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Johann Sebastian Bach, è considerato
uno dei più grandi compositori di tutti i tempi. Apparendo in un
momento propizio nella storia della musica, fu in grado
di censire e riunire i principali stili, forme e tradizioni
nazionali che si erano sviluppate durante le generazioni precedenti
e, in virtù della sua sintesi, arricchirle tutte.
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Johann Sebastian
Bach (31 marzi 1685 - Eisenach, Turingia 1685 -
Lipsia - 28 Luglio 1750), fu il compositore di epoca
barocca per eccellenza. Nella biblioteca municipale
di Lipsia sono ancora conservati i vecchi archivi che
contengono le liste dei funerali eseguiti nel XVIII
secolo. Uno di questi vecchi documenti ci informa in
modo sommario del seguente fatto, apparentemente banale:
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"Un uomo di sessantasette
anni, il signor Johann Sebastian Bach, Kapellmeister nella scuola
della Chiesa di San Tommaso, è stato sepolto il 30 luglio 1750".
La modestia e la semplicità di questa iscrizione, nascosta tra
molte altre altrettanto insignificanti, ci sembra incomprensibile
oggi se consideriamo che testimonia la morte di uno dei più
grandi compositori di tutti i tempi e, senza dubbio, il più
straordinario musicista del suo tempo. La brevità di queste
righe dimostra chiaramente il tragico destino di un uomo che
fu radicalmente sottovalutato nel suo tempo: pochi riconoscevano
il grande musicista e nessuno sapeva vederne il genio. Dopo
la sua morte silenziosa, l'opera dell'uomo che aveva dedicato
tutta la sua esistenza a creare onestamente e laboriosamente
"divina" musica in lode del Creatore in cui credeva fu completamente
dimenticata per più di cinquant'anni, fino a quando, dopo la
pubblicazione della prima biografia del musicista, un altro
compositore, Mendelssohn, salvò la sua opera per i suoi
contemporanei dirigendo la sua Passione secondo San Matteo
a
Berlino
nel 1829, un evento che costituì un fatto nazionale in Germania.

Bach
nacque a Eisenach in Turingia, da una
famiglia che in sette generazioni produsse più di cinquanta
musicisti illustri, da Veit Bach a Wilhelm Friedrich Ernst Bach.
Per duecento anni, gli antenati di Bach ricoprirono molte posizioni
municipali e di corte come organisti, violinisti, cantanti e
insegnanti, anche se nessuno di loro avrebbe raggiunto una particolare
fama. In Turingia, tuttavia, il loro cognome era sinonimo di
arte musicale; parlare dei Bach era parlare di musica.
Johann Sebastian
seguì la tradizione di famiglia in giovane età. Suo padre,
Johann Ambrosius, si rese subito conto di avere di fronte
un bambino particolarmente dotato e dedicò molto tempo al suo
insegnamento. L'atmosfera della casa paterna era modesta, senza
essere troppo povera e, naturalmente, era impregnata di una
profonda religiosità e dedicata alla musica. Quando Bach aveva
nove anni, sua madre, Elisabeth, morì e, come era comune all'epoca,
Johann Ambrosius si risposò pochi mesi dopo per potersi prendere
cura dei suoi figli. Ma tre mesi dopo il suo secondo matrimonio,
il 20 febbraio 1694, morì a sua volta, e la sua vedova chiese
aiuto al figlio maggiore del marito, Johann Christoph,
allora già organista a Ohrdruf, che si fece carico dei suoi
due fratelli minori, Johann Jacob e Johann Sebastian,
prendendoli in casa sua e promettendo di dare loro la necessaria
formazione musicale.
Il ragazzo era laborioso,
serio e introverso. Oltre alla musica, aveva una forte inclinazione
per la lingua latina, la cui struttura rigida e logica era perfettamente
adatta al suo carattere, e per la teologia. Questi soggetti,
accompagnati da un'intensa educazione luterana, finiranno per
plasmare completamente la sua personalità e diventeranno le
solide basi della sua esistenza e della sua forza creativa.
Johann Christoph stesso, che era stato allievo del compositore
Johann Pachelbel, divenne l'insegnante di organo del
ragazzo.
Non sembra, tuttavia, che fosse pienamente consapevole del genio
del fratello minore, se consideriamo il famoso aneddoto trasmesso
dallo stesso Bach al figlio Carl Philipp Emmanuel: Johann
Christoph proibì al ragazzo di studiare un libro contenente
i pezzi per clavicembalo più famosi del suo tempo, con opere
di Froberger, Kerll e Pachelbel, un libro che Bach riuscì a
trascrivere di nascosto, di notte e al chiaro di luna. Quando
il "crimine" fu scoperto, Johann Christoph distrusse la copia.
La sua seconda moglie e cronista familiare, Anna Magdalena Wilcken,
che narra a sua volta l'episodio, afferma che Johann Sebastian
glielo disse "senza mostrare il minimo risentimento contro
la durezza di suo fratello". Anna Magdalena fu meno benevola
e, spinta dalla sua lealtà e dal suo amore per Johann Sebastian,
finse di dare la colpa della cecità finale del compositore allo
sforzo che fece da bambino, per aver trascritto quelle partiture
"proibite" al solo chiaro di luna.
