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Biografie > Dario
Fo
Il
drammaturgo, attore, pensatore poliedrico Dario Fo,
uno degli uomini italiani di maggior cultura,
è nato a Sangiano il 24 marzo del 1926 ed è morto
a
Milano il 13 ottobre 2016.
Nel corso della sua vita si è cimentato in ogni arte
possibile, dal teatro alla scrittura, dalla pittura
alla scenografia, dalla recitazione alla
drammaturgia.
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Gli è stato conferito il Premio Nobel per la
letteratura nel 1997, molti lo hanno definito un "giullare" perché a
teatro è riuscito a portare la comicità intesa come
parte essenziale della vita, tanti lo pensano
filosofo, per il suo non scrivere mai solo per
ridere, per la sua volontà di rendere l'arte
accessibile.
Ha avuto due grandissime passioni
l’amore per la moglie Franca Rame e la passione politica
di colore rosso, orientata verso le idee di sinistra. Il
padre, Felice, era un capostazione appassionato di teatro e
la
madre, Pina, un’intellettuale. Il nonno materno ha avuto una
grande influenza nella formazione di Dario, che fin da
bambino ha ascoltato i suoi racconti ed è sempre rimasto
affascinato dalle storie narrate dagli artigiani e dai viaggiatori;
da qui, da questo legame, da queste narrazioni nascono molte delle storie sulla gente comune,
sulla esilarante quotidianità che Dario Fo porta tra le righe e sul palcoscenico.
Nel 1943, si arruola
volontario nelle milizie fasciste, prima sulla contraerea di
Varese e poi tra i paracadutisti. Per molto tempo Fo mantiene
questo arruolamento segreto; quando viene scoperto è
già un attivista di sinistra e la cosa gli causa non pochi problemi
e numerose polemiche. Si difende affermando che si era arruolato per difendere la Patria e per evitare la deportazione
in Germania.
 Dopo lo studio presso l’Accademia
di Brera inizia il lavoro in RAI, occupandosi della stesura di testi di satira. Il 24 giugno del
1954 convola a nozze, nella basilica di Sant’Ambrogio, con il
grande amore della sua vita, Franca Rame. Con la moglie,
nota attrice, decidono di trasferirsi a Roma, dove nel 1955 nasce il
figlio Jacopo. Appartiene agli
anni romani anche un varietà trasmesso in radio, dal titolo " Non si vive di solo pane" uno dei
lavori a cui Dario Fo ripenserà sempre con il sorriso. Con la
moglie, oltre alla vita, condivide anche la passione per lo
spettacolo, insieme fondano la Compagnia
Dario Fo – Franca Rame e scrivono alcuni sketch per il programma
Canzonissima. La censura interviene così spesso che i
due mollano la televisione, dedicandosi esclusivamente
al teatro, ma non al solito teatro chiuso,
borghese; Dario
ha difatti un’idea
alternativa di teatro, ama i luoghi aperti, ama recitare
nelle piazze, nelle fabbriche, in ogni luogo dove vivono
le persone comuni, quelle che non possono permettersi di acquistare
i biglietti per andare a teatro. Questo pensiero di teatro sociale
da vita al gruppo "Nuova Scena" e alla recitazione della "
Giurallata – Mistero Buffo" una rappresentazione, di
cui Fo è l’unico attore e recita imitando gli antichi giullari, utilizzando diversi
dialetti della pianura padana. Mistero buffo un modello per
quel "teatro di narrazione" che Fo ha contribuito tanto a
far conoscere e amare. Agli inizi degli anni '70 Fo fonda il
collettivo "La Comune", attraverso il quale cerca di
diffonder il teatro di strada.
