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Cervantes - Biografia e opere di Miguel de
Cervantes
di Massimo Serra
L'autore
spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra
(1547-1616) è il più grande romanziere in lingua
spagnola (ma fu anche drammaturgo e poeta). Il suo
capolavoro, "Don
Chisciotte" (vedere la pagina dedicata), è uno dei libri
più importanti e influenti nella storia del romanzo,
tradotto, in tutto o in parte, in più di 60 lingue,
ed è a oggi il libro più venduto nella storia. Don
Chisciotte è stato ed è un successo senza sosta,
che ha viaggiato nei secoli. Le edizioni continuano
ad essere stampate regolarmente e la discussione
critica dell'opera è proseguita nel tempo, così come
gli studi sul cavaliere errante che combatte le
ingiustizie, folle forse per scelta, per sfuggire
alla miseria del mondo. |
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Grazie alla loro
ampia rappresentazione nell'arte, nel teatro e nel cinema, le
figure dei protagonisti del romanzo, Don Chisciotte e
Sancio Panza, sono probabilmente più familiari visivamente a
molte più persone di qualsiasi altro personaggio immaginario
della letteratura mondiale. La frase "lottare contro i mulini
a vento" è oramai nella parlata di tutti, per indicare
qualcuno che combatte per una causa persa. Cervantes è stato un
grande sperimentatore. Si è cimentato in tutti i principali
generi letterari, tranne l'epopea. Fu un notevole scrittore di
racconti brevi, alcuni dei quali, come quelli raccolti nel 1613
in Storie esemplari, raggiungono un livello
altissimo, vicino a quello di Don Chisciotte, in scala
miniaturizzata.
Don Chisciotte
della Mancia, l'opera che ha reso celebre Cervantes, è stato
unanimemente definito definito un capolavoro della
letteratura mondiale e una delle più grandi creazioni
dell'ingegno umano. Considerato anche l'inizio del romanzo
moderno e inizialmente concepito da Cervantes come una parodia
dei libri di cavalleria, Don Chisciotte, un libro
apparentemente comico e intimamente triste, un ritratto di
ideali ammirevoli burlescamente messi a confronto con la misera
realtà. Un parallelismo è stato tracciato con la Spagna
imperiale dominata dagli Asburgo, la potenza egemone destinata a
dominare il mondo nel XVI secolo e a crollare nel XVII, e la
vita dell'autore, gloriosamente ferito nella Battaglia di
Lepanto e poi condannato ad ogni sorta di sventure.
La vita di Cervantes
di per sé, fu piuttosto avventurosa e travagliata. A differenza
del suo contemporaneo Lope de Vega, che conobbe il
successo come comico e poeta e anche come seduttore fin dalla
giovane età, la vita di Cervantes fu certamente una serie
ininterrotta di piccoli fallimenti sentimentali e professionali,
in cui non mancarono la prigionia, accuse ingiuste e l'affronto
pubblico. Cervantes non solo non aveva redditi con cui vivere
decentemente, ma difficilmente attirava i favori di mecenati o
protettori. A questo si aggiunse una particolare sfortuna che lo
perseguitò per tutta la vita. Solo nei suoi ultimi anni, dopo il
successo delle due parti del Don Chisciotte, conobbe una certa
tranquillità e poté godere del riconoscimento del suo lavoro,
anche se senza mai superare totalmente le difficoltà economiche.
La vita di Cervantes
Miguel de Cervantes
nacque nella città universitaria di
Alcalá de Henares, nell'antico regno di
Toledo. Il certificato del suo battesimo è
conservato (fu battezzato il 9 ottobre 1547), ma la sua data di
nascita non è nota. Si suppone tuttavia, in generale, a causa
del nome cristiano che gli è fu dato, che sia nato nel giorno di
San Michele (29 settembre). Alcalá, la città di origine, era
all'epoca la sede dinamica della seconda università spagnola,
fondata nel 1508 dal cardinale Cisneros. Miguel era il
secondo figlio maschio, e quarto di sette figli, del
farmacista-chirurgo Rodrigo de Cervantes e di sua moglie,
Leonor de Cortinas. La famiglia paterna conobbe la
prosperità, ma il nonno Juan, laureato in legge a
Salamanca e giudice della Santa Inquisizione, se
ne andò di casa e iniziò una vita erratica e dissipata,
lasciando la moglie e il resto dei figli nell'indigenza. Di
conseguenza il padre di Cervantes fu costretto a lavorare come
barbiere e cerusico (a quei tempi i barbieri erano anche anche
chirurghi, dentisti, facevano amputazioni quando necessario per
evitare cancrene), il che trasformò l'infanzia del piccolo
Miguel in un instancabile pellegrinaggio attraverso le più
popolose città castigliane. Da parte paterna era di origine
andalusa, mentre e da parte materna era di origine castigliana.
