Federico II di Prussia, il Grande

Federico II di Prussia

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Federico II di Hohenzollern, re di Prussia, è uno dei più grandi sovrani europei del XVIII secolo e uno dei più grandi condottieri a strateghi militari della storia, ammirato in seguito dallo stesso Napoleone, artefice della trasformazione della Prussia da piccolo stato regionale tedesco a potenza europea. Allo stesso tempo pose le basi del militarismo prussiano, che ebbe un forte e tragico impatto sulla vita politica europea nel XIX e XX secolo.

Germania e Prussia all'inizio del XVIII secolo

Federico II di PrussiaCome conseguenza della Guerra dei Trent'anni e dei Trattati di Westfalia (1648), il Sacro Romano Impero Germanico non ha unità, è composto da un mosaico di stati quasi autonomi e l'autorità dell'imperatore (della famiglia asburgica) è debole, la dignità imperiale è diventata quasi onorifica. Gli Asburgo governano l'Austria e questo regno è lo stato più potente dell'Impero. La vita e la prospettiva dei tedeschi è a livello di ciascuno dei loro stati: Prussia, Baviera, Sassonia, Württemberg,.....
 

Dal 1701 un nuovo Regno è apparso nella Germania settentrionale: il Regno di Prussia sotto la famiglia Hohenzollerns. Comprende una parte integrata nell'Impero (elettorato di Brandeburgo, piccoli ducati a ovest e Pomerania) e una parte al di fuori: la Prussia orientale. Il re Federico Guglielmo I, soprannominato il Re Sergente  a causa del suo interesse per il suo esercito, morì nel 1740 e gli successe suo figlio Federico II.

Federico II, dopo una giovinezza che sembrava avviarlo a una vita completamente diversa da quella del padre, salito al trono dimostrò tutto il suo grande valore polito ma anche militare. Dal principio della sua ascesa al trono ebbe una grande ambizione: presentare un'alternativa al diviso popolo tedesco contro gli Asburgo d'Austria e trasformare il suo stato nel centro di aggregazione di tutti gli stati tedeschi e una in una grande potenza europea insieme ad Austria, Francia, Inghilterra e Russia. Il nuovo re dedicherà tutto il suo regno e la sua forza per raggiungere questi obiettivi.

Per tutta la sua vita, Federico II fu appassionato di arte, letteratura e della filosofia dell'Illuminismo. Quando divenne re, adattò il sistema politico del suo paese e divenne il modello del despota illuminato della fine del XVIII secolo. Ma è sul piano militare che divenne famoso, si rivelò un grande stratega militare, vincendo innumerevoli battaglie e fece grandi conquiste territoriali che gli permisero di allargare il Regno di Prussia e di imporlo sulla scena politica europea.


La gioventù di Federico
 

Federico nacque a Berlino il 24 gennaio del 1712. Per volontà del padre Federico  Guglielmo I gli venne impartita una educazione molto rigorosa che lo doveva immediatamente avviare alla vita militare voluta dal padre. Tuttavia, riuscì ad interessarsi alla letteratura francese, alla filosofia inglese e persino alla musica e alla poesia. Nel 1730, all'età di 18 anni, entrò in conflitto con suo padre, che lo mise agli arresti domiciliari. Fu solo dopo il suo matrimonio forzato con Elisabetta di Brunswick che gradualmente ritornò nelle sue grazie. In seguito visse nel suo castello a Rheinberg, dove si dedicò alla filosofia, alla storia e alla corrispondenza con Voltaire. Nella sua vita si dimostrò in linea con lo spirito dell'Illuminismo, opponendosi alla regalità del diritto divino, sostenendo una regalità basata su un contratto tra il sovrano e il suo popolo.