Nel
1970, con "Morte accidentale
di un anarchico" Dario Fo esce alla ribalta, con tutta la
sua passione politica, prendendo posizione sulla morte di Giuseppe Pinelli.
l'anarchico caduto dalla finestra del quarto piano, durante
l'interrogatorio che stava sostenendo al commissariato di
Polizia di Milano. Dopo diversi anni di
assenza dalle scene televisive, Dario Fo e Franca Rame
tornano in Tv con un programma dal titolo "Il teatro di Dario Fo"
che ha lo scopo di far conoscere le opere teatrali
dell’autore ad un numero sempre più elevato di persone. Non
mancano le opere al femminile, dedicate al genio di
Franca, come " Parliamo
di donne". Nel frattempo, però Fo si sta inimicando
i vertici del Vaticano, che non tollerano il fatto che si possa
parlare, nei programmi del tempo di temi religiosi ed ecclesiastici.
La
lunga ed intensa esistenza di Dario Fo, una
vita passata accanto a Franca Rame, con cui ha diviso tutto,
gioie, dolori, impegno politico, passione per il teatro e
tanto altro. Nel 1973 Franca viene sequestrata e stuprata da parte di una squadra di neo-fascisti, che volevano
punire lei e Fo per la loro propaganda di Sinistra. Vivono
il dramma insieme e insieme decidono che Franca doveva
raccontarla quella brutta storia, per lei e per tutte le
donne. La violenza subita è rappresentata in teatro,
mostrata e condivisa in un monologo intitolato appunto
"
Lo stupro", che Franca inserisce nello spettacolo "
Tutta casa,
letto e chiesa". Per molto tempo, Franca racconta di essersi
ispirata ad un episodio di cronaca, non rivelando di essere
stata lei stessa la vittima dello stupro.
Durante
il 1978 si occupa della regia di "Histoire du soldat"
opera di Stravinskij che va in scena a Cremona; per i
duecento anni del Teatro della Scala di Milano si occupa
dell’allestimento e gira i teatri di tutta Italia. Due anni
più tardi con "Histoire du tigre
et autres histoires" recita a Parigi. Le sue tourné
Europee continuanoe il 1987 è la volta di Amsterdam, con
il "Barbiere
di Siviglia" scenografato da Fo. Il 1989 è l’anno della
commedia "Il Papa e la strega" dove appaiono evidenti
le sue idee contro le forme ecclesiali. Questa commedia è
più che mai attuale, considerando le polemiche dell’epoca
sulle sostanze stupefacenti. Lo stesso anno è protagonista
de "I
Promessi Sposi" uno sceneggiato, nel quale tutti gli attori
parlano in inglese, l’unico a rifiutarsi di usare questa lingua
è proprio Fo, che nell’interpretare l’Azzeccagarbugli
si esprime in Italiano.
Con la seguente motivazione: "Perché,
seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere
restituendo la dignità agli oppressi" gli viene conferito
il 9 ottobre del 1997 il Premio Nobel per la letteratura.
Mezza Italia cerca di rintracciarlo. Fo sta partecipando a
un programma, "Milano-Roma", un viaggio in auto durante il
quale due personaggi famosi vengono ripresi mentre
raggiungono la Capitale e chiacchierano tra di loro. Con lui
c'è Ambra Angiolini, allora ventenne. Una macchina dello
staff li superò esibendo un cartello improvvisato "Hai vinto
il nobel" c'era scritto.
Ambra
racconta "Festeggiammo all'autogrill con dello spumante a
caso comprato là: sembrava una sagra e non un Nobel"". E
aggiunge "La gente riconosceva me e non lui. Lui, il
maestro, aveva appena vinto il premio più importante del
mondo e le persone riconoscevano me. Era molto buffo.
Ridevamo insieme, io lo prendevo in giro dicendogli 'tu hai
il Nobel ma non hai la patente!'. E ne abbiamo continuato a
ridere per anni". Anche per il Nobel le polemiche non
mancano, soprattutto da parte di chi avrebbe voluto che il
premio si attribuisse a letterati di altro calibro, un po'
come per i nobel della letteratura a Bob Dylan....
