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Articoli sulla Balbuzie
  
(in ordine dal più recente)
Indice degli articoli
Gruppi trattamento
con rieducatori ex balbuzienti
La giusta strada:
corsi balbuzie intensivi, rieducazione e mantenimento
Empatia un elemento
fondamentale per affrontare la balbuzie
La balbuzie nasce
nel cervello
Non l'emozione
ma la forma del cervello causa la balbuzie
Balbuzie, prenderla
in tempo
Immagine di un
"cervello che balbetta"
Anomalie cerebrali
dietro la balbuzie
Cause della balbuzie
nel cervello
Anomalie nelle
regioni dell'emisfero sinistro
L'abilità nel
parlare è scritta nei nostri geni
Alzopram, citalopram
e clomipramine
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GRUPPI TRATTAMENTO CON RIEDUCATORI EX BALBUZIENTI
Novembre 2010
Attualmente la
balbuzie è meglio affrontata nel contesto delle associazioni
create da ex balbuzienti (come Vivere Senza Balbuzie). Le
più recenti ricerche in ambito internazionale sulla balbuzie
hanno dimostrato che i migliori programmi nella terapia per
la balbuzie sono quelli dei corsi proposti da rieducatori
ex balbuzienti poiché, oltre ad aver vissuto personalmente
il disagio, le persone che balbettano ritengono di poter essere
comprese soltanto da chi è colpito dal medesimo problema.
L'empatia si conferma elemento fondamentale nell'affrontare
il problema. Inoltre queste associazioni hanno inserito
nel loro percorso post corso/terapia gruppi di auto aiuto
allo scopo di evitare le ricadute, che sono sempre stato
il problema principale della correzione della balbuzie.
LA GIUSTA STRADA: CORSI BALBUZIE
INTENSIVI, RIEDUCAZIONE E MANTENIMENTO
Anno 2010
Gli studi effettuati affermano che chi balbetta presenta un’attivazione
degli emisferi cerebrali atipica. Attualmente non si è certi
se questo fatto rappresenti la causa o la conseguenza della
balbuzie. Nonostante manchi ad oggi una spiegazione chiara e
determinata della balbuzie, passi da giganti sono stati fatti,
negli ultimi dieci anni nello sviluppo di corsi di trattamento
efficaci. Anche in Italia l'approccio che ha ottenuto maggiore
successo è risultato essere non quello del logopedista, ma quello
dei corsi, dei gruppi di trattamento.
Studi recenti del 2010 elaborati dall'Università
di Toronto in Canada hanno meglio di altri evidenziato l'efficacia
del trattamento della balbuzie e la necessità di un periodo
di mantenimento delle abilità acquisite, affinché queste possano
divenire totalmente automatiche ed essere acquisite in modo
permanente a livello celebrale. Ma leggiamo con interesse da
un testo pubblicato sul dell’organizzazione no profit
americana The Stuttering Fondation: "A seguito di un
corso intensivo di trattamento, i partecipanti sono stati posti
a scansione PET (tomografia ad emissione di positroni). Confrontando
il prima con il dopo trattamento è risultato che l’attivazione
cerebrale è rimasta elevata e addirittura è aumentata, riflettendo,
forse, un impegno maggiore dovuto allo sforzo di autocontrollo
dei partecipanti. Abbiamo seguito gli allievi per un periodo
dopo il corso intensivo, durante un programma di mantenimento.
Terminato il periodo di mantenimento i partecipanti sono stati
nuovamente sottoposti a scansione. Dopo 12 mesi i livelli globali
di attivazione osservati mediante PET sono diminuiti drasticamente.
Abbiamo interpretato questo risultato con il fatto che l’allievo
abbia sviluppato un maggiore automatismo a seguito di un intero
anno di pratica rigorosa delle nuove abilità linguistiche".
Così risulta da ricerche svolte presso l’università di Toronto
in Canada.
Gli studi hanno dimostrato la necessità
di un trattamento intensivo associato da un periodo di mantenimento
al fine di presentare effetti permanenti anche a livello cerebrale.