Federico II, uomo di cultura e letteratura
 

Ammiratore della cultura francese, il suo interesse per le arti e le scienze fu evidente durante tutto il suo regno. In generale era un uomo curioso e minuzioso che amava occuparsi di tutto. Ricevette molti uomini di lettere nel suo castello di Sanssouci a Potsdam. Nel 1750, lo stesso Voltaire accettò il suo invito e andò a Berlino. Federico si esprimeva principalmente in francese perché all'epoca era la lingua di accesso alla cultura. Cercò di dare molto peso alla sua reputazione di principe filosofo, ricostituì l'Accademia di Berlino che divenne l'Accademia Reale delle Scienze e delle Belle Arti di cui Maupertuis, francese, ne divenne presidente.
 

Federico scrisse numerosi libri. Le sue opere (politiche, militari, filosofiche, letterarie, oltre alle composizioni militari) riscossero vasta eco in Europa: Considerazioni sullo stato presente del corpo politico in Europa (1738-1739), L'Antimacchiavelli o Esame del Principe di Macchiavelli (1739, pubblicato con rimaneggiamenti da Voltaire), Specchio dei principi (1744), Storia del mio tempo (1746), Saggio sulle forme di governo e sui doveri dei sovrani (1747), Testamenti politici (1752 e 1768).

 

Nel 1748, alla fine delle guerre di Slesia, pubblicò i Principi generali della guerra in cui esponeva le sue manovre di avvolgimento, studiando e applicando l'arte militare più di qualsiasi altro uomo del suo tempo.

Federico II e il dispotismo illuminato
 

L'obiettivo di Federico è quello di costruire uno stato efficiente, produttivo e ricco, fornendogli le risorse necessarie per costituire e mantenere un esercito grande ed efficiente. Il suo principio di governo si basa su tre assi principali: l'amministrazione della giustizia, l'economia e le finanze e il mantenimento di un esercito potente con una rigorosa disciplina militare. Quasi tutte le risorse dello Stato vengono usate per finanziare l'esercito.
 

Appassionato della filosofia illuministica, Federico non esitò ad allontanarsi da essa nell'esercizio del suo potere. Morale e giustizia lo riguardano nei suoi scritti, ma quando è sul campo è l'efficienza che conta. Nel 1742 Voltaire scrisse a uno dei suoi corrispondenti: "Sentirete la notizia della vittoria del mio buon amico Re di Prussia, che ha scritto così bene contro Machiavelli e ha agito immediatamente come gli eroi di Machiavelli".
 

Non si considera un re di diritto divino, ma piuttosto un sovrano che ha un contratto con il popolo. Nelle sue Memorie scrive: "L'interesse dello Stato deve servire di regola ai sovrani...". Il primo dovere del sovrano è quello di assicurare la felicità del suo popolo. In pratica, subordina tutto al progresso dello stato prussiano. Il re pensa e decide per tutti, i ministri sono impiegati senza iniziativa, il popolo deve accontentarsi di obbedire ed eseguire le sue istruzioni. Egli è infatti un monarca assoluto che applica alcune idee dell'Illuminismo, è il prototipo del Despota illuminato.
Nel suo Testamento politico Federico II riassumeva così la filosofia del suo regno: "il primo dovere di un sovrano è di servire il suo Paese. È un obbligo che ho cercato di soddisfare in tutte le varie condizioni della mia vita".

Riforme statali
 

Suo padre Federico Guglielmo I (1713-1740) creò un'amministrazione centralizzata che si rivelò efficiente e gli permise di disporre di comode risorse finanziarie. Federico II non mise in discussione questa organizzazione, anzi, ne accentuò la centralizzazione.

 

Influenzato dall'Illuminismo, stabilì la libertà religiosa e accolse persino i gesuiti espulsi dai paesi cattolici. Riformò e centralizzò la giustizia, rendendola più efficiente ed equa, e abolì la tortura in tutte le sue forme nel 1742. Sviluppò l'educazione pubblica creando molte scuole. La scuola elementare divenne obbligatoria e i ginnasi fornirono l'istruzione secondaria. Abolì la servitù della gleba nel dominio reale e la liberalizzò nel 1772 nei territori polacchi che aveva appena conquistato. Tuttavia, non toccò la situazione, dei contadini che dipendono da grandi proprietari terrieri (gli Junkers), infatti ebbe bisogno della collaborazione di questi per supervisionare e guidare il suo esercito.
 

