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Antibiotici, controindicazioni e resistenza agli antibiotici
Antibiotici,
controindicazioni e resistenza agli antibiotici
Premessa,
leggere attentamente: il nostro non è un sito di medici e non vuole in
alcun modo fungere da "fai da te" o sostituire il vostro medico.
Gli antibiotici quando necessari sono fondamentali e devono
essere assunti sotto stretto controllo medico. Qui di sotto trovate
informazioni utili per capire come si sviluppa la resistenza agli
antibiotici. La terapia dei fagi di cui scriviamo viene usata per i
batteri resistenti. |
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L’Italia, in confronto agli altri paesi europei, ha un consumo
maggiore di farmaci antibiotici. I paesi che fanno minore uso di
antibiotici sono Svezia, Slovenia, Germania, Olanda, Danimarca e
Austria. Un campione di cittadini europei che ha risposto a interviste
nel periodo tra novembre e dicembre, ha dichiarato in una percentuale
del 40%, di aver preso antibiotici nell’ultimo anno. Gli italiani da
soli hanno una percentuale del 57%, dopo ci sono i maltesi (55%)
e gli spagnoli (53%). All’ultimo posto di questo elenco ci sono gli
sloveni e gli svedesi, rispettivamente con il 27% e il 22%.
Il 69% degli italiani ha affermato che non ha avuto informazioni
sull’utilizzo degli antibiotici.
L’utilizzo inappropriato degli antibiotici ha come conseguenza l’inefficacia
degli stessi, la cosiddetta resistenza agli antibiotici, danni
all’intestino e l’uso ripetuto ha come possibile effetto
collaterale l’insorgere di gravi infezioni secondarie. La
resistenza agli antibiotici causata dal consumo eccessivo del
farmaco può essere nel lungo periodo un rischio per la società intera.
Le malattie oggetto di prescrizione di antibiotici sono le malattie
dell’apparato respiratorio (oltre il 40 per cento), quelle del sistema
genito-urinario (18,4) e quelle dell’apparato digerente (13,6). La
cistite è il disturbo per cui più spesso sono prescritti questi farmaci
(9,9 per cento del totale delle prescrizioni), dopo si può trovare la
faringite acuta (8,3), la bronchite acuta (5,7), l’ascesso dentale (5,4)
e la laringotracheite (4,9).
A differenza di alcuni farmaci che sono consumati, nell’80% dei casi, da
parte di persone di un’età superiore ai 55 anni, nel caso degli
antibiotici non c’è la prevalenza di una particolare fascia di età.
Il consumo della popolazione si stima sia di un antibiotico al
giorno da parte di circa 1 milione e mezzo di persone (2,5% della
popolazione italiana). Il maggior consumo di antibiotici si
registra al Sud, e a livello stagionale, nei mesi di gennaio
e di febbraio, quando si registrano i più numerosi casi di
influenza. Quasi tutti sanno che questi mesi invernali sono i peggiori
per i virus influenzali, ebbene proprio perché spesso le infezioni
sono virali, gli antibiotici non servono. Gli antibiotici servono
per le infezioni causate dai batteri non dai virus. Capita poi che
durante l’infezione virale ci venga prescritto l’antibiotico per evitare
la sovrapposizione batterica (dopo il virus arriva il batterio in
pratica), a scopo precauzionale. Beh se siete sani questo tipo di
prevenzione non vi serve, anzi vi indebolisce e crea squilibri nella
flora intestinale. L’antibiotico deve essere preso solo nei casi
necessari, mai come prevenzione, e non in caso d’infezione solamente
virale. Se si è sani la malattia fa il suo decorso e ci si ristabilisce
con i rimedi della nonna. All’assunzione di farmaci antibiotici devono
essere associati dei fermenti lattici per cercare di aiutare
l’intestino che viene stressato e la flora intestinale che perde il suo
equilibrio.
E adesso vi parliamo di qualcuno che ha a che fare con gli antibiotici
ma di cui difficilmente troverete informazioni sulle riviste: Félix
Hubert d’Herelle. Su di lui troverete molto poco in italiano. Medico
e batteriologo canadese, d’Herelle isolò a inizio ‘900 i fagi (batteriofagi)
virus che si comportano da parassiti nei confronti dei batteri. La
terapia dei fagi è indicata per combattere le infezioni microbiche ed è
sempre più interessante in quanto legata alla resistenza antibiotica che
si sta sviluppando, e per noi cittadini anche per il basso costo. I fagi
hanno dimostrato la loro capacità di combattere Staffilococcus,
Streptococcus, Proteus, P.Aeruginosa, E. Coli, Enterococcus, Klebsiella,
Acinotobacter, Salmonelle, Shigella, Vibrio Colere e molti altri
batteri. Nessun batteriofagio è stato ancora isolato per il
Clostridium difficile responsabile per tante infezioni ospedaliere.
I Fagi hanno una preferenza solo per i batteri e non per le cellule
umane. Si producono in maniera semplice, in coltura e sono isolati con
filtri di ceramica. La conservazione dei fagi è altrettanto semplice: in
soluzione fisiologica e a 2 gradi centigradi. I fagi si moltiplicano di
continuo, ma si autolimitano, restando presenti solo fino a quando non
sono stati eliminati tutti i batteri. Il vantaggio dei fagi è che si
dirigono in modo specifico sui batteri più della maggior parte degli
antibiotici. Nel caso della terapia con i fagi ci sono pochi effetti
collaterali. Le persone allergiche agli antibiotici possono trovare
questa terapia molto utile. Il costo di questa terapia è
piuttosto basso. D’Herelle ha fondato l’istituto batteriologico di
Tiblisi, oggi Istituto George Eliava, dove si continuano i suoi
studi.
Attualmente i fagi sono utilizzati sugli esseri umani solo per trattare
infezioni batteriche che non rispondono alle terapie convenzionali. Il
loro utilizzo è diffuso in Georgia. In occidente non sono
ufficialmente autorizzate terapie con i fagi come "antibiotici" sugli
umani ma i fagi sono usati contro gli avvelenamenti alimentari da
Listeria.
Da notare che è difficile trovare i fondi per finanziare la ricerca e la
sperimentazione anche perché la cura con i fagi prevede la
somministrazione di un cocktail di fagi attraverso una iniezione e
questi andrebbero testati invece singolarmente, poiché testarli in
combinazione sarebbe troppo complicato. C’è da dire poi che il virus per
funzionare deve raggiungere il luogo dove sono i batteri e i virus non
necessariamente raggiungono gli stessi luoghi raggiunti dagli
antibiotici. Altro ostacolo è la percezione negativa del pubblico
rispetto ai virus. Ovviamente l’idea di un virus per combattere un
batterio lascia perplessi alcuni ma le ricerche dovrebbero
essere svolte anche da noi.
Articolo della redazione di Informagiovani-italia.com
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