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Herman Menville, conosciuto
per il suo grande capolavoro, Moby
Dick, fu poco considerato da vivo, e solo nel 30 anni
dopo la sua morte venne rivaluto come uno dei più grandi
autori americani, e non solo, di tutti i tempi.
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Herman Melville, morì quasi dimenticato, sebbene una
volta fosse stato un autore popolare e avesse lasciato dieci
notevoli libri di narrativa in prosa e quattro in versi. In
seguito ha
raccolto una fama crescente, specialmente per il suo romanzo
metafisico sulla caccia alle balene, Moby Dick. Come
molti dei suoi scritti, Moby Dick ha origine nelle sue
esperienze di marinaio e nelle complesse reazioni della sua
mente vivace a questioni spirituali senza età e alla società
industriale del suo tempo che stava cambiando per
sempre la vita degli esseri umani.
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Moby Dick, uno dei pochi libri americani riconosciuti come un classico
mondiale, ha messo in ombra il notevole successo delle altre
sue opere, che sono diverse e sperimentali e, anche se a
volte imperfette, spesso mostrano un notevole controllo. I
suoi racconti di avventura nei mari del sud sono piccoli
capolavori del genere. I suoi racconti brevi, Bartleby lo
scrivano: una storia di Wall Street e Benito Cereno,
sono critiche attentamente elaborate e profondamente
sensibili della sua epoca che emergono come favole
applicabili ad un giorno successivo. Il suo schizzo in
coppia, Il paradiso degli scapoli e il tartaro delle
fanciulle, combina l'astuta critica sociale e
l'intuizione psicologica. Scrisse forse una dozzina di
poesie di distinzione, la maggior parte delle quali brevi e
frutto dei suoi viaggi o delle sue riflessioni sugli eventi
della guerra civile. Molti sostengono che la sua ultima
opera, L'uomo di fiducia, sia il primo romanzo
americano moderno.
Sono tante le cose che appaiono negli scritti di Melville, lo
studio della sua vita ha un interesse più che ordinario. I
suoi primi e cospicui romanzi autobiografici come Omoo
sono preceduti dall'affermazione che "ha semplicemente
descritto ciò che ha visto". Ma sempre di più, i suoi
libri diventavano narrazioni interne, i viaggi di un
viaggiatore mentale.
"Alcuni anni fa - non importa da quanto tempo precisamente
- avendo poco o niente denaro nella mia borsa, e niente di
particolare che mi interessasse a terra, ho pensato di
navigare un po' e vedere la parte acquatica del mondo."
Come il capitano Achab, Melville non ottenne mai la conferma
che cercava durante la sua vita. Ma, come Achab, andò a
fondo provandoci, e la sua eredità continua a vivere.

Biografia
"È morto e sepolto in questa città, durante la settimana in
corso, in età avanzata, un uomo che è così poco conosciuto,
anche per nome, dalla generazione ora nel vigore della vita
che solo un giornale conteneva un resoconto del suo
necrologio, e questo non era che di tre o quattro righe",
scrisse il New York Times una settimana dopo la morte di
Herman Melville il 28 settembre 1891. "Eppure
quarant'anni fa l'apparizione di un nuovo libro di Herman
Melville era considerato un evento letterario, non solo nel
suo paese, ma per tutta la razza di lingua inglese. . . . è
morto come un uomo assolutamente dimenticato".
Nato nel 1819 come figlio di un importatore di generi
alimentari a New York, USA. Un ricco ragazzo Harman, all'età
di 11 anni, l'economia della sua famiglia ha subito una
flessione e si è trasferito dalla grande città di New York a
casa dei genitori di sua madre. All'età di 13 anni, mio
padre morì lasciando un debito. Di notte scapperò più
volte. Melville, che abbandonò gli studi per mancanza di
denaro, divenne marinaio nel 1839 dopo aver cambiato lavoro
come personale di banca e insegnanti di scuola elementare.
