Sei qui:
Articoli
informagiovani
>
Come
e perché è nata questa importante ricorrenza istituita
dall'ONU per sensibilizzare la società globale sul
persistente e odioso e inaccettabile fenomeno della
violenza di genere.
Il 25 novembre si celebra la Giornata contro la violenza
sulle donne, una giornata che nel corso degli anni ha
assunto connotazioni sempre più svariate, ma soprattutto
sempre più attuali e negative. Questa giornata si celebra
dal 1999, anno nel quale l’Onu, con la risoluzione 54/134,
la istituì ufficialmente e dichiarò la violenza contro le
donne "
uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei
quali le donne sono costrette in una posizione subordinata
rispetto agli uomini". |
|
Per capire il perché di
questa data, bisogna tornare indietro, al 25 novembre del
1960 quando nella Repubblica Dominicana vennero uccise
le tre sorelle Mirabal. All’epoca governava il
dittatore Trujillo e le tre sorelle erano considerate delle
"
rivoluzionarie" e per questo motivo,
prima di essere uccise, furono anche tremendamente torturate
e i loro corpi buttati in un burrone, in modo da simulare un
incidente. La morte di queste tre donne sconvolse le
coscienze, così come sconvolgono le nostre coscienze le
immagini che arrivano da paesi come l’India, dove ogni
giorno le donne vengono umiliate, stuprate e vendute come
spose-bambine oppure le tante immagini che vediamo ogni
giorno al telegiornale di donne italiane, che muoiono per
mano di folli, che pur di possederle sono in grado di
togliere loro la vita.
Secondo i dati dell’Onu
nel mondo il 35% delle donne ha subito almeno una volta
nella vita una violenza sessuale o fisica da parte del
proprio compagno o di un estraneo. La stessa indagine rivela
che negli omicidi domestici, le vittime due volte su tre
sono donne. Le donne, inoltre, continuano ad essere
emarginate anche nel mondo del lavoro e il
divario tra uomini e donne è ancora più tangibile in questo
contesto, lo stipendio di una donna è sempre ridotto
rispetto a quello di un uomo, con una differenza che va dal
10% al 30%.
In Italia la
percentuale di donne dai 16 ai 70 anni, che ha subito
violenza, si attesta al 31,5% e nella maggior parte dei
casi i figli, all’interno della coppia, assistono agli atti
di violenza. Le donne vittime di violenza entrano,
improvvisamente in un tunnel, dal quale è difficile uscire,
dove riuscire a distinguere il pericolo dalla normalità è
sempre più difficile. Uno dei modi, per uscire da questo
incubo è quello di rivolgersi ad un Centro Antiviolenza.
In Italia esiste la rete dei Centri Antiviolenza chiamata
D.i.Re che nella quotidianità sostiene tutte le donne che
hanno bisogno di aiuto, nonostante le mille difficoltà e i
tagli ai fondi.
Le forme di violenza
sono le più svariate:
Il 6,1% è una violenza
con un oggetto tirato contro la donna
L’11,5% è una violenza
come una strattonata, una spinta o un urto
Il 7,5% è una violenza
tramite uno schiaffo, un pugno, un calcio
L’1,5% è una violenza
che vede la donna strangolata, soffocata o ustionata
L’1,7% è una violenza
nella quale si usa una pistola o un coltello
L’1,2% una violenza
fisica generica
Il 3% è rappresentato da
uno stupro
Il 3,5% da un tentato
stupro
Lo 0,5% è una violenza
sessuale diversa
Lo 0,4% rappresenta le
donne costrette ad avere rapporti sessuali con altre persone
L’1,5% è una violenza
rappresentata da rapporti sessuali umilianti
Il 4,7% è la percentuale
delle violenze nei rapporti sessuali
Il 15,6% rappresenta la
violenza da molestie fisiche e sessuali
Il 29% sono violenze a
vario genere, tra le quali lo stalking
Per combattere il
fenomeno della violenza sulle donne, in Italia le leggi di
riferimento sono la numero 119/2013 e la legge
numero 107/2015. Ricordiamoci che in Italia è attiva
la legge contro lo stalking e quella contro il
femminicidio. Il nostro Paese, inoltre ha ratificato la
cosiddetta "
Convenzione di Istanbul" ovvero la
Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e per
la lotta contro la violenza sulle donne e contro la violenza
domestica.
Secondo i dati Istat,
in Italia quasi 7 milioni di donne hanno subito violenze
nella loro vita. Il rapporto Unicef, invece ci informa che
su dieci ragazze al di sotto dei 20 anni, almeno una è stata
costretta ad avere un rapporto sessuale forzato ed è stata
violentata. Da questi dati, però ne emerge un altro ancora
più grave, ovvero meno del 12% di queste donne ha
denunciato il proprio violentatore.
"
Ho giurato di non stare
mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque
situazione in cui degli esseri umani siano costretti a
subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre
schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la
vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato"
.
(Èlie Wiesel)
Femminicidio in Italia
La parola femminicidio suona male. Però serve. Definire
in modo appropriato la categoria di questo reato perpetrato
contro una donna perché è donna, è necessario. Oggi 25 novembre
ricorre la giornata contro la violenza sulle donne: oltre 100 i
femminicidi dall’inizio dell’anno in Italia. Praticamente uno
ogni tre giorni.
l termine femminicidio si usa quando in un crimine il genere
femminile della vittima è un movente del crimine stesso, nella
maggior parte dei casi perpetuato all’interno di legami
familiari. Donne uccise dai fidanzati, mariti, compagni, ma
anche dai padri a seguito del rifiuto di un matrimonio imposto o
di scelte di vita non condivise.
Negli anni ’90 una antropologa messicana di nome Marcela Lagarde
ha analizzato le violenze perpetuate sulle donne messicane
individuando le cause della loro marginalizzazione in una
cultura machista e in una società che non dava tutele dal punto
di vista giuridico, con indagini lasciate pendere e con lo
stupro coniugale non considerato come reato. Lagarde è la
teorica del termine femminicidio.
Quattro donne su dieci hanno subìto abusi prima di venire
assassinate. Questo accende un faro sulla prevenzione: è
possibile fermare la violenza destinando risorse ai centri
antiviolenza, rafforzando le reti di contrasto ad essa tra
istituzioni e privato sociale qualificato, perché sempre più
donne possano sentirsi meno sole e superare la paura.
Da non dimenticare, inoltre, che sette donne su dieci vengono
uccise in famiglia. Più della metà dei carnefici sono coniugi,
partner, ex . In molti casi l’omicidio è scaturito dalla sola
intenzione di interrompere il legame. Oltre la metà dei
femminicidi ha interessato un target di età tra i 25 ed i 54
anni. Giovani donne e giovani madri. Stasera non importa se
siete madri sorelle o amiche... indossate un paio di scarpe
rosse... e ricordate chi non ha più la possibilità di essere con
noi!
|