Il nonno materno era magistrato e divenne un proprietario
terriero in Castiglia. Qualcuno ha avanzato anche l'ipotesi che
gli antenati di Cervantes potessero avere origini ebraiche e che
in seguito si convertirono al cristianesimo).
Il destino di Miguel sembrava in parte prefigurato da quello del
padre, che, assillato dai debiti, lasciò Alcalá per cercare
nuovi orizzonti nella prospera
Valladolid, ma
subì sette mesi di prigione per il mancato pagamento di un
debito nel 1552, e si stabilì a
Córdoba nel 1553. Due anni dopo, in quella città,
Miguel entrò nel nuovissimo collegio dei gesuiti. Anche se non
era una persona di grande cultura, il padre, Rodrigo, si
preoccupava dell'educazione dei suoi figli. Miguel era un
lettore molto precoce e le sue due sorelle sapevano leggere,
cosa molto insolita all'epoca, anche nelle classi superiori. Per
il resto, la situazione della famiglia era precaria.
Nel 1556 la madre, Leonor, vendette l'unico
servo che le era rimasto e con la famiglia partì per
Siviglia per cercare migliori fortune economiche.
Siviglia all'epoca, nella seconda metà del XVI secolo, era la
porta della Spagna verso le ricchezze delle Indie e la terza
città più grande d'Europa (dopo
Parigi e
Napoli).
All'età di diciassette anni, Miguel era un adolescente timido e
balbuziente, che frequentava la scuola dei gesuiti e si
distraeva come spettatore assiduo delle rappresentazioni del
popolare Lope de Rueda, come ricorderà più tardi, nel
1615, nel prologo all'edizione delle proprie commedie: "Mi
sono ricordato di aver visto il grande Lope de Rueda, uomo
distinto per rappresentazione e comprensione".
Nel 1551 la piccola e tranquilla città di
Madrid era stata trasformata in capitale da
Filippo II, cosicché negli anni seguenti la città avrebbe
quintuplicato le sue dimensioni e la sua popolazione; spinti
nuovamente dal desiderio di prosperare, i Cervantes si
trasferirono nella nuova capitale nel 1566. Non si sa con
certezza che Cervantes abbia frequentato l'università, anche se
nelle sue opere mostra familiarità con gli usi e i costumi degli
studenti; il suo nome compare invece nel 1568 come autore di
quattro composizioni in un'antologia di poesie in lode di
Isabella di Valois (che abbiamo già visto parlando della
pittrice rinascimentale
Sofonisba Anguissola,
che era dama di corte e sua amica), terza moglie di Filippo II,
morta quello stesso anno. L'editore del libro, l'umanista
Juan López de Hoyos (che probabilmente introdusse Cervantes
alla lettura di
Virgilio,
Orazio, Seneca e Catullo e, soprattutto, a
quella dell'umanista Erasmo da Rotterdam) si riferisce a
Cervantes come "nuestro caro y amado discìpulo", "il
nostro caro e amato allievo". Altri azzardano, tuttavia, che
nel circolo o scuola di Hoyos, Cervantes fosse un maestro e non
un discepolo. Questo è tutto ciò che si sa sull'educazione di
Cervantes. È ragionevole, tuttavia, ipotizzare che abbia
studiato a Siviglia con i gesuiti, e alcune affermazioni in
El coloquio de los perros (una delle Novelas ejemplares,
1613) lo confermerebbero.
Cervantes si trovava a
Roma
il 22 dicembre 1569 (data di un certificato del padre che
attestava la nascita legittima e il cristianesimo del figlio).
Nella dedica della sua Galatea (1585), Cervantes afferma
di essere stato camerlengo del cardinale Giulio Acquaviva.
Si è quindi ipotizzato che si sia recato in Italia nel 1569 al
seguito del cardinale, quando Acquaviva tornò in Italia dalla
Spagna, dove era stato legato pontificio.
