Napoli sotterranea
Napoli
è una città dalle mille realtà, un mondo spesso capovolto.
Realtà che vedi a vista d'occhio, oppure che senti scorrere sotto i
tuoi piedi. A volte basta anche alzare lo sguardo, per dare uno
sguardo a quel Vesuvio che da millenni offre l'inconfondibile e
abitudinaria sagoma. E poi il mare, che sembra proiettarsi verso la
terra e verso quell'interno, quasi a volersi assicurarsi tutta la
notorietà. Ma Napoli è anche città invisibile, perché solo
all'occhio arguto riesce guardare oltre; oltre le apparenze, i facili
stereotipi e le storie troppo raccontate ma spesso poco vissute.
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La
nuova realtà del capoluogo campano è la Napoli sotterranea.
Un substrato ricco di storia e legato alla riscoperta di un
patrimonio raro, se non unico nel suo genere. Catacombe, cimiteri,
cunicoli e grotte sotterranee. Opere di grande ingegneria civile,
lasciate a lungo in abbandono e oggi recuperate a nuova vita grazie
al sapiente lavoro dei napoletani.
A
guidare il visitatore in questa nuova avventura napoletana sono una
serie di percorsi, che attraversano la città in lungo e in largo.
Troviamo il cosiddetto
Tunnel Borbonico, un incredibile itinerario
ricco di storia e suggestione, le aree sotterranee dei quartieri
Spagnoli e le vie Chiaia e Toledo, i sotterranei di Castel Nuovo, i
percorsi nascosti che da di sotto arrivano al teatro romano, il Museo
del sottosuolo, le splendide catacombe di San Gaudioso, il cimitero
delle Fontanelle e non ultime le Catacombe di San Gennaro. Non sono
gli unici percorsi sotterranei di Napoli, e di seguito ci piace
dedicare un piccolo dettaglio più ampio ad alcune di queste
originali attrazioni partenopee.
Con
il
Tunnel
Borbonico (trovate l'ingresso in vico del Grottone), a cui abbiamo dedicato una
sezione apposita (si veda il link), lo stupore è assicurato. Uno
percorso lungo quasi mezzo chilometro e ricchissimo di suggestione
storico-culturale. Costruito nel 1855 durante il periodo
borbonico a Napoli,
il tunnel è stato solo recentemente riaperto al pubblico per visite
culturali o di piacere; un tempo serviva da rifugio alla popolazione
dai bombardamenti della guerra e ancor prima, come via di fuga per la
famiglia reale in caso si fosse reso necessario. Il tunnel infatti
doveva arrivare fino al mare. Il percorso di visita si svolge in vari
livelli, organizzato dalla cooperativa di giovani a cui si deve anche
la riqualificazione del sito. Si snoda da piazza
Plebiscitoe per quasi
mezzo chilometro raggiungere il mare, collegando il Palazzo
reale con piazza
Vittoria. Grazie alla nuova mappa urbana della Napoli
sotterranea, il tunnel
borbonico (anche detto Galleria
Borbonica) arricchisce la
città di nuove esperienze impossibili da mancare.
Vedi
i Sotterranei di Napoli,
quelli che si possono quasi sentire respirare mentre si cammina lungo
i Quartieri Spagnoli e Castel Nuovo (si usi il
riferimento di Vico Sant'Anna di Palazzo e Piazza Municipio). Tra le
antiche mura in tufo giallo si scopre una Napoli mai vista prima, un
modello in pietra che dà fondamenta a questa grande città, nata
come Neapolis e viva ancora oggi di un incredibile patrimonio
storico e culturale. Si guardi bene dove si cammina, quando nelle vie
più pittoresche del centro, quelle della via Chiaia e della via
Toledo, si contano i metri che arrivano fino al sottosuolo.
