Salvador Dalì

Sei qui: Biografie >

Vita di Salvador Dalì - Biografia e opere

Salvador Dalì è stato uno dei pittori più rappresentativi e popolari del XX secolo, con una fantasia e creatività  surrealista davvero sorprendenti. La sua eccentrica personalità , il narcisismo imperante e la ricerca di mondanità  ne hanno caratterizzato la vita e sono gli elementi principali che hanno contribuito a trasformare un grande artista nel mito che tutti conosciamo.

 Il suo repertorio è stato influenzato da maestri classici del Rinascimento, ma ha sempre cercato di dipingere con un approccio d'avanguardia. Era un artista completo, che si è occupato anche di cinema, scultura e fotografia. Dalla nascita benedetto da un enorme talento per il disegno, dipinse i suoi sogni e i suoi umori bizzarri in modo preciso.

Salvador Dalì da bambinoSalvador Dalì nacque l'11 maggio 1904 in una famiglia borghese, a Figueres nei pressi di Girona, a un'ora circa da Barcellona a circa 40 km dal confine con la Francia in Carrer de Monturiol (oggi chiamata strada dei geni perché vi nacquero altri personaggi famosi, tra cui lo stesso Monturiol, l'inventore del moderno sommergibile).  Era il figlio di Salvador e Felipa Dome (Domenech) Dalì. Suo padre era un notaio. Secondo l'autobiografia dello stesso Dalì  (La vita segreta di Salvador Dalì), la sua infanzia fu piena di attacchi di rabbia contro i suoi genitori e i compagni di classe, dalle quali ricevette in risposta reazioni crudeli. Era un bambino intelligente, che produceva disegni avanzati già in età precoce. Molti anni più tardi scrisse nella sua autobiografia: "A tre anni volevo diventare uno chef. A cinque volevo essere Napoleone. Poi la mia ambizione non solo è cresciuta...volevo diventare Salvador Dalì e niente di più. "

Il Bimbo Malato - Salvador Dalì 1923I suoi genitori lo chiamarono come il fratello maggiore morto pochi anni prima a causa di una meningite. A cinque anni, venne portano davanti alla tomba del fratello defunto e gli venne spiegato dai genitori che lui non era altro che la reincarnazione di quel fratello mai conosciuto. La sua infanzia trascorre dunque tra foto del fratello poste in ogni angolo della casa-mauselo e un'ansia di protezione fortissima da parte di genitori che temevamo per la sua salute e incolumità. Il giovane Salvador si identificò a tal punto con il fratello morto da sentirne "l'ombra in decomposizione". "Mio fratello aveva, come ho io, "scrisse Dalì nel suo tipico modo auto esaltante nella sua autobiografia, "l'inequivocabile morfologia facciale del genio." A sinistra il dipinto Il Bimbo Malato del 1923.

Salvador DalìQuesta e altre esperienze probabilmente influenzarono Dalì che, quasi a voler esorcizzare la morte, decise di essere eccessivo in tutto, interpretando nel tempo molti personaggi, sublimando la loro angoscia in un pluralità  di deliri umoristici e sordidi. A sei anni, nel 1910, dipinse la sua prima opera. Durante tutta l'infanzia e l'adolescenza trascorsa a Figueres, accanto a una carriera scolastica mediocre, il giovane Salvador fu preso da una sempre crescente curiosità  per la pittura. A tutti serve incoraggiamento per diventare quello che abbiamo sempre sognato o quello che era nella nostra indole, e per Dalì, l'incoraggiamento decisivo nella direzione dell'arte gli fu dato dal pittore Ramon Pichot, vicino di casa, i cui membri della famiglia erano tutti artisti e musicisti. Fu grazie all'intervento di Pichot che l'austero notaio Dalì, il padre di Salvador, riuscì a prendere in considerazione il fatto che il figlio sarebbe potuto diventare un pittore, pur non condividendo la cosa mai del tutto.

Un altro artista che, in contemporanea, si accorse del talento del giovane Salvador, fu il pittore paesaggista tedesco Sigfried Burmann, che trovandosi a Figueres per le vacanze gli regalò la prima tavolozza e i primi colori. Siegfried (o Sigfrido) Burmann nacque a Northeim (vicino ad Hannover), l'11 novembre 1891, è fu pittore, scenografo, decoratore e art director nel cinema. Fu allievo del regista teatrale Max Reinhardt (che poi divenne un grande e indimenticato direttore del Festival di Salisburgo).

