Pesticidi negli alimenti  

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Pesticidi nella frutta e nella verdura 

 

Pesticidi negli alimenti? Quanti sono, quali sono, quanto male fanno e come evitarli. Con quali prodotti si rischia di più e quali accorgimenti bisogna prendere? E infine, non in ordine d'importanza, quali sono i danni causati all’ambiente dall’utilizzo di pesticidi?...

Una mela al giorno non toglie il medico di torno. Anzi! Una ricerca Pesticidi alimentaridi Legambiente rivela che la maggior parte dei prodotti orto-frutticoli e del vino in commercio risultano contaminati da sostanze chimiche dannose per l'uomo e per la natura. Proprio la frutta e la verdura, che pensiamo siano nostri alleati nelle battaglie contro i malanni, secondo gli studi effettuati da Legambiente sono spesso contaminati da residui di fitofarmaci. Per farla semplice, prodotti come uva, vino, mele e arance sono alterati da insetticidi e fungicidi, dannosi sia per la salute dell'uomo, che per l'ambiente e alcune sue specie animali. Il dato più allarmante riguarda il cosiddetto multiresiduo, cioè la quantità di residui diversi che possiamo trovare nei cibi giornalmente consumati. Il fenomeno è dovuto al fatto che spesso i nuovi pesticidi disponibili in commercio contengono più sostanze attive in un unico prodotto; ma anche al fatto che la difesa dei raccolti prevede l’impiego di diversi tipi di pesticidi nelle varie fasi del ciclo vitale/produttivo. Ignoti sono i rischi derivanti dall’azione combinata di più principi attivi, che sempre più spesso vengono utilizzati in sincrono o che sono miscelati. L’azione sinergica di diverse sostanze può avere un effetto cancerogeno, anche se ciascuna è impiegata a piccole dosi e sotto i limiti stabiliti dalla legge. Molte tra queste sostanze sono interferenti endocrini, cioè alterano il funzionamento del sistema ormonale causando effetti avversi sulla salute di un organismo o dei suoi figli. Nel 2008 una normativa è intervenuta per rafforzare i controlli di limite di massimi di residuo consentito (LMR). Purtroppo, non è ancora stata creata una legge che regoli la rintracciabilità e l'uso simultaneo di più residui in un singolo alimento.

Prodotti chimici nell'agricoltura tradizionaleAgricoltura convenzionale e agricoltura integrata e biologica, differenze

L'agricoltura convenzionale (quella praticata normalmente) richiede l’uso, spesso incontrollato, di sostanze chimiche fatte in laboratorio (pesticidi e erbicidi), la difesa delle colture dall’attacco di insetti dannosi, funghi, batteri o dalle malerbe (le erbe infestanti che possono danneggiare la produzione). In un sistema di agricoltura integrata e biologica, invece, l’impiego di pesticidi ed erbicidi è ridotto o addirittura vietato, poiché le malattie delle piante si prevengono o si curano con più metodi combinati tra loro (rotazioni colturali, pacciamature, lotta biologica), cercando di garantire l’equilibrio dell’ecosistema agricolo. Ciò impedisce che una singola specie, ad esempio un insetto dannoso, si sviluppi in modo eccessivo. Nell'agricoltura convenzionale questo equilibrio non viene preservato, ma numerosi e sempre più selettivi prodotti chimici sono diventati l’unica soluzione per combattere erbe infestanti e patogeni sempre più specializzati, resistenti ai vecchi formulati chimici. Così l’agricoltore deve distribuire una dose maggiore di sostanze chimiche o scegliere prodotti altamente specifici, sicuramente dannosi per la salute di coloro che li distribuiscono in campo (si vedano le tute protettive e le maschere protettive con cui i lavoratori maneggiano e spruzzano le sostanze chimiche sui campi) e per quelli che mangiano il frutto o l’ortaggio trattato, se permangono residui.

 

Dossier "Pesticidi nel piatto"

 

Pesticidi nella fruttaOgni anno Legambiente elabora i dati forniti dalle Arpa e dai Dipartimenti regionali per le attività sanitarie, sui residui di pesticidi rinvenuti in campioni di ortaggi e frutta. Eccovi alcuni dati del dossier "Pesticidi nel piatto" relativi sia all'anno 2012 che al 2015 (ultimo rapporto uscito nel 2016 relativo a dati registrati nel 2015):

-  2012 irregolarità riscontrate inferiori all’1% (0,6%);

-  2015 irregolarità riscontrate inferiori all’1% (lieve rialzo 0,7%);

- 2012 il 18,3% dei campioni esaminati presenta un residuo di una sostanza chimica;

2015 il 18,8% dei campioni esaminati presenta un residuo di una sostanza chimica;

- 2012 17,1% dei campioni esaminati presenta più residui chimici;

- 2015 22,4% dei campioni esaminati presenta più residui chimici (la frutta ha più residue nel 43,3% dei casi esaminati).

Legambiente ha dichiarato che vengono immessi nel nostro mercato prodotti ortofrutticoli contaminati da 7, 8, fino ad arrivare a 9 principi attivi differenti, il tutto in un unico composto che non è mai stato sottoposto né a studi, né ad analisi, ma di cui si è consapevoli delle potenziali caratteristiche tossiche sia per l'uomo che per l'ambiente. Studi attenti e puntuali condotti dai laboratori della provincia di Bolzano hanno rilevato 8 diverse sostanze chimiche in due campioni di vino (comunque contaminato nel 60% dei casi dal multi-residuo), 9 molecole diverse in 3 campioni di uova, e addirittura le mele contaminate da 4 a 6 sostanze chimiche diverse contemporaneamente nel 65% dei casi. E ancora in Friuli Venezia Giulia, sia il vino che le mele sono contaminate dal 96% al 83,3% di casi. Anche l'Emilia Romagna, si è vista accreditare dati allarmanti su alimenti dei quali però non fornisce la provenienza, come pere, pesche, ciliege, fragole, prugne, susine, melagrane e albicocche, dove si arriva a registrare la presenza perfino di cinque sostanze diverse. Veneto e Calabria, anch'esse ammonite per l'uso di sostanze ormai fuorilegge perché non più autorizzate in prodotti come insalata, fragole, pisellini primavera, peperoncino e pesche. Alcune regioni come Abruzzo e Molise non sono state in grado o non hanno voluto fornire nessun dato utile alle indagini.

 

L’uso non sostenibile dei pesticidi contribuisce alla perdita della biodiversità, alla riduzione della fertilità del terreno e all'accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli. L'impiego di erbicidi a largo spettro per il controllo delle infestanti, come il famoso glifosato, lascia i suoli perennemente nudi ed esposti. Perciò non solo l’uomo è a rischio, ma la vita di molti altri organismi: la perdita di biodiversità e la rottura degli equilibri naturali sono infatti provocate, tra le altre cose, dai residui di pesticidi che contaminano le acque, l’aria, il suolo, e che raggiungono aree diverse da quelle in cui sono stati dati. Non possiamo non considerare questi aspetti, quando scegliamo la frutta e verdura da mettere in tavola: scegliamo di acquistare prodotti da agricoltura sostenibile per proteggere la nostra salute e l'ambiente!
 

Articolo di Elisabetta Bromo e Laura Randellini per Informagiovani-italia


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