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Giannino non ha la laurea e il master? Meglio il titolo o il
merito?
Ricordiamo anche gli autodidatti che hanno cambiato il mondo e, per una
volta, lasciamo prevalere il merito.
"Evidentemente Giannino era
perfettamente in grado di dibattere di economia, e di
contribuire a stendere un dettagliato programma economico,
anche al cospetto di "
titolati" amici e colleghi, professori
e mega esperti, con cui non solo poteva parlare da pari a
pari allo stesso tavolo, ma che lo hanno addirittura
scelto come loro leader."
(Articolo di Archivio)
In questi giorni è scoppiata la
polemica sul millantato master post-laurea di
Oscar Giannino (poi si è visto che anche due presunte
lauree non esistevano), giornalista e divulgatore economico di una certa
caratura abbastanza seguito, autore di
numerosi libri, speaker radiofonico di una fortunata
trasmissione che portava il suo nome e che trattava
tematiche socio-economico-politiche. Insomma, un personaggio
che in tanti hanno imparato a conoscere.
Non sappiamo, e forse
non sapremo mai, se il motivo vero dietro al grave errore in cui
è incappato uno dei fondatori di Fare per Fermare
il declino (movimento
politico candidato alle elezioni 2013), sia stato un peccato
di vanità, una debolezza di fronte ai titoli formali dei
suoi amici, colleghi, cofondatori (molti di questi
professori universitari di prestigiosi atenei esteri, come
lo stesso Luigi Zingales che lo ha in qualche modo
smascherato), o una piccola bugia
che Giannino non ha avuto il coraggio di rettificare,
per timore di non essere creduto abbastanza autorevole.
Mi domando: tutto questo importa qualcosa nel
contesto attuale e con i problemi che realmente viviamo in
Italia? Molti commentatori hanno subito
avallato, lancia in resta, la prassi degli
stati più disciplinati di noi, quasi sempre, nord-europei o
protestanti, o in ogni caso anglo-sassoni,
invocando le immediate dimissioni dalla scena
pubblica di
Giannino.
Certo quest'ultimo ha lasciato che si pensasse che avesse
titoli che non possedeva, ha millantato questi titoli
inesistenti talvolta, non ha corretto chi erroneamente
glieli aveva attribuiti, ma è così grave? Giannino resta
italiano dentro, e forse, un po' come molti di noi, figli di
gente umile, ha avuto paura di sentirsi dire o sottintendere
"Lei non ha titolo per parlare". L'italiano è
anche questo, con i suoi pregi e i suoi difetti,
con la capacità di farsi da solo e di conquistarsi un posto
ai tavoli importanti ma con la debolezza di temere di
compromettere la propria autorevolezza per la mancanza
proletaria di un titolo. Molti ancora pensano che non puoi
dire di essere autodidatta in Italia
senza correre il rischio di venire schiaffeggiato da
pergamene di diplomi vari! L'eterna guerra tra forma e
sostanza, tra titolo e reale merito...
Un uomo è forte solo se non ha debolezze? Possiamo
perdonare questa debolezza a Oscar Giannino? In un paese
dove gli "
Avv. Dott. Ing. Geom. Rag. Mega direttore
galattico, Gran Figl di Putt" che si sprecano nelle firme e
talvolta addirittura negli indirizzi email (tipo
geom.mariorossi @...), dove a volte i titoli sono in grande
e i nomi delle persone sono in piccolo, abbiamo ancora il
coraggio di stupirci? Certo uno scivolone Oscar Giannino
lo ha fatto, ma forse concentrarsi su questa sua buccia di
banana è riduttivo se confrontiamo il suo peccatuccio
proletario con la vera infamia quotidiana....
Evidentemente Giannino era
perfettamente in grado di dibattere di economia, e di
contribuire a stendere un dettagliato programma economico,
anche al cospetto di "titolati" amici e colleghi, professori
e mega esperti, con cui non solo poteva parlare da pari a
pari allo stesso tavolo, ma che lo hanno addirittura
scelto come loro leader. Il suo master lo aveva
evidentemente conquistato sul campo. Il merito, come sarebbe
dovuto essere, aveva prevalso sul fantasma del titolo, la
sostanza sulla forma. Proprio quello che tutti, in
principio, enunciano dovrebbe essere,
proprio quello a cui agognano tanti giovani italiani.
