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Basilica di Sant'Ambrogio a Milano
La Basilica di Sant'Ambrogio,
dedicata al santo Patrono di Milano è voluta dallo stesso nel 309 (i sui
resti vi sono conservati),
è una bella struttura in stile romanico-bizantino, distrutta durante i
bombardamenti nella seconda guerra mondiale e ricostruita fedelmente. Alcuni dei suoi
mosaici bizantini sono originali e ben conservati. La prima chiesa,
fatta costruire dallo stesso santo durante il suo vescovato a Milano, non
esiste più, ma l'attuale, del XI secolo, è comunque di grande importanza
storica. Si notino l'altare d'oro dei tempi di Carlo Magno a Milano,
alcuni affreschi del Tiepolo e soprattutto il Sacello di San
Vittore in Ciel d'Oro, una piccola cappella della struttura originaria
più antica.
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La
chiesa è un po' "nascosta" all'angolo di due strade, dietro una cinta di mura in mattone scuro,
che racchiudono, di fronte all'ingresso, un vasto cortile porticato (atrio
di Ansperto). Dopo gli ingenti danni subiti durante i bombardamenti
nella Seconda Guerra Mondiale, è allo stesso tempo antica e nuova. Contiene mosaici e affreschi
paleocristiani, ma è stata completamente ristrutturata dopo le macerie della
guerra. È stata inoltre sede di conflitti tra i due diversi ordini
religiosi al suo interno, sacerdoti secolari e monaci benedettini. A un
certo punto la rivalità si fece cosi aspra che ognuno
pretese di avere il
proprio campanile, il che spiega la presenza delle due torri ai lati della
chiesa, diverse per posizione e dimensione. Peculiare anche il fatto che
la si possa vedere come una grande tomba di famiglia (di santi), visto che
oltre a Sant'Ambrogio, qui si trovano sepolti il
fratello San Satiro e la sorella Santa Marcellina
(probabilmente un record),
ognuno con annessa cappella dedicata (Ambrogio divide l'estrema dimora con i
martiri Protasio e Gervasio, nel sarcofago posto sotto
l'altare). Sfarzosissimi altare e ciborio; maestoso e severo il sarcofago
del generale romano Stilicone (periodo imperatore Onorio) anche se
alcuni studiosi propendono per ritenerlo sepolcro dell’imperatore Graziano,
opera scolpita in marmo nella seconda metà del IV sec. per opera di artisti
itineranti provenienti da Roma.
La Basilica di Sant'Ambrogio fu la prima grande basilica costruita sotto
l'episcopato dì Ambrogio nel IV secolo d.C.; dell'antica fabbrica
paleocristiana è stato rinvenuto l'impianto nell'area sottostante
l'edificio romanico, nel corso delle campagne di scavo dei periodi 1857- 876
e 1922-1940. L'edificio venne innalzato su un'antica area cimiteriale della
città dedicata ai primi martiri cristiani milanesi. Nel corso dell'VIII secolo si ebbero i primi rifacimenti; nel IX-X
secolo, venne effettuata la sistemazione dell'abside, con l'impiego del
mattone di cotto rosso, tipico materiale da costruzione lombardo. Sul finire
dell'XI secolo si ebbero le più importanti modifiche, che lasciarono
un'impronta decisiva nell'architettura e costituirono un modello per i
numerosi inter-venti nelle altre basiliche milanesi di età ro-manica.
L'impianto della nuova chiesa era mantenuto a tre navate con relative absidi
senza transetto, ma era completamente rinnovata la concezione spaziale
dell'organismo architettonico. L'impianto, fondato sulla scansione modulare
degli elementi, ha il suo caposaldo nella volta a crociera costolonata.,
impiegata all'intero edificio, nelle campate a pianta quadrata della navata
centrale e nelle campate delle navate minori. La stessa rispondenza del
sistema delle volte si ripropone anche in quello dei sostegni: si alternano
pilastri a fascio di diverse dimensioni, maggiori in relazione alle campate
della navata centrale, minori per sostenere le spinte delle navate minori.
Le relazioni dinamiche dello spazio interno proseguono con armoniosa
continuità nei matronei. All'esterno la ricca articolazione della struttura
romanica è sottolineata dalla teoria dei contrafforti. La facciata a capanna
presenta una originale soluzione nella successione ordinata di arcate a
tutto sesto, intervallate da pilastri. Esse costituiscono una loggia che
permette l'illuminazione dell'interno. Un'altra sequenza di arcate è alle
presente nell'ordine inferiore.
L'atrio, concluso solo nel XII secolo, è una ripresa delle l'antica
struttura paleocristiana; la fronte è racchiusa tra due campanili a base
quadrata, uno più alto detto "dei Canonici" (XII secolo), l'altro più basso
detto "dei Monaci" (IX secolo). Della stratificazione storica di
Sant'Ambrogio è testimonianza anche il Sacello di San Vittore in Ciel
d'Oro (o Cappella di San Vittore Moro), che risale al IV secolo d.C.,
quindi anteriore alla costruzione
della basilica. Il sacello presenta una pianta quadrata con abside, l'alzato
è esternamente in materiale di risulta e internamente in ciottoli e malta;
esso è ornato da mosaici a fondo aureo (metà del V secolo). Nella cripta del
piccolo edificio sono conservati i resti delle tombe di San Vittore e San
Satiro, insieme ad urne dell'antico cimitero. In una parete del Saccello
di San Vittore si trova il pregevoli affresco di Giovan Battista Tiepolo
sul Naufragio di San Satiro.