L'economia
 

Federico II cercò di sviluppare l'economia dei suoi stati per avere le risorse per mantenere un esercito sempre più numeroso. Il suo regno vide la continua crescita demografica della Prussia. Intorno al 1785 Berlino aveva superato i 100.000 abitanti e l'intero regno aveva raggiunto i 6 milioni di abitanti. Alla fine della Guerra dei Sette Anni il paese tuttavia era praticamente sul lastrico. Federico si dedicò alla ripresa economica del suo regno. Praticò il controllo statale "assoluto" per rilanciare l'attività economica e incoraggiò l'arrivo di coloni tedeschi e olandesi nei suoi territori per ripopolarla.
 

Applicò le idee dei Fisiocrati in agricoltura e promosse la coltivazione di vasti territori non sfruttati. Promosse nuovi prodotti agricoli (luppolo, patate) e nuovi metodi: prosciugamento delle paludi, prati artificiali. Controllava tutto in modo maniacale con un lavoro quotidiano incessante che cominciava alle 4 del mattino.

 

Sviluppò l'industria tessile (fabbriche di tessuti, fabbriche di seta, lana, tela), la metallurgia, ad esempio a Spandau vicino a Berlino, le raffinerie di zucchero e le industrie di lusso (porcellana, terracotta, fabbriche di seta). Le miniere della Slesia furono gestite in modo intensivo. Migliorò i trasporti interni con la costruzione di strade e canali che favorirono il commercio.
 

Creò un consiglio reale per le imposte indirette (sale, bevande) e monopoli di Stato (ufficio postale, tabacco, caffè). Facilitò il commercio interno abolendo i permessi di ingresso nelle città, ma anche la maggior parte delle dogane e dei pedaggi interni. In senso inverso, stabilì un'imposta sui consumi (accisa). Protesse la sua industria con dazi doganali di protezione contro i prodotti che venivano dall'estero. Tra il 1740 e il 1780 il gettito fiscale risultò raddoppiato. Alla fine del suo regno, la Prussia costituiva parte del suo deficit economico rispetto ai paesi dell'Europa nordoccidentale.

L'esercito prussiano
 

Federico Guglielmo I lasciò al figlio un esercito ben addestrato composto da soldati reclutati tra i contadini. Ogni cantone doveva fornire un contingente di uomini e mantenerlo. Federico II sviluppò ancora di più l'esercito che nella seconda parte del suo regno raggiunse i 160.000 uomini, il che era un numero incredibile rispetto alla popolazione. Le parole d'ordine nell'esercito erano nette: obbedienza e disciplina. Le punizioni per chi non seguiva le regole erano molto dure. L'esercito prussiano fu lo strumento principale per perseguire la sua politica. Per tutto il regno, le spese militari rappresentano circa l'80% del bilancio dello stato prussiano. Mirabeau, scrittore, diplomatico, rivoluzionario, agente segreto e uomo politico francese. scrisse nel 1786, alla morte di Federico II: "La Prussia non è uno stato con un esercito, ma un esercito che occupa uno stato". Fu l'inizio del militarismo prussiano, l'inizio di qualcosa che per molti si concluse solo con la sconfitta della Germania nazista alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

 

