La professoressa lo punì
facendo scrivere "sono un deficiente" e lui e la famiglia
contrattaccarono denunciandola e chiedendo un risarcimento di 25000
euro. Il tribunale, trovando un giudice di buon senso, l'ha assolta
ed ha chiuso il processo aprendone un altro contro il padre del
bullo.
Il problema oltre ai bulli e
alle bulle, spesso risultano essere proprio i genitori che non
riescono a capire il senso civico della punizione e sono privi della
minima autocritica necessaria per un minimo processo di crescita ed
educativa. Spesso combattere su due fronti, bulli e genitori dei
bulli, risulta per insegnanti ed educatori impossibile. Eppure in
Italia la protezione a priori di ogni "scarrafone" è diffusissima,
da nord a sud senza eccezioni.
La responsabilità di questo
mal costume è di tutti, e non si tratta di sopravalutare o
sottovalutare degli atteggiamenti ma di non riuscire a fare vedere
oltre il loro naso i ragazzi. Abbiamo il sospetto che genitori che
si comportano come il padre in questione siano a loro volta dei
bulli che dobbiamo combattere. Rispondendo sul quaderno del figlio
il genitore non solo non ha fatto ammenda e non ha chiesto
spiegazioni o dato scuse, ma ha pesantemente offeso per iscritto la
docente. La domanda è ovvia, che razza di insegnamento da questo
episodio ha ricevuto il figlio?
Genitori e docenti devono
educare, non essere popolari. Voler bene ai propri figli o studenti
significa anche contrastarli e cercare di imporre con chiarezza
limiti e vincoli che si ritengono giusti. Questo non significa non
ascoltare il punto di vista dei ragazzi ma essere coerenti con un
proprio sistema di valori equi e etici. Forse, al padre in
questione, il corredo di valori non è stato trasmesso o è stato
corrotto, e la sola condanna, benché un punto fondamentale di
partenza, non basta. Anche per il genitore ci vuole rieducazione,
anche se per adesso, visto il sistema educativo non permanente, si
tratta di pura utopia.
Un po' di tempo fa il
diritto alla punizione da parte degli insegnanti era riconosciuto e
accettato dai genitori che avevano fiducia nella professionalità e
nella rettitudine dei docenti. Questo vincolo di fiducia,
prerequisito stesso della scuola in generale, si spezzato. Oggi i
docenti non hanno strumenti per svolgere in tranquillità il loro
lavoro e sono spesso lasciati completamente soli. Hanno paura di
essere giusti e sanno che poche famiglie li supportano.
Il termine usato dalla
professoressa non è tra l'altro una parolaccia. "Deficiente" deriva
da "deficio" che altro non vuol dire che "mancanza", mancanza di
sensibilità, mancanza di senso civico e mancanza di pietà umana e
immedesimazione.
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