Burmann venne in Spagna grazie ad una borsa di studio per lo studio della pittura. Studiò presso l'Accademia di  Belle arti di San Fernando di Madrid. Nell'estate del 1914, quando Salvador Dalì aveva 10 anni, soggiornò a Cadaqués, incontrò la famiglia Dalì e regalò a Salvador la prima tavolozza e i primi colori con cui il giovane astista iniziò a dipingere i suoi primi dipinti. Essendo scoppiata quell'anno la Prima Guerra Mondiale, la gente del paese cominciò a dire che Burmann era una spia tedesca. Anticipando l'umorismo surrealista, l'artista tedesco appese un cartello sulla sua porta con su scritto, "Siegfried Burmann: pittore e spia". Da quel momento venne lasciato in pace.

Nella sua autobiografia del 1942 Salvador Dalì descrisse Sigfried Burman come uno che dipingeva esclusivamente con coltelli, usando grandi quantità  di colore e che restò per tutto il periodo della Prima Guerra Mondiale a Cadaqués insegnando alle signore i passi di tango argentino e cantando canzoni tedesche con l'accompagnamento di una chitarra. In seguito Burmann collaborò attivamente in diversi allestimenti teatrali del grande amico di Dalì, Federico Garcia Lorca.

Negli anni dell'adolescenza la precocità  di Dalì fu da subito notevole dal punto di vista artistico. Studiò lo stile degli impressionisti francesi diventando a sua volta impressionista; a quattordici anni aveva già  fatto conoscenza con l'arte di Picasso e con i cubisti, e a quindici anni divenne direttore della rivista d'arte Studium.

Dopo avere cominciato a frequentare la scuola d'arte Dalì perse la madre, figura importantissima per lui, quando aveva solo sedici anni. Qualche anno dopo scriverà : "è stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo. Non potevo rassegnarmi alla perdita di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima." Il padre si risposa poco tempo dopo con la cognata.

Vita da studente

Dalì frequentò a Figueres il Colegio de los Hermanos Maristas. Nel 1921 ad appena 18 anni Dalì lasciò  la nativa Catalogna e si trasferì a Madrid, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti di San Fernando. Andò a stare nella Residencia de Estudiantes, amico del grande poeta di Granada in Andalusia Federico Garcia Lorca (di sei anni più grande) e del futuro regista surrealista Luis Buñuel, da cui tuttavia si distanziò irreversibilmente nel 1930. La residenza studentesca fu modellate su quelle inglesi di Oxford e Cambridge per i rampolli della borghesia spagnola.

A Madrid Dalì assunse un aspetto particolare: capelli lunghi; portava una cravatta molto grande e sproporzionata; era avvolto in un lungo mantello e portava un  ampio cappello di feltro. A volte indossava una camicia blu cielo ornata di gemelli di zaffiro, capelli fissati con una retina e lucidati con vernice ad olio. È difficile che la sua presenza passasse inosservata. Fu fortemente influenzato dalle opere oniriche di arte in cui gli oggetti sono visti in termini di geometria, scienza dei punti, linee e superfici). In questo periodo fu anche brevemente incarcerato per attività  politiche contro il governo e venne cacciato dalla scuola d'arte nel 1923.

Più tardi descrisse così, a modo suo, la fine della sua esperienza scolastica:

"...mi presentai all'esame di storia dell'arte. Ero ansioso di mostrarmi brillantissimo e avevo studiato indefessamente. Salii sulla piattaforma dove sedeva la commissione e il soggetto della mia esposizione orale fu estratto a sorte. Ebbi una fortuna inaudita: era esattamente il soggetto che avrei preferito trattare. Ma improvvisamente un'invincibile indolenza mi sopraffece, e quasi senza esitare, tra lo stupore dei professori e di tutti gli astanti, mi alzai e dissi testualmente: Chiedo scusa, ma io sono infinitamente più intelligente di questi tre esaminatori e rifiuto dunque di venir giudicato da loro. Conosco l'argomento troppo bene. Di conseguenza venni citato davanti al consiglio di disciplina ed espulso dalla scuola. Così finì la mia carriera scolastica. "

Sono anni magici per Dalì, di imprese e affanni, in vuole cambiare il mondo. Nel 1924 André Breton pubblica in Francia il Manifesto Surrealista, l'energia distruttiva dadaista si convertiva in "automatismo psichico puro" libero dal controllo della ragione.

In carcere ebbe due gradite novità . La prima, il fatto che il padre gli fece dono di una pressa per incisioni che gli sarebbe stata molto utile per la sua arte, e la seconda, la visita del suo compagno della Residencia de Estudiantes di Madrid, Federico Garcia Lorca, che nelle notti estive e piene di stelle di Cadaqués leggeva all'intera famiglia Dalì le sue poesie. È proprio a Cadaqués che Garcia Lorca scrive il famoso "Ode a Salvador Dalì", pubblicato qualche anno più tardi, nel 1929. A breve sarà  anche Luis Buñuel a raggiungerlo a Cadaqués e a lavorare con lui a una sceneggiatura assolutamente atipica che emergerà  come uno strano film: Un Chien Andalou (1929).

