Tempio di Minerva

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Tempio di Minerva ad Assisi

Quella che oggi è conosciuta come la Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, è in realtà un tempio romano di origine repubblicana del I secolo a.C, dedicato all'antica divinità italica (il culto di Minerva è di origine etrusca), in seguito fu identificata con la dea greca Atena. Il tempio venne fondato intorno alla metà del I secolo a.C. dai quattuorviri (collegio di quattro magistrati elettivi romani, che amministravano la giustizia) Gneo Cesio Tirane e Tito Cesio Prisco, in posizione dominante su una grande platea-santuario accessibile dalla cripta della Chiesa dì San Niccolò.

 

 

Piazza del ComuneIn origine il monumento era stato intitolato ad Ercole, come dimostra il ritrovamento di una lapide votiva a lui dedicata ed il fatto che la sua venerazione era tra le più sentite in città. Il nome attuale risale invece al ritrovamento di una statua femminile dedicata alla dea Minerva. Come divinità italica Minerva era in origine protettrice di ogni forma di operosità artigiana e industriale. Poi con l'influenza greca, venendo accostata ad Atena, divenne anche divinità guerriera e tutrice della libertà cittadina. Il suo nascondersi tra le fattezze di una chiesa cristiana ha fatto sì che il Tempio di Minerva conservasse intatte, nonostante le guerre, i terremoti e il tempo, essendo passati più di 2000 anni, le sei colonne corinzie e la facciata.

 

Esastilo in antist (cioè con sei colonne sul davanti) con capitelli di tipo corinzio, il monumento è stato pubblicato dal Palladio come esempio canonico di architettura corinzia. Nel 1634 la cella interna venne ridotta in forme barocche dall'architetto Giacomo Giorgetti.

 

Durante il suo Viaggio in Italia nel 1786 Johann Wolfgang von Goethe, forse il più grande poeta e scrittore tedesco, volle andare ad Assisi principalmente per vedere il Tempio di Minerva che descrisse così:

 

"Giungemmo finalmente nella città vecchia vera e propria, ed ecco apparire ai miei occhi quell’opera insigne, il primo compiuto monumento dell’antichità che io vedevo; un tempio di modeste proporzioni, come si conveniva a una piccola città, e tuttavia così perfetto, così ben ideato da essere ammirevole ovunque si sia".

 

Tempio di MinervaIl grande scrittore era più interessato al grande passato imperiale di Roma, che un po' era arrivato anche in Germania (Francoforte, città natale del poeta, si trovava poco prima del Limes a difesa dei barbari), che non a Francesco e alle sue vicissitudini umane e spirituali. Forse il suo essere protestante gli faceva vedere le cose in modo diverso, meno devozionale, verso tutto ciò che poteva rappresentare quello che a suo parere era un culto improprio (la devozione a un santo) e mistificazione. Ma c'era anche il fatto che ai suoi occhi il tempio di Minerva rappresentava l'archetipo perfetto della bellezza classica che i giovani rampolli europei andavano cercando nell'Italia idealizzata di quegli anni.

 

Goethe rimase talmente colpito dal tempio romano da decidere di non visitare altro ad Assisi, niente meritava ancora la sua attenzione. Tutto il resto, intriso di cultura cattolica, superstiziosa e arcaica, non lo interessava.

 

Il Tempio di Minerva ha assistito imponente e silente a tutte le vicende della vita della città. Alla caduta dell'impero sotto il quale era stato innalzato, alla venuta dei barbari che avevano messo a ferro e fuoco l'abitato (risparmiando in qualche modo il tempio), alla nascita di Francesco e allo sviluppo della sua rivoluzione spirituale, al dominio burbero e conservatore del clero che era quanto di più distante dal pensiero del Santo, all'arrivo ai giorni nostri dei viaggiatori moderni, a cui non sfugge più alcuna pietra e alcun dettaglio, ma a cui sembra sfuggire tutto.

 

Una presenza così pagana nella città del santo non poteva essere accettata molto facilmente, così ecco che il tempio si travesti da chiesa. Prima di essere trasformato in edificio religioso nel 1539 per volere di papa Paolo III, ospitò un tribunale con relativo carcere. Questo è testimoniato anche da un affresco di Giotto nella Basilica di San Francesco, nel quale è mostrato il Tempio di Minerva con resistenti inferriate alle finestre.

 

Il tempio divenne quindi la Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, che nel XVI secolo assunse al suo interno un carattere barocco e al quale era stato aggiunto tempo prima il campanile, la "Torre del Popolo". Il soffitto della chiesa è molto interessante, affrescato con il tema della Gloria di San Filippo Neri, nel 1760 da Francesco Appiani. L'altare centrale richiama la forma della facciata: quattro colonne corinzie rivestite di stucco e oro.

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