Insegnare l'empatia ai bambini

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Lezioni di empatia, empatia nei bambini e ragazzi. L'empatia si può insegnare fin da piccoli con l'esempio, raccontando storie emotive, stimolando a immedesimarsi nei sentimenti altrui e creando occasioni di aiuto reciproco e volontariato.

 

Avete sentito parlare di empatia? Il significato letterale di questa parola è " mettersi nei panni di qualcun altro" e il termine deriva dal greco " en-pathos" ovvero " sentire dentro". Cercando di essere empatici si prova a comprendere l’altro, immedesimandosi nelle sue emozioni e sensazioni, come se fossero proprie. L’empatia può essere considerata a ragione come un’attitudine sociale fondamentale per stare bene nel proprio gruppo di lavoro, nella classe scolastica, in una squadra ecc. Entrando in empatia con l’altro, possiamo farlo "aprire", arrivando a comprendere anche ciò che va oltre alle parole, ciò che espresso con gli sguardi, i gesti, i silenzi....

Con un atteggiamento empatico ci impegniamo a capire chi abbiamo di fronte; numerosi studi sui neuroni-specchio hanno dimostrato che questa capacità è qualcosa di biologico. I neuroni – specchio, infatti creano una sorta di legame tra le nostra mente e quella dell’altro, così che quando parliamo con un’altra persona, le sue sensazioni ed emozioni attivano in noi le stesse aree celebrali di colui/colei che le ha vissute e, in tal modo, riusciamo a percepirle a fondo.

DA PICCOLI...

 

Quando il genitore fornisce amore e cura al proprio bambino/a, oltre a soddisfare dei bisogni fondamentali, permette ai  figli di esprimere le emozioni, insegnando loro in questo modo ad essere empatici, a dimostrare affetto e attenzione verso coloro che hanno intorno. Al contrario, i bambini non trattati con amore, cura ed empatia, sono più portati ad essere insensibili alle necessità degli altri e a sviluppare comportamenti aggressivi.

 

È nella famiglia che i bambini esprimono i loro sentimenti, mostrano la loro affettività. Lo sviluppo dell'empatia nell'infanzia permette da adulti di raggiungere la capacità di analizzare i propri sentimenti, la propria interiorità, per poter poi calarsi nell’interiorità e nelle esperienze altrui. Ovviamente prima di insegnare occorre dare l’esempio, quindi se i genitori sono in grado di mettersi nei panni del bambino e sono capaci di vivere appieno le proprie emozioni, anche il bambino imparerà con facilità.

 

QUALCHE CENNO STORICO SULL'EMPATIA

 

Apprendere ad essere empaticiGià i greci parlavano di empatia, indicando quelle particolari sensazioni che legavano un autore al suo pubblico. Dal punto di vista filosofico, alla fine del 1800 Robert Vischer, parlò di empatia per definire la capacità che ognuno di noi possiede quando riesce a cogliere il simbolismo, presente nella natura che ci circonda. Sempre nell’Ottocento, molti geografi deterministi, svilupparono la teoria per la quale i comportamenti di un popolo, sono influenzati dal clima. Per tale ragioni, le popolazioni sul mediterraneo come Spagnoli o Italiani, sono più propensi alla socialità e all’espansività. Un secolo dopo, nel corso del Novecento, numerosi pensatori svilupparono ancora meglio questo termine, soprattutto per quanto riguarda l’arte, per definire " empatico" quel particolare momento di " rapimento" che proviamo di fronte ad un’opera artistica. Oggi l’empatia è al centro di tutti i rapporti interpersonali.


A LEZIONE DI EMPATIA IN DANIMARCA


Come abbiamo detto, l’empatia è qualcosa di innato, ma a volte c’è bisogno di compiere un percorso per arrivare alla sua valorizzazione, un po’ come per il disegno, c’è chi sa già disegnare e c’è chi ha bisogno di qualche lezione per perfezionare le tecniche. Per questa ragione, in Danimarca, i bambini tra i 6 ai 16 anni, a scuola, studiano per un’ora alla settimana l’empatia, perché l’empatia è " uno strumento fondamentale per avere adulti felici e sereni". L’empatia è tanto maggiore tra due persone quanto più queste si percepiscono come simili. È allora importante sviluppare al massimo nel bambino la capacità di individuare negli altri ciò che essi hanno in comune con lui. Attraverso l’insegnamento dell’empatia i bambini riescono a stabilire tra di loro legami duraturi e soprattutto sinceri, perché durante quell’ora di lezione si parla di sé, delle proprie paure, di ciò che spaventa e di ciò che distingue, imparando così a condividere una parte della propria vita. È importante cercare di insegnare al bambino ad immaginare le conseguenze che hanno sugli altri i suoi comportamenti, specialmente quelli aggressivi. Alla fine della lezione, si mangia tutti insieme la torta al cioccolato, la " Klassen Time Kage" che viene preparata dagli stessi alunni e la cui condivisione è anche essa un momento fondamentale della lezione stessa.