A Parigi

Nel 1927 Dalì arriva a Parigi. Legato a Pablo Picasso e Joan Mirò, con l'aiuto di quest'ultimo, si unisce al gruppo surrealista guidato dal poeta André Breton. Nel 1929 espone nella Galleria Goemans e ottiene un grande successo; le immagini originali dei suoi quadri, in cui gli oggetti vengono visualizzati con precisione irritante e anomala sembrano immettere una profondità  psichica e rivelano un inconscio allucinante e crudele.

Lo stile di Dalì alla fine si era manifestato: disegnava in modo estremamente preciso gli strani soggetti del suo mondo di sogno. I surrealisti credevano nella libertà  artistica e politica per aiutare a liberare l'immaginazione. Il primo contatto di Dalì con il movimento surrealista fu fatto attraverso la visione di dipinti; solo successivamente incontrò altri artisti di quella corrente pittorica durante la sua visita a Parigi. Dalì dipinse alcuni dei suoi quadri migliori  nel 1929.

Dalì a ParigiNei primi anni 1930 molti dei surrealisti cominciarono a staccarsi dal movimento, con la sensazione che l'azione politica diretta doveva venire prima di qualsiasi rivoluzione artistica. Dalì stese il suo "metodo paranoico-critico", come un modo per evitare di dover conquistare politicamente il mondo. Sentiva che utilizzare la propria visione per colorare la realtà  a suo piacimento sarebbe diventato inutile per cambiare realmente il mondo. Il metodo paranoico-critico fece sì che Dalì imparò a possedere il potere di guardare un oggetto e "vederne" un altro. Questo non si applicava solo alla pittura; significava che Dalì poteva prendere un mito interpretato in un certo modo e imporre su di esso le sue idee personali.

Un evento chiave nella vita di Dalì in questo periodo fu l'incontro con la sua futura moglie, Gala, che era a quel tempo sposata con un altro artista surrealista il poeta Paul Eluard e che sarebbe rimasta accanto a lui tutta la vita. Gala divenne la sua musa ispiratrice principale, sia nella sua vita privata che in molti dei suoi dipinti. Verso la fine del 1930, la visione esagerata di Dalì di se stesso cominciò a infastidire gli altri surrealisti. André Breton con rabbia espulse Dalì dal movimento.

L'accusa tripla a Dalì era che stava flirtando con il fascismo, che sfoggiava un delirio cattolico e che aveva una passione senza limiti e irrefrenabile per soldi. Venne persino inventato un anagramma per l'artista, un famoso soprannome, un anagramma coniato da Breton e che i suoi nemici avrebbero di tanto in tanto tirato fuori nel corso degli anni, "dolars Avida". Accuse che, lungi dal dispiacere al pittore gli diedero un piacere segreto e ironico.  "Non sono un seguace di Hitler né nei fatti né nelle intenzioni", si difese l'artista, secondo il quale il surrealismo può essere apolitico e si rifiutò di condannare esplicitamente il fascismo.

Dalì nonostante queste polemiche continuò ad avere grande successo in pittura come in scrittura, scenografia, e film, ma la sua autorevolezza come artista cominciò ad essere messa in discussione. L'artista catalano prese una posizione forte contro l'astrattismo (irrealistico) cominciando a dipingere soggetti cristiani nello stesso stile stretto che aveva precedentemente descritto i suoi incubi personali. Dopo essere stato espulso dal movimento surrealista rispondo nel suo tipico modo, dicendo semplicemente: "Il surrealismo sono io", parafrasando il famoso "L'état c'est moi!" di Luigi XIV il re Sole.

Il quel periodo Dalì si fece crescere i suoi vistosi baffi, che diventeranno una vera è propria icona del personaggio, ispirato da quelli del grande maestro del Seicento spagnolo Diego Velázquez.

Gala e Dalì

Dalì e Gala 1930Salvador Dalì e Gala si innamorarono durante l'estate del 1929. Per la prima volta l'artista di Figueres godette della dolcezza dell'erotismo. In quell'anno infatti Luis Buñuel chiamò Dalì a Parigi dove insieme scrissero e produssero Un chien andalou  (Un cane andaluso) il più famoso cortometraggio surrealista. Durante questo soggiorno parigino Dalì invitò molte delle persone conosciute in quel periodo nella sua casa al mare a Cadaqués per quella estate. Tra coloro che poi  vi si recarono c'era Eugène Émile Paul Grindel, conosciuto come Paul Eluard, con la moglie Elena Ivanovna Diakonova, cioè Gala, lo stesso Buñuel ed altri. Quest'ultimo scrisse nella sua autobiografia: "La sua vita sessuale (di Dalì, ndr) fu praticamente inesistente. Era un immaginativo con tendenze leggermente sadiche. Completamente asessuato, da giovane prendeva continuamente in giro i suoi amici che amavano e cercavano le donne, fino al giorno che, deflorato da Gala, mi scrisse una lettera di sei pagine per spiegarmi a suo modo tutte le meraviglie dell'amore fisico". Certo è che nell'estate del '29 Dalì si innamorò perdutamente di Gala, di 11 anni più grande, che gli fu poi compagna inseparabile per più di cinquant'anni. Gala, aveva avuto dal marito Eluard una figlia, Cécile Grindel.