È evidente l'importanza del "dopo corso intensivo". fonte:
www.Balbuzie-News.it
EMPATIA UN ELEMENTO FONDAMENTALE
PER AFFRONTARE LA BALBUZIE
Novembre 2010 (Epub 2010 Nov
15)
Empathy: perhaps the most important E in EBP
Quesal RW - Western Illinois University, Macomb, Illinois 61455,
USA. R-Quesal@wiu.edu
Il trattamento della balbuzie è stato
recentemente influenzato da nuove evidenze scaturite dalla pratica
clinica. Finora sfortunatamente i trattamenti si sono concentrati
eccessivamente sul comportamento del balbuziente, che è parte
del problema certo, ma non il fattore critico.
L'articolo pubblicato tratta della perdita di controllo da parte
degli individui balbuzienti come fattore critico, ed esamina
le motivazioni storiche e pratiche del perché questa parte del
problema è stata ampiamente ignorata nelle ricerche sulla balbuzie
e sul suo trattamento. Non poter esprimere cosa si vuole quando
si vuole provoca un senso di impotenza e l'impressione di perdita
di controllo.
TROPPA FRETTA DI PARLARE
Articolo di Daniela Ovadia
pubblicato sul Corriere Salute
del 22 settembre 2002
L'area cerebrale deputata alla fonazione si attiva prima che
il vocabolario sia ben chiaro nella mente.
"Secondo uno studio dell'Università di Amburgo...i balbuzienti
soffrirebbero di un difetto di attivazione delle aree cerebrali
che governano il linguaggio, difetto che potrebbe essere anche
ereditario...(Spiega Martin Sommer, autore della ricerca). I
pazienti che abbiamo esaminato con la risonanza magnetico funzionale,...,
dimostrano un certo ritardo nel coinvolgimento delle zone linguistiche
del cervello rispetto alle persone che parlano fluentemente.
Non solo: in genere le funzioni del linguaggio si trovano sul
lato sinistro del cervello, mentre i balbuzienti mostrano un'attivazione
anche del lato destro, probabilmente per compensare la mancanza
di efficienza dell'altro emisfero. Se a parlare è una persona
che non ha difficoltà, risveglierà prima le zone cerebrali della
parola... e successivamente quelle motorie che regolano la muscolatura
coinvolta nella fonazione. I balbuzienti farebbero il contrario,
innescando il sistema motorio prima ancora che l'intera parola
sia ben chiara nella mente...Per essere certi, dicono i neurologi
dubbiosi, bisognerebbe trovare lo stesso tipo di alterazione
in bambini molto piccoli, prima ancora che apprendano a parlare
e controllare se con la crescita cominciano a balbettare".
BALBETTI? TUTTA COLPA DELLA DOPAMINA
A cura di Salute Italia - Lunedì 8 Aprile 2002.
"Balbettare? Molto probabilmente si tratta di un problema più
biologico che psicologico. E a causarlo potrebbe essere uno
squilibrio chimico nel cervello". A formulare questa ipotesi
è Gerald Maguire, professore americano alla Università della
California, esperto di balbuzie e lui stesso balbuziente. "Grazie
alla collaborazione di alcuni volontari, ho potuto misurare
l'attività cerebrale di chi balbetta, scoprendo che il difetto
potrebbe avere a che fare con un'area del cervello, lo striato,
a sua volta coinvolta nell'organizzazione del linguaggio", spiega
Maguire. "Ed è probabile che i balbuzienti abbiano un eccesso
di dopamina proprio in questa zona cerebrale".
Se ulteriori studi dovessero confermare quanto da lui appurato,
aggiunge il professore americano, le case farmaceutiche potrebbero
mettersi al lavoro per realizzare nuovi farmaci in grado di
curare il disturbo. Negli anni 70, un principio attivo nato
per combattere la schizofrenia si era dimostrato efficace anche
contro la balbuzie, ma i pesanti effetti collaterali avevano
ben presto convinto i medici a non prescriverlo ai pazienti
balbuzienti. "Ora c'è un altro principio attivo, l'olanzapina,
che sembra avere qualche effetto, come ho potuto sperimentare
su me stesso", precisa Maguire. Nell'attesa di comprendere a
fondo il meccanismo che porta a questa difficoltà di espressione,
per poterla curare adeguatamente.
