BREVE STORIA DI PADOVA
Padova vanta
origini remote di città fluviale. Un'antica leggenda narra che la città sia
stata fondata da Antenore, eroe omerico in fuga da Troia data alle fiamme.
Testimonianze archeologiche confermano l'esistenza, intorno al XII secolo
a.C., di un insediamento urbano in una zona acquitrinosa formatasi per la
presenza del fiume Brenta, chiamato a quel tempo "Medoacus". Lo stesso
toponimo "Patavium", da cui Padova, sarebbe riferibile a Padus ed
indicherebbe uno stretto rapporto tra l'insediamento paleoveneto e le acque
fluviali.
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E Piazza Antenore conserva ancor oggi le spoglia del mitico
fondatore, proprio accanto alle arcate di uno dei ponti romani, ora
interrati, che attraversavano il Naviglio interno alla città: la più
importante via d'acqua che permetteva di raggiungere la laguna.
Già nel III secolo a.C. Padova, grazie alla sua posizione ideale di città
protetta dalle acque, sconfigge i Galli Cisalpini e diviene preziosa alleata
di Roma. Intorno al 50 a.C. essa possiede una propria autonomia
amministrativa avendo acquisito dapprima lo stato di jus romano e
successivamente quello di Municipium per decreto di Giulio Cesare. La
prosperità e la pace raggiunte portano ad un riassetto urbanistico e ad un
immane sforzo di regolamentazione delle acque del fiume con la costruzione
dei ponti di epoca romana. Ecco allora che Padova può dirsi "un isola", le
cui fortificazioni naturali sono le anse del fiume, collegata al contado
tramite il graticolato delle strade romane ed unita al mare attraverso i
suoi canali navigabili.
Le più importanti costruzioni di età romana sono il teatro, che determina
l'attuale conformazione ad anello del Prato della Valle, e l'anfiteatro di
cui restano tracce lungo il Corso del Popolo e al cui interno è oggi situata
la Cappella degli Scrovegni. Tuttavia l'abitudine di demolire gli edifici
più antichi per il riuso delle pietre da costruzione, assai difficili da
reperire, ha determinato la scarsità di testimonianze architettoniche di
quell'epoca. Con l'intervento romano (II-I sec. a.C.) la città diventa poi
uno dei nodi viari più importanti del Nord: la via Aemilia la collega ad
Aquileia, la via Aemilia-Gallica la conduce a Vicenza e da lì a Genova, la
Annia la unisce all'importante porto di Adria.
Se durante i primi secoli del cristianesimo Padova è fra le città più
importanti dell'impero, seconda solo a Roma in ricchezza e bellezza, dal
III-IV sec. inizia a decadere a causa delle irruzioni via via più frequenti
di Visigoti, Svevi e Vandali prima, Unni e Longobardi poi.
Nel 589 si verifica un evento drammatico: il fiume Brenta, rimasto ormai da
un secolo senza significativi interventi idraulici, tracima e provoca una
serie di devastanti inondazioni. Il suo corso devia a nord e il Bacchiglione
ne occupa il sito. La popolazione fugge in massa trovando riparo nella
campagna circostante e in laguna. Nel 602 la città è infine letteralmente
rasa al suolo dai Longobardi dopo un assedio durato ben tredici anni. Segue
un lungo periodo di abbandono caratterizzato da miseria, instabilità
politica e mancanza di punti fermi in campo religioso.
La ripresa è molto lenta e faticosa e si dovrà attendere addirittura il XII
sec. perché Padova diventi un libero comune e cominci a riaffermare la sua
supremazia imponendo al contado e alle città vicine il proprio modello
culturale. Il recupero urbanistico-territoriale è possibile in primo luogo
per l'opera dei monaci benedettini che iniziano dall'VIII sec. una capillare
bonifica partendo da Padova per arrivare alla Pedemontana. L'azione dei
monaci è presto detta: una volta individuato il sito adeguato per la
costruzione di un nuovo monastero si edifica il complesso, si innalzano
mulini lungo i corsi d'acqua e si dà inizio al risanamento del terreno. Ai
monaci si deve anche l'importantissimo recupero della centuriazione romana e
la diffusione di un nuovo tipo di edificio rurale, forgiato sul monastero
benedettino.