Fu in questo periodo che Dalì dipinse quadri a carattere esplicitamente sessuale come L'Enigma del desiderio, Piaceri illuminati e Il grande masturbatore. Il secondo in particolare fu durante attaccato e lacerato dal gruppo fanatico del puritano Camelots du Roy. Quest'atto di "terrorismo artistico" ebbe luogo durante la mostra delle sue opere nella galleria di Parigi Goemans. Dopo quell'episodio Gala e Dalì,  freschi e appassionati amanti, si ritirarono e isolarono in Costa Azzurra. Giorni e notti chiusi ad amoreggiare in una piccola stanza d'albergo con le persiane chiuse.

Consapevole della vita dissoluta del figlio per un articolo di Eugenio d'Ors apparso ne Il Foglio Letterario, il padre di Dalì interrupe i rapporti con il figlio. Salvador espose un disegno del "Sacro Cuore di Gesù Cristo" insieme ad una scritta provocatoria "Qualche volta, per divertimento, sputo sul ritratto di mia madre".

Indignato, Salvador Dalì y Cusì  pretese che il figlio smentisse pubblicamente la faccenda. Il pittore rifiutò e il 28 dicembre 1929 venne cacciato via con la forza dalla casa paterna. Il padre arrivò a diseredarlo (alla sua morte il 21 settembre del 1950 lascerà  tutto alla figlia Ana Maria) e gli intimò di non mettere mai più piede a Cadaqués. L'estate successiva Dalì e Gala affittarono un piccolo capanno di pescatori in una baia nella vicina (a Cadaqués) Port Lligat. In seguito la capanna diventerà  la sua adorata casa principale sul mare. Salvador alla morte del padre farà di tutto per recuperare le sue cose, i suoi libri e i dipinti che aveva lasciato alla casa di Cadaqués quando il padre  lo aveva cacciato.

Tutti questi avvenimento non incisero molto nell'ispirazione dell'artista che di lì a poco avrebbe dipinto il famoso La persistenza della memoria (1931), dove orologi molli sono appesi al ramo di un albero, il bordo di un piedistallo e una misteriosa forma giacciono nella vasta distesa di una spiaggia. Gli orologi che si sciolgono rappresentano la memoria, che invecchiando negli anni perde forza e resistenza.

Il surrealismo di Dalì

Ragazza alla finestraPrima di arrivare a Parigi, l'artista ebbe la sua prima mostra alla Galleria Dalmau (che esiste ancora al numero 349 di Carrer del Consell) a Barcellona nel 1925. Nella mostra appariva chiaro che il suo lavoro aveva attraversato il cubismo e le correnti realistiche come il bellissimo e famoso, la Ragazza alla finestra del 1925 (Muchacha en la ventana) che raffigura la sorella di Dalì, Ana Mari che allora aveva 17 anni, affacciata alla finestra della casa di famiglia a Cadaqués; oppure il suo primo Cesto di pane (1926). Quando Salvador entrò nel gruppo surrealista, il movimento stava attraverso momenti di forti contraddizioni interne. La vitalità  e la stravaganza della giovane promessa spagnola era decisiva per il rinnovamento e la proiezione del gruppo, che aveva a sua volta assorbito l'energia che lo portò alla fase più apprezzata del suo lavoro. In teoria, le sue migliori opere erano il risultato dell'attuazione del "metodo paranoico-critico", che Dalì definì come un "sistema spontaneo di conoscenza irrazionale, basato sull'associazione interpretativo-critica dei fenomeni deliranti".

Tale metodologia sosteneva un allontanamento dalla realtà  fisica per una realtà  mentale: grazie ad un uso controllato di allucinazione e sogno (come paranoico o irrazionale deve subire lucidità interpretativa o critica), oggetti della vita quotidiana diventavano icone dei desideri e paure degli esseri umani. Attraverso le sue opere e seguendo i dettami delle teorie freudiane, l'artista mise in luce la parte più nascosta della sua vita erotica, aspettative, fantasie e desideri. Dalì sostenne che le sue tele venivano dipinte seguendo la sceneggiatore dei suoi sogni; il simbolismo era contemporaneamente ossessione sessuale e paura della morte.