Napoli e
il suo sottosuolo sono una cosa unica, se si pensa che la pietra
venne già scavata ben oltre 5000 anni fa; dall'epoca preistorica a
quella dei Greci,
quando la pietra in tufo di Napoli divenne materia ideale per
l'edilizia di allora e quando in seguito il sottosuolo della città
si apprestò a diventare un grande ipogeo funerario. Con
i Romani, le gallerie sotterranee ebbero modo di
svilupparsi ancor di più, grazie alla costruzione di acquedotti e
percorsi vari (si vedano a tal proposito le grotta di Cocceio e
la grotta di Seiano). Con il tempo, i sotterranei furono
abbandonati e ripresi brevemente durante la Seconda guerra
mondiale per servire da rifugio ai bombardamenti; solo
recentemente sono stati aperti alle visite guidate. Non tutti sono
tuttavia aperti al pubblico, anche per motivi di sicurezza: si
possono nel caso visitare quelli Piazza San Gaetano, che in un
breve percorso arrivano fino al Teatro romano dell'Anticaglia, o
di Neapolis (ci si
arriva tramite una scala di 140 gradini, per circa 40 metri di
profondità). Altro percorso sotterraneo da fare potrebbe essere
quello di via Sant'Anna di Palazzo, nei pressi dei quartieri
spagnoli. Anche qui a 40 metri di profondità, si arriva in uno
spazio talmente grande che durante i bombardamenti della Seconda
guerra mondiale poté contenere circa 4000 persone.
Le
opportunità di visitare la Napoli sotterranea sono numerose, tra
catacombe, scavi archeologici e antichi acquedotti per esempio. Le
Catacombe di Napoli sono sicuramente tra le attrazioni
maggiori della città. Le Catacombe di San Gaudioso si trovano
al di sotto della Basilica di Santa Maria della Sanità, tra
il Rione Sanità, quartiere Stella, e portano il nome del santo che
dall'Africa raggiunse Napoli nel lontano V secolo; l'area ha origine
in epoca paleocristiana ed è probabilmente stata fondata su una
precedente necropoli greco-romana. Dimenticato durante il Medioevo,
il luogo di sepoltura fu nuovamente d'interesse durante i lavori per
la costruzione della basilica (sopra la cappella di San Gaudioso)
e per il ritrovamento (nel XVI secolo) di una immagine mariana del V
secolo (la Madonna della Sanità), ad oggi una delle
più antiche. Delle catacombe, di cui oggi rimane solo una piccola
porzione, si noteranno in particolare l'ingresso, con la cappella
decorata nuovamente nel Settecento e di cui si apprezzeranno la
pavimentazione a maiolica e gli affreschi alle pareti, l'immagine
della Madonna (di cui sopra), alcuni affreschi di Bernardino Fera,
l'arcosolio della tomba di San Gaudioso, la scultura in tufo
del Gesù nel sepolcro (particolare e intensa). Durante la visita si
avrà modo di apprendere del particolare modo di conservazione dei
cranio e del corpo del defunto: nel Seicento tra i frati domenicani
era infatti diffusa la pratica degli 'scolatoi' (una sorta di
'putridarium') con il quale i cadaveri venivano posizionati in un
determinato modo per favorirne l'essiccazione, e la conseguente
conservazione delle ossa e separatamente del cranio (come sede della
mente e del pensiero) in apposito luogo incassato nei muri.
Le
Catacombe di San Gennaro a Napoli sono ugualmente motivo di
visita, soprattutto da parte di pellegrini e fedeli. L'accesso lo
troviamo in via Capodimonte 13, aperto tutti i giorni al mattino (il
biglietto d'ingresso è cumulativo con le catacombe di San Gaudioso).
Originarie del II secolo e formate da due livelli, si distinguono in
particolare per ospitare una basilica sotterranea (Basilica
Major), tanto grande da essere strutturata a tre navate e nel cui
interno si possono apprezzare una serie di affreschi del V secolo. Da
Sant'Agrippino, primo vescovo di Napoli, a San Gennaro,
qui traslato dall'Agro Marciano, il culto delle catacombe da parte
dei fedeli ebbe inizio ben presto. Delle Catacombe di San Severo,
infine, poco rimane: un piccolo cubicolo e un breve passaggio, solo
accennato alla sguardo. Al suo interno non trovano più posto le
spoglia di San Severo, che infatti sono situate nella Basilica di
San Giorgio Maggiore.