Le guerre di Federico II

All'inizio del suo regno, la preoccupazione di Federico II era di affermarsi sulla scena europea e di espandere il territorio del Regno di Prussia. La giovane Maria Teresa d'Asburgo ebbe difficoltà a succedere al padre Carlo VI d'Austria. Federico colse l'occasione per invadere e conquistare la Slesia austriaca, una provincia ricca e popolata. Maria Teresa reagì e le conseguenze furono le cosiddette le guerre di Slesia. L'impero asburgico, enormemente più grande e potente, anche dal punto di vista militare, non  riuscì a riottenere la provincia. Qualche anno dopo, durante la Guerra dei Sette Anni (a partire dal 1756), i due avversari si scontrarono di nuovo in una guerra totale (qualcuno l'ha definita una prima guerra mondiale, dato che il fronte si estendeva dalla Prussia al Portogallo, alle colonie di Francia e Inghilterra). La Prussia ne uscì intatta, con all'attivo qualche grande vittoria di Federico II, ma esausta. Il successivo accordo di Federico II con la Russia gli permise di partecipare, insieme all'Austria, alla prima divisione della Polonia nel 1772, che conferì al territorio prussiano omogeneità e coerenza  con la Prussia occidentale, eccetto Danzica (il cosiddetto "corridoio di Danzica", che sarebbe stato usato da Hitler nel 1939 come pretesto per invadere la stessa Polonia). Alla fine del suo regno Federico intervenne nella successione bavarese e si oppose ancora una volta ai tentativi austriaci di essere la potenza egemonica nel Sacro Romano Impero. Federico formò una Lega dei principi tedeschi contro l'Austria.


Guerre di Slesia (1740-1745)
 

Le Guerre Slesia sono una componente continentale di una guerra più ampia chiamata Guerra di successione austriaca (1740-1748). Nel 1740, l'imperatore asburgico Carlo VI morì. Senza eredi marchi, sua figlia Maria Teresa, che aveva sposato Francesco di Lorena, ereditò il trono. La Francia ritenne che fosse giunto il momento di spezzare il potere degli Asburgo d'Austria, e per questo contò sull'appoggio dei principi tedeschi, in particolare la Baviera, candidata all'Impero.
 

Il 31 maggio 1740 Federico II, divenuto re di Prussia, sentì di poter sfruttare la situazione favorevolmente. Il 16 dicembre, senza dichiarazione di guerra, invase la Slesia austriaca. Ebbe un po' difficoltà ma riuscì a vincere la battaglia di Mollwitz nell'aprile 1741, come sempre in inferiorità numerica. La Francia si unì alla Prussia nel giugno 1741 e il suo esercito entrò in Germania. Per dividere i suoi oppositori e isolare i francesi, Maria Teresa fece un accordo segreto con Federico II, gli cedette la Slesia e in cambio si ritirò dalla guerra. Con la successiva pace di Braslavia del giugno 1742 e il successivo trattato di Berlino del luglio 1742 terminò la prima guerra in Slesia.


I francesi presero Praga nel novembre 1742, ma dovettero ritirarsi in dicembre. Maria Teresa concentra le sue forze e beneficia dell'alleanza  con l'Inghilterra; il suo esercito spinge i francesi in Alsazia e sconfigge i principi tedeschi nemici. Suo marito, Francesco di Lorena, diventa formalmente imperatore, ma la vera reggenza rimane a sua moglie.

 

Federico II, preoccupato per i successi austriaci, si ricongiunse alla Francia, invase la Boemia e sconfisse gli austriaci a Hohenfriedberg, Soor e infine a Kesseldorf (dicembre 1745). Con il Trattato di Desdra, la Prussia mantenne la Slesia e riconobbe Francesco di Lorena come imperatore. In questo modo si concluse anche la seconda guerra di Slesia.
 

La guerra continuò tra Francia e Inghilterra, la Francia vinse la Battaglia di Fontenoy nel maggio 1745 e poi altre battaglie e sembrò in una posizione di forza. Tuttavia, il Trattato di Aquisgrana venne mal negoziato dai francesi. Federico II fu confermato dalle potenze europee nel suo possesso della Slesia, dando l'impressione che i francesi avessero lavorato per il re di Prussia.

 

Guerra dei sette anni (1756-1763)
 

Il periodo della Guerra dei Sette Anni fu il più critico del regno di Federico II. Allo stesso tempo, questa guerra contribuì ad affermarne il prestigio e il genio militare. Infatti, la sua conoscenza della strategia e della tattica militare gli permise di vincere battaglie in condizioni difficili e con grande inferiorità numerica rispetto ai suoi avversari.
 