La decorazione scultorea all'interno della Basilica di Sant'Ambrogio
(capitelli, fregi, stipiti di porte e finestre) è particolarmente ricca e
accurata, con motivi astratti e temi figurativi e fantastici, che
costituiscono una vera e propria antologia della scultura decorativa
lombarda. Queste forme plastiche hanno avuto larga diffusione in tutta
l'Italia settentrionale, poiché i loro artefici si spostavano nei diversi
cantieri del territorio. L'alto livello di interventi si riscontra anche per
i arredi ecclesiastici e trova il suo culmine nel ciborio e nel pulpito. Il
ciborio, posto sopra l'altare d'oro, con le quattro colonne e i rilievi in
stucco colorato e dorato, è di difficile datazione, ma comunque collocabile
tra il IX e il XII secolo.
Il pulpito è invece una ricomposizione dell'inizio del XIII secolo, con
materiali del pergamo dell'XI secolo e rilievi del XII. Nella
ristrutturazione del presbiterio della basilica del IX secolo venne
realizzata per Sant'Ambrogio l'opera più importante di oreficeria lombarda
dell'età carolingia: l'Altare di Vuolvinio. Esso è composto da un
cassone di legno, rivestito di lamine d'oro sul lato anteriore e d'argento
sul lato posteriore. L'opera fu voluta da Angilberto II, che fu
vescovo di Milano dall'824 all'854, e venne eseguita dal Magister faber
Vuovinionio. Sia il committente che l'artista appaiono su due medaglioni
che ornano il lato posteriore dell'altare.
La fronte dell'altare è divisa in tre parti: nella parte centrale campeggia
una croce, con al centro un medaglione con Cristo in trono; i quattro bracci
della croce contengono in formelle, i simboli dei quattro Evangelisti e gli
Apostoli in gruppi di tre. Nelle sezioni laterali, dodici formelle
illustrano la Vita di Cristo, inquadrate da smalti e pietre dure. Anche il
lato posteriore è formato da tre parti: in quella centrale quattro
medaglioni (in alto gli Arcangeli, in basso il committente, l'artista e il
santo a cui è dedicato l'altare); nelle sezioni laterali, dodici formelle
con scene della Vita di Sant'Ambrogio. con un'iscrizione dedicatoria. Sempre
sul retro uno sportello a due battenti permetteva ai fedeli di vedere le
reliquie, conservate entro lo sfarzoso altare-reliquiario. L'opera, per la
ricchezza dei materiali oro, argento, pietre preziose, smalti, e per
l'eccezionale livello stilistico, è un'ineguagliabile testimonianza
dell'eccellenza raggiunta dall'oreficeria lombarda nell'alto Medioevo.
Il fascino di Sant'Ambrogio, risiede anche nei misteri religiosi e pagani
che contiene già dall'ingresso, tra i forti chiaroscuri dell'atrio che
accolgono il visitatore immergendolo in un gioco di capitelli in cui si
intrecciano bestie simboliche e mitologiche, ratti che si arrampicano sulle
colonne, visi terrorizzati e persino due scene intere, una biblica e una
pagana, stranamente affini per messaggio di fascinazione sensuale: la
danza di Salomé, a sinistra del portale esterno, e Orfeo che
ammansisce le fiere, sul pilone di destra davanti all'ingresso.
Appena entrati si può osservare un particolare curioso: sulle mura si
trovano quattro scacchiere, una sul nartece, di sette per sette caselle, una
in facciata tra due colonne, di otto per otto, e due sul muro a sinistra
appena entrati, rispettivamente di sette per sette e cinque per cinque;
quest'ultima in particolare è veramente strana, essendo composta da
venticinque caselle di cui solo quattro bianche. Qual è il significato di
queste scacchiere? Non è noto. Il gioco degli scacchi, peraltro, era stato
proibito dal papa.
A
un certo punto vi troverete di fronte, sulla sinistra, un'asta con una serpe
di bronzo in cima; non si tratta del simbolo di Milano, come qualcuno
potrebbe pensare, ma di una statua bizantina che, se vogliamo credere alla
tradizione, Ambrogio riportò in dono da uno del suoi viaggi in oriente,
riconoscendolo forgiato da Mosè nel deserto.
Accanto alla Basilica, nei chiostri dell'antico monastero che fungeva anche
da ospedale, si trova l'attuale Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il convento, a destra della Basilica, è addirittura dell'VIII secolo, poi
passato ai Cistercensi che ne commissionarono il rifacimento a Donato
Bramante, che comunque non riuscì a terminare l'imponente progetto a
quattro chiostri. Da notare che nella antistante piazza San'Ambrogio si
trova una colonna di epoca romana che a metà altezza possiede due fori. Una
delle tante leggende colorite legate a Sant'Ambrogio racconta che a lasciare
i fori fu il diavolo, nel tentativo di "sedurre" il santo e che venne da
quest'ultimo preso a calci nel sedere, fino a far rimanere incastrato per le
corna il diavolo nella colonna.
Basilica di
Sant'Ambrogio
Piazza Sant'Ambrogio, 15, 20123 Milano
Telefono: 02 8645 0895
ORARI
Da Lunedì al Sabato dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18.00
Domenica dalle 15.00 alle 17.00
COME ARRIVARE
Metropolitana MM2 (linea verde) fermata Sant'Ambrogio.
BUS ATM n° 50 ?
58 ?
94
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