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L'uso del Ritalin e di psicofarmaci per curare l'ADHD e problemi
comportamentali nei bambini è controverso e andrebbe valutato con molta
cautela caso per caso.
Alcuni hanno citato il Ritalin come farmaco
antibullismo... ma iperattivo non vuol dire affatto bullo!!! Stiamo
impazzendo? Si sta scrivendo molto sul bullismo e i titoli
sensazionali attirano lettori "La pillola contro il bullismo". Siamo seri,
evitiamo di distorcere il problema.
Di deficit di attenzione e/o iperattività secondo psichiatri e
neuropsichiatri avrebbero sofferto
Beethoven,
Mozart,
Salvador Dalì e
Pablo
Picasso,
Leonardo da Vinci e
Galileo Galilei, Issac Newton, Stephen Hawkins,
Napoleone, J. F. Kennedy ed altri celebri personaggi...
Ciò che dimostra la citazione del Ritalin come
farmaco "antibullismo" è l'ennesimo ricorso ad una ricetta miracolosa2
per affrontare e superare una problematica (sia essa l'iperattività o il
bullismo) complessa e che non può risolversi con una pillola: "i bambini
vengono drogati per risolvere problemi che andrebbero superati in termini
pedagogici"1.
Ma cosa è il Ritalin? Soi tratta di un eccitante del sistema
nervoso che ha effetto calmante sulla sfera emotiva e del comportamento. Dal punto di vista della sua classificazione
tossicologica questo farmaco si trovava nella stessa tabella di cocaina,
anfetamina, oppiacei e barbiturici (categoria degli stupefacenti). È poi
passato dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci,
prescrivibili con ricetta speciale.
Ben noto negli Stati Uniti dove le stime dicono
che sono 6/7 milioni i minori curati con il farmaco, il Ritalin è da tempo
sul banco degli imputati per le relazioni illecite fra psichiatri, governi e
case farmaceutiche. Le cause legali in essre coinvolgono l'Associazione
Americana degli Psichiatri (APA) e l'Associazione degli utenti CHADD "Children
and Adults with Attention Deficit/Hyperactivity Disorder", per collusione
con la casa farmaceutica Novartis (ex Ciba-Geigy) che produce il Ritalin.
L'accusa per gli psichiatri è di avere preso soldi dalla multinazionale del
farmaco per formulare criteri diagnostici sempre più elastici e inclusivi
per favorire la vendita del Ritalin.
La paura in Italia è quella dell'abuso di
psicofarmaci sui minori, delle prescrizioni facili e dell'utilizzo
inappropriato giusto per "sedare" bambini considerati come eccessivamente
vivaci. Da valutare anche la somministrazione da parte di genitori che non
hanno ricevuto una corretta informazione sui potenziali effetti collaterali
del farmaco, soprattutto in termini di assuefazione e dipendenza.
Da precisare che solo il 50% dei bambini che si rivolgono agli specialisti è
davvero affetta davvero da deficit dell'attenzione e/o iperattività e che
solo una piccola parte di questi ha (avrebbe) davvero bisogno del farmaco.
Scrivo avrebbe poiché persino l'APA, l'American Psychological Association,
dichiara che "non vi sono test diagnostici affidabili ed oggettivi" (e
figuratevi che ci sono siti che propongono un test on line per verificare on
line se vostro figlio ha "la sindrome").
Per fortuna da noi per controllare l'uso sicuro
del Ritalin è stata individuata una procedura che ne vincola la prescrizione
ad una diagnosi precisa e ad un piano terapeutico: tutti i dati dei pazienti
e gli esiti dei controlli sull'efficacia e la tollerabilità del farmaco
saranno inseriti in un Registro nazionale istituito presso l'Istituto
Superiore di Sanità.
Ma lo sappiamo bene, le procedure dipendono sempre dalle persone. Il rischio che genitori e insegnanti cerchino una
soluzione farmacologica a comportamenti da loro valutati come anormali è
alto. Inoltre non saprei valutare il numero degli specialisti poco propensi
a spostare l'attenzione sulle scomode e difficili dinamiche relazionali
familiari ed extrafamiliari, non sarebbe forse meglio opporsi a priori ad un
uso così pericoloso di un farmaco, soprattutto per le fasce di età
inferiori?.
1 Claudio Ajmone, presidente
dell'Osservatorio Italiano per la Salute Mentale.
2
"Invece di affidare a
un farmaco "miracoloso" la salute psichica dei nostri figli - ha dichiarato
lo psichiatra Massimo Cozza, coordinatore della Consulta Nazionale per la
Salute Mentale - dovremmo portare avanti una maggiore attenzione alle
problematiche della salute mentale dell'età evolutiva utilizzando in primo
luogo gli strumenti psicologici e di intervento sociale, e realizzando su
tutto il territorio nazionale i servizi previsti dal Progetto Obbiettivo già
varato in materia, ma ancora in gran parte inattuato".
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