Anni
di formazione
Dovevano passare ancora molti anni di duro apprendistato e di
preoccupazioni quotidiane prima che riuscisse a sviluppare tutte
le sue capacità. Dopo la morte dei suoi genitori, lo stipendio
di suo fratello era troppo basso e la casa troppo piccola per
una famiglia in crescita. Johann Christoph iscrisse i suoi fratelli
al ginnasio di Ohrdruf, dove Bach terminò il primo ciclo di
studi nel 1700, due anni prima dei suoi compagni di classe,
e cominciò a ricevere un piccolo stipendio (sufficiente a pagare
le sue spese quotidiane) come membro del coro, dove cantava
con la bella voce di un soprano bambino. Nel marzo 1700 il ragazzo,
allora quindicenne, andò a Lüneburg, a 350 chilometri
da Ohrdruf, per unirsi al coro della Ritterakademie,
con uno stipendio sufficiente per il suo mantenimento aggiuntivo
e l'alloggio nel collegio.
Questo cambiamento gli diede anche l'opportunità di ampliare
e approfondire le sue conoscenze musicali. A Lüneburg fu influenzato
positivamente dal maestro di cappella, ma soprattutto dall'organista
titolare Georg Böhm. Purtroppo, in pochi mesi dal suo
arrivo, la sua voce cambiò e dovette guadagnarsi da vivere come
accompagnatore e insegnante di violino. La sua nuova situazione,
tuttavia, gli permise di trasferirsi ad
Amburgo
per completare la sua formazione con Adam Reincken, che,
nonostante la sua età, era uno dei più rinomati organisti attivi
all'epoca. Frequentò anche la corte di Celle, città della bassa
Sassonia, nella cui orchestra suonò come violinista su invito
di Thomas de la Selle, familiarizzando così con compositori
e forme musicali francesi. A questo periodo di attività e di
entusiasmo risale la sua prima cantata, un genere che frequenterà
per tutta la vita.
Un'energia apparentemente sconfinata e una forza d'animo traboccante
sono le caratteristiche essenziali della personalità di Bach.
Senza questi valori e senza la sua profonda religiosità non
sarebbe mai stato in grado di resistere ai duri colpi che il
destino aveva in serbo per lui. Nel 1702 finì il suo secondo
ciclo di studi scolastici e decise che era giunto il momento
di aspirare ad una posizione stabile. Dopo alcuni tentativi
infruttuosi di ottenere un posto come organista, fu finalmente
ammesso nel marzo 1703 come violinista del duca di Weimar.
La sua grande religiosità o le sue doti di organista lo portarono
a candidarsi per un altro posto: quello di organista ad Arnstadt
in Turingia, il cui decreto di nomina fu firmato dal conte
Anton Günther il 9 agosto 1703. Johann Sebastian aveva
allora diciotto anni.
Ma non era facile per le autorità trattare con un uomo impetuoso
ed impulsivo che non rispettava le regole stabilite ed era spesso
arrabbiato e capriccioso. Già a diciotto anni, mentre lavorava
come organista ad Arnstadt, si era concesso il lusso di prolungare
le sue vacanze per due mesi: era a
Lubecca
ad ascoltare in estasi il grande maestro Buxtehude e non era
affatto disposto a rinunciare a questo straordinario piacere.
Il consiglio comunale fu costretto ad ammonirlo e colse l'occasione
per rimproverargli il suo atteggiamento poco remissivo in materia
musicale: "Il signor Bach spesso improvvisa molte variazioni
strane, mescola nuove note nei pezzi scritti e la parrocchia
è confusa dalle sue interpretazioni".
Bach ignorò questi commenti; Arnstadt aveva poco da offrirgli
e i suoi interessi erano altrove. In primo luogo, intendeva
sistemarsi e creare una famiglia, cosa che fece sposando sua
nipote Maria Barbara, una giovane donna vivace e affascinante,
il 17 ottobre 1707. Sette figli furono il prodotto del loro
felice matrimonio. Nello stesso anno, il già rinomato organista
fece domanda per il posto di organista nella piccola città di
Mühlhausen (vacante a causa della morte del suo titolare),
che ottenne il 24 maggio, con il non trascurabile stipendio
di 85 fiorini d'oro (Guldens).
Nella chiesa di San Biagio, oltre a restaurare l'organo, organizzare
il coro, formare allievi (tra cui il suo devoto allievo J. M.