Il grande masturbatoreIn ogni caso, la traduzione delle sue ossessioni personali è la ragione che porta la maggior parte dei suoi dipinti, in questa fase, in cui utilizzava le tecniche del più convenzionale realismo illusionistico, a scioccare il pubblico con visioni inusuali e inquietanti che spesso si riferiscono direttamente alla sessualità . Il grande masturbatore (1929, Centro de Arte Reina Sofia, Museo Nazionale, Madrid) è in questo senso un lavoro paradigmatico del periodo in questione.

Una magnifica illustrazione del suo metodo è il quadro intitolato Mercato degli schiavi con il Busto evanescente di Voltaire (1940, Reynolds-Morse, Cleveland Foundation), in cui il volto del filosofo è costituito da due figure che contemporaneamente fanno parte del gruppo umano. A sinistra, contempla la scena una donna appoggiata su un tavolo; il contenuto dei prodotti dei venditori di frutta sul tavolo è a sua volta parte di tutti gli attori coinvolti nel mercato che dà  il titolo al dipinto.

L'Enigma infinito (1938, Museo Nazionale Centro de Arte Reina Sofia, Madrid) o più interpretazioni deliranti del famoso Angelus di Millet sono altri esempi eccellenti di quella partita dove si ribadisce in modo significativo la perversione dell'immagine.


Il riconoscimento internazionale

Alcuni anni nel gruppo surrealista furono abbastanza per fare Dalì la più grande figura del surrealismo e per dare alla sua opera una notevole risonanza internazionale. Nel 1934 viaggia con la sua inseparabile Gala in America. Viene presentato dal mercante d'arte Julian Levy. La sua esposizione di New York, che include La persistenza della memoria, crea subito scalpore e suscita interesse. L'alta società  lo accoglie organizzando uno speciale "Ballo in onore di Dalì". Lui si presenta in modo "surreale" portando sul petto una scatola di vetro che contiene un reggiseno. Cominciò da parte sua il tentativo di creare scalpore, per vanità , o forse per un fine calcolo di marketing. Nello stesso periodo Dalì e Gala partecipano anche ad una festa mascherata a New York, organizzata per loro dall'ereditiera Caresse Crosby: come costume la coppia scelse di vestirsi come il figlioletto dell'eroe dell'aviazione Lindbergh (che poi morì) e il suo rapitore. La conseguente reazione scandalizzata sulla stampa fu tale che Dalì fu costretto a scusarsi pubblicamente. Di ritorno a Parigi i surrealisti lo rimproverarono per essersi scusato per un gesto surrealista.

Nel 1936 Dalì partecipò all'Esposizione internazionale surrealista di Londra, intervenendo vestito con tuta e casco da palombaro. In quel periodo l'artista catalano fu supportato finanziariamente da Edward James, ricchissimo mecenate che lo aiutò ad emergere nel mondo dell'arte e che acquistò molte sue opere. James venne inserito da Dalì nel dipinto Cigni che riflettono elefanti. I due collaborano anche nella realizzazione di due delle più celebri icone del movimento surrealista: il Telefono aragosta e il Divano a forma di labbra di Mae West.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Dalì e Gala si trasferirono negli Stati Uniti, dove restarono per otto anni. In Spagna intanto era scoppiata la brutale guerra civile che mise a ferro e fuoco il paese tra il luglio 1936 e l'aprile 1939. Venne assassinato Federico Garcia Lorca, un crimine che sconvolse l'opinione pubblica mondiale. Solo un anno prima di essere fucilato dai falangisti a Viznar, Garcia Lorca descriveva se stesso e il pittore catalano come "due spiriti gemelli". Dalì definì sempre quello con Lorca "un amore erotico e tragico, perchè da me non ricambiato".  Ana Dalì, la sorella del pittore, raccontò in seguito dei giorni indimenticabili  "las horas doradas"  trascorsi da Federico con Salvador nella baia di Cadaqués. Ana ricorda il viso scuro e massiccio del poeta, pronto ad illuminarsi non appena sedeva al pianoforte e cantava e recitava poesia. uno sguardo luminoso e la voce, che ricordava la musica del Cante jondo, uno struggente canto flamenco.



Nel 1938 finalmente Dalì conobbe, grazie allo scrittore viennese Stefan Zweig, Sigmund Freud, che era stato il grande ispiratore dell'estetica surrealista. Le letture di Freud non facero sentire Dalì emarginato, nonostante le spacconate di Breton. Il padre della psicoanalisi aveva dato origine alla nuova inchiesta sull'inconscio con il suo libro L'interpretazione dei sogni (1900), ma non aveva mai preso troppo sul serio i suoi giovani tifosi di Parigi. Tuttavia, il 20 Luglio 1938, dopo l'incontro avvenuto a Londra con Dalì, Freud scrisse nel suo diario: "Fino ad oggi ero tentato dal prendere in considerazione i surrealisti, che a quanto pare mi hanno scelto come un santo patrono... Il giovane spagnolo, con i suoi splendidi occhi fanatici e l'innegabile maestria tecnica, mi ha spinto a riconsiderare la mia opinione." Da parte sua, l'artista fece ritratti sorprendenti e incredibili dello scienziato austriaco.