L'episodio di Giannino, che verrà
ricordato (non è detto negativamente...), dimostra,
attraverso questa gogna puritana, il contrario di quello che
vorrebbe dimostrare: il fatto che in Italia si guarda più al
titolo che al merito, oppure al titolo, a prescindere dal
merito. E ancora, qualcuno riteneva così autorevole Giannino
sulle tematiche economiche da farlo direttore di un inserto
economico di Libero, oggi non più stampato, Libero
Mercato, di farlo lavorare alla radio del Sole24ore,
il quotidiano di Confindustria, di essere consulente
economico del
precedente presidente di Confindustria stesso.
Evidentemente quello che sapeva contava di più di un
master.
Ora cosa è cambiato? Non dovrebbe più essere così?
Questo moralismo ad personam,
dimostrato nei confronti del giornalista, non avrebbe
mai reso l'Italia quello che è, con tutti i suoi difetti, la
vera patria del mercato, il luogo dove sono nati il
commercio moderno, le banche e le attività finanziare, il
Rinascimento e l'Umanesimo. Certamente non siamo nord
europei, certamente non siamo protestanti, siamo diversi,
prima questo era un merito,
ora sembrerebbe essere diventato solo un demerito.
Giannino è un autodidatta, che sa di quel che parla e ha
carisma.
Questo
è reale e non è certo la mancanza di qualsiasi titolo
a cambiarlo, a farlo dissolvere.
La storia è piena di autodidatti
che hanno cambiato il mondo, tra loro, solo per citarne
alcuni, ci sono diversi Presidenti degli Stati Uniti, tra
cui George Washington, Abraham Lincoln e
Harry Truman. Italiani di tutte le epoche come
Leonardo da Vinci, Galileo, Guglielmo Marconi.
Industriali e imprenditori di ieri e di oggi come Henry
Ford, Kevin Kelly (fondatore della rivista
Wired), Bill Gates, Steve Jobs (think
different!), Larry Ellison. Scrittori come
Ernest
Hemingway, Jorge Luis Borges, José Saramago,
l'autore di Moby Dick
Herman Melville,
George Bernard Shaw,
Charles Dickens,
Hans
Christian Andersen,
Jane Austen, Leo Tolstoy
(non finì l'università); registi come Steven Spielberg;
cantanti come Frank Zappa, David Bowie, i
Beatles; inventori come James Watt (uno degli
inventori della macchina a vapore),
Thomas Edison
e Nikola Tesla: architetti come Le Corbusier;
personaggi vari come Benjamin Franklin, Ralph
Lauren, Walt Disney, Woody Allen e John
Major (l'ex primo ministro inglese lasciò
la scuola all'età di 16 anni). Lo stesso Richard Grasso,
CEO, cioè amministratore delegato della borsa di New York,
la più importante borsa valori del mondo non finì mai gli
studi. Non credo che nessuno di questi sia andato a
sbandierare ai quattro venti il fatto di non avere titoli.
Insomma, in un paese dove tutti
bramano titoli,
qualsiasi sia il titolo (dove metà dei politici viene
chiamato Presidente di qualcosa) e dove in realtà da varie
ricerche emerge esserci un gran numero di analfabeti e una
grandissimo numero di analfabeti di ritorno, questo piccolo
scivolone, potrebbe paradossalmente rivelarsi per Giannino
un punto di forza sorprendente e inaspettato. Ben altri sono
gli scheletri e gli interi cimiteri celati dentro gli armadi
della classe dominante italiana che prima di dimostrare cosa
sa fare, srotola i titoli per mettere le mani avanti sui
nostri destini.
Spesso le buone idee sono state
addirittura "
scippate" ai loro ideatori, da chi aveva titoli
formali e potere per farle proprie. In questi anni il
"
generale" Giannino le sue medaglie le ha conquistate
evidentemente sul campo,
parlando la stessa lingua dei suoi amici accademici,
i quali, d'altro canto, mancano del tutto o in parte della medaglia carisma,
il cui PhD è molto difficile da ottenere. A parte le battute
e a parte lo spiacevole caso in cui è incappato Oscar
Giannino, le proposte del suo movimento andrebbero giudicate
in base al valore delle stesse. Sono condivisibili, giuste,
sbagliate? Dovrebbe contare solo questo.
Di
M.S per Informagiovani-Italia
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