Schubert) e adempiere ai suoi doveri domenicali, Bach iniziò
a comporre cantate religiose, la più importante delle quali
fu l'Actus tragicus. Il suo periodo formativo iniziale
sembrava essere finito. Forse questa fu la ragione principale
delle sue dimissioni da organista a Mühlhausen, anche se i biografi
indicano spesso altre ragioni più specifiche: soprattutto il
conflitto musicale-teologico che aveva diviso i parrocchiani
in due campi: i seguaci del pastore Frohne, un pietista radicale
e nemico delle innovazioni musicali, e quelli dell'arcidiacono
Eilmar, amico e protettore di Bach, e padrino del suo primo
figlio. È possibile che, preso tra due fuochi, Johann Sebastian
abbia preferito dare alla sua carriera un cambio di direzione
lontano dalle tensioni teologiche che lo riguardavano così direttamente
come leader musicale della comunità. I suoi rapporti con le
autorità di Mühlhausen rimasero cordiali dopo le sue dimissioni
nel giugno 1708, e compose per loro una cantata nel febbraio
1709, che purtroppo non esiste più.
Alla
corte di Weimar
Bach ottenne il posto di secondo Konzertmeister a
Weimar
(dove risiederà dal 1708 al 1717), che gli diede la stabilità
necessaria per affrontare la creazione musicale. Ha prodotto
un enorme lavoro per organo e clavicembalo, così come musica
corale strumentale religiosa e secolare. Bisogna ricordare,
per esempio, che uno dei suoi obblighi verso il duca di Weimar
era di "eseguire una nuova composizione ogni mese", il
che significava una cantata originale al mese.
Purtroppo, questi anni vitali che segnarono un cambiamento di
stile nelle sue composizioni non possono essere tracciati in
dettaglio, poiché è stato possibile datare solo un numero insignificante
delle sue creazioni. Tuttavia, l'influenza decisiva delle forme
operistiche italiane e dello stile concertistico di Antonio
Vivaldi è evidente. I critici sottolineano un'evidente impronta
italiana nel ritornello delle cantate 182 e 199, del 1714; 31
e 161, del 1715; o 70 e 147, del 1716. Le nuove tecniche di
ripetizione, letterale o leggermente modificata, diedero anche
splendidi frutti nelle arie, nei concerti, nelle fughe e nei
corali di questo periodo, tra i quali sono particolarmente degni
di nota i suoi preludi corali, i primi trii per organo e la
maggior parte dei preludi e fughe e toccate per organo.
A Weimar, Bach svolse molteplici funzioni: organista di cappella,
Kammermusicus, solista di violino, maestro di coro e
sostituto maestro di cappella. Lì conobbe e trascrisse le opere
di compositori italiani (Corelli, Albinoni e
Vivaldi), formò allievi come suo nipote Johann Bernhard
Bach e Johann Tobias Krebs, e divenne amico di
Johann Gottfried Walther, che arricchì la sua arte del contrappunto
e del corale. Lì, in breve, manteneva la sua famiglia con quello
che allora era uno stipendio molto alto. Al momento del suo
trasferimento a Köthen aveva quattro figli (altri due erano
morti poco dopo il parto): Catharina Dorothea Bach,
Wilhelm Friedemann Bach, Carl Philipp Emmanuel Bach
e Johann Gottfried Bernhard Bach.
L'atmosfera a corte, tuttavia, non era priva di tensioni. Il
duca Wilhelm Ernst era un devoto pietista che interveniva personalmente
nei più piccoli aspetti del culto e per il quale la composizione
e l'esecuzione della musica sacra era una questione non solo
di fede ma anche di stato. E così gli intrighi teologico-palaziali
portarono Bach in conflitto con il duca, che arrivò al punto
di imprigionare il compositore per quattro settimane quando
seppe che Bach aveva ottenuto la nomina di maestro di cappella
dal principe Leopoldo di Köthen senza chiedere il suo
permesso preventivo.
A Köthen
Il soggiorno a Köthen in Sassonia (tra il 1717 e il
1723) fu più breve, probabilmente perché lo spirito profondamente
religioso di Bach aspirava a una maggiore dedizione alla musica
sacra. In ogni caso, tra il principe Leopoldo di Köthen e il
compositore nacque una fruttuosa amicizia e Bach poté dedicarsi,
in un ambiente accogliente e tranquillo, alla creazione di numerose
opere strumentali e orchestrali, tra le quali spiccano i suoi
Concerti Brandeburghesi, la partitura suprema della musica
barocca. Fortunatamente per i posteri, lì aveva a disposizione
un eccellente ensemble strumentale completo, e a questo periodo
appartengono anche le Sonate e le partiture, le quattro Ouvertures,
le Invenzioni a due e tre voci e le Suites francesi.
Forse come compensazione per i suoi obblighi di compositore
secolare, compose la sua prima opera sacra completa: La Passione
secondo San Giovanni.
Di tutte queste magistrali composizioni, la prima parte del
Clavicembalo ben temperato (una raccolta di preludi e
fughe in tutte le chiavi) dovrebbe essere individuata per la
sua esplorazione sistematica della nuova sintassi musicale,
che i critici storici hanno chiamato "tonalità funzionale",
e che sarebbe prevalsa per i successivi duecento anni. Ma la
raccolta de Il Clavicembalo ben temperato è anche memorabile
come compendio di forme e stili popolari che, nonostante la
loro varietà, appaiono omologati dalla logica rigorosa della
tecnica compositiva della fuga.
Quelli a Köthen furono sei anni di pace assoluta
e di fecondità creativa, purtroppo interrotti da una tragedia.
