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Scuola dei Traduttori di Toledo
C'è stato un tempo in cui Toledo era un calderone
effervescente di culture diverse (cristiani, musulmani ed
ebrei). Un periodo in cui studiosi provenienti da tutta Europa
arrivavano in Spagna, attratti dalla ricca collezione di
manoscritti che precedenti governanti arabi si erano lasciati
alle spalle. L'antica città bagnata dal fiume Tago, che
fu roccaforte medievale e che oggi è parte del patrimonio dell'UNESCO,
vanta un percorso storico vario ed inconsueto: davanti a noi
l'odierna Toledo è un insieme della Toletum dei
Carpetani e dei Romani,
della civitas regia del regno Visigoto
spagnolo, della Toleitola musulmana e della Toledo
di Alfonso X.
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Ed
è proprio con questo re, nel XII secolo, che venne
istituzionalizza la Scuola di Traduttori di Toledo,
nata dalle passioni di un gruppo di studiosi riunitisi a
tradurre le più grandi opere filosofiche e scientifiche del
mondo arabo e greco antico.
Toledo è sempre stata conosciuta come un centro di cultura
multilingue, d'apprendimento e di traduzione. Molte delle
opere degli antichi filosofi della Grecia, così come anche
quelle della letteratura araba, erano per esempio già
state tradotte durante l'Età d'Oro Islamica (tra il
VIII-XI secolo la città era parte del Califfato di
Cordova). Questo ha portata alla nascita di un movimento
informale, promosso da alcuni vescovi locali, che nel tempo ha
trasformato la città in uno dei più grandi centri culturali del
mondo occidentale medievale. Nel XII secolo venne istituito un
primo collegio
di traduttori dall'arabo al latino, fondato Don Raimundo,
arcivescovo di Toledo dal 1126 al 1151. Costui era un monaco
benedettino, originario di Agen, un piccolo paese del
sud-ovest della Francia, convinto che per arrivare a far
comprendere all'Europa le opere di grandi filosofi come
Aristotele era necessario dover tradurre gli scritti dei
filosofi arabi in latino.
Uno dei primi apprezzati traduttori del 'circolo' di Toledo fu
Domingo Gundisalvo, arcidiacono di Cuéllar (Segovia),
al quale si devono le traduzioni di importanti opere arabe come
il trattato enciclopedico Kitab al Shifa '("Libro
della Guarigione"), del filosofo persiano Avicenna
(nome latinizzato di Abd Allāh Ibn Sīnā),
uno dei più grandi uomini di cultura e di medicina del mondo
islamico. A Gundisalvo si devono anche le traduzioni delle opere
filosofiche di Al-Ghazali
(conosciuto anche come Algazel),
medico e filosofo persiano del XI secolo, e soprattutto le
traduzioni delle 'Artes
mecánicas' (Arti
meccaniche) applicate alla
geometria, che verranno poi diffuse in tutta Europa.
Il fatto
incredibile è che Gundisalvo non conosceva neanche una parola
d'arabo, si faceva infatti aiutare da alcuni intermediari
conoscitori della lingua araba ed ebraica: costoro traducevano
inizialmente dall'arabo al castigliano e quindi dal castigliano
al latino. Tra i collaboratori vi fu in particolare un certo
Giovanni da Siviglia
(Johannes Hispalensis), al quale vengono attribuite importanti
traduzioni, tra cui il Secretum Secretorum
(conosciuto anche come il Libro del Segreto dei
Segreti), trattato arabo
su un'ampia gamma di argomenti tra cui l'arte del governare,
l'etica, la fisiognomica, l'alchimia, la medicina, l'astrologia.
Uno dei più importanti traduttori di Toledo fu Gerardo da
Cremona (vissuto tra il 1114 ed il 1187), arrivato a Toledo
dall'Italia per apprendere inizialmente la lingua araba e
quindi tradurre in latino importanti opere come l'Almagesto,
di Tolomeo (filosofo,
geografo e astronomo di Alessandria d'Egitto), allora
disponibile solo in lingua araba. Le opere tradotte e fatte
conoscere al mondo medievale latino da Gerardo da Cremona furono
tantissime, quasi tutte di carattere scientifico, tra cui
diversi trattati aristotelici, tolemaici e opere appartenenti ad
insigni scienziati e sapienti musulmani come al-Hazen,
al-Kindi e Al-Farabi. Tra le tante traduzioni vi
furono quelle della Geometria di Euclide, della Misura
del cerchio di Archimede, dell'Algebra di
al-Khwarizmi ed altri importanti trattati su astronomia e
aritmetica. Nello stesso periodo storico, è esistito un altro
traduttore, Gerardo di Sabbionetta (della
provincia di Mantova), al quale vengono attribuite oggi
delle traduzioni precedentemente accreditate a Gerardo da
Cremona.
Altri importanti traduttori della Scuola di Toledo furono lo
scozzese Michael Scott (1175-1235), italianizzato
Michele Scoto, prolifero anche a
Palermo, alla
corte di Federico II; Marco da Toledo, a cui si
devono le prime traduzioni in latino del Corano;
Rodolfo da Bruges, traduttore fiammingo noto per le sue
traduzioni scientifiche su trattati di astronomia; e
Hermannus Alemannus, a cui si devono soprattutto le
traduzioni sui trattati di Retorica di Aristotele e altre
opere del grande filosofo greco.