È qui che inizia l'era del marinaio, che ha avuto una grande
influenza sul suo stile. Sono passati due anni da quando
sono diventato un membro dell'equipaggio di una nave
baleniera e ho inseguito le balene nell'Oceano Pacifico.
Esausto per la dura vita a bordo, Melville fugge dalla
baleniera. Essendo coinvolto in rivolte e convivendo con le
popolazioni indigene, la vita turbolenta di un marinaio è
durata quattro anni.
I diritti umani dei marinai e la disciplina a bordo sono
perseguiti a fondo anche nella sua ultima opera, "Billy
Bad". Alla fine, è stato salvato da un altro baleniere
americano, assunto da una nave da guerra della Marina degli
Stati Uniti come marinaio, ed è tornato nella sua città
natale di Lansingburgh dopo molti colpi di scena. Melville
ha un'immagine forte del mare e delle navi, ma sei in mare
solo da quattro anni.
Infanzia
Herman Melville nacque il 1° agosto 1819 a New York City,
terzo degli otto figli di Allan e Maria Gansevoort Melvill.
(Maria aggiunse la "e" al cognome della famiglia dopo la
morte di Allan). Il padre era un importatore di generi
alimentari a New York. Herman nacque in un clan importante i cui
antenati avevano partecipato a quasi tutti i principali
eventi della storia americana, dal Boston Tea Party alla
guerra rivoluzionaria. Sua madre proveniva da una linea di
coloni olandesi che arrivarono negli Stati Uniti nel 1600 e
si stabilirono a New York (oggi c'è una città chiamata
Gansevoort nello stato di New York). I parenti di suo padre
erano ricchi commercianti di Boston. La famiglia di Herman
si stabilì a New York City, dove Allan Melvill possedeva
un'attività di importazione. Come dice uno storico, "il
mondo del giovane Herman era fatto di servitù e scuole di
ballo". Herman era un ricco ragazzo, ma all'età di
11 anni, quando la sua famiglia fu costretta a trasferirsi a
New York, nella casa dei genitori di sua madre, la
situazione economica della sua famiglia era notevolmente
peggiorata.
Marinaio e scrittore
Nel 1841 Melville si imbarcava a New Bedford come marinaio a
bordo di una baleniera, e lasciava le coste del New England
per il favoloso Pacifico: partiva da quello che era allora
un grande centro della marina a vela, maggior centro per le
baleniere ed appare oggi poco più di un cimitero navale,
dove impallidiscono i ricordi degli ultimi romanzi della
navigazione e del mare. Tre anni dopo il veliero rientrava a
New Bedford con la stiva carica di ossi e oli di balena. Ma
nella ciurma mancava il giovane Melville che dopo pochi mesi
di servizio a bordo aveva disertato con un giovane compagno,
Toby Green, nelle isole Marchesi. Qui rimase quattro mesi,
felice di trovare un ideale rifugio al mirabile monstrum
della civiltà moderna nella vallata paradisiaca di Typee. Ma
Toby non tardò ad abbandonarlo al suo destino deluso della
scomodità dello stato di natura. Melville parve
completamente conquistato agli incanti voluttuari di quella
vita.
Ma ad un tratto venne colto dal desiderio di tornare da
quell'esilio lontanissimo, e cercò il momento opportuno per
fuggire e ci riuscì salendo a bordo di una baleniera
australiana, dalla quale disertò nuovamente a Tahiti in
compagnia del medico Long Ghost. Altre avventure e altre
fughe. Ancora una volta temette di soccombere all'inerzia
primordiale e, arruolatosi in una nave da guerra americana,
tornò come un figliol prodigo in seno alla civiltà. Le
vicende e le esperienze vissute negli arcipelaghi austriali
e nell'aperto pacifico dovettero poi essere rappresentate
nelle successiva parte della vita di Melville, la carriera
letteraria.