Nel luglio 1720, al ritorno da uno dei frequenti viaggi che
faceva su richiesta del principe, trovò la sua casa vuota e
silenziosa: la moglie Maria Barbara era morta, colpita da un
male sconosciuto, e, temendo la peste, era stata rapidamente
sepolta. Bach cadde in un profondo sconforto. Le sue forze sembravano
averlo abbandonato, e le muse lo visitavano solo per ispirargli
delle note malinconiche che non osava trascrivere. Solo una
donna poteva tirarlo fuori dal suo torpore e quella donna era
Anna Magdalena Wilcken, figlia minore del trombettista
di corte Caspar Wilcken.
Bisogna notare che, per la mentalità e i bisogni di un vedovo
di quel tempo, con quattro figli minori a carico, non c'era
nulla di strano in un secondo matrimonio rapido, che anzi ricevette
l'approvazione generale. Inoltre, Anna Magdalena era un'interprete
di talento, una cantante di talento, che professò una devozione
per tutta la vita a Johann Sebastian, e col tempo divenne la
cronista della famiglia Bach; tutti i biografi successivi sono
in debito con lei. Comprendeva e condivideva il complesso mondo
spirituale di suo marito e lo aiutava come efficiente copista
delle sue partiture. Il matrimonio ebbe luogo nel 1721. Fu un
altro matrimonio felice dal quale nacquero tredici figli; il
più giovane fu Johann Christian Bach, il musicista le
cui composizioni avrebbero influenzato il primo
Mozart.
Per la seconda volta nella sua vita Bach ebbe la fortuna di
trovare una compagna ideale.
Maestro
di Cappella a Lipsia
Poco dopo, il matrimonio del principe di Köthen con una donna
completamente disinteressata alla musica causò una spaccatura
tra il maestro e il suo protettore. La morte del maestro di
cappella (kapellmeister) di
Lipsia
nel 1722 diede al compositore la tanto attesa opportunità di
dedicarsi alla composizione sacra. Non fu facile per lui ottenere
il posto: fu dato prima a Telemann, poi a Graupner
e solo al terzo tentativo a Bach. Per ottenerlo, il compositore
dovette accettare pesanti condizioni, non tanto economiche quanto
lavorative, poiché, oltre ai suoi doveri religioso-musicali
nelle chiese di San Tommaso (Thomaskirche) e di San
Nicola (Nikolaikirche), dovette assumere compiti pedagogici
nella scuola di San Tommaso (tra cui l'insegnamento del latino),
che gli procurarono un notevole disagio. Sappiamo che tra i
suoi impegni c'era quello che la musica eseguita la domenica
doveva "incitare gli ascoltatori alla devozione" e non
essere "di carattere teatrale".
La posizione di kapellmeister non significava quindi un effettivo
avanzamento di carriera. Era obbligato a fornire la musica necessaria
per gli uffici delle varie chiese della città per mezzo di un
coro formato da allievi della scuola, il che significava che
ogni domenica era obbligato a presentare una nuova cantata composta
da lui: il risultato fu un totale di duecentonovantacinque
pezzi religiosi, di cui solo centonovanta sono giunti fino
a noi a causa della negligenza dei suoi eredi. Inoltre, doveva
dirigere il coro degli alunni e dare lezioni ai giovani studenti
come insegnante.
Questa situazione non poteva soddisfare un uomo come lui. Le
autorità ignoravano le sue capacità e lo disprezzassero come
innovatore. Per vent'anni, Bach non cessò di lottare contro
questa ingiustizia. Collerico com'era, affrontò sistematicamente
i suoi superiori, che cercarono di trasformarlo in un docile
impiegato e si permisero persino di punire la sua ostinazione
e la sua travolgente originalità tagliandogli la paga in più
di un'occasione. Gli sforzi del compositore per cambiare questo
stato di cose furono vani; deluso, divenne amaro e litigioso,
sempre più alienato dai suoi pari e ritirato in se stesso e
nella sua musica.
Solo la sua vita familiare era una solida fonte di gioie minime
e della necessaria stabilità. Sempre sostenuto da sua moglie
e da un'intima certezza della validità del suo genio, ha saputo
affrontare le avversità senza perdere nulla della sua forza
creativa o cadere vittima dell'apatia. Instancabile nei suoi
doveri di padre e di musicista, Bach non trascurò mai nessuno
dei suoi figli, né interruppe l'arduo compito di ampliare le
sue conoscenze copiando e approfondendo le partiture dei suoi
antenati.
Tuttavia, il periodo di Lipsia (dal 1723 fino alla sua morte)
fu il più glorioso e fecondo della vita del compositore, con
una produzione di almeno tre cicli di cantate; in esse, senza
abbandonare il contrappunto, si spogliò di ogni retorica, sforzandosi
di rappresentare musicalmente la parola. Nel 1724 e nel 1727
ha debuttato rispettivamente La Passione secondo San Giovanni
(scritta a Köthen) e La Passione secondo San Matteo.