Nei bambini, la balbuzie compare tra i due e i cinque anni di
età, e nel 70 per cento dei casi guarisce spontaneamente. Ed
è un disturbo che può essere ereditato: rispetto alla norma,
un bambino che nasce in una famiglia dove è presente un balbuziente
rischia tre volte di più di diventarlo a sua volta.
LA BALBUZIE NASCE NEL CERVELLO
Di Cristiano Carniel
Data di Pubblicazione: 24/07/2001
La balbuzie potrebbe avere le sue radici in alcune irregolarità
della struttura del cervello. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori
americani. Lo studio è pubblicato sulla rivista Neurology.
Per molto tempo si è pensato che l'incapacità di pronunciare
una parola per intero fosse determinata da fattori emozionali
come lo stress, ma dagli Stati Uniti arrivano i risultati di
una ricerca che sottolineano come la balbuzie potrebbe avere
le sue radici in alcune irregolarità della struttura del cervello.
La ricerca è stata pubblicata su Neurology, la rivista dell'American
Academy of Neurology
Alcune anomalie anatomiche sono state riscontrate dai ricercatori
nell'area dell'encefalo adibita al controllo della parola e
del linguaggio in persone adulte affette da balbuzie persistente
dell'età evolutiva (PDS).
Esaminando immagini dell'encefalo di sedici persone colpite
da balbuzie persistente, ottenute tramite un sofisticato apparecchio
per la risonanza magnetica, i ricercatori della Tulane University
di New Orleans, guidati dalla dottoressa Anne Fundas, hanno
rilevato differenze significative tra queste e quelle di altre
sedici persone non sofferenti del disturbo: i lobi temporali
dei balbuzienti presentano dimensioni significativamente maggiori
e sono presenti irregolarità nella forma del loro encefalo.
Differenze sussistono anche tra maschi e femmine e tra mancini
e destrorsi colpiti da balbuzie.
"Il nostro studio - ha dichiarato Anne Fundas - fornisce la
prima prova concreta che una variazione anatomica nell'area
del cervello deputata al controllo della parola può essere associata
ad un maggior rischio di sviluppare la balbuzie. Se dunque esiste
una causa biologica e verranno identificati diversi sottogruppi
legati a variazioni differenti nell'anomalia di quest'area cerebrale,
allora anche i protocolli di terapia dovranno tenere conto di
differenti "tipi" di balbuzie".
Secondo Carolyn Cheasman, logopedista del City Lit Institute
di Londra, si tratta di un problema molto complesso: "Questa
ricerca aggiunge un tassello al complicato puzzle della balbuzie
per alcuni di coloro che ne soffrono. Ma per la maggior parte
si tratta di un problema multifattoriale per quanto riguarda
le origini del disturbo. Potrebbe esserci anche qualche fattore
neurofisiologico che rende alcuni bambini più vulnerabili alla
balbuzie, ma il fatto che questi balbettino o meno può essere
determinato da altri fattori
NON L'EMOZIONE MA LA FORMA DEL CERVELLO CAUSA LA BALBUZIE
pubblicato sul
Corriere della Sera in data 25
Luglio 2001
Leggiamo e stralciamo dal "Corriere della Sera" in data 25 Luglio
2001 a firma della sig.ra Margherita De Bac l'articolo dal titolo
già presente nel portale CNN Italia "La causa della balbuzie
è nel cervello - Non l'emozione, ma la forma del cervello causa
la balbuzie".
"...Secondo alcuni scienziati della Tulane University di New
Orleans autori di un lavoro pubblicato sulla rivista Neurology,
(la balbuzie) dipenderebbe da una diversa conformazione del
cervello...Per la prima volta viene dimostrata l'origine organica,
funzionale di questo difetto. Per tanti anni era stato ritenuto
un problema esclusivamente psicologico. Invece sarebbe la conseguenza
di irregolarità di una particolare area del nostro organo pensante.