Nel 1756, l'Inghilterra voleva indebolire la Francia per perseguire la sua espansione coloniale. Con il Trattato di Westminster, nel gennaio 1756, unì le forze con la Prussia. Questo provocò un'inversione di alleanze. La Francia, che si sentì tradita, si avvicinò all'Austria, che era già alleata con la Russia, la Svezia, la Sassonia e molti stati tedeschi. L'obiettivo austriaco era semplice: recuperare la Slesia e indebolire la posizione della Prussia nel Sacro Romano Impero. Federico II pensava probabilmente di espandere il suo regno a spese della Sassonia.
 

La Prussia si trovò quindi di fronte ad una formidabile coalizione. Federico scelse di effettuare un attacco preventivo, nell'agosto 1756, senza dichiarazione di guerra, invadendo la Sassonia e sconfiggendone l'esercito a Pirna. Poi attaccò la Boemia e prese Praga nel maggio 1757, ma poco dopo gli austriaci gli inflissero una sconfitta a Kollin dovette andarsene dalla regione. Nel frattempo i francesi avanzarono nella Germania occidentale, i russi entrarono nella Prussia orientale (vittoria di Jaegerndorf). Federico si trovò in una situazione pericolosa, ma i suoi avversari non si coordinano e riuscì a cavarsela.


Il re di Prussia riuscì a riprendersi vincendo la Battaglia di Rossbach sui francesi il 5 novembre 1757, poi con quelli di Leuthen sugli austriaci in dicembre, riprendendo la Slesia. Ma i russi raggiunsero l'Oder nel giugno 1758 e gli austriaci sconfissero i prussiani a Hochkirch (ottobre 1759) e soprattutto a Kunersdorf (agosto 1760), occupando nuovamente la Sassonia. Federico si riprese con le vittorie di Leignitz e Torgau sugli austriaci. Nel settembre 1760 i russi occuparono anche temporaneamente Berlino.

 

Federico fu salvato nel gennaio 1762 dalla morte di Elisabetta di Russia, perché il suo successore, Pietro III, era uno dei suoi ammiratori. Firmano la pace nel maggio 1762 e i russi evacuarono la Prussia. Unendo le forze contro l'Austria, Federico riprese la Slesia e costrinse Maria Teresa a firmare la pace di Hubertsbourg il 15 febbraio 1763. La Prussia mantenne la Slesia e mantenne la sua posizione di principale potenza tedesca, tuttavia il paese escì da questa guerra devastato e rovinato.
 

In ogni caso, Federico emerse da questa lunga e sanguinosa guerra (che fece più di 800 mila morti) con grande prestigio in tutta la Germania. Questa tenace e talvolta disperata lotta della Prussia apparve come l'emergere di una nuova Germania liberata dall'influenza francese. La Germania del Nord protestante e illuminata, guidata dalla Prussia, si allontanva dalla tradizionale e cattolica Germania del Sud, che si sentiva più a sua agio nel Sacro Impero e con l'Austria.

 

Prima divisione della Polonia (1772)
 

Nel 1764, la zarina Caterina II di Russia fece eleggere il suo candidato, Stanislas Poniatowski, re di Polonia. Questo paese divenne quasi un protettorato russo. Federico era preoccupato per questo perché la Prussia occidentale (polacca) separava i suoi stati. Attraverso la diplomazia convinse Caterina II e Maria Teresa d'Austria a dividersi una parte della Polonia, cosa che fu fatta nel 1772. Federico ottiene la Prussia occidentale (eccetto Danzica), le province più importanti del Regno di Prussia (Brandeburgo, Slesia, Pomerania, Prussia orientale e occidentale) che formarono un unico blocco. Si poteva viaggiare da Magdeburgo a Koenigsberg o da Stettino a Breslavia senza attraversare un confine.

La successione bavarese (1778-1779)

Questo conflitto, nel luglio 1778, contrappose ancora una volta la Prussia all'Austria. L'imperatore Giuseppe II d'Asburgo volle approfittare dell'insediamento dell'ultima successione dell'ultimo Wittelsbach per integrare parte della Baviera in Austria. Federico II, sostenuto dalla maggior parte dei principi tedeschi, si oppose e inviò un esercito in Boemia. Una mediazione franco-russa portò alla pace di Teschen nel maggio 1779. Federico ottenne il riconoscimento dei suoi diritti nei principati di Ansbach in Svevia e Bayreuth in Baviera.