Questo fu anche lo splendido periodo del Magnificat in Re
bemolle maggiore (1723), dell'Oratorio di Pasqua
(1725), dell'Oratorio di Natale (1734) e dell'Oratorio
dell'Ascensione (1735). Nel 1733 iniziò la composizione
della messa magistrale in si minore per accompagnare la domanda
in cui aspirava ad ottenere dall'Elettore Augusto III
il titolo di compositore della corte di Sassonia. Tre anni dopo
raggiunse il suo obiettivo, che lo ricompensò delle sue precedenti
delusioni e servì a mortificare coloro che lo avevano fatto
oggetto del loro disprezzo. Iniziò così l'ultima tappa della
sua vita, che sarà anche la più placida.
Bach era miope dalla nascita. Nel corso degli anni, la condizione
dei suoi occhi si era gradualmente deteriorata a causa delle
migliaia di notti interminabili passate a lavorare sotto la
luce insufficiente di lampade scadenti. Due operazioni non riuscirono
a migliorare la sua vista: dopo la seconda, eseguita da un medico
inglese a Lipsia, perse quasi completamente la vista. I forti
farmaci a cui si era abituato contribuirono a minare salute
di un corpo che era stato robusto e vigoroso. Ma continuò a
creare e raggiunse nuove vette nella sua arte, come le Variazioni
Goldberg o la seconda parte di Il clavicembalo ben temperato,
completata nel 1744.
Un anno prima della sua morte avrebbe incontrato lo stesso
destino che fu riservato a un altro genio come lui, Handel:
la cecità totale. Ma ancora una volta, prima che la notte eterna
lo incatenasse per sempre al suo letto, Bach vivrà un momento
di ispirazione artistica intensa quando finalmente qualcuno
riconoscerà il suo grande talento e la sua maestria: il giovane
re di Prussia
Federico II.
In diverse occasioni questo sovrano aveva espresso il suo desiderio
di incontrare il famoso compositore. L'occasione venne nella
primavera del 1747. Un giorno piovoso di aprile Bach partì esitante
per
Potsdam
in compagnia di uno dei suoi figli e si fece annunciare al palazzo
di Federico nel momento in cui veniva eseguito un concerto per
flauto composto dal sovrano stesso.
Al suo arrivò, il re interruppe immediatamente la musica che
in quel momento stava suonando e uscì per ricevere calorosamente
il nuovo arrivato. Dopo avergli mostrato il palazzo e aver chiacchierato
brevemente con Bach di questioni musicali, il re volle maliziosamente
mettere il suo ospite alla prova: con un flauto, che era il
suo strumento preferito, attaccò un tema di poca sostanza e
lo sfidò a svilupparlo secondo le regole del contrappunto. In
pochi istanti Bach compose una perfetta e meravigliosa fuga
a sei voci, che poi eseguì. Il re ascoltò con ammirazione quelle
armonie e, alla fine dell'esecuzione, non poté che esclamare
più e più volte: "C'è solo un Bach.... C'è solo un Bach."
Felice di questo incontro, Bach tornò a Lipsia, città che non
avrebbe lasciato fino alla sua morte. La sua energia e il suo
spirito creativo erano ancora intatti, ma la sua vista stava
cedendo e la sua salute richiedeva cure. Il compositore lottò
invano contro la sua fine che si avvicinava. Trascorse i suoi
ultimi giorni adempiendo ai suoi obblighi familiari e professionali
il più diligentemente possibile, anche se non abbandonò la sua
vocazione musicale e dal suo letto di morte dettò L'arte
della fuga.
Un attacco di apoplessia mise fine alla sua vita il 28 luglio
1750 circondato dai suoi familiari. Alla sua morte lasciò ai
posteri una preziosa eredità: un'enorme opera religiosa e numerosi
pezzi profani; un corpus che, in breve, è divenne il canone
di tutta la produzione musicale successiva. Anni dopo, in una
conversazione con Mendelssohn,
Goethe
riuscì a concentrare in una sola frase di ammirazione tutto
ciò che è magico nella musica di Johann Sebastian Bach: "È
come se l'armonia universale dialogasse con se stessa, come
se fosse stata nel seno di Dio fin dalla creazione del mondo".

Negli anni che seguirono la sua morte, Bach fu ricordato
più come virtuoso di organo e i clavicembalo che come compositore.
Le sue frequenti tournée gli avevano assicurato la fama di massimo
organista dell’epoca, ma la forma contrappuntistica delle sue
composizioni suonava datata alle orecchie dei contemporanei,
le cui preferenze in generale andavano all’emergente stile preclassico.
Il risultato fu che nel corso dei seguenti ottant’anni la sua
musica fu pressoché ignorata dal pubblico.
Tra i compositori, tuttavia, vi fu chi la ammirò: per esempio
grandi compositori come
Mozart
e
Beethoven.
Il risveglio dell’interesse per la musica bachiana iniziò alla
metà dell’Ottocento. Nel 1829 il compositore tedesco Felix
Mendelssohn-Bartholdy organizzò un’esecuzione della Passione
secondo Matteo che molto contribuì a richiamare l’attenzione
del pubblico su Bach. La Bach Gesellschaft, società bachiana
istituita nel 1850, si dedicò poi assiduamente al reperimento,
alla cura, alla pubblicazione e allo studio delle sue opere.
