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curiosità e pillole di Storia
> L'origine
francese della casa reale svedese. La dinastia Bernadotte che regna in
Svezia dal 1818 ha origini francesi: il fondatore Jean-Baptiste Bernadotte
era un maresciallo di Napoleone Bonaparte.
Come è potuto
accadere che Jean-Baptiste Bernadotte, generale
bonapartista, ex Maresciallo di Francia, sia
diventato re di Svezia? Per capire da
dove venga l'iniziatore della dinastia tuttora regnante in
Svezia dobbiamo fare un grande passo indietro e andare al
1804.
Il proclama del Senato Francese che, il 18 maggio
del 1804, elevò Napoleone Bonaparte al rango di Imperatore, fu
seguito, dopo sole ventiquattro ore, dalla nomina a
Maresciallo dell'Impero di diciotto fra gli
ufficiali che con maggior devozione avevano combattuto al
fianco del giovane generale corso in oltre otto anni di
campagne. |
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La scelta era stata motivata dalla volontà dello stesso
Bonaparte di ricostituire una nobiltà francese che, legata
al merito piuttosto che al diritto di nascita, potesse al
contempo fornire gli elementi per una nuova gerarchia
sociale, necessaria, secondo l'opinione del militare di
origine italiana, a mantenere la disciplina di un popolo, e
offrire ai propri soldati, con l'alloro delle onorificenze,
un incentivo per battersi con valore. Un po' quello che in
modo solo poco diverso fece Carlo Magno con la nascita del
feudalesimo.
Il brillante stratega avrebbe però potuto difficilmente
prevedere che, attraverso i propri marescialli, forse ancor
più che tramite l'azione dei parenti più stretti, cui aveva
peraltro distribuito alcune delle più prestigiose corone
europee, l'aristocrazia bonapartista avrebbe potuto
sopravvivere ai rovesci della campagna di Russia e di
Waterloo, riservandosi un ruolo di primo piano all'interno
del panorama politico francese per buona parte del XIX
secolo.
Uno dei 18 Marescialli era Jean Baptiste Jules Bernadotte, un ex
giacobino (proprio così) che negli anni precedenti si era distinto per la
propria fedeltà al Direttorio che reggeva la Francia dopo
la Rivoluzione fino a assumere la carica di
ministro della guerra dal luglio al settembre 1799. La sua
convinzione negli ideali repubblicani era tale da rendere
credibile la voce che si fosse fatto tatuare sul petto le
parole Mort aux rois. Paradossale se si pensa che di
li a pochi anni lo sarebbe diventato.
Arruolatosi nell'armata reale nel 1879, a soli diciassette
anni, con il grado di soldato semplice, la Rivoluzione gli
aveva infatti offerto una rapida carriera militare che lo
avrebbe portato in breve tempo al ruolo di generale di
brigata.
L'antipatia di Bernadotte nei confronti di
Bonaparte era oltretutto diventata manifesta quando, al
momento del colpo di stato del 18 brumaio, si era
fermamente opposto di parteciparvi. Una posizione che lo
avrebbe relegato, come era accaduto ad altri, a incarichi
minori, ma, nonostante le precedenti relazioni burrascose,
Napoleone lo volle nell'elenco dei 18 nominativi destinati
alla carica di maresciallo. Ebbe più occasioni per pentirsi
della sua scelta.
Ancor più sorprendentemente, nonostante la scarsa
tempestività dimostrata da Bernadotte sui campi di Austerlitz, il 2
dicembre del 1805, ricevette nel 1806 il titolo di Principe
di Pontecorvo, una roccaforte nell'agro romano
precedentemente sotto sovranità pontificia. Gli storici
e gli appassionati di Napoleone hanno sempre avuto in
antipatia la figura di Bernadotte, e qualcuno lo accusa
apertamente per la fine militare del grande condottiero
(e non hanno tutti i torti).
Ad ogni modo, la volontà di Buonaparte di costituire una nuova
aristocrazia aveva portato il generale corso, a partire da
quello stesso anno, a elargire una serie di titoli,
accompagnati da un dono in terre e danaro che potesse
consentire ai beneficiari un adeguato tenore di vita. Nel
1814, alla vigilia della disfatta, erano stati creati 7
principi, 31 duchi, 450 conti, 1.500 baroni e altrettanti
cavalieri, cui bisogna aggiungere le corone assegnate ai
famigliari del militare di origine italiana. Bernadotte
avrebbe accompagnato Napoleone anche nelle successive
campagne, senza peraltro riuscire a dimostrare le doti di
abile ufficiale nè di scrupoloso subalterno.
Nella battaglia di Jena, per citare uno dei casi più
clamorosi, il 14 ottobre del 1806, attende fino a sera prima
di correre in soccorso del generale Davout, impegnato contro il grosso
dell'armata prussiana. Un ritardo in seguito al quale,
oltre a incrinare ulteriormente i rapporti sia con Davout
che con Bonaparte, spinse quest'ultimo a firmare un ordine
di deferimento alla corte marziale dello stesso Bernadotte.
