Edison

Thomas Edison - Biografia e vita di un grande inventore

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Thomas Edison, è l'inventore per antonomasia. Ancora oggi nel piccolo villaggio di Milan in Ohio, dove nacque, tutto parla di Edison, dalla Casa natale, al Museo, alla Libreria pubblica, al ristorante, alla statua nella piazzetta di fronte al municipio. Si rende omaggio a uno dei più grandi inventori della storia, uno che ha cambiato parecchio tutte le nostre vite. È stato detentore di ben 1.093 brevetti, Alcuni, riferiti ad apparecchi fondamentali per lo sviluppo della società del XX secolo: dal grammofono al dittafono, dalla stampante, fino alla luce della lampadina. Sosteneva che la creatività è per 1'1% intuizione e per il 99% traspirazione: come dire che non basta essere geniali ma bisogna "sudare" per affinare il progetto e renderlo realizzabile.

Il 21 ottobre 1879, Edison riuscì ad accendere nel suo laboratorio di Menlo Park — montando un filo di cotone carbonizzato su due elettrodi conduttori all'interno di un palloncino di vetro — la prima lampada elettrica che avesse effettivi presupposti per un impiego pratico. La lampadina, che aveva un'efficienza luminosa di 1,4 lumen-Watt, rimase accesa ininterrottamente per quarantacinque ore. La luce elettrica, ovviamente, cambiò volto del mondo alla fine dell'Ottocento e divenne simbolo e mito di un'epoca di progresso. La lampadina fu costruita in una forma essenziale, una forma logica e necessaria derivante da numerosi studi ed esperimenti. Una invenzione talmente straordinaria da rappresentare l'immagine stessa di un'idea.

Non era solo un inventore, aveva anche un grande senso del business che non lo abbandonerà mai. In tutte le sue invenzioni l'aspetto commerciale avrà sempre il sopravvento sull'interesse scientifico. A differenza degli altri inventori, Edison riuscì in ogni occasione a sfruttare il vantaggio economico delle sue scoperte (e anche di quelle degli altri) fino a diventare uno degli uomini più ricchi e più potenti d'America. All'e- poca in cui registrava anche due brevetti la settimana, egli fu spesso accusato di concorrenza sleale (lo chiamavano "mister Doppiezza") e dovette affrontare non poche cause giudiziarie intentategli da colleghi che lo accusavano di essersi appropriato delle loro idee.

 

Thomas Alva Edison, il più giovane di quattro fratelli, nacque l'11 febbraio 1847 a Milan (pronunciata Mailan), in una famiglia di origine olandese, dove suo padre, Samuel Edison, si era stabilito sei anni prima. Ancora oggi nel piccolo villaggio di Milan, tutto parla di Edison, dalla Casa natale, al Museo, alla Libreria pubblica, al ristorante, alla statua nella piazzetta di fronte al municipio.

Suo padre dovette lasciare il Canada in fretta e furia a causa di una ribellione contro gli inglesi alla quale prese parte e che si concluse con un fallimento. Emarginata dalla ferrovia, l'attività a Milan diminuiva a poco a poco, e la crisi colpì la famiglia Edison, che dovette emigrare di nuovo in un luogo più prospero quando il figlio Thomas aveva già compiuto sette anni.

Il nuovo luogo di residenza fu Port Huron, Michigan, dove il futuro inventore frequentò per la prima volta la scuola. Fu un'esperienza molto breve: durò solo tre mesi, dopo i quali fu espulso dall'istituto, la sua maestra adduceva un totale disinteresse e una più che evidente goffaggine, comportamenti che non erano estranei a una parziale sordità che contrasse in seguito a un attacco di scarlattina.

Sua madre, Nancy Elliot, che era stata un'insegnante prima del matrimonio, d'ora in poi intraprese l'educazione del figlio più giovane della famiglia, un compito che svolse con non poco talento, poiché riuscì a ispirargli quella curiosità senza limiti che fu la caratteristica più notevole della sua carriera per tutta la vita.