Bach fu capace di cogliere e utilizzare ogni risorsa del linguaggio
musicale disponibile nell’epoca in cui visse. Seppe combinare
in una sola composizione la configurazione ritmica di una danza
francese, la levità della melodia italiana e la complessità
del contrappunto tedesco. Fu in grado di scrivere per la voce
come per i vari strumenti, in modo da mettere in risalto le
specifiche proprietà costruttive e timbriche di ciascuna parte.
Inoltre, quando alla musica era associato un testo, ciò che
componeva era l’equivalente musicale di quanto veniva espresso
verbalmente: una melodia ondeggiante poteva rappresentare il
mare, un canone raffigurare l’adesione dei fedeli agli insegnamenti
del Cristo.
La maestria nel valutare e sfruttare i mezzi, gli stili e i
generi del suo tempo gli permise di ottenere straordinarie trasposizioni
di linguaggio: fu in grado, per esempio, di trasformare una
composizione italiana d’assieme, come un concerto per violino,
in un convincente pezzo per un singolo strumento, come il clavicembalo.
Ideando intricate linee melodiche, sappe trasferire la complessa
tessitura di una fuga a più voci a uno strumento tipicamente
monodico come il violino o il violoncello. I ritmi dialogici
e la distribuzione delle tessiture, tipici dei recitativi operistici,
si possono trovare in alcune delle sue composizioni per clavicembalo
o per organo.
La facilità tecnica non era ovviamente la sola fonte della grandezza
di Bach: fu l’espressività della sua musica, in particolare
quale si manifesta nelle opere vocali, ciò che comunica la sua
umanità e che commuove gli ascoltatori di tutto il mondo.
Le Passioni
Anche all'epoca di Johann Sebastian Bach, le cerimonie liturgiche
della Quaresima avevano il loro culmine nei riti religiosi del
venerdì santo, il giorno in cui venivano rievocate la passione
e la morte di Cristo. Era invalso l'uso di musicare brani evangelici
relativi appunto a queste fasi della vicenda terrena di Gesù:
generalmente le composizioni su questi temi erano articolate
in due parti distinte: la prima precedeva il sermone, la seconda
lo seguiva.
Dal XV secolo erano utilizzate voci soliste per rappresentare
i personaggi legati alla sacra vicenda; a Cristo era destinata
la voce di basso, di timbro più grave. Dalla seconda metà del
XV secolo vennero introdotte nelle Passioni – per esempio con
Orlando di Lasso (1532-94) – anche alcune parti polifoniche.
In Germania, con la Riforma, le Passioni ebbero un grande sviluppo:
formalmente si trattava di un Oratorio con Arie e Recitativi,
arricchito da Corali.
Come già si è accennato, il genere delle Passioni si era siluppato
a partire dal XV secolo: all'inizio si trattava di un'opera
che prevedeva l'azione di tre personaggi, i quali impersonavano
Cristo, un Diacono e un Evangelista; con il coro si intendeva
rappresentare "il popolo", e i suoi interventi si avvalevano
talvolta di spunti polifonici. Divenne in seguito Passione-Mottetto,
nella quale prevalse il trattamento polifonico delle parti.
In Germania questo genere, dopo la Riforma, assunse caratteristiche
peculiari: venne abbandonato l'uso del latino in favore del
tedesco, e le opere si arricchirono progressivamente di arie,
recitativi, sinfonie derivate dalle forme teatrali. Ciascun
autore raccontò i testi evangelici interpretandoli in modo soggettivo,
li commentò, ne fece veri e propri "libretti d'opera".
Bach apportò a sua volta alcuni mutamenti a questo genere: mantenne,
come nelle Cantate, certe forme dell'opera, particolarmente
l'aria in stile italiano con il "da capo", ma ne modificò lo
spirito, introducendo l'aroso, una via di mezzo tra il recitativo
secco e l'aria, di straordinario contenuto emotivo. Per la prima
volta nella storia della creazione artistica musicale, Bach
riunì nelle Passioni elementi eterogenei, e tenne conto al tempo
stesso di tutto quanto storicamente gli era noto sulla musica,
compiendone una mirabile sintesi.
Se dobbiamo credere alle notizie contenute nel Nekrolog [un
lungo e particolareggiato articolo sulla vita di Johann Sebastian
Bach, apparso nel 1754 sulla "Musikalische Bibliothek",
scritto da Carl Philipp Emanuel Bach e da Johann Friedrich Agricola,
rispettivamente figlio e allievo del compositore], Bach scrisse
cinque Passioni, delle quali solo tre ci sono pervenute: quelle
secondo Giovanni, secondo Matteo, secondo Luca – o per meglio
dire, le Passioni che si possono attribuire "con certezza" a
Bach sono due, dal momento che la Passione secondo Luca continua
a costituire ragione di controversie tra i musicologi, che identificano
nella sua partitura unopera di autore sconosciuto alla quale
Bach avrebbe solamente messo mano per apportarvi correzioni
o aggiungervi abbellimenti, inserendovi poi alcune parti ornamentali.