Non
si manchi di visitare il Cimitero delle Fontanelle di Napoli,
del 1656, e diventato un museo sin dal 2006. Spettacolare nelle sue
caratteristiche, scavato nella roccia a tufo della collina di
Materdei. Lo si apprezza immediatamente per quella sua ampiezza
di spazi, formati da tre grandi gallerie e navate a forma di
trapezio; ai lati dei corridoi si noteranno teschi ammucchiati e
ossari; si noterà anche la chiesa interna, con una riproduzione dei
luoghi cari a Bernadette di
Lourdes.
Non si resti impressionati dalla statua decapitata di san Vincenzo
Ferrer, il monacone. Sono diverse le storie che si raccontano di
questo cimitero, tutte da scoprire in una visita gratuita, tutti i
giorni dalle 09.00 alle 17.00 (in via Fontanelle 80).
Troviamo
poi l'acquedotto greco-romano di Napoli, in piazza San
Gaetano, che fino al XIX secolo hanno fornito la città di acqua
potabile. Hanno tutti nomi interessanti, il più antico è chiamato
Bolla ed è di origini greco-romana (per millenni si collegava dal
monte Somma arrivando fino al centro della città), poi quello delle
fonti augustee chiamato Serino, dell'antica Roma (quest'ultimo
passava anche per Pompei ed Ercolano e una volta arrivato a Napoli,
passava in un tunnel fino ad arrivare ai Campi Flegrei, Pozzuoli e
Miseno; quest'ultima era servita da una enorme vasca cisterna,
conosciuta come Piscina Mirabilis, scavata letteralmente all'interno
di una collina e con misure tipo 15 metri di profondità, 72 metri di
lunghezza e 25 metri di larghezza. La grande cisterna a sua volta era
accompagnata da altre più piccole organizzate in livelli diversi e
conosciute con il nome di Cento Camarelle. L'acquedotto Carmignano
prende il nome da colui che lo ideò nel XVII secolo; mentre nel 1882
venne ideato il nuovo acquedotto a pressione, del Serino. É
possibile visitare gli antichi acquedotti con itinerari guidati,
tutti i giorni dalle 09.00 alle 18.00. Per chi fosse interessato a
maggiori dettagli, contatti il Museo del Sottosuolo di Napoli,
in Piazza Cavour 140.
Non
ultima, ad arricchire il panorama è forse una delle più grandi
scommesse che la città abbia mai vinto: la metropolitana di
Napoli si è data all'arte e lo ha fatto in modo grandioso. Siamo
di fronte a 13 stazioni museo, progettate in un allestimento mai
visto prima in città o altrove. É l'arte contemporanea a
farla da padrona nel capoluogo partenopeo. Prestazioni visive che
vanno in antitesi con il più antico patrimonio della città. Sono
anche chiamate Stazioni dell'Arte, o Metrò dell'Arte,
perché in queste stazioni ad essere protagonista è il connubio tra
arte, design e progetto di mobilità urbana che va oltre. E fa
davvero un certo effetto farsi trasportare dalle scale mobili della
stazioni 'Università' o lasciarsi affascinare
dall'allestimento moderno della fermata 'Toledo'. Le parole
non rendono, e forse neanche le foto accanto; lo spirito e la
fermezza di un progetto così è una rarità in Italia e Napoli è
orgogliosa d'essere stata scelta per questo. D'altronde gli artisti
sono di fama internazionale, un museo diffuso che ci piace salutare
dalla stazione Toledo, per quei sui bei colori che sono il riflesso
di questa grande città: il giallo del tuffo del sottosuolo, il
nero della terra e l'azzurro, del mare.
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