Editto di Milano

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Editto di Milano - Editto di Tolleranza. Genesi e impatto di quello che fu un avantissimo provvedimento di libertà religiosa nel 313 d.C con cui l'imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni contro i cristiani nell'Impero Romano.  

Circa 1.700 anni fa, il 13 giugno 313, gli imperatori romani Costantino e Licinio durante un incontro a Milano, permisero ad ogni suddito dell'Impero Romano di "adorare a modo suo la divinità in cielo". Questo "Editto della tolleranza" mise fine alla persecuzione dei cristiani. Come si vedrà, l'editto di Tolleranza in realtà sancì, dopo un periodo di persecuzioni, l'inizio del predominio cristiano su tutte le altre religioni, che di lì a pochi decenni saranno definitivamente bandite dall'impero.


Che cos'è l'Editto di Milano?

Editto di Milano - Editto di TolleranzaL'Editto di Milano è, infatti, una circolare attribuita all'imperatore Costantino e pubblicata il 13 giugno 313 a Nicomedia dal suo "collega" Licinio. In questo documento inviato ad un governatore provinciale, i due imperatori permisero ad ogni abitante dell'impero di "adorare a modo suo la divinità del cielo", con l'unica condizione di pregare per la salvezza dello stato. Non fu un editto in quanto tale, ma confermava principalmente un precedente editto promulgato due anni prima da Galerio, che dava ai cristiani la libertà di culto dopo la grande persecuzione di Diocleziano.

Nel 303-304, per assicurare l'unità religiosa dell'impero dopo decenni di anarchia, l'imperatore Diocleziano aveva scatenato una dura persecuzione contro tutti coloro che non seguivano la religione tradizionale romana, specialmente contro i cristiani. Con quattro editti successivi, ordinò la distruzione degli edifici di culto, fece arrestare il clero e costrinse, sotto pena di morte, a fare sacrifici agli dei di Roma. Tuttavia, l'applicazione di questi testi è molto variabile: se, nella parte più occidentale dell'impero, l'imperatore Costanzo Cloro si limita a chiudere le chiese senza perseguitare nessuno, in Asia Minore, direttamente sotto la responsabilità di Diocleziano, i martiri saranno numerosi, così come in Africa.

La politica di Diocleziano, tuttavia, è controproducente: quanto più i cristiani sono perseguitati , tanto più si attirano le simpatie della popolazione. Il 30 aprile 311, con l'editto di Sardica, Galerio, genero e successore di Diocleziano, firma il fallimento della persecuzione mettendo fine a tutte le misure anticristiane. Due anni dopo, durante un'incontro a Milano nell'inverno del 312-313, Costantino e Licinio, divenuti padroni dell'impero, accettarono di continuare questa politica di tolleranza religiosa. Da qui il nome "Editto di Milano" dato al documento pubblicato da Licinio pochi mesi dopo ma che è in realtà più un "decreto di applicazione" dell'Editto di Sardica.

Quali sono le conseguenze di questo testo?

La principale conseguenza di questo testo fu quella di porre fine alle persecuzioni ai cristiani. Rappresentano ancora solo dal 4% al 5% della popolazione dell'impero, anche se in proporzioni variabili: 10% a Roma, 20% in Egitto, 30% in Asia Minore... Ma ora i beni confiscati, sia ai singoli che alle comunità, vengono restituiti. Inoltre, il testo non riguarda solo i cristiani, anche se ne sono i principali beneficiari: altri ne beneficiano, come i manichei.

In questo periodo si parlerà quindi di "pace di Costantantino" che si sta instaurando all'interno dell'impero. Si tratta tuttavia soprattutto di abile propaganda della cancelleria imperiale che proclama che la pace religiosa determina la pace civile come sicuramente la persecuzione conduce alla guerra interna. Inoltre, il nuovo ordine creato da Costantino sarà presto organizzato intorno al cristianesimo.

Infatti, se l'editto stabilisce un'autentica libertà di culto, è difficile parlare di "libertà di coscienza" nel senso contemporaneo della parola. Sarebbe più appropriato infatti parlare di tolleranza. L'esempio più evidente è il Concilio di Nicea (325), dove Costantino interviene direttamente per riunire i cristiani nella controversia che li divide sulla natura di Cristo. Qui l'imperatore usa un'antica prerogativa dell'imperatore romano, come grande pontefice e maestro della religione romana, si considera capace di definire il dogma all'interno della stessa Chiesa cristiana.

Perché si chiama "Chiesa costantiniana"?

Ben presto divenne chiaro che Costantino era cristiano. Anche se in senso molto vago, possiamo dire che era un monoteista e credeva nel dio dei cristiani. Anche se fu battezzato solo sul suo letto di morte, l'imperatore, che attribuì a Cristo la sua vittoria di 312 contro il rivale Massenzio, fu probabilmente cristiano dal 310 in poi, e si circondò rapidamente di cristiani. La Chiesa da quel momento in poi tese a diventare la Chiesa del potere ed un buon modo di fare carriera.

 

Si stima che, a partire dal 330, il Senato romano sia composto in maggioranza da cristiani. Alla morte di Costantino nel 337, il cristianesimo divenne quasi la religione ufficiale dell'impero, che i suoi eredi, e in particolare suo figlio Costanzo II, avrebbero completato.

Per Costanzo c'è un solo imperatore, un solo impero e una sola fede. Da qui l'istituzione di quello che sarà chiamato "cesaropapismo": volendo proseguire l'opera di Costantino, l'imperatore si lasciò trascinare in un meccanismo di interventi nella vita delle Chiese. Proprio la convinzione che l'unità dell'impero e l'unità della Chiesa sono legate tra loro in stretta solidarietà determinò lo stile di una politica che si riflette nel controllo delle nomine episcopali e nell'imposizione di un compromesso per risolvere le controversie teologiche.

Infatti, gli eventi si susseguiranno molto velocemente e l'"Editto di Tolleranza" si svilupperà nei fatti nel contrario: nel 353, Costanzo fece chiudere i templi pagani, mentre nel 380, Teodosio impose a tutto l'impero il cristianesimo prima di iniziare la persecuzione del paganesimo nel 392. Anche il significato della parola religione cambiò notevolmente. Mentre prima una religione era un culto accettato dall'impero, senza che si prestasse attenzione all'esistenza o meno della divinità, nel IV secolo divenne la "vera fede". Ora si doveva credere nell'unico vero dio che esiste.

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