 

L’ora in questione, nelle scuole danesi si chiama " Klassens tid" ovvero "Lezione di empatia": tutti si " allenano" a mettersi nei panni dell’altro, parlando dei problemi personali, di quelli di tutta la classe, di ciò che si desidera condividere. E se all’inizio non è facile, con l’allenamento, è un sollievo. Parlare delle emozioni e imparare a dar loro un nome in famiglia come a scuola aiuta a sviluppare capacità empatiche. I bambini con alti livelli di empatia tendono a mettere in atto con minor frequenza comportamenti aggressivi e antisociali (come atti di bullismo) privilegiando comportamenti di aiuto e cura verso gli altri.

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INSEGNARE L'EMPATIA ANCHE IN ITALIA, MAGARI...


Dopo la notizia arrivata dalla Danimarca, tutti, stupiti da questa singolare ora di lezione, hanno provato a chiedersi e se insegnassimo l’empatia anche nelle scuole Italiane? Proviamo un po’ a pensare ai nostri bambini/ragazzi, sempre più presi da se stessi e dal proprio mondo, senza pensare agli altri, senza pensare che qualcuno potrebbe avere bisogno di loro, potrebbe essere in difficoltà o potrebbe essere semplicemente diverso.
Siamo tutti un po’ individualisti, pensiamo sempre di più a noi stessi, ci resta facile rinunciare a comunicare con gli altri, ci offendiamo subito se qualcuno ci fa notare qualche nostro difetto o qualche nostro sbaglio, ma se non lo fanno gli amici o chi ci vuole bene, chi potrà mai farlo? Tendiamo a svolgere qualsiasi attività da soli, senza chiedere il minimo aiuto agli altri, magari per non dovere niente a nessuno. Qualche lezione di Empatia farebbe bene a tutti di certo!


C’è una base di empatia innata in ognuno di noi, per alcuni è più sviluppata, per altri va allenata, sicuramente è uno strumento importante per stare bene con gli altri e con se stessi. Ci sono persone che riescono quasi a " leggere" la mente degli altri, che riescono a interpretare ciò che l’altro desidera, a osservare gesti e parole. Altri non sono stati incoraggiati a farlo, ma se lo desiderano possono sviluppare questa dote. Spesso si sentono delle persone di una certa età, parlare di antichi valori, che sono spariti, parlare di una cordialità definita " d’altri tempi", parlare di un’epoca nella quale le confidenze fatte tra amiche, rimanevano tra amiche, forse le nostre nonne conoscevano l’empatia, molto meglio di noi. Oggi, la tecnologia ha influenzato le nostre vite anche in questo, un segreto confidato in chat, con un semplice click può diventare pubblico e rovinare amicizie virtuali e reali.

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In Danimarca, l’esperimento ha dato risultati positivi, genitori e ragazzi hanno apprezzato i suoi frutti. Eccovi la tecnica di due mamme danesi che hanno sviluppato un vero e proprio sistema, per migliorare la vita dei propri figli. Le due donne osservando i propri figli crescere, hanno elaborato uno studio basato su sei principi (Play, Authenticity, Refreming, Empathy, No Ultimatum, Togertherness che tradotto suona Gioco, Autenticità, Ri-organizzazione, Empatia, Non dare ultimatum, Vicinanza) analizzando le iniziali di queste parole inglesi, ci si rende conto che esse formano un vocabolo molto importante: PARENT.


Lo studio ha portato anche all’elaborazione di una sorta di vademecum per i genitori i quali dovrebbero cercare di :
- aumentare le ore libere per i propri figli, portandoli spesso a fare una passeggiata nella natura;
- giocare con loro;
- parlare sempre con i propri figli in maniera pacata, cercando di spiegare loro quando una determinata azione non va fatta e perché, senza alterare il tono di voce;
- cercare di dedicare tempo all’empatia, leggendo ai propri figli delle storie e seguendoli nel loro percorso di crescita, cercando di far comprendere loro l’importanza di emozioni autentiche, parlando anche di temi complessi, affrontando tutti i problemi familiari con la massima serenità, aumentando l’autostima;
- insegnare l’empatia, per diminuire gli atteggiamenti narcisistici, opportunistici, gli atti di bullismo e aiutare i bambini/ragazzi a capire le proprie emozioni e di conseguenza a riconoscerle negli altri.


Anche in Italia sono stati fatti alcuni studi sull’empatia, a Milano, all’Università Bicocca, " migliorando" la sfera emozionale di 110 bambini di scuola elementare. A questi bambini sono state raccontate delle storie con una forte carica emotiva, a metà di loro è stato chiesto di svolgere un disegno sulla storia, all’altra metà, invece è stato proposto un gruppo di discussione, per due mesi, nel quale dovevano parlare di tutte le sensazioni suscitate dalle storie lette. Dallo studio è emerso come proprio questi ultimi bambini fossero in grado, più degli altri, di comprendere le emozioni proprie e del gruppo, entrando maggiormente in empatia gli uni con gli altri.


Uno studio dell’Università del Michigan, su 14.000 ragazzi ha confermato che in America l’empatia è sempre più in calo; quasi la metà dei ragazzi americani è risultata meno empatica, rispetto ai loro coetanei cresciuti venti o trent’anni prima. Questa assenza di " connessione" tra esseri umani può ben dirsi una delle cause della depressione o dei problemi mentali che devono affrontare i giovani degli USA. 

 

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Vedere con gli occhi di un altro, ascoltare con le orecchie di un altro, e sentire con il cuore di un altro.

(Alfred Adler)

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