Fu Alfonso X di Castiglia, detto il Saggio, a
decidere le sorti della scuola di Toledo e, probabilmente,
quelle della cultura europea. Fu costui infatti ad
istituzionalizzare quello che fino ad allora era considerato
solo un importante lavoro congiunto di arabi musulmani, ebrei e
cristiani latini. Ugualmente importante fu la decisione del re
di abbandonare il latino come lingua principale su cui dovevano
convergere tutte le traduzioni, utilizzando al suo posto una
versione riveduta del volgare castigliano. Le conseguenze
di questa decisione furono significative per lo sviluppo della
lingua spagnola. Con Alfonso X cambiava anche la metodologia
di traduzione, che si componeva di un traduttore esperto
nella materia da tradurre, uno scrivano che scriveva nella
versione spagnola e un redattore, al quale veniva affidato il
compito di esaminare lo scritto finale. Lo stesso re, grande
conoscitore di storia, letteratura, arte e scienze, selezionava
i lavori dei traduttori, incoraggiandone il dibattito
intellettuale. Il posto degli ebrei in questo schema
divenne da subito evidente: molti erano trilingue, conoscendo
ebraico, arabo ed una lingua romanza. Sotto la guida di Alfonso,
scienziati e traduttori ebrei acquisirono un ruolo preminente
nella scuola. Erano molto apprezzati dal re, che vantava una
grande predisposizione intellettuale e la conoscenza di arabo e
spagnolo, tanto che egli commissionò loro la traduzione di testi
sacri ebraici, come il Talmud e la Cabala (ma non
vi è traccia dell'esistenza di tali traduzioni, se non un
collegamento di quest'ultima con la Cabala cristiana nata
durante il Rinascimento). Tra i maggiori traduttori di
Alfonso X vi furono Yehuda ben Moshe Cohen, Isaac ibn
Sid (traduttore delle Tavole Alfonsine, uno dei più
importanti trattati di astronomia del mondo antico) ed anche gli
italiani Edigio de Tebladis de Parma, Pietro di Reggio,
mastro Giovanni da Cremona, che fu notaio del re,
Giovanni da Messina e Bonaventura da Siena.
La scuola perse prestigio con l'avvento al trono di Spagna di
Sancho IV di Castiglia, il quale non possedeva nessuna delle
doti illuminate del suo predecessore. Alfonso X è stato uno dei
più grandi mecenati di tutta la storia europea, con lui si è
dato avvio alla conoscenza di importantissime opere del mondo
arabo e del mondo antico. La conoscenza e la conservazione della
cultura nel Medioevo era in genere affidata ai monasteri e alla
loro opera di evangelizzazione cristiana. A parte alcuni casi
sporadici, come quello di Anicio Manlio Severino, che nel
VI secolo tradusse l'Organon di Aristotele, le importanti
testimonianze della Grecia classica poterono arrivare a noi
soltanto attraverso le sapienti opere arabe e questo grazie alla
presenza islamica in Spagna e nell'Italia meridionale. Con i
traduttori di Toledo si sono diffuse in Europa filosofie e
scienze che contribuito a creare il mondo di oggi. Ma il
dibattito intellettuale che ancora emerge è notevole:
quanto, degli scritti tradotti, è il frutto della visione
interpretativa del traduttore (e del suo 'redattore')
'cristianizzato'? Alcune tesi aristoteliche erano per esempio in
netto contrasto con la teologia cristiana, in particolare quelle
che riferivano a concetti come l'indipendenza della ragione
umana dalla fede. É anche vero tuttavia che una delle
caratteristica più importanti della scuola di Toledo era quella
di avere non solo traduttori di fede cristiani. Toledo era un
concentrato di lingue e soprattutto di culture, e grazie a
questo gruppo di traduttori le conoscenze acquisite dai testi
arabi, greci ed ebraici trovarono strada nel cuore delle
università di tutta Europa, aperte ad un ulteriore dibattito
filosofico e scientifico. Con la promozione di una forma
riveduta della lingua castellana, si posero inoltre le basi
della lingua spagnola sovranazionale.
Dal 1994 la Scuola di Traduttori di Toledo rinasce a
nuova vita. La Escuela de Traductores de Toledo di oggi è
un centro di ricerca di pertinenza dell'Università di
Castilla-La Mancha, sotto il patrocino del Governo spagnolo,
del patronato Universitario di Toledo ed il sostegno della
Fondazione Culturale Europea. Come in passato, le sue attività
sono concentrate sulla preparazione di traduttori di lingua
araba ed ebraica, su corsi post-laurea per specialisti
traduttori in arabo-spagnolo ed ebraico-spagnolo, e sui corsi di
lingua araba. Il centro è ospitato in un palazzo restaurato del
XIV secolo, a pochi vicoli di distanza dalla sede dell'antica
scuola. Come il suo predecessore, il nuovo istituto vuole essere
un luogo di apprendimento interculturale. Gli obiettivi
sono quelli di uno scambio reciproco tra culture del bacino
del mediterraneo, soprattutto in considerazione dei diversi
milioni di immigrati musulmani sparsi in tutta Europa, la cui
cultura è oggi ancora poco conosciuta e spesso criminalizzata.
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