Anche dopo il premio Nobel la sua scrittura continua a
dividersi tra la farsa ed il monologo. La fama nazionale
ed internazionale cresce sempre di più, nel 1999 lui
e la moglie ricevono la laurea honoris causa dall’Università
Inglese di Wolverhampton. Sono di quegli anni anche le numerose
invettive contro Silvio Berlusconi, in particolare le satire
contro le sue vicende giudiziarie, che gli causano anche una
querela. Nel 2005 riceve la laurea honoris causa dall’Università
parigina della Sorbona ed un anno dopo dalla Sapienza. Per festeggiare
il suo 86esimo compleanno, il 24 marzo del 2012 inaugura a Palazzo
Reale a Milano una mostra pittorica dal titolo "Lazzi Sberleffi Dipinti"
dove sono esposte più di 400 opere che hanno ripercorso
la sua vita insieme alla moglie. ?degli
ultimi anni l'appoggio di Fo al Movimento dei Cinque Stelle,
sostenuto come un movimento in grado
di cambiare l’Italia. Nel 2013 Beppe Grillo, sull’onda del
successo del Movimento alle elezioni, propone Dario Fo come
possibile successore di Giorgio Napolitano come Presidente
della Repubblica. Ma Fo si tira indietro, commentando così " Fare questo lavoro
è duro e sarebbe disastroso per i miei interessi fondamentali
cui tengo molto: tenere lezioni ai ragazzi, incontrarmi coi
giovani, avere rapporti creativi, scrivere, tenere conferenze
".
Sempre nel 2013
muore Franca
Rame, stavolta lo lascia per sempre. Il monologo di
Dario al funerale della moglie è struggente e memorabile.
Dopo il lutto dichiara "Lavoro esageratamente, ma Franca è
il grande buco della mia vita. Anche nel sogno mi tormenta
la sua assenza, il suo sparire". Nonostante la mancanza della
moglie sia una presenza, continua nel suo
impegno sciale, nel 2015 pubblica un romanzo dal titolo " Un uomo bruciato
vivo" scritto a quattro mani con una ragazza rumena Florina
Cazacu, e ispirato alla storia del padre di quest’ultima,
arso vivo dal suo datore di lavoro, per aver chiesto di essere
regolarizzato. La conoscenza con la famiglia di Florina continua
da diverso tempo, da quando la moglie era ancora in vita.
Dal luglio del 2016 sapeva che non c'era molto tempo ancora,
ma in agosto ha recitato e cantato, ha lavorato 8 ore al
giorno fino al ricovero in ospedale a Milano. All'ospedale
Sacco di Milano gli amici veri sono passati a salutarlo,
Petrini, Grillo e tanti altri, a ringraziarlo omaggiarlo e
salutarlo un ultima volta. Il figlio Jacopo racconta che
l'ultima sua risata il padre l'ha fatta con Beppe Grillo,
storico amico. ?morto nella notte mentre dormiva. ?il 13 ottobre del 2016
e Dario Fo abbandona
definitivamente la scena della sua vita.
Questo era Dario Fo, credeva
nell'impegno personale, credeva nella possibilità di un
mondo migliore, voleva sovvertire l’ordine delle cose, cambiarle, un intellettuale "diverso" non uniformato alla massa, un libero
pensatore, lontano da logiche e da dogmi imposti, un uomo di
passione e genio. I suoi personaggi
non erano altro che maschere della realtà, alle quali dava voce,
alle quali faceva recitare una farsa,
senza dimenticare mai di sorridere e far sorridere. Fo
diceva....
" In tutta la mia vita non ho
mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato
di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare
in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare
indignazione, di aprire un po' le teste. Tutto il resto, la
bellezza per la bellezza, non mi interessa ".
Davanti al Piccolo teatro di
Milano si è levato l'ultimo applauso per Dario Fo. Il
feretro, portato a spalla anche dal figlio Jacopo e da Gad
Lerner, e seguito dalla sindaca di Roma Virginia Raggi e
dalla scrittore Roberto Saviano, si è diretto in piazza del
Duomo, dove si erano radunate migliaia di persone sotto la
pioggia.
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