VISITARE
SAN GIMIGNANO -
INFORMAZIONI E GUIDA. Quando si
superano le colline vicine, le 14 torri di questa città murata si ergono
come una Manhattan medievale. Originariamente un villaggio etrusco,
l'insediamento prese il nome dal vescovo di Modena, San Gimignano, che si
dice abbia salvato la città da Attila. Divenne un libero Comune nel 1199,
prosperando in parte grazie alla sua posizione sulla Via Francigena.
Costruire una torre più alta di quelle dei vicini (originariamente erano 72)
divenne un modo popolare per le famiglie importanti di ostentare il loro
potere e la loro ricchezza. Nel 1348 la peste spazzò via gran parte della
popolazione e indebolì l'economia locale, portando alla sottomissione della
città a Firenze nel 1353. Oggi, è invasa da molti visitatori attratti da un
palpabile senso di storia, un intatto paesaggio medievale e l'incantevole
ambiente rurale.
San Gimignano è un paese da favola, in
provincia di
Siena, caratteristico per la
vernaccia, lo zafferano e per le sue torri che sorge su di un colle
che domina la
Val d'Elsa. Proprio le sue torri appaiono all'improvviso, oltre
la chioma degli ulivi, oltre le ombre dei cipressi e
delle vigne, all'uscita di uno dei tornanti della strada
che da Poggibonsi sale ai 324 metri sul livello del
mare. E quell'immagine non si dimentica più. Una
cartolina che si stampa nella nostra anima.
Quella che era la sede di un piccolo villaggio etrusco
del periodo ellenistico iniziò la sua storia intorno al X secolo prendendo
il nome del
Santo Vescovo di Modena,
San Gimignano, morto nel 387, che avrebbe salvato il borgo dalle orde barbariche
di Attila. Il
borgo ebbe
grande sviluppo durante il Medioevo grazie alla
Via Francigena
che lo attraversava e quel tempo sembra essere
arrivato a noi intatto.
Oggi arrivando verso la cittadina si notano subito
in lontananza le sue celebri torri. Un luogo unico, che è stato
dichiarato dall'Unesco sito "Patrimonio dell'Umanità"
San
Gimignano è certamente un borgo degno di una visita. Il centro è un vero e
proprio gioiello d'arte che conserva intatto il fascino di un'epoca passata.
Bellissima la
Collegiata di Santa Maria Assunta costruita nel XII secolo.
All'interno vi sono affreschi del '300 senese che raffigurano le Storie del
Vecchio Testamento ad opera di
Barna da Siena, Bartolo di Fredi e Taddeo di Bartolo e
affreschi del '400 fiorentino. La cappella è opera di Giuliano e Benedetto
da Maiano con decorazioni in terracotta.
La
Chiesa di San Agostino è affrescata da Benozzo Gozzoli e vi si trova
anche una Incoronazione del Pollaiolo. Degne di visita sono anche le chiese
di S. Pietro, S. Jacopo e S. Bartolo. Da segnalare anche il Palazzo del
Podestà che conserva un affresco del Sodoma. Le Fonti è un edifico impiegato
per la lavatura della lana e risale al XII secolo. Di bellezza spettacolare
anche la Piazza della Cisterna, con al centro un bel pozzo. Il borgo ospita
anche diversi musei: quello etrusco, quello d'arte sacra e la Pinacoteca
civica. Non lontano da S. Gimignano, la Pieve di Cellole del XIII secolo.
La città costituisce una
delle più esemplari e genuine testimonianze dell'urbanistica medievale della
regione toscana.
Il
centro storico è racchiuso dentro le mura e adesso si accede per la Porta
San Giovanni, davanti alla quale si apre dal 1875 un vasto piazzale con
giardini, la cui area nel 1810 fu occupata dal Convento di San Francesco.
Sulla stessa piazza, si trovava fin dal 1315 anche l'Ospedale degli
Innocenti e, nell'area periferica a ovest, il Convento di Santa
Chiara fondato nel 1261. I due conventi furono abbattuti nel XVI secolo
per ordine di Cosimo I de Medici il quale era preoccupato per
l'eventualità di attacchi senesi, e fece costruire in questo luogo un
antiporto a protezione delle mura, che furono rafforzate da torrioni rotondi
di difesa, e fece trasferire, per maggiore sicurezza, dentro la città sia u
due ordini monastici, sia i trovatelli dell'ospizio. Dei conventi oggi
rimangono come unica traccia i pozzi dei chiostri.
La Porta San Giovanni, fu liberata dall'antiporto nel
1782 è riportata dalla parte esterna alla struttura originaria dell'anno
1262. Questa porta, in realtà come quella settentrionale di San Matteo,
era stata costruita nel 1237. Infatti, fine dal 1222, il Comune che aveva
acquistato aree fabbricabili nelle vie del Prunello, del Pozzuolo, di
Forliano oltre la prima cerchia di mura già costruita nell'XI secolo, aveva
anche dato inizio ad un'opera di popolamento dei due "borghi" e si stava
rendendo conto della necessità di provvedere alla protezione dei nuovi
abitanti. Tuttavia, sedicenni dopo l'innalzamento della seconda e più amplia
cinta
Firenze,
sospettando l'infedeltà dei guelfi di San Gimignano suoi alleati e
ipotizzando una loro connivenza con Pisa
ghibellina, colse il pretesto si una controversia fra il governo e i
provveditori delle arti cittadine per imporre alla città l'abbattimento delle nuove
mura e delle porte. Le pietre delle mura distrutte furono in gran parte
usate per la costruzione di edifici privati, ma quando una delibera permise
il rifacimento delle mura delle porte nel 1262, una immediata ordinanza
impose ai proprietari che si erano disonestamente serviti delle pietre della
comunità, di abbattere le loro nuove case e di riconsegnare quanto avevano
trafugato. Da allora le mura ebbero i loro custodi diurni e notturni e per
più secoli tutta una serie di norme statuarie per la loro tutela e
manutenzione.
