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NIETZSCHE
Chi non ha letto su
qualche maglietta o su un diario la frase "bisogna avere un caos dentro di sé
per generare una stella danzante?" Parole di Nietzsche, filosofo, poeta,
compositore e filologo tedesco, morto folle e vissuto malamente a cavallo tra
‘800 e ‘900. La sua vita ha attratto tanti giovani lettori, i suoi aforismi lo
hanno reso il filosofo più amato e controverso. Celebre la sua
affermazione "Dio è morto".
A noi piace il suo
aforisma:
"Chi ha un perché abbastanza forte, può superare qualsiasi come".
Era il 25 agosto
del 1900 e scompariva Friedrich Nietzsche, il filosofo, lo studioso,
l’artista che rivoluzionò il modo di pensare dell’Ottocento, sfidando il
razionalismo e la fiducia nel progresso. Tutti noi lo conosciamo per aver
scritto "Così parlò Zarathustra" o per aver teorizzato il Super-Uomo.
Suoi sono i celebri aforismi:
Quello che non mi uccide, mi fortifica.
La verità è che la verità cambia.
Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.
Non esistono fenomeni morali, ma solo interpretazioni morali dei fenomeni.
Friedrich Nietzsche
nacque il 15 ottobre del 1844 a Röcken, in Germania, vicino a Lipsia. Non
ebbe un infanzia facile, con la morte del padre quando aveva circa 5 anni e del
fratello poco dopo. Sin da molto giovane mostrò un forte interesse per
l’antichità e per lo studio della filologia. Nel 1864 entrò
all’Università di Bonn, nel 1865 seguì un suo professore all’Università di
Lipsia, dove si dedicò allo studio della filologia allontanandosi dalla
teologia. A soli 24 anni divenne professore di greco e letteratura,
presso l’Università di Basilea, dove conobbe Richard Wagner, che molto lo
influenzò in questo periodo. Lesse un libro che cambiò, per sempre, la sua
esistenza: "Il Mondo come Volontà e Rappresentazione? di Schopenhauer,
tanto che in seguito si sentì il depositario della dottrina di Schopenhauer
sulla caoticità dell’esistenza in contrasto con il razionalismo.
Nel 1872 il filologo dette alle stampe il suo primo lavoro letterario: "La nascita della tragedia?.
Il libro non venne accolto con l’entusiasmo sperato e per molti rimase
sconosciuto. L’anno successivo pubblicò "Considerazioni inattuali?. Egli
infatti scavava nel mondo greco per farsi profeta di quelle
trasformazioni che avrebbero riguardato, prima o poi, la società del suo tempo;
facendo questo si sentiva perennemente proiettato o nel passato o nel futuro. La
vera filosofia non doveva secondo Nietzsche domandarsi cosa era vero, ma cosa
era utile per la vita, cosa davvero era in grado di stimolare le forze vitali
dell'uomo. Le due opere che abbiamo citato sono scritte nella forma accademica
del saggio ma in generale, anche nel modo di scrivere, Nietzsche ruppe con gli
schemi consueti, preferendo l'aforisma alle lunghe dissertazioni: parole
concise, essenziali e illuminanti.
Qualcosa in lui stava
cambiando; gli ideali del romanticismo erano per il filologo oramai superati.