Nei soggetti colpiti, la centrale del linguaggio, che appunto
sovrintende all'attività orale, è differente da quella dei "normali".
Più estesa e irregolare. Non solo, anche tra i balbuzienti ci
sarebbero delle differenze cerebrali, in particolare tra mancini
e destrorsi e tra uomini e donne.
I ricercatori della Louisiana, coordinati da Anne L. Foundas
giovandosi di una struttura all'avanguardia nel campo della
diagnostica per immagini hanno utilizzato degli schermi speciali
per osservare il cervello di 16 pazienti. Le fotografie sono
state confrontate con quelle di altrettanti soggetti senza problemi
di linguaggio...I balbuzienti hanno i lobi temporali sinistro
e destro significativamente più ampi e la forma di queste due
parti non è sovrapponibile.
"Il nostro studio contiene la prima, forte evidenza che variazioni
anatomiche nel cervello deputate al linguaggio possono essere
associate all'aumento del rischio per lo sviluppo della balbuzie",
conclude la Foundas, sicura che la sua scoperta possa in futuro
incidere sul modo di trattare il difetto. Secondo la neurologa,
infatti, sarà possibile diversificare gli interventi terapeutici.
Il CILD a firma del dott. Di Liberto Biagio ha contribuito
al dibattito con la seguente risposta
31 Luglio 2001
"...Da tempo ormai la ricerca internazionale concentra i suoi
sforzi (eziologia - ricerca delle cause) su due versanti quello
"psicogenetico" e quello "genetico comparato" (ereditarietà
- familiarità) riguardo la balbuzie. Gli studi della dott.ssa
Foundas, già in rete anche nel sito della Fondazione americana
www.stuttersfa.org rappresentano una fatica in tale direzione.
Come ricercatore mi chiedo:
La funzionalità verbale alterata (disfluenza/balbuzie) influisce
nell'organizzazione di singole aree cerebarali? O viceversa?
Come lascia presumere la dott. Foundas, anche se la prospettiva
non compare...?
Parlare di fattore di rischio di balbuzie (cfr. Foundas) non
esclude tout-court che le varianti anatomiche di aree cerebrali
siano un "risultato".
Avere le prove del fatto "che variazioni anatomiche nell'area
cerebrale deputata al controllo del linguaggio e dell'articolazione
delle parole possono costituire un fattore di rischio per la
balbuzie" come afferma la studiosa americana, non porta necessariamente
a concludere una presenza "ab origine", una presenza dalla nascita
di tale anomalia (anomali volumetrica rispetto a soggetti non
balbuzienti).
Molte famiglie, in particolare di bambini e adolescenti mi hanno
in questi ultimi due giorni contattato e contattato il CILD,
centro in cui sono consulente (www.cild.it), pensando ad una
"anormalità" del proprio figlio/a in seguito ad una lettura
forse frettolosa dell'articolo del Corriere o della CNNItalia
(sito web). In futuro potrà essere opportuno, al fine anche
di tranquillizzare le molte migliaia di famiglie interessate
sottolineare l'importanza (cito la Foundas, parafrasando) da
un punto di vista della ricerca di considerare la differenza
tra "i bambini che recuperano il linguaggio e coloro che cronicizzano
il problema nel tempo", visto che moltissimi bambini recuperano
naturalmente la sicurezza e la fluidità verbale accompagnati
da un clima familiare favorevole e sereno.
È sulla prevenzione, sullo studio evolutivo del linguaggio,
sull'accompagnamento dei genitori che deve concentrarsi la ricerca
e gli sforzi degli specialisti.
BALBUZIE, PRENDERLA IN TEMPO
Articolo di Cristiano Carniel
22 OTTOBRE 2001
Secondo gli esperti i bambini che manifestano sintomi di balbuzie
hanno maggiori possibilità di superare il problema se vengono
curati prima dell'età scolare
LONDRA - La British Stammering Association (BSA) sostiene che
la terapia del linguaggio risulti essere più efficace in individui
al di sotto dei cinque anni che vengono indirizzati alla terapia
specialistica entro sei mesi dall'insorgenza dei primi sintomi
di balbuzie
L'associazione, che si sta battendo per stabilire una giornata
internazionale contro la balbuzie, denuncia il fatto che troppi
bambini che sviluppano difetti di fluidità del linguaggio non
vengono indirizzati verso gli specialisti e le strutture idonee.
