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Giovani
arte e cultura
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La scultura oltre i limiti della forma. Artisti
contemporanei che plasmano nuove visioni dello spazio
attraverso materiali inconsueti, a metà strada tra
pittura, design e architettura.
Articolo di Laura Panarese
Proseguiamo il discorso sull’arte moderna\contemporanea
(si veda l’articolo sulla
pittura
per la questione della definizione), ossia sull’arte dal
tardo Settecento ad oggi, con una trattazione più
esaustiva possibile sulla disciplina scultorea.
Forse per il Novecento sarebbe più giusto parlare di
indisciplina, perché le sperimentazioni
sono state tali e tante che è ormai difficile
distinguere tra scultura vera e propria ed altre forme
ad essa assimilabili (installazioni, ready made, object
trouvé, body performance, interventi sul territorio
ecc.).
Basti mettersi nell’ottica giusta: per affrontare il
discorso sulla cultura contemporanea bisogna rinunciare
mentalmente alle barriere tradizionali tra generi e
predisporsi ad una certa flessibilità…
Parte di una struttura architettonica oppure opera
plastica isolata, dall'antichità al XIX secolo la
scultura ha assecondato per lo più le esigenze di
celebrazione e monumentalità proprie della committenza;
se si considera quest’aspetto, la scultura ha avuto una
sua storia piuttosto piana e continua fino agli inizi
del Novecento, quando un profondo rinnovamento la
interessò, mutandone definitivamente lo spirito e la
forma.
Auguste Rodin e Medardo Rosso sono
sicuramente i due artisti, seppur molto diversi tra
loro, che meglio rappresentano la svolta della scultura
tardo ottocentesca.
Rodin,
Il pensatore, bronzo, 1880, Museo Rodin, Parigi
Il francese Rodin cercò di rinnovare la
tradizione della scultura monumentale reinterpretando
criticamente il modello michelangiolesco. Il realismo
della figurazione era in pratica l’unico linguaggio fino
allora conosciuto; con Rodin il non finito
michelangiolesco, invece, venne ripreso ed esasperato,
per comunicare una costante tensione verso una forma
altra, suggerita, ma non definitivamente delineata.
Il
Museo Rodin di Parigi
rappresenta tuttora un luogo di culto per
scultori e intenditori di tutto il mondo, con i pezzi
esposti in un magnifico museo-vetrina, mentre molti
altri fanno bella mostra di sé in giardino, in una
fusione perfetta di materia scultorea e natura, verso
cui la prima naturalmente tende.
Agli inizi del XX secolo Rodin rappresenta ancora un
modello imprescindibile per le nuove generazioni di
scultori, ma si rende ormai necessario un superamento
del pathos, della drammaticità del suo stile, della
retorica di certe composizioni, per non parlare dell’uso
di materiali troppo tradizionali (bronzo e marmo).
Medardo Rosso, ad esempio, nega alla scultura la
funzione tradizionale di monumento e la inserisce nella
transitorietà dell'attimo (sulla scia della lezione
pittorica impressionista) e nell'astrazione della pura
visione, relativizzando la durata dell'opera, fragile
anche nei materiali utilizzati (la cera, ad esempio,
oppure la creta, l’argilla, etc.).
Coerentemente con il senso che dà all’opera sua, Medardo
attinge i soggetti dalla vita quotidiana, proponendo un
punto di vista unico dell'opera, in una sintesi plastica
dei piani e delle masse capace di fondere perfettamente
scultura e ambiente che la circonda. Rosso diceva:
"Come la pittura, anche la scultura ha la possibilità di
vibrare in mille spezzature di linee, di animarsi per
via di sbattimenti d'ombre e di luci, più o meno
violenti, d'imprigionarsi misteriosamente in colori
caldi e freddi - quantunque la materia ne sia monocroma
- ogniqualvolta l'artista sappia calcolare bene il
chiaroscuro che è a sua disposizione, di riprodurre in
una parola gli esseri con tutto il loro ambiente proprio
e di farceli rivivere".
Nella foto a destra: Medardo Rosso,
Ecce puer, cera, 1906, collezione privata in prestito a
lungo termine alla Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Rinunciando in parte all’aspetto emozionale della
poetica di Medardo Rosso, gli artisti della generazione
successiva, specie i futuristi come Umberto Boccioni,
si rifaranno spesso a lui; in Sviluppo di una bottiglia
nello spazio (1913), Boccioni inaugura un atteggiamento
analitico parallelo a quello che in pittura si andava
sviluppando nei medesimi anni, offrendo allo spettatore
una visione simultanea e frontale che sintetizza tutte
le possibili percezioni degli oggetti. La lezione del
cubismo non può essere ignorata nemmeno dalla
scultura, sebbene la ricerca della tridimensionalità che
in pittura è propria del cubismo sia in scultura
dimensione innata.
Umberto Boccioni, Sviluppo di una bottiglia nello
spazio, 1912, bronzo,
Civico Museo d'Arte Contemporanea (CIMAC), Civiche
Raccolte d'Arte, Milano
La rottura con la tradizione passa anche attraverso la
scoperta dell'arte primitiva, dall'Africa all'Oceania.
Le sculture primitiviste di Gauguin (esposte
nella retrospettiva del 1907 al Salon d'automne, Parigi)
interessano i giovani Matisse, Derain, ma
in particolare
Picasso, indicando una nuova tecnica ed un nuovo
atteggiamento estetico attraverso l'intaglio diretto del
legno, della pietra etc. .