Lasciata la macchina a porta San Giovanni si entra letteralmente nel
Medioevo. San Gimignano inizialmente era sottoposta al vescovo di Volterra, che
esercitava il suo potere fino al Monte Maggio, nella vallata
dell'Elsa. San Gimignano si riscattò nel 1170, dopò l'assassinio del
vescovo Galgano, pugnalato davanti al portale della cattedrale di Volterra.
Cominciarono i primi passi di San Gimignano verso il "libero comune", che
significava soprattutto la volontà di agire autonomamente in campo politico
e commerciale. Fino al 1300 la storia della città è un intrigo di lotte
interne ed esterne, storia comune a tanti altri liberi comuni dell'epoca. Alcune potenti famiglie si diedero battaglia
avvicinandosi all'influenza di Firenze. Gli Ardinghelli si schierarono con i
guelfi, i Salvucci con i ghibellini. L'8 maggio del 1300 arrivò a San
Gimignano Dante Alighieri, ambasciatore della lega guelfa, di cui la città
aveva accettato di far parte. Questo fu uno dei momenti di maggior fasto per
città, centrò di produzione di olio, vino, granaglie, bestiame e pellame.
Nella prima metà del '300 la fu tuttavia costretta a
guerreggiare con Volterra e poi con Lucca, (al tempo
della guerra della lega Guelfa contro il fronte ghibellino guidato dal
condottiero Castruccio Castracani) prima di sottomettersi
definitivamente a Firenze, anche perché decimata dalla peste che nel 1348
fece molte vittime.
Nei secoli successivi lo spirito bellicoso dei sangimignanesi sarà frenato ancora
dalla peste e da guerriglie con questa o quella città. All'inizio del 1500
San Gimignano dovette difendersi dal re Alfonso d'Aragona e da
Siena. In quegli anni salì sul colle di Montestaffoli anche
Nicolò Machiavelli, chiamato a organizzare con criteri più aggiornati la
difesa della città. Dal 1530 al 1737 San Gimignano restò sotto i Medici,
sino cioè alla morte di Gian Gastone ed alla fine della potente
famiglia fiorentina.
Le
torri che hanno contribuito a rendere il borgo famoso in tutto il
mondo, quelle che non dimenticano, hanno origini antiche. La prima venne
costruita all'inizio dell'XI secolo, accanto al palazzo del podestà: detta
anche "la rognosa", era alta 51 metri e serviva per l'amministrazione
della giustizia e come carcere. Ne sorsero poi altre, ad opera di famiglie
potenti, che fecero a gara ad erigerle sempre più alte fino a quando, con lo
statuto del 1255, fu proibito di elevare torri più alte della "rognosa".
Alcune famiglie aggirarono l'ostacolo costruendo più torri. Si dice che un
tempo a San Gimignano ce ne fossero 72; nel 1580 ne erano rimaste 25; oggi
sono 14. Altre, mozzate, sono state incorporate negli edifici.
Lo
splendore e la ricchezza hanno portato a San Gimignano anche importanti
artisti che hanno lasciato splendide testimonianze del loro passaggio del
loro passaggio. Nella Colleggiata di Santa Maria Assunta, il duomo come
viene anche chiamato (a cui abbiamo dedicato una ampia pagina, vedere
Duomo di San
Gimignano) consacrata, come dice una
lapide sulla facciata esterna, il 21 novembre del 1148 da papa Eugenio III,
vi sono dipinti e decorazioni e affreschi che portano le firme di Lippo
Memmi (il progettista della Torre del Mangia a Siena), Domenico Ghirlandaio, Sebastiano Mainardi,
Taddeo di Bartolo, Giuliano e Benedetto da Maiano. Inoltre vi
sono custodite due statue lignee di Jacopo della Quercia e alcuni
affreschi di Barna da Siena. Bellissima è la Cappella dedicata a
Santa Fina, patrona della città, affrescata da Domenico Ghirlandaio.
Meritano una visita il Museo d'Arte Sacra, adiacente alla Collegiata, il
Museo Etrusco, il Palazzo del popolo, la Biblioteca Comunale
e le cosiddette
chiese minori. San Gimignano attrae per l'arte e la storia, per il paesaggio
e l'atmosfera, ma anche per l'orgoglio amichevole dei
suoi abitanti.
San Gimignano invita e rispetta il turista, ma non vive esclusivamente in
sua funzione. Continua a produrre olio e vino, con la vernaccia e poi
lo zafferano, come tanto tempo fa. Sui colli che
degradano verso la valle d'Elsa si estendono uliveti e vigneti di chianti
e, soprattutto, di vernaccia. Nelle macellerie si vendono salumi di
cinghiale, la "finocchiona" e le "caciotte". San Gimignano
merita infine di essere vista di sera, quando i turisti se ne vanno e la
città è soltanto dei suoi abitanti. Allora si respira in pieno quell'aria
rilassante da "borgo antico"; anche i sangimignanesi diventano meno
scontrosi.
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