Picasso a Pisa
   
La bella idea alla base della
mostra dedicata a Picasso a Pisa e intitolata ''Ho voluto essere pittore e sono
diventato Picasso'' (da ottobre 2011 a gennaio 2012) è stata mostrare
attraverso oltre 200 opere, come Picasso abbia costruito nel tempo il suo modo di essere
pittore. Pisa ha così dedicato all'artista una sorta di dietro le quinte, uno sguardo intenso ed
originale sull'artista moderno per eccellenza. Picasso è l'artista che ha rotto
radicalmente con gli schemi della prospettiva, con i canoni classici
dell'armonia e della bellezza, fino a spezzare ogni legame con tutto ciò che
c'era stato prima di lui. Ecco le sue parole: |
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"La pittura è una professione da cieco:
uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente,
ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha
visto"
Picasso ha innestato nell'arte del ‘900 degli elementi incancellabili ,
facendo la scelta radicale di rinunciare al bello a favore della
rappresentazione dell'emozione, della tensione, del sentimento. La mostra al
Palazzo Blu di Pisa (a lato una foto del palazzo sul Lungarno) è nata
grazie alla collaborazione con il Museo Picasso di Barcellona,
Malaga e Antibes. Il Palazzo Blu, degna cornice a questa mostra, è uno dei più imponenti palazzi del
Lungarno Gambacorti e presenta tre piani e un'elegante facciata cinquecentesca.
Fu costruito nella seconda metà del Trecento e ampliato Duecento anni più tardi.
Restaurato e gestito dalla Cassa di Risparmio di Pisa è oggi un centro di
promozione culturale con ampi spazi espositivi ed ospita permanentemente la
collezione d'arte della fondazione, nonché mostre temporanee di altissimo livello.
La mostra su Picasso offre alla visione del pubblico opere di tipologia
diversa, datate tra il 1901 e il 1970: dipinti,
ceramiche, disegni, opere su carta, litografie, acqueforti, libri illustrati e
tapisserie. Particolare attenzione meritano le numerose opere su carta,
di solito raramente esposte, che raccontano gli stadi della
metamorfosi da un soggetto realistico a un soggetto Picassiano.
L'artista opera su una sequenza di elaborazioni, trasformando progressivamente
il soggetto (come si può vedere nella serie dei tori e delle due donne nude). Un
aneddoto ci narra di come all'origine del celeberrimo toro di Picasso,
raffigurato con poche,
essenziali
righe (a lato una parte della metamorfosi), troviamo Pablo che, un giorno, in un
atelier, disegna un toro impeccabilmente classico e somigliante. Dopo ben dieci
trasformazioni, del toro resta soltanto una linea. L'incisore che sta guardando
racconta: "Quello che non riesco a capire è che lui ha finito dove avrebbe
dovuto cominciare"! E invece lui cercava il suo toro e per trovarlo è
passato attraverso gli altri dieci tori. Chi vede solo l'ultimo stadio, afferma
che il toro stilizzato sembra quello della grotta di Altamura; in realtà la
raffigurazione del toro è la fine di un procedimento di
costruzione/elaborazione, non l'inizio, come nei graffiti di Altamura.
L'intento della mostra si capisce bene dalle parole della curatrice: "L'obiettivo
è quello di far conoscere al pubblico come lavorava Picasso. Gli schizzi e i
disegni permettono di seguire il processo creativo, di seguire il formarsi e
precisarsi dell'immagine sulla carta. Cosa che è del tutto impossibile con le tele
perché Picasso le ridipingeva continuamente e a occhio nudo non si vede il
precedente".
Quando, ormai vecchio, Picasso si recò a una mostra di
disegni di bambini, esclamò:
"Alla loro età, disegnavo come Raffaello;
mi ci è voluta una vita per imparare a disegnare
come loro"
Anche nella serie delle due donne nude si assiste alla trasformazione
della donna, partendo da un ritratto realista si giunge a un punto di vista
diverso non estetico, fino a vedere le persone dal punto di vista dei
sentimenti, delle tensioni, delle emozioni. Si può rinunciare al bello in
favore dell'espressione, grande affermazione rivoluzionaria di Picasso.