Nello stesso tempo, la sua amicizia con Wagner, estremo esponente
romantico, si spezzò. Nel libro "Umano troppo umano? emergono tutte
queste vicissitudini ed inquietudini personali ed emerge, chiara, la voglia di
superare l’ideale di Schopenhauer. Mentre per quest’ultimo l’unico rimedio
possibile, al caos esistenziale e all'infelicità dell'esistere, è l'annullamento
della vita stessa (realizzato che la vita è tragica non resta che uscirne al più
presto), per Nietzsche, viceversa, la vita si deve vivere fino in fondo,
accettandola in ogni sua sfumatura. In "Così parlò Zarathustra? si legge:
"bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante"
Nel 1879
smise di insegnare a Basilea e si ritirò tra l’Italia e la Svizzera, convivendo
con una nevrosi ed un’inquietudine cronica; solo a Torino riuscì a
trovare un po’ di quella serenità, che continuava a cercare. Qui divenne
protagonista di un episodio molto particolare: all'uscita dalla sua abitazione
nel 1889, il filosofo tedesco vide un vetturino frustare con violenza il suo
cavallo che si rifiutava di muoversi. Nietzsche rimase impressionato dalla scena
e intervenne per fermare l’uomo, e pare che piangendo, si mise ad
abbracciare il cavallo. Che sia accaduto esattamente questo non si è certi,
certo è che Nietzsche nello stesso giorno (3 gennaio 1889) crollò a terra privo
di sensi in piazza Carlo Alberto, qualcosa in lui si era spezzato. In quello
stesso giorno iniziò a scrivere i cosiddetti "biglietti della follia",
testi indirizzati a personaggi famosi e amici. Il 9 gennaio l’amico Overbeck
andò a prenderlo e Nietzsche venne ricoverato. Ed è anche in questo momento che
nacque il mito di Nietzsche. Spesso i grandi artisti o i pensatori
attraggono per il loro essere sopra le righe. La malattia mentale nel caso di
Nietzsche ha rappresentato certo un ostacolo alla corretta comprensione del suo
pensiero (a lungo hanno creduto che le sue stesse tesi filosofiche precedenti
fossero viziate da tale malattia). Allo stesso tempo il suo stato psicologico
divenne anche il volano del suo successo poiché sempre più persone finirono per
leggerlo incuriosite dalla sua vicenda personale. Ancora oggi tanti studenti
sono attratti dalla sua filosofia per gli aneddoti che hanno caratterizzato la
sua vita. Il suo esprimersi con aforismi ha contribuito a renderlo tanto letto,
amato e tanto controverso.
Nel 1881 pubblicò "L’Aurora"
il libro che lo affermò nel mondo della filosofia e che costituisce il preludio
di ciò che comunemente chiamiamo la "dottrina nietzschiana?. L’anno successivo è
la volta de "La gaia scienza" dove si apprezza la scienza in quanto
capace di liberare l'uomo, proprio come, anni prima, aveva valutato
positivamente la religione per la sua capacità di far emergere la capacità
creativa. Il filosofo si domanda ora non se la scienza sia vera o falsa, ma se
sia utile o dannosa per la vita. E la valutazione che ne dà è ovviamente
positiva. Finché non è stato in grado di dominare materialmente la realtà,
l'uomo ha sentito l'esigenza di imporsi su di essa almeno concettualmente con
l'idea di Dio e della morale. Poi con la tecnologia e il progresso l'uomo ha
esteso il proprio dominio materiale sulla realtà e la validità di concetti come
"Dio" e "morale" è cambiata.
La sua salute
continuava a peggiorare; una delusione d’amore, per una ragazza più giovane, che
gli preferì un suo allievo, lo fece cadere in una folle pazzia. Tra il
1883 e il 1884 scrisse il celeberrimo "Così parlò Zarathustra? che venne
pubblicato solo nel 1891. Così parlò Zarathustra, in cui il protagonista (Zarathustra)
è un profeta o, meglio, per usare un'espressione tipicamente nietzscheana, è un
"Anticristo? perché dopo che la morale e la religione sono giunti al loro
crepuscolo, l'uomo che si è congedato da esse è il superuomo:
"Morti sono tutti gli Dei: ora vogliamo che il superuomo viva"
(Così parlò
Zarathustra)
In
Così parlò
Zarathustra, proprio come nei
Vangeli, si racconta la vita del profeta inframmezzata da parabole e metafore.
Il superuomo non è superiore agli
altri, ma la nuova figura che l'uomo dovrà assumere in futuro. Il
protagonista Zarathustra, fondatore della religione persiana, veva
contrapposto in modo nettissimo il bene al male con Nietzsche si pone al di là
del bene e del male, il suo insegnamento è di non accettare insegnamenti, ma di
creare nuovi valori, di essere liberi ed agire per realizzare se stessi. Il
nuovo uomo di Nietzsche ama la vita, desidera la felicità, è attaccato alla
propria natura materiale, ai propri istinti e bisogni. Secondo Nietzsche gli individui
dovevano cercare di raggiungere il massimo del loro potenziale.
