TUTTOMONDO Keith Haring Pisa
Quando passeggi nel lungarno di
Pisa a colpire sono in particolare i colori e il grande
spazio aperto. Trovi il celeste del primo cielo del mattino, le
tonalità ocra degli antichi palazzi e un indefinito colore del
fiume, che sembra cambiare a seconda dell'umore del mondo.
Quando passeggi nel lungarno di
Pisa a colpire sono in particolare i colori e il grande
spazio aperto. Trovi il celeste del primo cielo del mattino, le
tonalità ocra degli antichi palazzi e un indefinito colore del
fiume, che sembra cambiare a seconda dell'umore del mondo.
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Colori di vita, colori di
mondo. Ed è proprio questo il nome che oggi lega Pisa ad un
artista particolare, che nel 1989 arrivava dalla lontana New
York, per lasciare una traccia distinta dai canoni a cui
l'arte della città aveva fino ad allora abituato. Centottanta
metri quadri di colori e simboliche emozioni, create a
rappresentare la pace e l’armonia del mondo.
Il murales TUTTOMONDO a
Pisa, creato da Keith Haring ben oltre un ventennio
fa, ha regalato alla città un nuovo modo di guardare all'arte e
soprattutto di 'partecipare all'arte'. Alla realizzazione
di questo grande affresco parteciparono tutti, cittadini,
studenti anche giovanissimi, e poi ancora i frati, curiosi
arrivati qui dopo un primo via vai di voci e poi amministrazione
comunale e associazioni varie. Dopotutto, lo stesso pezzo d'arte
nasceva da un incontro a New York, quello dell'artista con uno
studente di Pisa. Due mondi che s'incontrano. I colori
ripresi dall'opera sono quelli del cielo di Pisa, del suo fiume,
della sua intera storia; sono soprattutto quelli del
quartiere di Sant’Antonio di Pisa, il quartiere che oggi
ospita l'opera di Haring, e che prende il nome proprio dalla
chiesa che si è prestata ad accogliere la sua arte, il
convento di Sant'Antonio Abate di Pisa.
Tuttomondo è nato quasi per caso progetto nato quasi per caso:
"Era un sabato mattina freddissimo della primavera del 1988,
ero con mio padre a Manhattan e incontrai Keith su un
marciapiede del Village. Lo avvicinai e gli chiesi perché in
Italia non aveva mai realizzato nessuna opera, quando sue
installazioni erano in mezzo mondo. Mi rispose che era una
giusta domanda e mi invitò il giorno dopo a parlarne nel suo
studio. Fu l’inizio. L’anno dopo venne a Pisa per realizzare il
murale dedicato alla pace".
Piergiorgio
Castellani, allora studente in visita a New York, ebbe la
fortuna di conoscere l’artista americano e proporgli un lavoro
nella sua città. E così avvenne. Il murales di Pisa fu
l'ultima opera del giovane Haring, che morirà di AIDS nel
1990 a soli 31 anni. Un artista della generazione writer da
strada, che il mondo ha imparato a conoscere sin dai primi
graffiti newyorkesi intorno agli anni '80 e che ha
particolarmente amato proprio per questa sua grande e ultima
opera tutta italiana (non è l'unica in Italia, altre furono
prodotte per esempio a Roma o a Milano e
Venezia, ma alcune purtroppo cancellate dall'amministrazione
comunale della città: è il caso per esempio del graffiti di
Haring al Palazzo delle Esposizioni a Roma, cancellato nel
1992 in occasione di una visita di Stato).
Guardiamolo da vicino questo
enorme murale, un'intera parete che solo a guardarla ti apre lo
sguardo portandolo lontano in un viaggio fantastico. Qui l'arte
è partecipazione, perché è come partecipare alla sua lettura,
alla sua interpretazione. Figure concatenate tra loro esprimono
quello che l'artista ha voluto rappresentare: vita, pace e
armonia. Colori e figure si mischiano a rappresentare la vita, e
il risultato è proprio quello di un'opera d'arte viva.
Anche il concatenamento vuole dare un segnale preciso, quello
dei legami del nostro mondo, delle relazioni tra uomini e tra
uomo e natura. Si provi a
cercare il delfino, il cane, la
scimmia, per scoprire il legame tra l'acqua, la fedeltà o
l'istinto. Oppure quello splendido abbraccio che entra dentro il
corpo dell'uomo, o la madre con il suo bambino, quasi a
simboleggiare l'infinità essenza della nostra vita. E
ancora, il lavoro, il potere dei media, l'ambizione dell'uomo,
le arti come la musica. E poi quelle figure, distinte, come l'uomo
in giallo, che ci piace guardare e pensare con diversi
significati, diversi umori, come quelli del fiume che a Pisa
scorre da sempre.
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