In mostra inoltre il celeberrimo Il Pasto frugale del 1904, uno dei
capolavori giovanili di Picasso, che descrive una realtà di povertà e miseria e
i grandi e coloratissimi ritratti di Jacqueline, la seconda moglie e ultimo
amore della sua vita. Esposti anche due preziosi dipinti: Nature morte a la
guitare (1921), del
Centro Pompidou di Parigi, e la Testa del giovane uomo
del 1921, esposta a New York. Impressionante la raccolta della Suite Vollard
del 1939 (così chiamati perché dedicati a Vollard, il famoso gallerista di
Matisse, Van Gogh e Gauguin): 99 fogli, a cui Picasso si dedicò per ben 8 anni
(raffigurano fauni, centauri e minotauri, immagini mitiche di creature, metà
animale e metà uomo), popolando di figure una mitologia "picassiana" terribile e
forte, strettamente correlata al dipinto di Guernica). Quasi un diario
grafico, dove la
guerra civile spagnola con i suoi morti e i suoi feriti si palesa per
Picasso come un'esperienza senza ritorno. Molte sono le opere di Picasso che
riflettono ed esprimono le terribili emozioni e l'angoscia dell'uomo di fronte
alla moderna tragedia della guerra, fino a culminare con il famosissimo dipinto
di Guernica, il monumento che l'arte del ‘900 ha dedicato alla guerra (del quale
sono esposti
alcuni disegni preparatori). In primo piano anche Sogno e menzogna di Franco,
una composizione di acqueforti progettate da Picasso nel 1937 per finanziare la
Repubblica di Spagna che stava combattendo
contro le milizie del generale Franco (leggi i dettagli della
guerra civile spagnola).
E poi i Poèmes et Lithographies,
le grandi tavole in cui Picasso accompagna immagini e poemi, che descrivono il
dolore, ma anche l'inadeguatezza e la banalità della guerra. Infine, nelle straordinarie
tavole dello Chant des morts Picasso ritrova il colore e con una
calligrafia color rosso sangue verga alcune pagine
del suo libro del 1948, Le chant des morts, appunto, pubblicato
insieme al poeta Pierre Reverdy. Poi il famoso dipinto Busto di fauno,
proveniente dal museo Picasso di Antibes e i meravigliosi dipinti e disegni
della serie Il pittore e la modella. Infine,
una raccolta eccezionale di 58 grandi
linogravures a colori (incisioni sul linoleum) provenienti dal museo
Picasso di Barcellona, grazie alle quali si può seguire la trasfigurazione del
volto di Jacqueline sul morbido linoleum.
Cenni sulla vita di Picasso
Nato a
Malaga
nel 1881 come Pablo Ruiz Blasco (Picasso è il nome della madre che egli
adottò nel 1904) con un padre pittore e insegnante all'accademia di Belle Arti,
Picasso sviluppa subito un'abilità incredibile nel disegnare. Poco più che
ragazzino aveva avuto il coraggio di abbandonare il realismo virtuosistico delle
prime prove da enfant prodige a Malaga. A quattordici anni si presentò alla
scuola di Belle Arti di B arcellona
e incantò la commissione esaminatrice finendo in un giorno la prova per la quale
era concesso un mese. Nei suoi primi lavori, Pablo, riempiendo album di schizzi,
ritrasse le strade di Madrid, la
miseria del popolo, scene di cabaret, corse di tori e soprattutto ritratti e
autoritratti. Nel 1900 Picasso visitò
Parigi. Nei musei, nelle gallerie d'arte si nutrì delle opere degli
impressionisti dai quali assimilò le diverse influenze nelle tele del cosiddetto
"Periodo Blu". Questo colore dominò la sua tavolozza fino al 1904. Le sue
opere all'epoca non piacevano e per Picasso fu un periodo di povertà
e di scoraggiamento. A partire dal 1904 Picasso si trasferì a Parigi dove rimase
per tutta la vita. Per 5 anni visse a Montmartre in un atelier chiamato "Bateau-Lovair",
circondato da pittori e poeti. Fu questo un periodo felice, illuminato dall'amore per Fernanda Olivier, che gli ispirò un rinnovamento nel suo stile.
Dipinse fino al 1906 una serie di tele di tonalità più chiare che sono
raggruppate sotto il nome di "Periodo Rosa". Da quel momento fu il
successo. Le sue opere divennero di grande valore e Picasso poté permettersi di
pensare solo all'arte...
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