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non adulti che restano a casa... di mamma > Bamboccioni: vittime o sfruttatori?
Perché molti trentenni non riescono o non vogliono
rendersi autonomi dalla famiglia d'origine? Esaminiamone
le cause profonde e le conseguenze socio-economiche.
Gli uomini e le donne che non
vanno via di casa, tra i giovani dai 18 ai 30 anni, sono
l'82%, secondo il celebre sociologo Penn, quasi il 70%
secondo Il Sole24ore. Parecchi secondo tutti. Ospite con vitto alloggio e libertà d'orario
secondo alcuni, vittima della flessibilità, della
disoccupazione, dei bassi salari e del mercato
immobiliare
secondo altri, il giovane italiano si trova
in una situazione anomala. Ospite troppo condizionato
dalla famiglia, volontario o forzato, a poco servono i
sussidi di Stato. Con € 1000 non si cambia
l'antropologia e non si trasforma un bamboccione o una
persona di difficoltà in un nomade temerario.
Forse
avrebbero effetto la garanzia di un reddito minimo
e una vera indennità di disoccupazione,
agevolazioni fiscali e detrazione dei costi
che si sostengono per andare via di casa. Oggi anche chi
prova ad andare via di casa, se non ce la fa, è
costretto/a a tornare e la rete di protezione familiare
in questi casi è un rifugio essenziale.
Quando poi sono i genitori che comprano la casa ai
figli, si sentono autorizzati a condizionare le loro
scelte, o comunque i figli si sentono in colpa, in
difetto, per non riuscire a farcela da soli.
Anche in Europa il fenomeno si fa sentire: in
Inghilterra si chiamano "kippers", che sta per "kids in parents pockets eroding retiremen saving"
tradotto "quelli che restano a casa ed erodono la
pensione i risparmi dei genitori; in Germania sono "nesthockers",
quelli che non abbandonano il nido. Andando più lontano,
troviamo in Giappone i "parasaito shinguru",
singoli parassiti a cui dedichiamo uno Speciale
"Single
parassiti".
Noi in Italia esageriamo e i figli restano in casa con i
genitori fino a un'età che non ha paragoni con gli altri
paesi e i fattori che contribuiscono a perpetrare il
fenomeno sono culturali, economici e sociali.
Si continua ad andarsene di casa per per emigrare,
per studiare all'estero e per sposarsi.
Altra considerazione: se all'estero un giovane resta in
famiglia la cosa viene vissuta come un problema, come un
indice di scarsa maturità, da noi succede il contrario,
se il figlio se ne va la famiglia si chiede quale è il
problema. Sostenere che i figli non hanno alcun bisogno
di andarsene è puro egoismo. Le Università italiane
sono piene di trentenni ancora fuori dalla vita
produttiva. Sembra che per raggiungere livelli di
competenza si debbano aggiungere al normale ciclo
scolastico almeno 10 anni e così si esce tardi
dall'Università, ci si specializza, e ci si ritrova a
poco meno di 40 anni a fare la gavetta. Va da se che tra
ingranare e metter dentro al salvadanaio qualcosa ne
passano di anni. Le donne sono penalizzate ancor di più
e la maternità è un sogno lontano. A 30 anni niente è
definito e a 60 si va in pensione. Quanti anni abbiamo a
disposizione per "far carriera" o semplicemente "sistemarci"?
Il futuro non è più una promessa per
qualcuno è diventato una minaccia e se il futuro
è incertezza, precarietà, insicurezza, manca il
coraggio, la voglia di costruire qualcosa da soli. Le
famiglie del resto remano contro l'indipendenza dei
figli, per paura della solitudine, per sopperire ad
altre mancanze, per abitudine, perché così fanno tutti.
Dobbiamo certo porci la domanda: cosa ne sarà di una
società senza il coraggio tipico le dell'età giovanile?
Articolo di G. Benzina per
Informagiovani Italia
Un altro punto di vista
Altro che bamboccioni, altro
che sfigati!! Chi conosce una macchina del tempo per
tornare agli anni 50? I meno giovani chiedono ai giovani
di impegnarsi per il proprio futuro, di crearselo.
Qualcuno in modo avventato li ha chiamati bamboccioni,
qualcuno sfigati. Loro si, dicono, si sono impegnati, le
ultime generazioni invece...Com'era il mondo dei nostri
padri? Nel 1951 la pressione fiscale era del 18.2%, da
lì a poco sarebbe venuto il "miracolo economico
italiano", la speranza era un sentimento così diffuso da
non farci nemmeno più caso. Gli ultimi dati parlano di
una pressione fiscale media del 54.6%, fate voi la
differenza. La media del debito pubblico tra il 1950 e
il 1969 era del 30%, ora siamo al 123% (nel 1943 in
piena Seconda Guerra Mondiale era al 114%). La spesa
pubblica italiana era nel 1950 sotto il 25% del Pil, ora
è ben oltre il 50%. Questa è l'"Eredità" che è stata
lasciata ai giovani italiani dalle generazioni
precedenti, saranno loro a dover ripagare questa
montagna di debiti, a non avere dalle banche crediti per
mettere su casa, per i loro progetti, a non avere dallo
stato un aiuto per crearsi una famiglia e a vedere la
propria futura pensione come un miraggio assoluto. Cari
nostri rappresentanti, riportate la pressione fiscale a
quella degli anni 50', eliminate seriamente tra le 19
milioni di pensioni quelle fasulle, riducete quelle
oltre i 10 mila euro mensili, eliminate le doppie
pensioni, riducete i vergognosi compensi pubblici (come
quello del presidente dell'Inps che prende 1 milione e
trecentomila euro), gli sprechi, le ruberie, i 60
miliardi di euro l'anno di corruzione e forse anche
queste generazioni riusciranno a dimostrare il proprio
valore e a competere con i loro coetanei in Europa e nel
mondo. Anche perchè non servirebbero tutte le galere del
mondo per arrestare tutti i ladri di futuro, altro che
bamboccioni, altro che sfigati.
Articolo di G. Setta per Informagiovani Italia
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