosa
provenendo la giovane da una famiglia di modeste possibilità. Visse
nel periodo della
Cattività
Avignonese che angustiava la Chiesa cattolica e per due
volte, giovanissima, pur senza esiti positivi, andò ad
Avignone,
accompagnata dalla madre, per convincere il papa Clemente VII a porre
fine alla divisione nella Chiesa. Morì a
Verona
in esilio a soli 33 anni e in seguito il corpo riportato a Parma dalla
madre.
Chiesa di San Quintino
Str. XXII Luglio, 34, 43121 Parma PR
Telefono: 0521 233088
Palazzo Bocchi Bossi
Il
Palazzo Boschi Bossi dal 1995 sede della Fondazione Cassa di
Risparmio di Parma (Cariparma), è sede espositiva delle sue Collezioni
d’Arte, ha origine nel XVI secolo, anche se le sue forme attuali, con due
cortili interni collegati da un porticato con volte a vela, sono di inizio
Ottocento. La loggetta che orna il lato sud venne aggiunta del 1911. Oggi si
presenta esternamente come un edificio dalle forme neoclassiche e liberty.
Le opere in esso custodite provengono da tre fonti: le raccolte della Cassa
di Risparmio di Parma e Piacenza, cedute nel dicembre 2002 alla Fondazione,
le acquisizioni della Fondazione stessa e le donazioni private. Tra le opere
più rappresentative, due tavole di Cristoforo Caselli detto
Temperello (1460 – 1521), un disegno del Parmigianino e due
ritratti di Ranuccio I e Margherita Aldobrandini.
Al
Settecento risalgono i disegni dell'architetto Petitot, oltre a tele di
Francesco Simonini e Louis-Michel Van Loo. La Galleria
dell'Ottocento ospita olii e acquerelli di pittori parmensi, mentre il
Novecento è rappresentato dai pittori Daniele De Strabel, Amedeo
Bocchi, Donnino Pozzi e Bruno Zoni e dagli scultori
Renato Brezzi e Luigi Frani.
Interessante anche la Raccolta Garbarino formata da ceramiche e
porcellane italiane e orientali del XV e XVI secolo. Infine, nei
sotterranei, la collezione di cartamoneta, unica per completezza dopo quella
della Banca di Italia: raccoglie emissioni in Italia e all'estero, buoni di
requisizione partigiana, falsi, per leggere da un punto di vista particolare
la storia del denaro dall'Unità d'Italia a oggi.
Recentemente alla collezione si sono aggiunte, grazie alla donazione
Renato Bruson, 70 opere dell’arte pittorica italiana a cavallo tra il
XIX e il XX secolo che il celebre Maestro, assieme alle consorte Tita
Tegano, ha generosamente donato alla Fondazione Cariparma, tra le quali
opere di Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Odoardo Borrani,
Telemaco Signorini, Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo
e ben quattordici opere di Giovanni Boldini. (noto tra le altre cose
per i ritratti a
Giuseppe Verdi).
Palazzo Bossi Bocchi Museo Fondazione Cariparma
Strada Ponte Caprazucca, 4 - 43121 Parma
Tel: 0521532111
Orario:
aperto dal 26 febbraio al 28 maggio e dal 7 ottobre al 17 dicembre 2017,
martedì e giovedì dalle 15.30 alle 18.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle
12.30 e dalle 15.30 alle 18.00.
Ingresso gratuito
Dintorni di Parma
Nei dintorni di Parma consigliamo una visita a
Ferrara,
Mantova,
Bologna e
Ravenna.
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