Basilica di Santa Maria della Salute
Le
vicende della costruzione della Basilica di Santa Maria
della Salute furono avventurose e presentano svariati
motivi di interesse. Nel 1630 Venezia fu colpita da
una terribile pestilenza che provocò migliaia di
vittime tra la popolazione. Il Senato veneziano
decise allora che in caso di aiuto divino per
debellare l'epidemia, sarebbe stato eretto in onore
della vergine un tempio grandioso. La peste fu vinta
e il Senato veneziano fece bandire un concorso per
il progetto. |
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Parteciparono i più illustri architetti e la
gara vide vincitore l'allora giovane Baldassarre Longhena. I
lavori iniziarono nel 1631 ma ben presto sopravvennero gravi
difficoltà. Anzitutto il terreno, mal sopportando il peso
della costruzione, cominciò accedere e il Longhena fu
costretto a correre ai ripari rinforzandolo con una selva di
pali infissi in profondità. Ma i guai non erano finiti,
giunti alla costruzione della cupola centrale sembrò che i
muri non potessero sostenerne il peso e il giovane
architetto dovette ricorrere alla soluzione originalissima
di porre a sostegno del tamburo quei fantasiosi "orecchioni"
che caratterizzano l'aspetto esterno del tempio. Quando la
chiesa poté finalmente essere consacrata nel 1687,
Baldassarre Longhena era morto, ormai da cinque anni.
Da
allora ogni anno il 21 novembre, si rinnova il rito di una
processione che coinvolge in una festa spettacolare tutta la
popolazione veneziana. In questa occasione viene addirittura
approntato un ponte provvisorio che unisce la basilica alla
riva opposta. La chiesa a pianta ottagonale è sormontata da
una grande cupola. Una cupola più piccola sovrasta il
presbiterio. L'interno è non meno grandioso dell'esterno e
presenta pregevoli capolavori artistici del Tiziano e
le famose Nozze di Cana del
Tintoretto.
Il 22 ottobre 1630 il Senato veneziano decretò di erigere "e
dedicare una Chiesa alla Vergine Santissima, intitolandola Santa
Maria della Salute", per scongiurare il pericolo della peste
abbattutasi sulla città. Dopo aver eletto una commissione
incaricata di scegliere il luogo più adatto per la costruzione,
che — non senza difficoltà — venne individuato nell'area
prospiciente il Canal Grande tra la
Punta della dogana
ed il Convento di San Gregorio, si affrontò il problema
della scelta del progetto da realizzare. Al concorso indetto per
l'occasione parteciparono numerosi architetti, tra i quali il
giovane Baldassare Longhena, agli esordi della sua
carriera. Quest'ultimo, ideando una chiesa a pianta centrale, "a
forma di rotonda machina", con il proposito di suggerire
un'"opera d'inventione nuova", propose un'alternativa
innovativa. Malgrado Longhena sostenesse di aver derivato l'idea
della pianta centrale dalla "forma di corona per essere
dedicata alla Vergine", i possibili archetipi cui si ispirò
sono ancor oggi fonte di discussione e di formulazione di
ipotesi da parte degli studiosi.
La decisione di adottare il progetto longheniano fu alquanto
contrastata e, compiuta la scelta, venne nuovamente rimesso in
discussione il luogo sul quale erigere la chiesa: si ventilava
l'ipotesi di uno spostamento sulla Punta della Dogana dove si
trovavano tutti gli uffici ed i magazzini dello Stato. La nuova
eventualità venne però scartata ed i lavori sul "sito" già
prescelto iniziarono dopo che il 7 aprile 1631 si celebrò la
cerimonia della posa della prima pietra. La costruzione (che
consta di un corpo ottagonale su cui si imposta la poderosa
cupola e di un corpo minore absidato, sormontato da una seconda
cupola affiancata dai due campanili di reminescenza palladiana)
si protrasse per molti anni e si concluse nel 1687, dopo la
morte del Longhena.
La maestosità del complesso e la sua articolata struttura, che
consentono sempre nuove e diverse fruizioni a seconda del punto
di osservazione, sono sottolineate dalla ricca decorazione
scultorea legata al culto della Vergine. L'originario programma,
che prevedeva una decorazione connessa al
tema della peste, era
stato infatti trasformato in una "esaltazione" di Maria vista
come protettrice di Venezia. Il culto mariano venne qui a
coincidere con la mitica origine della città, sorta sotto la
protezione della Madonna, ed assunse —nel nuovo clima
antiriformistico di quegli anni — un significato direttamente
connesso con la visione sarpiana di una religione di stato,
strettamente controllata nella celebratività e nella simbolicità
dell'architettura e dell'iconografia. La celebrazione della
Festa della Presentazione di Maria (il 21 novembre) — che
prevedeva, al tempo della Repubblica, una solenne processione
dogale alla Basilica — si è perpetuata fino ad oggi ed ogni anno
viene allestito un ponte di barche, che attraversa il Canal
Grande, per consentire l'afflusso dei numerosi pellegrini.
