Esperienza Erasmus a Madrid

Il racconto in prima persona di uno studente italiano che ha trascorso un semestre Erasmus nella vivace capitale spagnola. Tra studio, nuove amicizie, visite culturali e tapas, ecco il suo diario di bordo. 

 

Scherzi, al contrario, devi sapere che il Politecnico di Madrid è una delle Università più serie della Spagna. I ragazzi vanno lì perché sanno che la loro laurea acquisterà un valore aggiunto notevole. Infatti molti di loro non fanno neanche tanto caso ai voti che prendono. L'importante è frequentare (una buona università) e uscire il prima possibile. In più, Politecnico di Parigi e Politecnico di Milano sono in stretto contatto con quello di Madrid. Gli Erasmus sono tantissimi.

Lo scorso anno, quando c'ero io, eravamo in 150. Attenzione però. Proprio per il fatto che gli Erasmus sono merce comune, i Professori non transigono sulla lingua. Indulgenza zero. Un ragazzo svedese è stato rinviato ad un esame solo perché aveva fatto errori di forma nello scritto  Aihaih, poveri noi. Ma non disperate, voi che avete già deciso di partire.

Parliamo un po' del vocabolario...

A proposito, in spagnolo "uscita" si traduce con "salida", mentre, per una strana proprietà transitiva, "salire" diventa "subir". Curioso, no?
Attenti poi al ristorante. Se vi lamentate per il gran caldo, e lì in estate si toccano i 45 gradi tondi tondi, dire "caldo" significherà vedervi arrivare il cameriere con un bel "brodo" (caldo=brodo); la parola giusta era "calor".
A parte queste chicche della lingua, la gente del posto è disponibile e simpatica: "olà tio", quando ci si saluta. Imparare a farsi capire e capire non è poi così difficile in fondo.
In ogni caso, uno studente/essa alle prime armi, appena arrivata in una città straniera, con una lingua ancora non ben padroneggiata, deve trovarsi casa. Cosa non da poco.

Come te la sei cavata in questa prima fase?

Messo piede a Madrid, la prima cosa che consiglio di fare è trovarsi un alloggio temporaneo in un Hostal, la nostra pensione in pratica. Occhio al calefaccion (riscaldamento) e gastos incuydos (spese incluse), che devono essere presenti. Se no, freddo, e l'inverno fa freddo se capitate in quella stagione, e tante spesucce in più (luce, gas, acqua). Il prossimo passo è comprarsi Secunda Mano. Lo suggerisce già il nome; è un giornale tipo il Porta Portese nostrano, esce la mattina presto, e alloggia al suo interno tutte le offerte e occasioni ricercate per trovare una casa. I prezzi sono su una media di 500.000 lire. I quartieri più gettonati per la scelta degli alloggi sono Cuatro Caminos e Plaza dos de Mayo.  La sera, per uscire si può prendere benissimo il taxi, preferibilmente in tre-quattro persone: in questo modo si arriva a pagare solo 2 euro a testa.

Dove si va la sera?

Ma naturalmente dappertutto. Le zone hot per la notte castigliana è La Latina, i quartieri adiacenti l'Università; il locale per Erasmus, dove ci si incontra tutti insieme, Palacio Gabiria. Sennò il giorno si gira per Para S.Ana o Puerta del Sol, a visitare le bellezze turistiche di Madrid. La mattina, quando non c'è lezione, si può approfittare del bel tempo per una passeggiata al Retiro, grande parco ben vigilato vicino il Politecnico. La domenica tappa al Rastro, per vedere, vendere, comprare, trovare tanti oggetti curiosi (Porta Portese al Testaccio, per intenderci).
Per vestirsi c'è Zara, oppure Mango, i cui negozi trovate in tutta Madrid.

Bere e mangiare?

Davvero buone le tortillas, il morilla, o sanguinaccio, l'iberico de bellota, che merita il Gambero Rosso, il serrano, buon prosciutto spagnolo, le patas bravas, e, dulcis in fundo, il pimiento del piquillo, che, come si dice lì, "uno pica y uno no". A voi scoprire perché! A fine pasto, non fatevi fregare: se vi dicono di "fregar los platos" intendono invitarvi semplicemente a... lavare i piatti!

E per bere?

Andate in un locale tipico e chiedete (occhio ai misnderstanding) della "tapas". È una curiosa pratica del posto. Si prende della birra alla spina, cioè la caña, oppure del vino, ed insieme vi portano anche degli stuzzichini, per mangiucchiare.

 

 

 

 

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