Bisogna operare sui sintomi precoci di balbuzie nei primi anni
di vita del bambino in modo da prevenire la possibilità che
i difetti si tramutino in difficoltà di linguaggio più gravi,
piuttosto che aspettare e vedere, come consigliano alcuni medici.
Jan Anderson, portavoce della campagna della BSA, ha dichiarato:
"Il fatto che si consigli a molti genitori di aspettare quando
invece tutte le prove sono a favore di interventi precoci, sta
destando molte preoccupazioni. In Gran Bretagna i logopedisti
reputano il numero dei loro piccoli pazienti eccessivamente
basso. Più tardi un bambino viene indirizzato a questi terapeuti
più difficili e lunghi sono i tempi necessari per recuperare
la naturale fluidità e questo significa anche maggiori spese
a carico dei servizi sanitari".
IMMAGINE DI UN "CERVELLO CHE BALBETTA"
Leggiamo nel canale Salute del portale inglese BBCNEWS di Giovedì
1 Agosto, 2002. Adattamento del testo inglese a cura del dr.
Di Liberto
La ricerca condotta dai ricercatori dell'università di Amburgo
è complementare altri studi che hanno notato le differenze "strutturali"
nei cervelli della gente affetta da balbuzie. Gli scienziati
possono individuare le zone di disfunzione cerebrali delle persone
affette da balbuzie. Questi ritengono che il problema possa
trovarsi in gruppi di cellule che collegano zone dell'emisfero
di sinistro del cervello. Le esplorazioni del cervello hanno
rivelato infatti che l'attività di due zone del cervello deputate
al linguaggio erano disorganizzate e disomogenee. Tuttavia,
non è sicuro se queste differenze del cervello sono la causa
della disfluenza o semplicemente la differenza è conseguenza
dell'esperienza e della funzionalità.
Le origini precise di balbuzie sono ancora sconosciute, molte
sono le teorie ed è ritenuto fondata (dall'attuale indagine
neurolinguistica) la teoria di una radice genetica riguardo
alcuni casi.
Il gruppo di ricerca ha studiato 15 soggetti con i gradi diversi
di balbuzie. Attraverso una particolare indagine funzionale
(risonanza magnetico-funzionale) che consente di vedere il cervello
mentre "lavora" gli studiosi hanno costruito un'immagine dettagliata
delle aree corticali attivate durante l'atto linguistico (comparandole
con quelle di soggetti che parlano fluentemente).
In particolare hanno potuto valutare la capacità del cervello
di trasmettere segnali ad una zona denominata operculum di Rolando
interessata nel processo di costruzione linguistica. Nel gruppo
di controllo di soggetti non balbuzienti la materia bianca nella
stessa zona era in quantità maggiore, questo fatto suggerisce
che la trasmissione con questa zona corticale è più facilitata
in tale gruppo.
La balbuzie potrebbe essere causata quindi dalla trasmissione
disturbata del segnale attraverso le fibre che collegano le
parti del cervello usato per l'articolazione di discorso e progettare
PROPOSTA DI APPROFONDIMENTO
(Università di Trieste)
Da un punto di vista terapeutico, considerando il valore clinico
della scoperta, gli studiosi ritengono che se i bambini che
balbettano ricevono l'aiuto abbastanza presto, possono completamente
curarsi con la terapia convenzionale.
ANOMALIE CEREBRALI DIETRO LA BALBUZIE
DISTURBO DOVUTO DA DIFFERENZE IN EMISFERO SINISTRO DEL CERVELLO
- LONDRA, 2 agosto - La balbuzie, che colpisce un adulto su
cento e' dovuta a un'anomalia dell'emisfero sinistro del cervello.
Lo rivela uno studio di ricercatori tedeschi. Un gruppo di studiosi
delle università di Amburgo e Gottingen hanno messo a confronto
con la risonanza magnetica i cervelli di 15 persone che balbettavano
e quelli di altrettante persone che non soffrivano di questo
disturbo e hanno scoperto che c'erano delle differenze nei tessuti
dell'area del cervello che controlla la laringe e la lingua.