All'età di dieci anni, il piccolo Thomas allestì il suo primo laboratorio nelle cantine della casa dei suoi genitori e imparò da solo i rudimenti della chimica e dell'elettricità. A dodici anni, Edison capì anche che poteva sfruttare non solo la sua capacità creativa, ma anche il suo acuto senso pratico. Così, senza dimenticare la sua passione per gli esperimenti, considerò che era nelle sue mani guadagnare denaro facendo fruttare qualcuna delle sue idee.

La sua prima iniziativa fu quella di vendere giornali e ninnoli sul treno da Port Huron a Detroit. La guerra civile era scoppiata e i viaggiatori erano affamati di notizie. Edison convinse i telegrafisti della ferrovia ad affiggere brevi titoli sulle bacheche delle stazioni, non dimenticando di aggiungere in fondo che i dettagli completi apparivano sui giornali; questi giornali erano venduti da Edison stesso sul treno, e la cosa ebbe un certo successo.

Allo stesso tempo comprava costantemente riviste scientifiche, libri e apparecchi, e convertì persino il vagone bagagli del convoglio in un nuovo laboratorio. Imparò a telegrafare, e dopo aver ottenuto una macchina da stampa economica di seconda mano, iniziò a pubblicare un giornale tutto suo, il Weekly Herald. Una notte, mentre lavorava ai suoi esperimenti, un po' di fosforo versato causò un incendio nella carrozza. Il capotreno e il conduttore del treno riuscirono a spegnere l'inizio di incendio e poi gettarono fuori dai finestrini gli utensili da stampa, le bottiglie e mille altre cianfrusaglie che ingombravano la carrozza. L'intero laboratorio e persino l'inventore stesso furono gettati sui binari. Così finì la prima attività di Thomas Alva Edison.

Il giovane aveva solo sedici anni quando decise di lasciare la casa dei suoi genitori. La città in cui viveva era già troppo piccola per lui. Non mancando di iniziativa, si mise alla ricerca di nuovi orizzonti. Fortunatamente, aveva una perfetta padronanza del mestiere di telegrafista, e la guerra civile aveva lasciato molti posti vacanti, quindi ovunque fosse andato, sarebbe stato facile per lui trovare lavoro.

 

Per i cinque anni successivi Edison condusse una vita vagabonda, di città in città, con lavori saltuari. Alloggiava in sordide pensioni e investiva tutto ciò che guadagnava nell'acquisto di libri e apparecchi per la sperimentazione, trascurando totalmente il suo aspetto personale. Dal Michigan all'Ohio, poi a Indianapolis, poi a Cincinnati, e qualche mese dopo a Memphis, dopo essere passato prima per il Tennessee.

Il suo lavoro successivo fu a Boston, come telegrafista nel turno di notte. Arrivò lì nel 1868, e poco dopo il suo ventunesimo compleanno riuscì a procurarsi il libro Experimental Researches in Electricity dello scienziato britannico Michael Faraday, che lesse e che lo influenzò molto positivamente. Fino ad allora, aveva solo meritato la reputazione di avere un certo dono che gli permetteva di riparare facilmente qualsiasi dispositivo rotto. Ora Faraday gli fornì il metodo per incanalare tutto il suo genio inventivo. Divenne più ordinato e disciplinato, e da allora acquisì l'abitudine di portare con sé un taccuino, sempre pronto ad annotare qualsiasi idea o fatto che richiedesse la sua attenzione.

Convinto che il suo obiettivo professionale fosse l'invenzione, Edison lasciò il suo lavoro e decise di diventare un inventore autonomo, registrando il suo primo brevetto nel 1868. Si trattava di un contatore di voti elettrico, che offrì al Congresso americano, ma i membri della Camera dei Rappresentanti definirono il dispositivo superfluo. L'inventore in seguito non dimenticò mai questa lezione: un'invenzione, soprattutto, deve essere necessaria.

Senza un vero in tasca, Edison arrivò a New York nel 1869. Un amico gli diede un alloggio nel seminterrato della Gold Indicator Co, un ufficio che trasmetteva le quotazioni del mercato azionario di New York ai suoi abbonati via telegrafo. Poco dopo il suo arrivo, l'apparato di trasmissione si ruppe, cosa che causò non poca confusione, e lui si offrì volontario per ripararlo, riuscendoci con sorprendente facilità. In cambio, gli fu affidata la manutenzione tecnica di tutti i servizi dell'azienda.

