Cosa natale di Raffaello a Urbino
La casa natale di Raffaello, il luogo
in cui nacque il grande artista del Rinascimento nella primavera 1483. Si trova nel centro di
Urbino,
a circa 350 metri dal Palazzo ducale, in una via che porta il suo
stesso nome posta su una ripida salita che conduce al Piazzale Roma.
L’edificio è riconoscibile per l’antico stile rinascimentale ed è celebre
non tanto per la sua architettura ma per la carica simbolica di cui è
custode.
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Raffaello
visse in questa stessa casa anche i primi anni della sua formazione
artistica, apprendista alla scuola del padre, Giovanni di Sante di Pietro,
o semplicemente Giovanni Santi, anch'egli pittore e la cui bottega fu
all’epoca molto affermata (si trovava proprio alla sinistra del portone
d’ingresso della casa, nello stesso luogo oggi utilizzato come locale per
esposizioni e mostre temporanee). Padre e figlio vissero nel più alto
periodo della storia italiana delle arti, delle scienze e della cultura in
generale: il
Rinascimento.
Come disse nel 1984 Carlo Bo,
accademico e storico critico letterario del Novecento, negli anni della sua
infanzia e della prima giovinezza ad Urbino, Raffaello ha «imparato la
divina proporzione degli ingegni, soprattutto ha imparato il valore della
filosofia, della dignità da dare al suo lavoro di Pittore». Ed egli fu
un pittore così grande da influenzare
tutta la storia dell'arte occidentale, estendendola fino alle arti
dei secoli e delle epoche future, dal classicismo, alle avanguardie,
all’arte contemporanea.
Come è noto, la precisa data di nascita
di Raffaello è dibattuta (28 marzo o 6 aprile?): fu probabile un
‘Venerdì Santo a ore tre di notte’, come scrisse il Vasari nel 1568
nel suo Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti.
Primo e unico figlio di Giovanni e di Màgia di Battista di Nicola Ciarla,
rimasto presto orfano di madre (ebbe anche una sorellastra, Elisabetta,
quando il padre poco tempo dopo si risposò con Berardina di Piero di
Parte). Nel periodo della sua nascita e della prima giovinezza, Urbino
era considerata uno dei maggiori centri della cultura artistica italiana
e questo contribuì non poco a creare l’artista che tutti conosciamo. Padre e
figlio avevano infatti accesso al possente
Palazzo ducale di Urbino
e quindi a tutte le opere custodite al suo interno, tra qui quelle più
celebri di artisti rinascimentali come
Piero della Francesco,
così come di tanti altri. D’altronde, la bottega Santi già iniziava a farsi
conoscere, e il figlio ebbe modo di inserirsi non solo in un ambiente
artistico che la cultura di quel centro poteva avere, ma anche in
un’ambiente lavorativo vero e proprio, quello del padre: la bottega del
padre di Raffaello servì da apprendistato per il giovane figlio.
La casa di Raffaello, aperta alla visita del
pubblico, si presenta oggi come una struttura in mattoni, stilizzata secondo
l’architettura tipica del periodo rinascimentale. Una volta entrati dall’ingresso,
al piano terra, si può notare da subito, alla destra della porta, un piccolo
bookshop allestito per l’approfondimento alla visita, mentre sulle
pareti accanto ad esso si trovano alcune informazioni di richiamo (è
consigliabile la lettura prima di dirigersi nelle altre sale). Qualche
gradino e si arriva al piano superiore (a livello terra se consideriamo la
ripidità della planimetria urbana) e ad un grazioso disimpegno, dove si
trovano la Sala Grande, apprezzabile per il bel soffitto a cassettoni
dipinti, il cui interno appare sobrio, non fosse per un camino e diverse
copie di grandi dimensioni di dipinti di mastro Giovanni, tra cui l’Annunciazione
e il Martirio di San Sebastiano. In una porta del lato destro si
arriva alla Stanza di Raffaello, più piccola, riconoscibile per il
celebre frammento di affresco raffigurante la Madonna con il Bambino,
attribuito allo stesso Raffaello da alcuni studiosi, al padre da altri: la
presenza dell’affresco è documentata sin dal XVII secolo ed è stata da
sempre attribuita al padre dell’artista, che avrebbe raffigurato la moglie
con lo stesso Raffaello bambino; studi più recenti tuttavia hanno avvalorato
la tesi che ne attribuisce la mano allo stesso Raffaello.
Il disimpegno porta da una parte al
cortiletto, un luogo suggestivo e intimo, con un pozzo a ridosso di una
parete e un sottoportico con un lavatoio e con al centro una grossa pietra
(indicata come l’originale usata per macinare i colori per dipingere nella
bottega). Dall’altra parte del disimpegno si arriva alla cucina,
caratterizzata da un grosso camino e da un girarrosto antico. Una piccola
scalinata all’angolo conduce al secondo piano, dove si trovano
diverse sale, tra cui quella chiamata Sala dei Cimeli: quasi un
piccolo disimpegno, in cui immediatamente si potrà notare, all’interno di
una vetrina, il calco del teschio di Raffaello, conservato dopo che
nel 1833 venne rinvenuto al
Pantheon di Roma
il luogo esatto della sepoltura dell’artista.
Poco oltre, si arriva alla Sala dei Doni,
dedicata a John Morris Moore, il collezionista e mercante inglese del
XIX secolo che finanziò il riscatto della casa di Raffaello, con
l’aiuto di privati cittadini, italiani e internazionali: come è noto
Raffaello morì a
Roma
il Venerdì Santo 6 aprile 1520 e alla sua morte la casa venne divisa tra gli
eredi; nel 1635 l’architetto Muzio Oddi, che abitava lì accanto,
acquistò l’antica abitazione accorpandola alla propria e restaurandola. Dopo
diversi passaggi di mano, venne infine acquisita nel 1873 dall’Accademia
Raffaello, grazie alla pubblica sottoscrizione e al contributo di
Moore. Al piano superiore troviamo quindi anche la sala dell’Accademia,
la quale attraverso mostre, pubblicazioni, borse di studio ed eventi a tema,
gestisce la Biblioteca Raffaello (sita in Via Cesare Battisti) e gli
ambienti un tempo adibiti alla bottega.
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