Durante la sua assenza di quattro anni, la sua famiglia si era
ripresa economicamente e la sua vita si stabilizzò. In
questo momento in cui poteva permetterselo, Melville
incontrò sua moglie Elizabeth e si sposò, la coppia ebbe
quattro figli. Al ritorno a New York, l'allora venticinquenne si rese conto che la
gente era molto interessata alle sue storie sulla vita in
mare. Decise di scriverle e il risultato fu il suo primo
romanzo Taipi, (Typee: A Peep at Polynesian Life). Il
romanzo autobiografico apparve nel 1846, dopo che Melville
era stato rifiutato da un editore. Questo editore pensava
che le storie che descriveva nel libro (la maggior parte
delle quali erano basate sulla sua stessa vita) erano troppo
eccitanti per essere realmente accadute. Il libro fu un
grande successo. Nel 1847, Melville pubblicò Omoo,
anch'esso un romanzo sulla vita in mare e tra i polinesiani.
Strani problemi si presentano oggi ai critici nell'analisi
delle opere di questo scrittore, la cui arte fu tutt'uno con
la sua biografia : ricchissima di avventure nella prima
gioventù; povera, tetra, aridissima per il testo
dell'esistenza spesa oscuramente al tavolo di uno squallido
ufficio di doganale. Molti si domandano perchè Melville
fuggi il paradiso naturale non appena credette di averlo
ritrovato. L'utopia tropicale gli parve solo temporanea,
inabitabile, e forse poco consona all'idea che doveva avere
di realizzazione di se.
Era la vittima di incubi e ossessioni personali che gli
facevano sfuggire il mondo nell'atto stesso di desiderarlo;
il mondo della fantasia e il mondo della realtà, il mondo
della natura e il mondo degli uomini. Era il tipico
vagabondo americano. Rientrato in seno alla civiltà, visse
come un eremita, covando nella solitudine il demone interno
di implacabili nostalgie del passato e paurose l'illusioni
dell'avvenire. Fallita la sua utopia romantica, egli
consacrò tutta la sua arte ad aggiornare l'idea antica del
diavolo al nuovo tempo di miracoli scientifici e
industriali.
La grande balena bianca
Nel 1850, incontrò Melville incontrò Nathaniel Hawthorne,
che in seguito divenne molto acclamato per "La lettera
Scarlatta", che divenne un suo caro amico. Il 14 novembre 1851, Moby Dick fu pubblicato negli
Stati Uniti. La storia dell'odio fatale e monomaniacale del
capitano Achab verso la gigantesca balena bianca che
gli aveva mangiato la gamba era sorprendente. Il libro era
una combinazione simultanea di una storia d'avventura, un
resoconto dettagliato sull'industria baleniera, un racconto
ammonitore e una metafora sul cui significato gli studiosi
discutono ancora oggi. I critici letterari erano quasi tutti
entusiasti. "Di tutti i libri straordinari della penna di
Herman Melville, questo è senza dubbio il più straordinario",
scrisse un critico britannico. "Pochi libri che si
professano di metafisica, o che rivendicano la paternità
delle muse, contengono tanta vera filosofia e tanta genuina
poesia quanto il racconto della spedizione baleniera del
Pequod".
Sembra che Herman Melville abbia avuto l'idea di scrivere un
romanzo su una folle caccia a una temibile balena durante un
viaggio nell'oceano, ma scrisse la maggior parte di "Moby
Dick"
sulla terraferma, in una valle, in una fattoria, che chiamò
la fattoria Arrowhead, dal nome delle reliquie che
aveva dissotterrato con il suo aratro, e scrisse in una
stanza al secondo piano che guardava le montagne in
lontananza e, più vicino, i campi di zucche e mais, colture
che aveva seminato per nutrire i suoi animali, "i miei
amici cavallo e mucca". Nella stalla, gli piaceva
guardarli mangiare, specialmente la mucca; amava il modo in
cui muoveva le mascelle. "Lo fa così dolcemente e con una
tale santità", scriveva, l'anno in cui teneva sulla sua
scrivania una copia della "Storia naturale del
capodoglio" di Thomas Beale. Sulla porta della stanza
dove scriveva aveva installato una serratura. Vicino al
focolare, teneva un arpione che usava come attizzatoio.