Ma poiché non era interessato ai lavori sedentari, colse la prima opportunità per lavorare di nuovo per conto suo. Molto presto ricevette un ordine dalla Western Union, la più importante compagnia telegrafica dell'epoca. Venne sollecitato a costruire una stampante efficace di quotazioni di borsa. La sua risposta a questa sfida fu la sua prima grande invenzione: la Edison Universal Stock Printer. Gli furono offerti 40.000 dollari per il dispositivo, una somma che gli permise, finalmente, di sistemarsi economicamente. Sposò Mary Stilwell nel 1871, con la quale ebbe due figli e una figlia, e creò un piccolo ma ben attrezzato laboratorio a Newark, New York, dove continuò a sperimentare il telegrafo alla ricerca di nuove raffinatezze e applicazioni. Il suo più grande contributo in questo campo fu il sistema quadruplo, che permetteva di trasmettere contemporaneamente quattro messaggi telegrafici sulla stessa linea, due in una direzione e due nell'altra.

Il laboratorio di Menlo Park

Ben presto Edison pensò alla costruzione di un vero e proprio centro di ricerca, una "fabbrica di invenzioni", come la chiamava lui, con laboratorio, biblioteca, officine e case per lui e i suoi collaboratori, per poter realizzare qualsiasi indagine, purché fosse pratica, sia per ordine che per puro interesse personale. Le risorse finanziarie non gli mancavano e le proporzioni dei suoi progetti lo richiedevano. Cercò un posto tranquillo nella periferia di New York finché non trovò una fattoria disabitata nella piccola città di Menlo Park in New Jersey (da non confondere con l'omonima cittadine in California, vicino a San Fransisco). Fu il luogo scelto per costruire la sua nuova sede, il primo laboratorio di ricerca del mondo, da cui sarebbero nate invenzioni che avrebbero cambiato le abitudini di gran parte degli abitanti del pianeta. Si stabilì lì nel 1876 (aveva allora ventotto anni) e si mise subito al lavoro.

 

La ricerca di un trasmettitore telefonico soddisfacente attirò le attenzioni di Edison. Quello inventato da Alexander Graham Bell o più probabilmente da Antonio Meucci, anche se teoricamente ben concepito, generava una corrente così debole che non era adatto ad applicazioni generali. Sapeva che le particelle di grafite, a seconda di quanto strettamente erano tenute insieme, influenzavano la resistenza elettrica, e applicò questa proprietà per creare un dispositivo che amplificava notevolmente i suoni più deboli: il microfono a granuli di carbonio, che brevettò nel 1876.

 

Per Edison era normale che un lavoro portasse ad un altro, e il caso di cui sopra non faceva eccezione. Mentre cercava di perfezionare il telefono, osservò un fatto che si affrettò a descrivere nel suo quaderno: "Ho appena fatto un esperimento con un diaframma con una punta smussata appoggiata su una carta di paraffina in rapido movimento. Le vibrazioni della voce umana sono impresse in modo pulito, e non c'è dubbio che sarò in grado di captare e riprodurre automaticamente qualsiasi suono udibile quando mi metterò al lavoro". Liberato, poi, dal telefono, era il momento di mettersi al lavoro. Un cilindro, un diaframma, un ago e altri strumenti minori gli bastarono per costruire in meno di un anno il fonografo, la più originale delle sue invenzioni, un apparecchio che riuniva sotto lo stesso principio la registrazione e la riproduzione del suono.

Edison stesso fu sorpreso dalla semplicità della sua invenzione, ma la dimenticò presto e rivolse la sua attenzione al problema dell'illuminazione elettrica, la cui soluzione gli sembrò più interessante. "Fornirò la luce in modo così economico", sosteneva Edison nel 1879, "che non solo i ricchi potranno far bruciare le loro candele". La risposta stava nella lampada a incandescenza. Si sapeva che certi materiali potevano diventare incandescenti quando si applicava loro una corrente elettrica in un pallone privo di aria. Restava solo da trovare il filamento più adatto. Cioè, un conduttore metallico che poteva essere riscaldato fino all'incandescenza senza fondere, rimanendo in questo stato il più a lungo possibile.