Quanto alla Passione secondo Giovanni, costruita musicalmente
attorno ai capitoli XVIII e XIX del testo evangelico di san
Giovanni, essa sarebbe stata composta a Cöthen in vista di una
esecuzione nella Nikolaikirche di Lipsia il venerdì santo del
1723; tale esecuzione venne poi rinviata, e realizzata a Lipsia
il 7 aprile, venerdì santo del 1724. Nell'opera, la drammaticità
è maggiormente accentuata rispetto alla successiva Passione
secondo Matteo; è comunque certamente l'opera di un musicista
assai sensibile alle peripezie che vi si narrano e all'emozione
che esse suscitano – a partire dai cori, con i quali si rappresenta
la folla che assiste alle varie fasi della passione di Cristo,
con la musica che sovente esprime e trasmette vivide emozioni
(raramente presenti in tale misura nelle composizioni bachiane),
o dall'atmosfera patetica delle Arie e dei Recitativi, evocazioni
del passo evangelico; in tutto o in parte, d'altronde, anche
il testo delle Arie venne composto dallo stesso Bach, il quale
poi inserì i Coali e, per integrare il testo complessivo dell'opera,
utilizzò un libretto approntato da Barthold Heinrich Brockes
(Consigliere della città di Amburgo), avente quale tema le torture
cui fu sottoposto Cristo e il "mistero" legato alla Redenzione.
Di una Passione secondo Marco, BWV 247, eseguita a Lipsia il
venerdì santo 1731, non vi è più alcuna traccia, salvo il testo
di Christian Friedrich Henrici, conosciuto con lo pseudonimo
di Picander (lo stesso autore che fornì a Bach una valida collaborazione
anche per il libretto della Passione secondo Matteo).
La Passione secondo
Matteo
Nella Passione secondo Matteo, piuttosto che ripercorrere il
calvario di Cristo, Bach preferì evocarne e meditarne la morte.
L'opera è senza dubbio la più vasta che Bach abbia scritto,
sia per le dimensioni davvero maestose della partitura, sia
per il ricco complesso vocale e strumentale previsto.
La caratteristica che contraddistingue la Passione secondo
Matteo è l'impiego di un doppio coro. Già dal Cinquecento,
per conferire maggior solennità alle cerimonie religiose, venivano
impiegati più cori per l'esecuzione di musica sacra . Questa
consuetudine era progressivamente divenuta desueta, e aveva
ceduto il posto a ricerche e sperimentazioni musicali di altro
genere. Lo stesso Bach aveva composto qualche Mottetto policorale.
?opportuno sottolineare come nella Passione secondo Matteo il
doppio coro non sia semplicemente un mezzo impiegato per ottenere
efficaci artifici sonori. Oltretutto, le difficoltà nel realizzare
un'opera con tali caratteristiche, a Lipsia, dovettero essere
parecchie, considerando soprattutto la realtà musicale dell'epoca:
Bach dovette ritenere che il doppio coro fosse uno strumento
indispensabile per rendere più incisivo l'elemento dialogico
che è l'aspetto prevalente nella Passione secondo Matteo, nonché
un modo efficacissimo per esprimere e per far percepire una
intensa emozione.
I fedeli accorsi alla Thomaskirche di Lipsia, dove la Passione
secondo Matteo venne eseguita per la prima volta, probabilmente
il venerdì santo, 11 aprile 1727, videro i due cori posti a
destra e a sinistra della tribuna, distanti tra loro circa quindici
metri, e un organo. Ma nella esecuzione del 1879, alle estremità
est e ovest della Thomaskirche vi erano certamente due
organi; ciascun coro era dunque accompagnato da un organo, da
un complesso strumentale, e disponeva di un quartetto di cantanti
solisti (otto, quindi, se si considera che tutto l'organico
era raddoppiato). I cantanti solisti avevano le stesse quattro
estensioni vocali dei cantanti che concorrono a formare il coro.
Per quanto riguardava i ruoli solistici, essi erano distribuiti
in modo che impersonassero: i soprani, la moglie di Pilato e
alcuni personaggi femminili tra la folla che seguiva la vicenda
evangelica; i contralti, alcuni testimoni femminili, e personaggi
generici; i tenori, l'Evangelista e alcuni testimoni; i bassi,
Cristo, Pilato, il Sommo Sacerdote, gli Apostoli Pietro e Giuda.
Il primo coro, a volte, rappresentava Sion (gli ebrei e i sacerdoti
del Sinedrio); il secondo coro, i fedeli, seguaci di Cristo.