© ANSA
CAUSE DELLA BALBUZIE NEL CERVELLO
Articolo pubblicato e presente sulla newsletter "La scoperta
della settimana" del sito Buongiorno.it (26 Agosto 2002).
Un'anomalia strutturale del cervello è alla base della balbuzie
persistente. La scoperta, pubblicata questa settimana su The
Lancet, è di un gruppo di ricercatori delle università tedesche
di Amburgo e Göttingen.
La balbuzie persistente è un disturbo a base genetica che affligge
circa l’1 per cento degli adulti. Nonostante decenni di ricerca,
le basi strutturali di questo disturbo erano fino a questo momento
sconosciute. Martin Sommer e colleghi hanno sottoposto 30 volontari
(di cui 15 affetti da balbuzie persistente) a risonanza magnetica
e si sono accorti che ai balbuzienti mancavano alcune connessioni
tra le aree corticali del linguaggio, nell’emisfero destro del
cervello.
Secondo i ricercatori questa anomalia probabilmente si verifica
durante la fase di acquisizione del linguaggio, un periodo in
cui molti bambini balbettano. I nostri metodi potrebbero essere
impiegati per capire perché alcuni bambini sviluppano balbuzie
persistente, mentre altri diventano fluenti oratori.
ANOMALIE NELLE REGIONI DELL'EMISFERO SINISTRO
Articolo pubblicato sul Corriere Salute del 1 settembre 2002
"Con la risonanza magnetica in Germania si è scoperto che i
balbuzienti hanno anomalie nelle regioni dell'emisfero sinistro
legate al linguaggio: si svilupperebbero in molti bambini, per
poi scomparire quasi sempre con la crescita".
L'ABILITÀ NEL PARLARE È SCRITTA NEI NOSTRI GENI
Di Aldo Conti, sez. Scienza del 08.11.2001 - MEDICINA - Lo studio
di una famiglia con seri problemi del linguaggio ne ha evidenziato
la componente genetica.
Grazie al completamento del Progetto Genoma Umano, avvenuto
ormai più di un anno fa, molti ricercatori sono stati in grado
di compiere scoperte eccezionali e di verificare teorie avanzate
in precedenza. L'ultimo annuncio in questo campo è di Anthony
Monaco, docente dell'Università di Oxford, che ha scoperto per
la prima volta un gene implicato nello sviluppo della parola.
Il linguaggio è una caratteristica prettamente umana e i ricercatori
dibattono da tempo per decidere se esso sia innato nella nostra
biologia o se sia il frutto delle nostre complesse interazioni
sociali. Gli psicologi hanno sempre sostenuto la seconda ipotesi,
ma molti studi eseguiti sui gemelli hanno indicato una forte
componente ereditaria nei disturbi della parola. Il gruppo di
Monaco si è interessato a una famiglia, denominata semplicemente
KE, che presenta da varie generazioni grossi problemi di parola,
tanto da rendere il modo di esprimersi di molti suoi membri
quasi incomprensibile. Per dirla con le stesse parole dello
studioso, i componenti di questa famiglia «parlano come se ogni
parola costasse loro l'anima». Bisogna però sottolineare subito
che la famiglia KE non presenta ritardi mentali di nessun genere,
ma è di intelligenza assolutamente normale.
Lo studio di questa famiglia è iniziato nel 1990, ma solo nel
1998 Anthony Monaco è stato in grado di capire che il gene responsabile
dei disturbi è contenuto in una particolare area del cromosoma
7. I dati del Progetto Genoma Umano hanno poi permesso di scoprire
che la zona contiene circa 70 geni, ma non di individuare il
responsabile. La svolta si è avuta due anni fa, quando è stato
trovato un altro bambino affetto da disturbi assolutamente identici.