Madonna di Port LligatDi particolare importanza per l'evoluzione del suo lavoro fu il viaggio che Dalì fece in l'Italia nel 1937; dopo il contatto diretto con i classici, l'artista di Figueres acquisì un gusto per le questioni religiose e un'arte più accademica che continuò ad applicare lungo. Di questo periodo sono famosissime alcune tele: come la Madonna di Port Lligat eseguita in due versioni, la prima donata da Dalì a papa Pio XII quando venne ricevuto in udienza privata, la seconda del  1950, che oggi si trova al Museo Minami di Tokyo): la Crocifissione (1954, Metropolitan Museum, New York) e l'Ultima Cena (1955, National Gallery di Washington). Allo stesso tempo, il pittore produsse una grande quantità  di oggetti decorativi che tuttavia mancavano del potere trasgressivo delle sue prime opere surrealiste.


Gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale

Nel 1948 Dalì tornò in Spagna, prendendo la residenza di nuovo a Port Lligat nel territorio di Cadaqués e trovando il regime del generale Franco ad attenderlo. Il fatto che scelse la Spagna per vivere ai tempi della dittatura franchista fece di Dalì un bersaglio continuo della critica da parte di molti dei suoi ex-colleghi e di molti progressisti europei. La sua accettazione implicita della dittatura di Franco furono fortemente disapprovate da altri artisti spagnoli e intellettuali che rimasti in esilio. Il discredito maggiore tra i surrealisti e tra i critici d'arte era dovuto, almeno in parte, a motivazioni politiche, piuttosto che al valore intrinseco delle sue opere.

Per molti storici dell'arte le sue opere migliori e il suo periodo artistico migliore erano ormai alle spalle. Eppure, aveva solo 44 anni. La sua produzione era influenzata da presunzione e irriducibile esibizionismo, con apparizioni pubbliche rocambolesche come quella del dicembre del 1955, quando presso l'Università della Sorbona a Parigi  arrivò per tenere una conferenza in una Rolls Royce piena di cavolfiori.

Gli anni che vanno dal 1949 al 1962 nella carriera di Dalì sono i cosiddetti anni mistici. Nel 1948 l'artista aveva pubblicato negli Stati Uniti un saggio, Cinquanta segreti di magica abilità , in cui venivano svelate le tecniche apprese dalla pittura del Rinascimento. Dalì era attratto in questo dallo studio e dal recupero della tradizione. Nel 1948 venne organizzato la prima esposizione personale di Dalì in Italia, presso la Galleria l'Obelisco, aperta nel 1946 (e chiusa purtroppo nel 1978), da Gaspero del Corso e Irene Brin (che tradusse la biografia di Dalì, La mia Vita Segreta del 1942) che avrebbe ospitato grandi nomi dell'arte contemporanea italiana come Sironi, de Chirico, Balla, Campigli, Fontana, Burri, Pomodoro solo per citarne alcuni. L'Obelisco permise soprattutto di far vedere al pubblico italiano, spesso per la prima volta - i lavori di artisti stranieri come Matta, Magritte, Gorky, Rothko, Kandinsky, Moore, Calder, Bacon, Rauschenberg, Grosz, Picasso e appunto Dalì.

In questo stesso periodo Dalì eseguì anche i costumi e le scenografie di due importanti rappresentazioni teatrali, Così vi Piace di Shakespeare con la regia di Luchino Visconti e Salomè di Strauss per Peter Brook.

Verso la parte finale della sua carriera Dalì non si limitò alla pittura, ma esplorò molti media e processi insoliti o nuovi. Molti dei suoi ultimi lavori furono illusioni ottiche, spazi in negativo, giochi di parole visivi e effetti visivi trompe d'oeil. Sperimentò anche il Puntinismo, caratterizzato dalla scomposizione dei colori in piccoli punti  (una tecnica che Roy Lichtenstein avrebbe usato anni dopo) e immagini stereoscopiche e fu tra i primi artisti a impiegare l'olografia in maniera artistica. Anni dopo giovani artisti come Andy Warhol ammisero la sua grande e importante influenza sulla pop art.