Scrittore solitario
Melville prese a frequentare il circuito delle conferenze,
che, per scrittori come Ralph Waldo Emerson, era una
pratica redditizia. Melville, però, non fu mai in grado di
avere un vero successo in questo campo. Quelli che avevano
un minimo di interesse per lui venivano a sentir parlare di
Taipi e Omoo, non dei suoi libri successivi.
Melville tenne conferenze per tre anni prima di lasciare il
circuito. Nel 1863, fu costretto a vendere Arrowhead,
la sua casa (oggi museo storico) a Pittsfield, nel
Massachusetts, a suo fratello, e riportò la sua famiglia a
New York City. Nel 1866, prese un lavoro come ispettore
doganale presso la l'ufficio doganale di New York, un lavoro
d'ufficio dove veniva pagato solo 4 dollari al giorno.
Lavorò lì per i successivi venti anni.
Melville era non solo contemporaneo, ma anche amico e
vicinissimo di Nathaniel Hawthorne. Allora l'autore
della Lettera scarlatta ricercava le origini del male
nei labirinti della subcoscienza e della ereditarietà. La
demonologia del dualismo interno della personalità umana
ripeteva, in chiave che oggi si direbbe psicoanalitica, la
concezione calvinistica del dualismo fatale dell'universo.
Gli ultimi puritani cacciavano Dio dal mondo e non facevano
vivere più nessuna pietà fra il regno artificiale della
grazia e il deserto senza limiti del peccato. Herman
Melville era in costanti rapporti e contatti con il suo
fratello spirituale, ma poneva il problema del male in
termini di civiltà moderna e di progresso materiale,
scoprendovi i segni di una nuova cospirazione di forze
diaboliche nell'universo.
Fu un vero genio incompreso, o soltanto un ammutinato contro
il destino è difficile rispondere a questo problema.
Tuttavia chi vede in lui soltanto un eccentrico e un
fuggitivo non può negargli il merito di essere stato il
primo scopritore letterario degli antipodi nel cui libero
spazio portò, a differenza dei successori europei e della
civiltà, una sensibilità da vero figlio del nuovo mondo, e
cioè satura di sogni e vergine di esperienze culturali. La
sua stessa vicenda di fughe e di ritorni, di rimpianti e di
rimorsi ricorda uno dei momenti più drammatici della
biografia dello spirito coloniale nel secolo delle grandi
migrazioni e delle ultime scoperte.
Anche se non poteva più scrivere a tempo pieno, Melville non
mise mai definitivamente via la penna. Rivolse invece i suoi
interessi alla poesia. Era stato profondamente colpito dalla
guerra civile, specialmente da una visita del 1864 al fronte
con suo fratello. Nel 1866, pubblicò un libro di versi
intitolato Pezzi di Battaglia (Battle-Pieces and
Aspects of the War). Stava anche lavorando a un poema
epico intitolato Clarel, un progetto che sua moglie
definì un "incubo terribile".
Oltre al suo fallimento professionale, la vita personale di
Melville fu scossa dalla tragedia. Nel 1867, il suo figlio
maggiore Malcolm si uccise in quella che fu una
sparatoria accidentale o un suicidio intenzionale. Nel 1886,
l'anno in cui Melville si ritirò dalla dogana, l'altro
figlio Stanwix morì di tubercolosi. Eppure,
nonostante queste sfide, e il fatto che la sua carriera
sembrava aver toccato il fondo, Melville non era un uomo
tormentato. Quando non lavorava, passava la maggior parte
del suo tempo a casa, giocando con i suoi nipoti e lavorando
a progetti di scrittura che non aveva intenzione di
pubblicare. Leggeva voracemente. Gli amici gli facevano
visita a volte.