Continuò a scrivere
per tutta la vita, in particolare ricordiamo volumi come "Il caso Wagner?,
"Nietzsche contro Wagner? ed "Ecce homo? una sorta di autobiografia. Il suo
pensiero iniziò ad affermarsi solo negli ultimi anni della sua vita, quando
abbandonato dagli amici si spegneva, nella pazzia più cupa ed assoluta. Morì il
25 agosto del 1900, solo e malato, mentre la sua dottrina aveva fatto centro con
gli intellettuali di tutta la terra. Negli
ultimi anni della sua vita fu dichiarato pazzo e fu sua sorella pubblicare i
suoi lavori, un po' modificandoli.
Ma cosa c’è di così straordinario, nel pensiero Nietzschiano?
Molto probabilmente la volontà di intrecciare filosofia e vita, di unire
l’astratto al reale.
Nietzsche sviluppa la
sua dottrina traendo spunto da Schopenhauer, ma per quest’ultimo la vita
non è altro che dolore e bisogna sfuggire da essa. Per Nietzsche la vita va
accettata totalmente e con l’entusiasmo più assoluto. Dionisio diventa il
simbolo dell’accettazione della vita e Zarathustra il suo profeta. Dionisio
che aveva ispirato i filosofi greci, simbolo dell’ebbrezza e della vita
effimera, ritorna in Nietzsche e diventa totalizzante. Per il filosofo
tedesco, solo grazie all’accettazione totale della vita si può trasformare il
dolore in gioia, invece di distruggere si può creare. Solo credendo nel
valore delle virtù e delle passioni, l’uomo può sviluppare i nuovi valori che
sono alla base dell’accettazione della vita.
L’arte per questo filosofo è l’espressione più alta che l’uomo possiede,
l’arte ed in particolare la musica, con il suo spirito dionisiaco, riescono a
far entusiasmare gli uomini e rendere la loro esistenza più sopportabile. L’arte
riesce ad elevare l’uomo all’infinito, perché attraverso l’arte l’uomo esalta se
stesso.
Proseguendo verso la completa accettazione della vita, Nietzsche sviluppa
l’espressione "L’eterno
ritorno? che riesce ad esprimere parte del suo pensiero. L’eterno ritorno
è l’accettazione e l’auto accettazione del mondo. "Tu sei il profeta
dell’eterno ritorno, questo è il tuo destino? così si rivolgono a Zarathustra,
nel libro "Così parlò Zarathustra".
Non poteva mancare, in questo pensiero, un riferimento all’amore. "Amor fati?
afferma il filosofo tedesco, ovvero l’amore che aiuta a superare le
vicissitudini della vita. "La Formula per la grandezza dell’uomo, dice Nietzsche, è amor fati;
non volere nulla di diverso da quello che è , non nel futuro, non nel passato,
non per tutta l’eternità. Non solo sopportare ciò che è necessario, ma amarlo?
(Nicola Abbagnano). Questa è l’essenza ultima della vita e la chiave per la
felicità, non voler modificare né il proprio presente, né il passato o il
futuro, ma accettare tutto ciò che succederà, nella piena consapevolezza che
ognuno di noi è un’entità unica, in grado di affrontare tutto.
Il Super-Uomo
Dalla teoria
dell’eterno ritorno e da quella dell’amor fati, passiamo al Super-Uomo, ovvero
alla conclusione del pensiero filosofico di Nietzsche, quella teoria che
stabilisce che l’accettazione dell’esistenza non è accettazione dell’uomo. Il
senso della terra, il senso ultimo del mondo non è l’uomo, bensì il Super-Uomo.
Questo Super-Uomo è del tutto libero, libero nel suo spirito, libero da legami
di fede o di tradizione, è l’essenza pura dell’uomo. "Divieni ciò che sei?.
La libertà interiore caratterizza il Super-Uomo, egli è il filosofo del futuro,
colui che crede nella verità assoluta, la verità della vita e del mondo, quella
stessa verità che gli consente, pienamente, di accettare sia il mondo, che la
vita.
Vedere anche:
Il Super-Uomo e il nazismo.
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