L'interno, assai vasto e luminoso, è costituito dal vano coperto
dalla cupola centrale, con un peribolo circolare delimitato dai
pilastri dell'ottagono, con i muri perimetrali che si aprono in
sei cappelle, comunicanti fra di loro. Ognuna contiene
importanti opere d'arte: nella prima a destra si trova la pala
di Luca Giordano con la Presentazione di Maria al
Tempio (1674). Dello stesso pittore napoletano, che fu per
breve tempo attivo a Venezia, è la pala della cappella
successiva, raffigurante l'Assunzione (1667). Sulla mensa
dell'altare è collocata la statua di San Gerolamo Miani
di Gian Maria Morlaiter, mentre ai lati si trovano due
tele di Gregorio Lazzarini, originariamente a San
Martino di Murano. Ancora a Luca Giordano si deve la pala
del terzo altare, con la Natività della Vergine (1674). A
sinistra dell'ingresso principale, la prima e la seconda
cappella contengono dipinti di Pietro Liberi,
raffiguranti rispettivamente l'Annunciazione (forse 1674)
e Sant'Antonio (1665); sul terzo altare è una pala di
Tiziano, raffigurante la Discesa dello Spirito Santo
che, originariamente, come le altre opere dello stesso autore
presenti nell'interno, era nella chiesa dell'isola di Santo
Spirito e qui fu trasferita nel 1656, dopo la soppressione
di quel monastero. Quest'opera di Tiziano, che risale al 1555,
ben si inquadra nel periodo oramai manieristico del grande
maestro. L'altare maggiore, magnifica invenzione del Longhena
tradotta in marmo dallo scultore fiammingo Giusto Le Court
(1660-1674), è collocato nella rotonda minore. Le statue sul
coronamento raffigurano, a sinistra, Venezia che implora la
Vergine di liberare la città dal contagio del 1630 e, a
destra, un Putto che scaccia la peste. Ai lati
dell'altare sono le statue di San Marco, patrono della
città, e di San Lorenzo Giustiniani, primo Patriarca di
Venezia.
L'altare racchiude l'immagine della Madonna della Salute,
opera di un ignoto madonnaro del XII secolo, che la tradizione
popolare aveva legato al nome dell'evangelista Luca. Essa faceva
parte del bottino di guerra portato a Venezia da Candia
(l'attuale Iraklio nell'isola di
Creta).
da Francesco Morosini, e fu qui collocata nel 1670. Tutto
intorno all'altare, entro nicchie, sono collocate statue di
Apostoli e Dottori della chiesa, opere del Le Court e dei suoi
numerosi collaboratori. Altre statue seicentesche si trovano
nel coro, dove, a soffitto, sono allogate anche tre tele di Giuseppe Porta, già
nella Chiesa di Santo Spirito, raffiguranti Elio e l'angelo,
la Caduta della manna e Abacuc e Daniele.
Nella vicina
sacrestia grande sono conservate le opere d'arte più
significative tra quelle della chiesa: sul soffitto sono
collocati i tre grandi tele di Tiziano con Davide e Golia,
Abramo e Isacco e Caino e Abele, eseguiti tra il 1542 e il 1544
per Santo Spirito. Queste sono opere particolarmente
significative nel percorso artistico di Tiziano, che, lavorando
a fianco del Porta, risente del linguaggio manieristico del
toscano. Ancora di Tiziano è la pala con San Marco in trono e i
SS. Cosmo, Damiano, Sebastiano e Rocco, opera giovanile (forse
del 1510), legata a modi figurativi giorgioneschi, collocata
sull'altare della parete di fondo. Ai lati sono otto tondi con
gli Evangelisti e i Dottori della chiesa, attribuibili alla
bottega del grande pittore di Pieve di Cadore (Tiziano). Sulla parete lunga è
collocato la tela con le Nozze di Cana eseguito dal Tintoretto
nel 1561 per il Refettorio dei Crociferi, mentre sulla parete
di fondo sono notevoli le tre tele di Giuseppe Porta con
David che evita
la lancia scagliatagli da Saul, Saul infuriato ai lati e, al
centro, l'Ultima cena. Nella sacrestia piccola, infine, sono
conservate altre opere, tra cui i bozzetti delle pale di Luca
Giordano, quattro Madonne oranti di Giovan Battista
Salvi detto il Sassoferrato e la
Presentazione di Gesù al tempio di Andrea Schiavone.
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