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VISITARE BARGA -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Questo scenografico borgo, 12 km a sud di Castelnuovo di Garfagnana, è una
di quelle città toscane collinari irresistibilmente lente. È anche sede di
una numerosa e dinamica comunità di lingua inglese. Chiese, botteghe
artigiane, attraenti case in pietra e palazzi costruiti da ricchi mercanti
tra il XV e il XVII secolo, salgono su le ripide e fotogeniche strade che
portano all'elegante cattedrale romanica.
La
pittoresca Barga si trova in provincia di Lucca, a 410 metri di altezza
in cima a un colle che domina la media valle del fiume Serchio.
In sintesi, 10 mila abitanti, una ricca storia, bellezza,
gastronomia, legami con la Scozia (si) e
tanto altro ancora, tra cui un bel festival del jazz sempre
molto seguito. Giovanni Pascoli la ricordava bene, quando
il 27 settembre nel 1896 scrisse "Cercavo un anno fa un luogo
appartato e solitario. Vidi che c'era bello e sostai". Lo
spirito di questo luogo situato nella Media Valle del fiume
Serchio, va oltre i numeri. |
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Barga
che è come il cuore della Garfagnana fiorentina o granducale, così chiamata
perché, pur appartenendo geograficamente alla valle anzidetta, ne fu
politicamente separata dalla fine dell’alto Medioevo. Tanti
i popolari riconoscimenti alla cittadina, tra cui quello dei 'borghi più belli
d'Italia', o di 'Citta slow'. Un'altra curiosità
è il fatto che Barga è conosciuta come la "città scozzese" d'Italia. Questo
perché molte persone emigrarono in Scozia nel secolo scorso e oggi, i loro
discendenti vengono a visitare le loro origini e non quindi è raro trovare
per le strade turisti scozzesi.
A Barga la storia abbraccia le
vicissitudini di un territorio a tratti impervio, isolato, molto bello,
vero; che fu feudo longobardo, ma ancor prima roccaforte di Liguri e poi
avamposto latino con i Romani. Una cittadina piccola quanto ricca di
avvenimenti storici e cose belle da vedere e da fare. Luogo ideale per 'sostare',
ma anche per muoversi e vedere cosa altro c'è intorno.
Barga è un tipico borgo italiano. Si posiziona in cima
al colle Romeggio, territorio collinare che versa sulla piana di
Lucca, città da
cui dista circa 40 km (tutti da fare non proprio velocemente, anche per
ammirare il paesaggio e le montagne della
Garfagnana). Alcuni potrebbero preferire visitarla per una
breve gita di un giorno, magari anche da
Firenze o da
Pisa (rispettivamente a 90 e 55 km), altri ancora
preferirebbero assaporarne i segreti più intimi e rimanerci più a lungo.
Questo ci apprestiamo a fare, un breve pernottamento che possibilmente possa
farci comprendere come è che questo piccolo luogo abbia pure attratto nel
tempo un folto numero di stranieri, tra cui diversi britannici (magari
dall'accento scozzese), e pure artisti, e poi viene voglia di saperne di più
a sentir parlare di quell'antica accademia, chiamata 'dei differenti',
nata nel lontano Seicento e arrivata fino al Novecento al cospetto delle più
grandi prose italiane.
L'atmosfera rimane quasi segreta a Barga. Tra le viuzze
e le rampe di scale strette si respira un'aria speciale, lontana dal caldo
incensante. La struttura urbana propone due aree ben distinte. Una
dall'aspetto più antico e l'altra più recente, unite da un ponte, quello di
viale Giovanni Pascoli ma dedicato agli eroi barghigiani caduti nel
1918, Leo e Corrado Lombardini. Si ammiri il contrasto: il verde
della vegetazione poco al lato e il colore degli edifici più antichi, nella
parte alta del borgo. C'è anche una cabina rossa tutta inglese al lato della
strada, e non sorprende (negli ultimi anni molti inglesi e americani hanno
comprato degli immobili da queste parti ed è facile nella bella stagione
incontrare più stranieri, che italiani).
Arrivando con il bus da Lucca (prendetelo da piazzale
Verdi) si raggiunge la destinazione entrando da Porta Reale (anche
detta Mancianella), dall'altra parte del borgo più antico. La Barga
medievale era infatti divisa in tre cosiddetti "terzieri", a cui
riferivano altrettante porte del castello: Porta Mancianella detta
anche reale (come sopra), Porta Macchiaia detta anche Porta Latria,
e Porta di Borgo. All'interno tra l'una e l'altra troviamo le case
della gente ricca di un tempo, che portano ancora un nome. Era un bel
periodo quello, quando da libero Comune del Marchesato, anche favorito dalla
contessa
Matilde di Canossa, Barga ottenne i privilegi dall'imperatore
Federico Barbarossa.
Di personaggi storici legati a Barga ce ne sono stati
diversi, così anche di battaglie per accaparrarsi o sottrarsi al dominio di
una o altra città. Pisani, lucchesi, fiorentini, ai quali ultimi i
barghigiani si allearono e dai quali ricevettero benefici economici tali da
raggiungere un lungo periodo di benessere. Furono infatti le esenzioni
fiscali ottenute dai fiorentini sul commercio di materie prime (in
particolare vendute agli Estensi e ai Lucchesi), che
consentirono lo sviluppo e l'apertura di nuove attività. La costruzione dei
palazzi rinascimentali ne è il risultato visibile più immediato, tra
questi ci sono quelli che portano il nome dei Pancrazi, Bonanni,
Bertacchi, Salvi, Turignoli, Orlandi. E a
proposito delle esenzioni, erano concessioni importanti, parte di un'usanza
consolidata a Barga, se si pensa che già erano presenti l'esenzione sulla
imposta del registro (la gabella, come veniva chiamata), l'esenzione sulla
macina, sul prezzo generale dei sali, sull'appalto del tabacco (è
documentato come a tale proposito, la coltivazione e la produzione rimasero
libere).