Morte
Nel 1890, un anno prima della morte di Melville, un
giornalista, Edward Bok, scrisse sullo scrittore un tempo
famoso: "Se uno scegliesse di camminare lungo la
Diciottesima Strada Est, New York City, una mattina
qualsiasi verso le 9, vedrebbe il famoso scrittore di storie
di mare - storie che non sono mai state
eguagliate...Quarantaquattro anni fa, quando apparve il suo
racconto più famoso, Tipe non c'era un autore più conosciuto
di lui... Gli editori lo cercavano e si consideravano
fortunati ad assicurarsi il suo nome come stella letteraria.
E oggi? L'affollata New York non ha nemmeno idea che sia
vivo, e uno dei letterati più informati di questo paese ha
riso recentemente della mia dichiarazione che Herman
Melville era il suo vicino di soli due isolati.
'Sciocchezze', ha detto. 'Perché, Melville è morto da molti
anni!'".
Melville venne dimenticato, solo per essere riscoperto intorno
al centenario della sua nascita, nel 1919. Da allora, la sua
fama non ha conosciuto limiti, la sua reputazione è sempre
cresciuta, la sua vita è stata scandagliata e studiata. Le
sue carte sono state pubblicate, gli appunti che aveva preso
nei suoi libri sono stati digitalizzati, è stato compilato
un diario di tutti i suoi giorni, ogni movimento è stato
tracciato, ogni parola è stata analizzata, ogni pagina con
le orecchie di cane è stata scannerizzata e caricata, come
tanto fieno gettato in un solaio. Melville non voleva che le
sue carte fossero conservate. "È una mia vile abitudine
quella di distruggere quasi tutte le mie lettere",
confessò una volta. Bruciò i suoi manoscritti. Rifuggiva dai
fotografi.
Curiosità
Herman Melville soffriva di un serio blocco dello scrittore
prima del celebre Moby Dick finché non lesse la
raccolta di racconti di Nathaniel Hawthorne Muschi
da una vecchia canonica. Fu ispirato e alla fine dedicò
il romanzo finito al suo amico.
Ogni anno il New Bedford Whaling Museum nel Massachusetts
organizza una maratona di lettura non-stop di Moby Dick. Ci
vogliono circa 25 ore per 150 lettori per leggere il libro
ad alta voce.
Melville poteva essere un po'... egocentrico. Un Natale
regalò ai suoi figli dei libri che voleva davvero per avere
una scusa per comprarli, e una volta svegliò la sua giovane
figlia alle 2 del mattino per farle correggere la sua
poesia.
Povero George John Whyte-Melville. Le opere del romanziere
inglese sono state spesso attribuite erroneamente a Herman
Melville, che visse più o meno nello stesso periodo. Per la
cronaca, i romanzi Katerfelto e Satanella appartengono a
George.
I fondatori di Starbucks Coffee volevano originariamente
chiamare la loro attività con il nome della nave baleniera
di Moby Dick, finché uno dei soci fece giustamente notare
che la gente potrebbe non essere interessata a bere una
tazza di "Pee-quod". Si stabilirono su Starbucks, come il
primo compagno del capitano Achab.
Nel 1848, a Melville fu chiesto di recensire un nuovo libro
intitolato The Romance of Yachting di Joseph C. Hart.
Melville odiava il libro e non riuscì a trattenersi nella
recensione. "Lei è stato orribilmente imposto, mio caro
signore. Il libro non è un libro, ma un fascio compatto di
carta da imballaggio. E per quanto riguarda il signor Hart,
penna e inchiostro dovrebbero essere immediatamente tolti a
quell'uomo sfortunato, in base allo stesso principio per cui
si ritirano le pistole al saggio deciso a suicidarsi",
scrisse Melville. "Quale grande peccato nazionale abbiamo
commesso per meritare questa inflizione? ... Seriamente
ancora, e sulla mia coscienza, il libro è un aborto, il mero
tronco di un libro, senza testa braccio o gamba.
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