Cosa è il TTIP e cosa dice?

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Il TTIP è un controverso accordo commerciale tra USA e UE. Vediamo cosa prevede e quali potenziali conseguenze potrebbe avere sull'ambiente, il lavoro e la salute. 

 

Il TTIP ovvero il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo di liberalizzazione commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti. L'idea è quella di abbattere dazi, dogane e barriere tra Europa e Stati Uniti rendendo il commercio più facile. Si faciliterebbero i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti con maggiori opportunità economiche, di sviluppo, con l'aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione.

Il trattato è in fase di negoziazione da tanti anni e la discussione su di esso è sempre stata accesa. L’idea sembrerebbe buona, ad un primo sommario esame, ma perché tante proteste in Italia e perché l'accordo viene definito " pericoloso"? Va detto subito che si tratta di negoziati in gran parte segreti, accessibili solo ai gruppi tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissione europea.

Negoziati segrete e poi prendere o lasciare

La questione della segretezza è stata, e continua a essere, uno dei maggiori punti di opposizione ai negoziati. Nonostante l’enorme importanza della questione, il Parlamento europeo non ha accesso a tutte le informazioni sul modo in cui si svolgono gli incontri e sullo stato di avanzamento delle trattative. Il Parlamento può solo porre dei quesiti circostanziati, cui la Commissione può rispondere ma nel rispetto della riservatezza obbligatoria in tutti i negoziati commerciali bilaterali, e al termine delle trattative, avrà diritto di voto finale " prendere o lasciare". Nel frattempo non ha diritto né di accesso né di intervento sul testo. Diversi documenti sono stati pubblicati e messi insieme arrivando a dare un idea dello stato delle cose.

Clausola ISDS

La parte più controversa dei negoziati è la clausola ISDS, Investor State Dispute Settlement, contestata anche da alcuni governi. Questa clausola da agli investitori esteri in un certo paese (ad esempio, l'Italia) la possibilità di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte ad esempio dell'Italia (stato destinatario dell’investimento estero) delle norme di diritto internazionale in materia di investimenti. Le aziende potrebbero, qualora la legislazione dei singoli paesi dove investono, riducesse la loro azione e i loro futuri profitti, opporsi alle regole locali a livello sanitario, ambientale, finanziario ecc. davanti a tribunali terzi.

Le aziende citerebbero gli Stati in tribunale e le vertenze non verrebbero giudicate da tribunali ordinari che operano in virtù della normativa vigente, come è oggi, ma da un tribunale terzo che giudicherebbe solo sulla base del trattato stesso se uno Stato – magari introducendo una regola a salvaguardia del clima o della salute – sta creando un danno a un’impresa. Se venisse trovato colpevole, quello stato o comune, o regione, potrebbe essere costretto a ritirare il provvedimento o ad indennizzare l’impresa. Pensiamo ad un caso come quello dell’Ilva a Taranto, o della diossina a Seveso... insomma le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si piegherebbero alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende, e l’armonizzazione delle norme sarebbe fatta al ribasso, non certo a vantaggio dei cittadini, dei piccoli produttori e dell'ambiente.

Sempre i soliti esportatori...

Oltre alle conseguenze, in termini soprattutto di allentamento delle garanzie per l'economia, per la salute e per l'ambiente, si prevede un aumento delle  importazioni dagli Stati Uniti e una spinta verso pochi grandi produttori. Ad esempio, in un anno il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8% mentre quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%. Si  prevede che il TTIP porterà molti agricoltori in tutta l’UE a confrontarsi con una maggiore concorrenza e prezzi più bassi da parte dei competitori americani, minacciando le aziende agricole di tutta Europa, oltre ad avere un impatto negativo sulle aree rurali e sugli interessi dei consumatori. In generale gli Stati Uniti non avendo ratificato diverse convenzioni e impegni internazionali per la tutela dei diritti del lavoro, dei diritti umani e dell'ambiente, possono beneficiare di un costo del lavoro più basso e permettere un comportamento delle imprese nazionali più disinvolto e competitivo, in termini puramente economici, anche se più irresponsabile.

L’Organizzazione mondiale del Commercio ci dice che le imprese italiane che esportano sono oltre 210.000, ma sono le prime 10, i giganti che compiono il 72% delle esportazioni nazionali. Potremo trovarci invasi da prodotti americani a prezzi stracciati che porterebbero danni all’economia diffusa, e soprattutto all’occupazione, molto più ingenti di questi presunti guadagni per i soliti noti.

Il Regulatory Cooperation Council

Altro aspetto contestato, la creazione di un organismo, il Regulatory Cooperation Council, dove esperti nominati della Commissione UE e del ministero USA competente valuterebbero l’impatto commerciale di ogni marchio, regola, etichetta, ma anche contratto di lavoro o standard di sicurezza, operativi a livello nazionale, federale o europeo. A sua discrezione sarebbero ascoltati imprese, sindacati e società civile. A sua discrezione sarebbe valutato il rapporto costi/benefici di ogni misura e il livello di uniformità tra USA e UE da raggiungere. Non molto democratico... Anche i servizi essenziali di alto valore commerciale come la scuola, la sanità, l’acqua, previdenza e pensioni, sarebbero allora esposti a ulteriori privatizzazioni e alla potenziale acquisizione da parte di gruppi e imprese più competitivi e commercialmente aggressivi. Le misure di protezione sociale, sanitaria, ambientale ecc. potrebbero insomma essere spazzate grazie all'affidamento, allo studio legale giusto e potente, della tutela del profitto.

Il TTIP può produrre danni per la salute, si

Un esempio concreto: nel 1988 l’UE ha vietato l’importazione di carni bovine trattate con certi ormoni della crescita cancerogeni. Per questo è stata obbligata a pagare a USA e Canada dal Tribunale delle dispute dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) oltre 250 milioni di dollari l’anno di sanzioni commerciali, nonostante ci fossero le evidenze scientifiche e tante fossero state le vittime. Solo nel 2013 la ritorsione è finita quando l’Europa si è impegnata ad acquistare dai due concorrenti carne di alta qualità fino a 48.200 tonnellate l’anno.

L’accordo, una volta concluso, e la data non pare vicina, dovrà essere votato dal Parlamento europeo, per quanto riguarda l’UE, e dal Congresso per gli Stati Uniti.

 

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