Le parti corali che indicavano un'atmosfera di "agitazione"
tra la folla e che segnavano alcuni momenti altamente drammatici
nella vicenda erano eseguiti a doppio coro (quindi con i due
coi non dialoganti), come esemplificato nel brevissimo stralcio
di partitura. Il musicista previde un solo coro anche nei casi
di gruppi numericamente limitati di persone (al primo coro affidò,
ad esempio, la rappresentazione degli Apostoli, al secondo quella
di coloro che accusano Pietro); fece dialogare i cori quando
intese ottenere il massimo effetto drammaturgico. Di rilievo,
a questo proposito, anche l'intervento dei cori nei due brani
del n. 67, Der du den Tempel Gottes zerbrichst e Andern hat
er geholfen: i due cori dialogano aspramente, quindi concludono,
nel primo brano, in modo derisorio, invitando Cristo a scendere
dalla croce, se egli è davvero figlio di Dio; nel secondo, in
un terribile unisono, tacciandolo di bestemmiatore per avere
egli osato proclamarsi figlio di Dio.
I tredici veri e propri Corali contenuti nell'opera sono di
fatto movimenti a un solo, grande coro, in quanto realizzati
tutti con i due cori fusi nell'esecuzione delle quattro parti
corali. Per questi brani, la grandiosit dell'insieme era ai
tempi costituita proprio dal fatto che le voci e il loro accompagnamento
orchestrale si diramavano da punti differenti della chiesa,
confluendo e creando quindi un effetto acustico intensamente
ricco, denso e suggestivo (potrebbe essere paragonato a un effetto
stereofonico).
Come si è accennato, nella Passione secondo Matteo i Corali
sono accompagnati dal complesso strumentale, sì che ogni voce
è "doppiata" dallo strumento o dagli strumenti più vicini per
estensione e timbro canoro. Per tutti, vale l'esempio del Corale
n. 72, Wenn ich einmal soll scheiden: i flauti traversi, gli
oboi e i primi violini eseguono la parte in unisono con i soprani;
altrettanto fanno i secondi violini con i contralti e le viole
con i tenori, mentre organo e basso continuo riprendono, armonizzandole,
le stesse note che la partitura affida alla sezione corale dei
bassi.
Per la Fantasia-Corale n. 35, O Mensch, bewein dein
Sünde gross, Bach utilizzò il coro iniziale della Passione
secondo Giovanni, sostituendo poi il brano di esordio all'interno
di quest'ultima. Il pezzo ricavato dalla Passione secondo Giovanni,
notevolmente ampliato, e con l'aggiunta della parte di "soprano
in ripieno", divenne quindi il grandioso Corale che conclude
la prima parte dlla Passione secondo Matteo come un solenne
inno di riconoscenza al figlio di Dio che, con il suo sacrificio
sulla croce, riscatta l'intera umanità dalle sue colpe.
Nell'elaborazione orchestrale, i timbri strumentali corrispondono
spesso agli stati d'animo dei personaggi o alle sensazioni che
essi suscitano. Ad esempio, il musicista esclude il basso continuo
e gli archi per rendere più aerea la sonorità dei flauti traversi
e degli oboi su un'Aria per il soprano, Aus Liebe will mein
Heiland sterben. Oppure circonda simbolicamente Cristo di
una sorta di aureola (resa, nei recitativi, dall'effetto fornito
dal quartetto d'archi), che scompare tuttavia nel momento in
cui si compie l'agonia del Messia sulla croce e questi, smarrito
per un istante, teme di essere stato abbandonato da Dio: nel
momento, quindi, in cui egli è "uomo mortale".
Anche l'armonia concorre efficacemente a creare atmosfere cariche
di emozione, come ad esempio nel brano n. 73, Wahrlich, dieser
ist Gottes Sohn, nel quale viene rappresentata, dopo il
terremoto seguito alla morte di Cristo, la folla sconvolta che
riconosce, stupefatta, che l'uomo crocifisso è realmente il
figlio di Dio.
Le Arie sono tra i brani più suggestivi della Passione secondo
Matteo: affidate alternativamente a ciascuno dei cantanti
solisti, sono spesso veri e propri duetti tra lo stesso solista
e uno strumento che possiede caratteristiche di timbro e di
estensione simili a quelle del cantante: tale strumento, sostenuto
dal basso continuo armonizzato, esegue generalmente una introduzione
all'Aria stessa; infine, i cori si alternano, spesso, alle voci
dei cantanti solisti e degli strumenti.
Nella Passione secondo MahJQJkZKay2Qie sono quasi sempre precedute
da Recitativi ariosi, splendide invenzioni bachiane in funzione
espressiva. Nell'Aria n. 9, Du lieber Heiland du, per
esempio, nella quale il personaggio femminile interpretato dal
contralto implora il suo Maestro e Signore perché le "lasci
versare il fiume di lacrime che sgorga dl suo cuore", i flauti
traversi evocano efficacemente i singhiozzi della donna.
Particolarmente suggestivo è anche il penultimo brano della
Passione secondo Matteo, n. 77, Nun ist der Herr zur
Ruh’ gebracht, nel quale ciascuna delle quattro voci soliste
porge lo struggente saluto estremo a Gesù; tra l'uno e l'altro
degli interventi solistici, il coro alterna alcune brevi e commoventi
battute, che paiono rafforzare l'angosciosa e mesta atmosfera
nella quale si esprimono gli addii estremi.
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