La Lega dei principi tedeschi (1785)

Intorno al 1780 l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo cercò ancora oggi di ottenere la Baviera e di riprendersi il Sacro Romano Impero. Federico II si oppose e, per mantenere lo status quo raggiunto, fondò la Lega dei principi tedesco (Furstenbund) nel 1783 con gli elettori di Sassonia, Hannover, Magonza e il principe di Weimar. Questa Lega mise in evidenza una volta per tutte il fatto che in Germania ora c'erano due attori giocano in condizioni di parità: Austria e Prussia.
 

L'eredità di Federico II
 

Federico II morì il 17 agosto 1786 nel suo castello di Sanssouci a Potsdam. Alla fine della sua vita aveva raggiunto la maggior parte del suo obiettivo, la Prussia era una potenza dominante in Germania, aveva significativamente aumentato il suo territorio con in particolare le annessione di Slesia e la Prussia occidentale. Il regno crebbe da un'area di 120.000 a 200.000 km2, diventando lo stato guida della Germania del Nord protestante contro l'Austria, che stava cercando di federare gli stati della Germania del Sud, cattolici. Il suo regno fu il punto di svolta sia del destino della Prussia, che di tutta Germania. La Prussia diventando una delle grandi potenze europee avrebbe sfidato definitivamente l'Austria fino alla nascita dell'impero tedesco nel 1866.

Oltre a questo risultato, Federico II lasciò anche un potente esercito con uno spirito e caratteristiche specifiche, incarnato nel militarismo prussiano. Caratteristiche durevoli nel tempo e un fattore determinante nei conflitti europei del XIX secolo e persino all'inizio del XX .

 

Il 17 agosto 1991 il feretro di Federico il Grande, che durante l'ultima fase della guerra Hermann Goering aveva fatto traslare nella Svevia Meridionale per sottrarlo all'Armata Rossa, venne riportato a Potsdam e fatto sfilare per la città di fronte a sessantamila persone e migliaia di poliziotti: a mezzanotte (secondo l'antico desiderio espresso dal sovrano nel 1786, poco prima di morire) la bara fu sepolta ai piedi della collina di Sanssouci, presenti il cancelliere Helmut Kohl e una rappresentanza della Bundeswehr, l'esercito tedesco. La cerimonia era gravida di implicazioni politiche: l'onore reso a Federico II riapriva il dibattito sull'eredità dello Stato prussiano, il "mostro militarista" che gli Alleati avevano cancellato dalla carta del mondo e che la storiografia delle due Germanie aveva a lungo rimosso.

 

Per un Paese nel quale la ricostruzione dell'identità nazionale passa attraverso il confronto serrato con il proprio passato, "fare i conti" con la Prussia rappresentava un tassello non meno significativo di fare i conti col periodo nazista: Prussia come Stato fomentatore del militarismo e della reazione, oppure Prussia come capro espiatorio delle colpe collettive tedesche?

 

Secondo lo storico inglese Giles MacDonogh, che dedicò un importate saggio sull'argomento all'origine della Prussia vi fu una combinazione tra le virtù severe dei cittadini e il dinamismo politico-militare della dinastia Hohenzollern. Nel volgere di quattro generazioni, da Federico II il Grande a Guglielmo I, la Prussia divenne il primo tra gli Stati tedeschi, con un'organizzazione interna che fece perno sul governo della legge e sulla tolleranza religiosa e con un tratto caratteriale che i tedeschi chiamano "nuchtermheit", quel misto di semplicità, di dedizione e di sobrietà che è difficile da tradurre in italiano. Che tutto questo sia stato l'inizio di un perverso percorso che portò alle sciagurate e distruttive guerre successive e alla "banalità del male" nazista è difficile dirlo senza rischiare di trarre conclusioni affrettate e superficiali.

 

 

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