Intorno al 1200 Padova ritrova la ricchezza economica e vive un periodo di
grosso fervore culturale: viene costruita la prima cerchia di mura
medioevali, sono edificate numerose fabbriche fra le quali la Basilica del
Santo e il Palazzo della Ragione, viene fondata una prestigiosa Università.
La scena artistica è dominata da una figura di assoluto prestigio: il
fiorentino Giotto, autore di una vera e propria rivoluzione della pittura. A
lui è affidata la decorazione ad affresco della Cappella degli Scrovegni.
L'apice della potenza politica è raggiunto tra il 1338 e il 1405 con la
signoria dei Carraresi.
L'anno 1405 segna una battuta d'arresto perché una rivolta popolare consegna
la città nelle mani della Repubblica di Venezia. Ma Padova riesce a
mantenere il suo primato in campo artistico grazie a due grandi maestri:
Andrea Mantegna che dipinge la Cappella Ovetari nella Chiesa degli
Eremitani, andata purtroppo completamente distrutta dai bombardamenti del
1944, e
Donatello, autore dello splendido monumento equestre dedicato al
Gattamelata e del ciclo scultoreo costituente l'altar maggiore della
Basilica del Santo.
Il Cinquecento è per la città veneta un secolo di grandi splendori.
Sottoposta alla dominazione veneziana, in lotta contro il papato, l'impero e
la Francia, Padova innalza un nuovo sistema di fortificazioni bastionate per
un perimetro di 11 chilometri. Si tratta di un progetto di immane grandezza,
realizzato febbrilmente, nato con l'obiettivo di rendere la città
inespugnabile all'attacco delle artiglierie militari quali quelle della
grande armata della Lega di Cambrai. Fu quello del 1509 uno dei momenti più
difficili e Venezia fu ad un passo dall'essere travolta. Ma nuove guerre non
si combatteranno e quelle mura, perizia dell'ingegno militare, ne
determineranno il definitivo assetto urbanistico. Nel 1545 nasce l'Orto
Botanico, il più antico d'Europa, istituito con precisi scopi scientifici,
nel quale sono raccolte e classificate ancor oggi numerose specie di piante
medicinali. Verso la fine del secolo l'università vive la stagione
illuminata dal genio di Galileo Galilei ed è edificato il famoso Teatro
Anatomico.
Il settecento vede la sistemazione attuale di Prato della Valle. Dopo un
primo intervento di bonifica del terreno ancora in gran parte paludoso, il
procuratore di Venezia, Andrea Memmo, ha in mente un progetto grandioso: un
grande spazio aperto nel quale possano trovar posto le botteghe per la fiera
e dove avvengano addirittura le corse dei cavalli. Ecco realizzata un'area
verde, la cosiddetta isola Memmia, collegata alla piazza circostante da
quattro maestosi ponti, interamente circondata da statue di uomini,
soprattutto procuratori veneziani, che hanno dato il loro contributo alla
storia della città.
La capitolazione di Venezia, nel 1796, in seguito alla prima campagna
napoleonica in Italia, conduce Padova alla dominazione francese e, poco
dopo, a quella austriaca. Per lungo tempo la città è terreno di saccheggi,
scorribande e devastazioni da parte degli eserciti stranieri. Unico segno
positivo di quegli anni è la sistemazione della rete viaria e di alcuni
importanti nodi cittadini, dovuta in gran parte all'opera dell'architetto
Giuseppe Jappelli, autore del famosissimo Caffè Pedrocchi e nominato
ingegnere municipale. La dominazione si conclude nel 1866 con l'annessione
al Regno d'Italia.
Gli anni recenti della storia di Padova hanno conosciuto un grosso
sconvolgimento del tessuto urbanistico a causa di numerose distruzioni
belliche e diversi interventi di smembramento di interi quartieri per far
sorgere moderni grattacieli, si pensi all'attuale piazzetta Conciapelli.
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