Prima di Edison, molti altri ricercatori avevano lavorato in questa direzione, ma quando ci si mise anche Edison la cosa riuscì. È vero che Parigi, Londra e Pietroburgo avevano già sfavillato, nella dozzina d'anni precedenti l'impresa di Edison di luci ad arco voltaico, che a parere anche di illustri commissioni di scienziati sia europei che americani non erano però assolutamente ammissibili all'uso domestico. Edison si buttò, come soleva, anima e corpo nell'impresa, pretendendo altrettando dalla sua agguerrita squadra di collaboratori: John Kruesi, Martin Force, Francis Jehl, Ludwig Boehmen, Francis Upton, Charles Betchelor. In clausura nel laboratorio di Menlo Park, tornandosene raramente alle proprie case, dormivano poche ore distesi sui tavoli, nutrendosi a panini e birra, rinserrati dentro perché la luce del sole
non li distraesse da quell'altra luce che dovevano realizzare, con Edison che provvedeva egli stesso ai momenti di relax concedendo sue suonatine eseguite a due dita sull'armonium, e quando gli pareva che battessero la fiacca urlava "O diamo al mondo la luce elettrica, o innesco una carica di dinamite e vi faccio saltare tutti per aria!.."
 

Il nodo della questione eratrovare un materiale che al passaggio di corrente divenisse incandescente, ma senza bruciarsi. Il primo passo fu allora far avvenire il fenomeno in assenza di comburente, ovvero ossigeno, cioè nel vuoto: il 6 ottobre 1879 finalmente Edison e i suoi riuscirono a fare in un bulbo di vetro un vuoto sufficientemente spinto, al livello di un milionesimo di atmosfera. Poi il filamento: tra le migliaia di sostanze che avevano per mesi contemporaneamente continuato a sperimentare. il 21 ottobre 1879 dentro al bulbo fu il fumo di un filo di cotone carbonizato. Edison e compagni lo osservarono trepidanti rimanere incandescente senza consumarsi per 45 ore di seguito più di qualunque altro. In quella che nella saga resta nota come "la veglia delle quarant'ore".
 

La data ufficiale della lampadina elettrica si potrebbe porre nell'arco di quelle ore e del successivo annuncio di Edison che "la luce elettrica è ormai un fatto compiuto". Per passare alla produzione però, un altro problema pratico doveva essere risolto: poter distribuire delle lampadine in cui il vuoto non dovesse. è chiaro, essere fatto volta per volta: Edison inventò la virola, quella parte metallica cui il bulbo è saldato ermeticamente e che, chi se lo ricorda, si chiama intatti anche 'attacco Edison'.

 

Solo il 21 dicembre di quell'anno, pertanto la nascita della lampadina elettrica diventava un tatto concreto per gli americani e il mondo, con la pubblicazione di un servizio in prima pagina sul New York Herald: "Quindici mesi di fatica — il trionfo del grande inventore nell'illuminazione elettrica — Fa luce senza gas o fiamma, più economica del petrolio — Il successo in un filo di cotone..."

 

Edison lavorò con filamenti più disparati tra cui il platino, che scartò perché costoso e il carbone. Mandò persino dei suoi collaboratori in Giappone, Sud America e Sumatra per raccogliere diverse varietà di fibre vegetali prima di scegliere il materiale che giudicò più adatto. La prima delle sue lampade era pronta il 21 ottobre 1879. Era una lampadina di filamento di bambù carbonizzato (proveniente da Yawata, vicino a  Kyoto in Giappone), quella che superò le quaranta ore di funzionamento ininterrotto. La sola notizia del successo di questa prima iniziativa fece crollare le azioni delle società di illuminazione a gas. Alla perfezionamento della lampadina contribuirono anche molti tecnici italiani fra cui Alessandro Cruto che adottò il filamento di carbone e Carlo Clerici (amico personale di Edison) che fondò una delle prime industrie italiane, la Società Edison per la Fabbricazione delle Lampade Ing. C. Clerici & C, società che poi sarebbe stata comprata anni dopo dalla Osram.