C'era poi l'esenzione della fabbricazione di carte da gioco e molte
altre ancora, inclusa quella che liberava i barghigiani dal pagare i dazi
sui prodotti trasportati e ritirati al porto di
Livorno. Certo è che quello del passato doveva essere un
territorio pieno di imposte se la loro esenzione favorì lo sviluppo di un
piccolo borgo come questo. Non ultimo, si consideri che lo sviluppo di
alcune fabbriche di polvere da sparo nel territorio di Barga fu
possibile grazie all'esenzione della regalia della polvere da caccia. Il
legame con Firenze durò fino all'occupazione napoleonica,
interrotta solo nel tentativo poi fallito di 'bombardare' le mura di Barga
da parte di un condottiero al soldo dei Visconti di Milano, certo
Piccinino, a cui i fiorentini contrapposero un altro celebre
condottiero, Francesco Sforza, che infatti liberò Barga dall'assedio.
L'Unità d'Italia nella secondo metà del XIX secolo non
portò giovamento a Barga, che infatti si impoverì per la soppressione delle
esenzioni da parte dei piemontesi e la conseguente diminuzione degli scambi
commerciali con i territori vicini. Molta gente iniziò a lasciare il paese e
migrare altrove, soprattutto in Inghilterra e in America. Il paese si
svuotò, quasi congelato nella sua passata storia. Avvenne però qualche tempo
dopo una migrazione al contrario e due personaggi in particolare ne
rappresentarono il preludio: Giovanni Pascoli e John Bellany,
poeta il primo, pittore il secondo. Due differenti periodi storici, stessa
passione per Barga, così come è accaduto più di recente per altri nomi come
quelli di Susan Sarandon o Paolo Nutini tra gli altri.
Il Pascoli fissò la sua dimora a Barca, e più precisamente a
Castelvecchio di Barga, vivendo dal 1895 al 1912 in quella che oggi
è conosciuta come casa museo Pascoli. Un luogo sognato, bello,
riposante direbbe lui, dove poter ammirare le Alpi Apuane e gli Appennini,
dall'altra parte della natia San Mauro di Romagna, dall'altra parte
della vita fino ad allora. Fu qui che egli ebbe modo di comporre i Canti
di Castelvecchio, i Primi Poemetti e i Poemi Conviviali,
tra l'altro. Il Bellany arrivava invece dalla Scozia, dove nacque nel
1942. Scomparso nel 2013, prese dimora in questa terra, come fosse una
nuova Provenza, fonte d'ispirazione piena di luce e attimi d'arte
inconsueti. Disse che a Barga aveva la sensazione d'essere in un luogo
senza tempo "... it could be 1520 or it could be last Thursdy"
(può essere il 1520 o lo scorso giovedì). Amava questo posto per la sua
atemporalità e oggi Piazza Angelio a Barga ricorda l'artista con una
targa.
Passeggiando per le vie di Barga si ammirano diversi
monumenti storici. Proseguendo e dopo essere entrati nel nucleo più
antico da Porta Reale, si attraversa un sistema di stradine dalla pianta
irregolare. Ci sono vicoli e carraie. Piazze, palazzi, chiese e monasteri.
Quello di Santa Elisabetta divenne poi un conservatorio, ma fu
abitato nel XV secolo dalle suore clarisse; al suo interno si ammira
un'opera molto bella, una pala d'altare della scuola dei Della Robbia,
oltre che altre pregiate espressione artistiche. Un ampia rampa di gradini
in pietra ci porta fino al Duomo di San Cristoforo a Barga e ad una
altrettanto ampia terrazza panoramica dalla quale si ammirano i tetti delle
case del paese di sotto, il verde dei colli, qualche casa colonica e sullo
sfondo i monti. La chiesa è in stile romanico, costruita con della pietra
locale, dal lontano XI secolo.
Al suo interno si ammirano diversi ornamenti:
le acquasantiere del XII secolo, il frammento di un affresco, una fonte
battesimale, statue e poi cappelle ospitanti preziose opere rinascimentali.
Seguono poi altri importanti monumenti, tra cui il Palazzo Pretorio,
la chiesa del SS Crocifisso, la via di Mezzo costeggiata da
antichi edifici, la Loggia del Mercanti che rimanda al mercato del
Cinquecento, istituito da Cosimo I de Medici, il Palazzo Pancrazzi.
Più avanti c'è il Teatro dei Differenti, a cui ci piacerebbe dedicare
maggiore attenzione in una sezione a parte. Anche i dintorni convincono, con
la chiesa di San Francesco e le sue belle terrecotte invetriate di
probabile mano robbiana, oppure con la Pieve di Santa Maria a Loppia,
frazione del comune di Barga.
La sera, quando la luce si fa più tenue, Barga si apprezza
ancor di più. Sarà per quella nota musicale, che dalla seconda metà di
agosto accompagna e rallegra,o richiamando appassionati di musica jazz
da tutto il mondo.
Sulle facciate dei palazzi nobiliari si noteranno delle
figure antropomorfe, che si dice siano state messe là perché
propiziatrici di fertilità. Si usa prestare loro molta attenzione, per
consuetudine, esprimendo un desiderio mentre si tiene premuto l'indice e il
medio della mano destra su di esse. La leggenda spesso si avvera.
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