Il rumeno Constantin Brancusi realizza sculture
di legno, pietra, bronzo o marmo levigate e specchianti
fino all’ossessività, ispirate alla scultura primitiva
africana, ma anche al folclore rumeno, reinterpretandoli
attraverso una totale sintesi formale.
C’è poi il discorso dell’assemblage. Sull'onda
delle prime sperimentazioni con il collage, nel 1912 i
cubisti Braque e Picasso cominciano ad
inserire nelle loro opere materiali non pittorici,
tridimensionali, secondo la tecnica del papier collé
o carta incollata. Si tratta di opere riconducibili al
genere scultoreo del bassorilievo, ma con procedimenti
pittorici; non a caso vengono tuttora collocate a
parete, come quadri, anziché in uno spazio
tridimensionale, come sculture. In quegli anni si
assiste, d'altronde, come preannunciavo all’inizio, alla
caduta delle distinzioni canoniche tra pittura e
scultura. Negli anni ‘40 Picasso realizzerà fusioni in
bronzo partendo da oggetti reali: nella Capra un sellino
da bicicletta da corsa diventa il dorso, un paniere di
vimini il ventre e dei vasi le mammelle.
Alla categoria dell'assemblaggio va ascritta anche la
rivoluzionaria scultura-architettura di Schwitters,
il Merzbau, opera cresciuta dal 1923 nella sua
casa di Hannover attraverso il giornaliero accumulo di
materiali diversi: è la prima scultura che si guarda
entrandovi, non girandovi intorno; è architettura o
scultura? O meglio, è arte o vita? Si osserva o si vive?
Ancora un dilemma...
Non mi soffermerò su tutte le fasi della scultura del
Novecento, ma è interessante dare un’occhiata a come un
elemento apparentemente marginale della scultura
classica, il piedistallo (la base), sia stato
reinterpretato dalle avanguardie di primo Novecento:
fino a metà dell'Ottocento il piedistallo era una
componente essenziale per la collocazione dell'opera
nello spazio, base, sia fisica che metaforica, del
personaggio ritratto o del concetto da esaltare: nella
Ruota di bicicletta (1913) di Marcel Duchamp, uno
dei primi esempi di ready made o oggetto già pronto,
innalzato a dignità artistica per il semplice fatto che
l’artista lo abbia scelto, la base è uno sgabello da
cucina, mentre la scultura è un gioco di significato:
oggetto d’uso o opera d’arte? Questo è il problema. Un
altro dilemma…
Il già citato Brancusi, invece, aggira il
problema del piedistallo fondendo la base con la
scultura stessa: nella Colonna senza fine (1937)
viene totalmente eliminata la distinzione zoccolo-opera
attraverso una riproduzione modulare apparentemente
infinita della stessa forma geometrica.
Piero Manzoni (quello della "
Merda d’artista",
per capirci) nel 1961 si prende gioco dell'idea di ogni
possibile monumento attraverso la Base del mondo,
piedistallo rovesciato che, collocato a Herning in
Danimarca,
pretendeva di sorreggere il globo. Gli scultori possono
essere definiti tali nel momento in cui essi stessi si
interrogano sul concetto di scultura, lo mettono in
discussione, lo smitizzano con la parodia?
Ci sono poi esempi di artisti che hanno usato il loro
corpo come scultura. È body art, è scultura
vivente o è teatro? Si può ancora parlare di arti
figurative? Gilbert e George esibiscono la loro
fisicità come opera d’arte e questa non necessita certo
di finti piedistalli. Il piedistallo è una
sovrastruttura ormai lontana nel tempo…
Nella
Venere degli stracci (1967) Michelangelo
Pistoletto contrappone alla Venere classica,
proposta in una banale copia in gesso collocata di
spalle, quindi decontestualizzata (fuori del museo o
dello spazio antico) e smitizzata, una montagna
disordinata di stoffe e stracci; il piedistallo è
incorporato, ma come semplice retaggio di uno stile
ormai passato.
Ho volutamente lasciato aperti molti quesiti.
È bello che ciascuno trovi le proprie risposte.
Forse è proprio questa la differenza tra arte
contemporanea e arte classica.
Molte opere di scultura contemporanea invadono il campo
dell'installazione.
Cosa sono interventi di land art come la grande Spiral
jetty di Smithson, enorme spirale realizzata lungo la
costa del Great Salt Lake dello Utah (1969), costruita
con il materiale preso da una collina vicina, o le
enormi sculture urbane di Serra, lastre di ferro
arrugginito, ostacolo alla viabilità, stimolo per una
riflessione sull'espressività dell'ambiente
contemporaneo? E i palazzi impacchettati da Christo? E i
neon di Merz messi nel Foro di Cesare a Roma?
Sono interventi di urbanistica, proteste sociali,
spettacoli di intrattenimento o si può ancora parlare di
scultura?
Lascio quindi molte domande aperte. Forse non rispondere
è la migliore soluzione. L’uomo del Novecento ha vissuto
crisi talmente profonde da fargli perdere ogni certezza,
ogni puntello, ogni risposta definitiva.
Tuttora il relativismo, il soggettivismo e
a volte, purtroppo, il nichilismo sembrano essere
gli atteggiamenti più diffusi nel campo del pensiero e
della filosofia, per non parlare del rischio contrario,
la massificazione.
L’arte certamente riflette queste tendenze. Aprire la
mente a forme sempre nuove e diverse di espressione
creativa può aiutare a non relativizzare o sminuire
quello che della grande tradizione artistica, scultorea
in questo caso, è certamente rimasto.
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