L'invenzione che lo rese famoso

Negli anni successivi, Edison fu impegnato a migliorare la sua lampadina, e fu questa attività che portò all'unica delle sue scoperte che apparteneva ad un'area strettamente scientifica. Questo accadde nel 1883, mentre cercava di scoprire perché la sua lampada a incandescenza si annerisse con l'uso. Nel corso di tali indagini, il prolifico inventore fu testimone della manifestazione di un curioso fenomeno: la lampada emetteva un bagliore bluastro quando veniva sottoposta a certe condizioni di vuoto e le venivano applicate certe tensioni. Edison scoprì che questa emissione luminosa era causata dalla presenza inspiegabile di una corrente elettrica che si stabiliva tra le due aste che reggevano il filamento della lampada, e utilizzò questo fenomeno, che ricevette il suo nome, per concepire un contatore elettrico il cui brevetto registrò nel 1886.

In effetti, Edison potrebbe aver fatto qui il passo dall'elettrotecnica all'elettronica. Il suo metodo, più vicino al "prova e correggi" che alla deduzione scientifica, gli impedì di farlo. Solo nel 1897 l'ingegnere britannico John Ambrose Fleming, un tecnico con una solida formazione scientifica, fece il passo, quando riuscì, dopo discrete modifiche, a trasformare il contatore elettrico di Edison nella valvola a vuoto, la prima di una lunga serie di dispositivi elettrici che diedero inizio a una nuova era tecnologica.

Più di mille invenzioni

Nel 1886, due anni dopo la morte della moglie, Edison sposò Mina Miller, una volitiva figlia di un ricco industriale di Akran, Ohio, la cui influenza sull'eccentrico marito fu notevole, poiché riuscì a renderlo una persona più socievole. La coppia ebbe tre figli, uno dei quali, Charles, entrò in politica, diventando alla fine governatore del New Jersey.

Entro un anno dal loro matrimonio, Edison trasferì il suo laboratorio da Menlo Park, allora piccolo, a West Orange sempre nel New Jersey. Lì creò un grande centro tecnologico, il Laboratorio Edison (oggi monumento nazionale), attorno al quale costruì numerosi laboratori, dando lavoro a più di cinquemila persone.

 

L'elettricità continuò ad assorbire la maggior parte del suo tempo dell'inventore, poiché si occupava di tutti gli aspetti della sua produzione e distribuzione. Non con molta fortuna, però, perché fece un grave errore nell'insistere sul sistema della corrente continua quando c'erano forti ragioni a favore della corrente alternata. Edison si interessò anche a molti altri settori industriali, tra le altre: la produzione di cemento e materiali chimici, la separazione elettromagnetica del ferro e la fabbricazione di batterie e accumulatori per automobili.

La sua ultima grande invenzione fu il Kinetografo, per il quale depositò un brevetto nel 1891. Era una rudimentale cinepresa che includeva, tuttavia, un ingegnoso meccanismo per assicurare il movimento intermittente della pellicola. Nel 1894 Edison aprì il Kinetoscopio Parlor a Broadway, New York, dove un solo spettatore si sedeva davanti a uno spioncino in una cabina di legno per guardare il film, che era illuminato da dietro da una lampada elettrica. Anche se il Kinetoscopio Parlor attirò subito l'attenzione come attrazione da fiera, Edison non sentì mai l'importanza di trovare un sistema di proiezione per sale più grandi, il che gli impedì di fare il passo finale verso il cinematografo dei fratelli Lumière.

L'attività di questo brillante inventore continuò oltre il suo ottantesimo compleanno, completando la lista delle sue conquiste tecnologiche con un totale di 1.093 brevetti che registrò durante la sua vita. L'arteriosclerosi, tuttavia, minò gradualmente la sua salute, portandolo alla morte morte il 18 ottobre 1931 a West Orange, New Jersey.

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