Strappato solo in un secondo momento e, come ammetterà lo
stesso Napoleone a Sant'Elena, a causa della parentela fra
Désirée Clary, moglie del Principe di Pontecorvo, e
Giuseppe Buonaparte, di cui era la cognata.
Ma ecco che nella vita di Bernadotte fa capolino la
Svezia.
Il comportamento del Maresciallo fu infatti esemplare quando,
trattando la resa con gli svedesi di stanza a
Lubecca, si
mostrò particolarmente generoso e magnanimo, soprattutto
con il corpo ufficiale, cui garantì un trattamento
privilegiato. Fu senza dubbio la migliore azione da lui
concepita perché in quel momento il Regno di Svezia stava
andando incontro a una crisi dinastica.
Nel 1809 Gustavo IV
aveva abdicato a favore del fratello Carlo XIII, ma quest'ultimo,
morto prematuramente Carlo Augusto di Augustenburg, era
privo di eredi e l'aristocrazia svedese si interrogava
sulle sorti della corona. Il 20 giugno del 1879 giunse a
Parigi Carl Otto Mörner, luogotenente di Svezia, con il
compito di scegliere il principe ereditario fra i
Marescialli dell'Impero.
La condotta di Bernadotte a Lubecca aveva impressionato gli
svedesi al punto tale che, attraverso l'intermediazione di
Elof Signeul, console generale a Parigi, furono presi i
primi contatti.
Nonostante il parere favorevole del Principe di Pontecorvo,
l'accordo non poteva venire concluso senza il consenso di
Napoleone, che diede il proprio benestare in funzione della
possibilità di tessere un'alleanza con la Svezia in
funzione anti-russa. Il 21 agosto del 1879 il Riksgad, la
dieta svedese, riunitasi a Oeretro, sancì lo stato di
Bernadotte a principe ereditario. Quest'ultimo lasciò
Parigi, per non farvi più ritorno, il 27 settembre 1879,
abiurò la religione cattolica per quella luterana e venne
adottato da Carlo XIII con il nome di Carlo Giovanni. La
posizione di Bernadotte si rafforzò ulteriormente di lì a
poco quando assunse di fatto la reggenze in seguito alla
grave infermità che aveva colpito il proprio padre
adottivo.
La sua politica, orientata verso l'affrancamento dalla
tutela francese, poteva oltretutto contare sul malcontento
popolare provocato dall'occupazione delle truppe imperiali
della Pomerania svedese, avvenuta nel 1812. Tale azione lo
spinse in un primo momento a dichiarare lo stato di
neutralità per il Regno di Svezia e, in un secondo tempo, a
suggellare un patto di alleanza con lo zar Alessandro I,
tradendo la sua madre patria e Bonaparte. Il
trattato prevedeva anche l'annessione della Norvegia, fino
ad allora sotto il controllo della corona danese. Fallita
la spedizione di Napoleone in Russia, Bernadotte condusse
l'armata svedese contro l'antico alleato e benefattore,
dimostrandosi peraltro questa volta un ottimo generale, capace e
determinato, ben diverso dal Principe di Pontecorvo che nel
1809 era stato esonerato dal comando. Il suo intervento gli
valse la conferma, dal congresso di Vienna, del ruolo
assunto fino ad allora riconoscendogli, fra l'altro, anche
la corona norvegese, unificata con quella svedese nel 1814.
I norvegesi non accolsero però di buon grado
l'allontanamento dalla Danimarca e presto divampò un'aspra
insurrezione armata cui pose fine solo l'intervento dello
stesso Bernadotte e dell'esercito svedese.
Quattro anni dopo, era il 1818, Carlo XIII passò a miglior
vita e l'ex militare francese divenne re con il titolo di
Carlo XIV. Terminati i grandi conflitti che avevano scosso
l'Europa per oltre vent'anni, poteva ora dedicarsi alla
propria patria adottiva. E legati agli avvenimenti bellici
erano alcuni dei principali problemi che avrebbe dovuto
affrontare. Il peso delle campagne militari avevano infatti
aggravato il bilancio dello stato e l'inflazione minacciava
seriamente l'economia svedese. Carlo XIV cercò di dare un
nuovo impulso alle attività produttive del paese
rinvigorendo il pensiero liberale che lo aveva accompagnato
nella sua lunga carriera. Furono introdotte nuove culture,
fu incentivato lo sviluppo industriale, ma soprattutto
diede vita a una radicale riforma delle istituzioni
scolastiche.
Venne stabilito che ogni parrocchia dovesse avere un
propria scuola, e ogni scuola fu uno strumento per
diffondere i principi liberali della Rivoluzione Francese nella popolazione svedese.
Idee che Bernadotte abbandonò solo verso la fine del
proprio regno. L'8 marzo del 1844, all'età di 81 anni, si
spense nel Palazzo Reale di Stoccolma. Gli successe il
figlio, con il nome di Oscar I, suggellando definitivamente
la formidabile carriera dell'ex soldato giacobino, l'unico,
fra i protagonisti delle campagne napoleoniche, che possa
vantare una dinastia tuttora regnante.
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