Dalì sviluppò anche un vivo interesse per le scienze naturali e la matematica. Era anche affascinato dalla sequenza del DNA che rende ogni essere diverso dall'altro. Ma non solo scienza, anche religione. Il pittore catalano infatti, pur dichiarandosi un devoto cattolico, ed esprimendo il suo misticismo in molti suoi quadri del periodo come La Madonna di Port Lligat, fu profondamente colpito e ispirato dallo shock dello sgancio della bomba di Hiroshima e dall'alba della"era atomica".  Dalì pertanto etichettò questo periodo come "Nucleare Mistico". In dipinti come La Madonna di Port Lligat e Corpus Hypercubus (del 1954), Dalì cercò di sintetizzare l'iconografia cristiana  con immagini di disgregazione materiale ispirata alla fisica nucleare e alla possibile fine dell'umanità .  Le sue opere nucleari-mistiche includono opere molto importanti come La Gare de Perpignan del 1965 e Il Torero Allocinogeno (1968-1970). Nel 1958 Dalì e Gala si risposarono secondo il rito cattolico.

Dalì si interessa anche molto alla pittura del passato, Vermeer e Velàzquez in particolare, e all'arte ottica di cui sarà  precursore. Rivisita temi e tecniche già  affrontati alla luce delle nuove scoperte scientifiche e artistiche, Pop Art compresa. Realizza le prime opere tridimensionali. Nel 1963 scrive Il mito tragico dell'Angelus di Millet, nel 1964 Il diario di un genio, nel 1968 La mia rivoluzione culturale (in occasione della rivolta del maggio francese).

Nel 1960, Dalì iniziò a concepire e a lavorare sul progetto del Museo-Teatro di Figueres, il suo più grande progetto. Il museo museo venne aperto al pubblico nel  1974, anche se l'artista continuò a fare aggiunte e piccoli aggiustamenti fino alla metà  degli anni 1980. La scelta cadde sull'antico teatro della sua città , dove, tra l'altro, tenne la sua prima mostra, quando aveva solo 14 anni. Nel frattempo, nel 1971 si aprì il Salvador Dalì Museum di Cleveland, che nel 1982 si trasferì a Saint Petersburg (Florida). Il museo è formato dal cospicuo nucleo di opere di Dalì della collezione E. e A. Reynolds Morse.

Nel 1972 Dalì realizzò alcune illustrazioni per il Decamerone di Boccaccio. L'anno successivo, la galleria M. Knoedler & Co, di New York allestì la Dalinian Holographic Room. Nel 1979 Dalì entra a far parte degli Accademici di Francia e il  Centre Pompidou gli dedica un'importante retrospettiva.

Salvador Dalì continuò per tutta la sua carriera a indulgere in trovate pubblicitarie e comportamenti consapevolmente scandalosi, con la caratteristica di essere sufficientemente  controversi da attirare su di se e sulla proprie opere attenzione mediatica. Per esempio, per promuovere il suo libro del 1962 Il mondo di Salvador Dalì, si presentò in una libreria di Manhattan a New York su un letto, collegato a una macchina che misurava le sue onde cerebrali e la pressione sanguigna. In quella posizione un po' scomoda autografava il suo libro. Nel 1968 realizzò uno spot  pubblicitario televisivo per conto della cioccolata Lanvin dove,  con una espressione folle rivolta verso la telecamera,  annuncia  "Je suis fou du chocolat Lanvin!" ("Sono pazzo del cioccolato Lanvin!") Mentre mordeva un boccone, facendolo diventare strabico e i baffi ruotavano verso l'alto.  L'anno successivo disegnò il logo dei celebri lecca lecca Chupa Chups. Il risultato fu in logo immediatamente riconoscibile e di successo. Dalì incorporato il nome Chupa Chups in una forma di margherita dai colori vivaci e suggerì che il logo fosse posizionato sulla parte superiore del lecca lecca anziché sul lato in modo che dall'alto verso il basso fosse sempre visibile. Sempre nel 1969 Dalì, tra le altre cose, curò la campagna pubblicitaria per l'Eurofestival della Canzone del 1969 (Eurovision Song Contest).

Controversie sull'eredità

Nel suo testamento, il controverso artista lasciò in eredità  gran parte del suo patrimonio allo Stato spagnolo, causando così anche dopo la sua morte (avvenuta nel 1989, dopo una lunga agonia) nuove e amare polemiche. Ci furono spesso attorno alla colossale fortuna di Dalì battaglie e controversie legali. Verso la fine della sua vita l'artista, aveva messo tutti i suoi beni in capo a una società, la  Spadem, Socièté de la Proprieté Industrielle et des Dèssins et Modèles. Il  pittore glieli l'aveva affidati nell'81: "Ormai da vari anni, e soprattutto da quando sono malato - aveva spiegato in quell'occasione -la mia fiducia è stata tradita in vari modi e la mia volontà  non è stata rispettata. Per questo ho deciso di chiarire la situazione e recuperare con Gala la nostra libertà ."