Il confronto del genoma di questo bambino con quello della famiglia
KE ha permesso di individuare il colpevole nel gene FOXP2. Questo
gene rappresenta però sicuramente soltanto la proverbiale punta
dell'iceberg. Il suo ruolo è infatti solo quello di controllare
l'attività di altri geni, attivandoli e disattivandoli in funzione
delle necessità.
È chiaro che le capacità linguistiche delle persone variano
enormemente da individuo a individuo. Per comprenderlo basta
pensare a quanto possa essere diversa l'età alla quale i bambini
iniziano a parlare. Molto probabilmente, quindi, il linguaggio
è controllato da migliaia di geni, ognuno dei quali fornisce
solo un piccolo contributo. Aver scoperto il gene FOXP2 è quindi
come aver trovato un pezzo di un'automobile: è chiaro che è
utile, come parte di un meccanismo più grande, ma non sappiamo
esattamente a che cosa serva e come interagisca con le altre
parti. I ricercatori si sono però messi subito al lavoro analizzando
il genoma di altre famiglie affette da disturbi della parola,
nella speranza di svelare l'intero meccanismo. Anche se, avvertono,
potrebbero essere necessari molti anni.
ALZOPRAM, CITALOPRAM E CLOMIPRAMINE
nella cura della balbuzie
Da: A Study on using Alprazolam, Citalopram, and Clomipramine
for Stuttering by John Paul Brady, M.d. Zahir Ali, M.d.Merion,
Pensilvania Elmhurst, Nuovo York
- Presentazione e adattamento in italiano del testo americano
a cura del dr. Di Liberto - CILD
Concordiamo con gli studiosi che hanno presentato questa ricerca
secondo il quale la balbuzie adulta è accompagnata da un'aspettativa
ansiogena che annuncia e prevede il blocco verbale.
L'aspettativa confermatoria, e la previsione del blocco struttura
un vissuto d'ansia resistente che rende difficile la valutazione
obiettiva delle situazioni reali, alimentando nel tempo memorie
e sentimenti negativi.
Si segnalano diversi farmaci indicati per la riduzione delle
disfluenze. Uno di questi è l'alprazolam (xanax), un farmaco
indicato per i disturbi d'ansia. Sono inclusi inoltre il citolapram
(celexa), inibitore selettivo della serotonina e la colipramina
un farmaco serotonergico. Tutti questi tre farmaci riducono
selettivamente il sintomo, tuttavia solamente un numero modesto
di pazienti che balbettano rispondono con un aumento generalizzato
della fluenza. Nella balbuzie adulta crediamo occorra l'azione
di due farmaci, ciascuno diretto ad un componente del disturbo.
Per verificare questa ipotesi citiamo l'esperienza e il trattamento
del dott. A., un medico di 57 anni con una balbuzie severa conclamata
all'età di 4 anni. Lo stesso, che ha sperimentato su di sé il
trattamento, presentava una balbuzie severa dall'età 4 anni.
L'interevento farmacologico e i programmi di terapia frequentati
avevano solamente prodotto un miglioramento minimo nel suo discorso.
La risposta positiva, secondo lo studio in oggetto, alla combinazione
di alprazolam e di citalopram è stata rapida. Amici e colleghi
hanno notato un sensibile aumento della fluenza. Il dott. A
segnala una notevole facilità in situazione in cui solitamente
era alta il timore di balbettare. Sulla scala di valutazione
della balbuzie è passato da 6 (indice maggiore 7) a 2 (balbuzie
lieve).
Giunto alla ventesima settimana di trattamento la fluenza ha
continuato a migliorare, riducendo l'ansia anticipatoria del
blocco, permettendo una graduale diminuzione dell'assunzione
di alprazolam. Rimane necessaria invece la somministrazione
del citalopram.
Sono stati sottoposti a trattamento altri tre soggetti. Due
di questi hanno segnalato di avere pochi effetti secondari con
il clomipramine. Il terzo ha segnalato pochi effetti secondari
con il citalopram. Continua anche per tutti l'assunzione dell'alprazolam.
Tutti hanno mostrato un notevole miglioramento della fluenza
sulla scala di valutazione della balbuzie (da 6- 6,5 prima del
trattamento a 1,5 – 2 in seguito al trattamento).
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