Un anno dopo, nella primavera dell'82 Gala, l'amatissima Gala moriva e Dalì entrava nel tunnel oscuro della solitudine, della depressione e del dolore. Per quel che riguarda il suo patrimonio artistico qualcosa Dalì abbandonava la Spadem, e si affidava a una società  olandese con sede in Svizzera, la Demart Pro Arte, controllata dal francese Robert Descharnes, fotografo, scrittore, mercante d'arte, autore della monumentale biografia del pittore. Ricordiamo che Descharnes raccolse oltre 60.000 negativi della vita quotidiana di Dalì. Per oltre 40 anni, Descharnes combattè per proteggere l'eredità  di Dalì da contraffazioni e falsi. Su di lui oltre alla biografia scrisse diversi libri sulla vita dell'uomo e del sua lavoro. È morto pochi anni fa all'età di 88 nella sua casa di Indre-et-Loire , il 18 febbraio 2014. Ci furono molte polemiche sul fatto che Descharnes avesse un controllo pressoché totale sul patrimonio di Dalì. Per fugare ogni dubbio sulle sue intenzioni Descharnes a sua volta, nel suo testamento stabilì come suo unico erede lo Stato spagnolo. Gesto che tuttavia  portò a una controversia tra la Demart, lo Stato spagnolo e la  Fondazione Gala-Salvador Dalì. Descharnes mantenne i propri diritti in diversi paesi del mondo, tranne che in Spagna fino al 2004.

Alcuni anni dopo la morte di Gala, la figlia di quest'ultima Cécile Grindel portò in tribunale Dalì ormai malato e in sedia a rotelle per alcuni beni contestati dell'eredità  della madre. Alla morte della compagna e musa del pittore Cécile non fu certo dimenticata: le toccarono 400 milioni di pesetas, più di quattro miliardi di allora, due quadri di De Chirico, due Dalì e un disegno di Picasso. Questi e tantissimi altri oggetti, segni della presenza di Gala nelle due residenze di Port Lligat e Pubol, segni di convivenza e dell'amore.

Epilogo

Nel 1983 Dalì espose molte delle sue opere presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. Questa esibizione lo rese enormemente famoso in Spagna e lo rese ancora più ricercato tra la famiglia reale spagnole e i grandi collezionisti di tutto il mondo.  Dopo il 1984 l'artista finì i suoi giorni limitato nei movimenti dopo le ferite riportate nell'incendio del Castello di Pubol, dopo si era rinchiuso in depressione dopo la morte di Gala.

Italo Calvino una volta scrisse che "nulla è più falsificabile l'inconscio"; forse questa verità  paradossale e antifreudiana è la grande lezione del creatore di metodo paranoico-critico. Un maestro di istrionismo e di propaganda, scandaloso e perfezionista che fu Salvador Dalì. Il prolifico "pazzo" dell'Ampurdan, la pianura catalana spazzata dalla fredda tramontana invernale (che appunto farebbe impazzire)  e che raccoglie le dolci onde del Mar Mediterraneo in una tortuosa e riscaldata costa, ha scoperto l'arte della mistificazione e la simulazione, la menzogna, la finzione e il travestimento prima ancora di imparare a maneggiare i suoi sogni e trasferirli nell'arte con la precisione del suo stile.

La sua lunga esistenza, ostinatamente dedicata al torturare il soggetto e la tela con il frutto più nascosta della sua fertile immaginazione è rimasto ugualmente fedele a un paesaggio mozzafiato della sua infanzia: Port Lligat, a Cadaques, una baia abbracciata allo spirito dello rocce, che mitiga la follia che rischia di trasbordare, con le sue acque tranquille. Mistico e narcisista, spirituale con i sogni ma materialista fino all'eccesso nella realtà , l'esposizione spudorata di tutte le circostanze intime della vita di Salvador Dalì divenne irresponsabilità  provocatoria, di una estetica cupa dove la bellezza non e è concepita senza che essa contenga al tempo stesso il bagliore inquietante del surreale. Salvador Dalì morì il 23 gennaio 1989 a Figueres per insufficienza cardiaca all'età di 84 anni. È sepolto nella cripta del Teatro Museo di Figueres.

Alla sua morte spuntò un "possibile" figlio italiano di Dalì e Gala, Jose Van Roy Dalì (ma questa è un'altra storia: Il figlio segreto di Dalì )


Massimo Serra per Informagiovani-italia.com

"Ogni mattina, quando mi sveglio, ho esperienza di nuovo un piacere supremo: quello di essere Salvador Dalì".
"Il surrealismo è distruttivo, ma distrugge solo ciò che ritiene essere le catene che limitano la nostra visione."
"La gente ama il mistero, e che è per questo che ama i miei quadri."

Salvador Dalì

Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.

Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:  Paypal

 

Ostelli Cadaqués   Ostelli Spagna  Hotel ad Cadaqués

Carte de Cadaqués  Karte von Cadaqués   Mapa Cadaqués   Map of Cadaqués

Carte d'Espagne  Karte von Spanien   Mapa de España Map of Spain

 
FacebookTwitterYoutubeScrivi a Informagiovani Italia