Carriera militare
Nell'anno 1569 Miguel de Cervantes fu condannato a Madrid all'arresto e
all'amputazione della mano destra per aver ferito un certo
Antonio de Segura. La pena, che era comune, veniva applicata
a chiunque osasse usare le armi nelle vicinanze della residenza
reale. Non si sa se Cervantes lasciò la Spagna quello stesso
anno per sfuggire a questa pena, ma quello che è certo è che nel
dicembre 1569 era nei domini spagnoli in Italia, provvisto di un
certificato di vecchio cristiano (senza ascendenza ebraica o
moresca), e mesi dopo era soldato nella compagnia di Diego de
Urbina.
Nella campagna contro l'Impero Ottomano, nella quale l'Impero
spagnolo si giocava la continuità del suo dominio e della sua
egemonia nel Mediterraneo. Dieci anni prima, la Spagna aveva
perso quarantadue navi e ottomila uomini a Tripoli. Poi invece,
nel 1571
La
Repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio
formarono, con la Spagna, la Santa Alleanza, e il 7 ottobre,
comandati dal fratellastro bastardo del re di Spagna,
Giovanni d'Austria, gli eserciti spagnoli sconfissero i
turchi nella Battaglia di Lepanto. Questa battaglia
significò l'abbandono da parte dei turchi del sogno di dominare
il mediterraneo. Fu la gloria immediata, una gloria che segnò
Cervantes, che avrebbe raccontato molti anni dopo, nella prima
parte del Don Chisciotte, la circostanza della lotta. Nel corso
della battaglia di Lepanto lo scrittore fu ferito tre volte, due
al petto, e una volta, se questa ipotesi è accettata, alla mano.
Pare che quest'ultima ferita gli disabilitò per sempre la mano
sinistra e gli valse il soprannome di "uomo di Lepanto con un
braccio solo". Con giustificato orgoglio Cervantes menzionava
spesso nelle sue opere questa vittoria epocale. La flotta
vincitrice contro i turchi tornò a
Messina, e lì Cervantes passò la sua
convalescenza.
Insieme a suo fratello minore Rodrigo, Cervantes andò di nuovo in
battaglia a Corfù al largo di Navarino, sempre sotto il
comando di Giovanni d'Austria. Nel 1573 e 1574 fu in Sicilia e a
Napoli, dove si era innamorato di una giovane donna che chiamò "Silena"
nelle sue poesie e dalla quale ebbe un figlio, Promontorio.
È possibile che Cervantes sia passato da
Genova sotto gli ordini di Lope de Figueroa
(famoso nella letteratura spagnola come uno dei protagonisti
di El alcalde de Zalamea di Calderòn), dato che la
città ligure è descritta nel suo romanzo Il dottor Vidriera
(El licenciado Vidriera). Infine pare che Cervantes sia
andato a Roma, dove frequentò la casa del cardinale Acquaviva
(al quale avrebbe dedicato La Galatea) e per conto del
quale avrebbe svolto qualche missione e commissione.
All'inizio del 1573 Cervantes era di guarnigione a Napoli, più tardi,
sempre sotto il comando di Giovanni d'Austria, partecipò alla
presa di Tunisi (8-10 ottobre). Tunisi fu poco dopo
riconquistata dai Turchi, e lo scrittore partecipò
all'infruttuosa spedizione di soccorso dell'autunno 1574. Quel
novembre era in servizio di guarnigione a
Palermo. Fu in questo periodo che Cervantes si
propose di raggiungere uno status sociale ed economico più
elevato grazie all'esercito, facendosi promuovere al grado di
capitano (per questo ottenne due lettere di raccomandazione da
Filippo II, firmate da Giovanni d'Austria e dal viceré di
Napoli, che attestavano la sua valorosa partecipazione nella
battaglia di Lepanto). Con questa intenzione, i fratelli Rodrigo
e Miguel de Cervantes, si imbarcarono sulla goletta Sol, che
lasciò Napoli il 20 settembre 1575, ma quello che sarebbe dovuto
essere un rapido ritorno in patria divenne l'inizio di uno
sfortunato e lungo viaggio.
Cinque anni di
prigionia
Il 26 settembre, la nave Sol sulla
quale erano imbarcati, venne assalita da tre galee turche
comandate da un albanese rinnegato di nome Arnaute Mamí.
L'attacco avvenne in un luogo che tradizionalmente è stato
identificato al largo della costa di
Marsiglia, ma che più probabilmente era al largo
della
Costa
Brava in Catalogna. Dopo una feroce battaglia e
la successiva morte del capitano cristiano, i fratelli Cervantes
furono fatti prigionieri. La nave venne catturata con il suo
equipaggio e i passeggeri, che furono portati come prigionieri
ad Algeri. Cervantes probabilmente sopravvisse perché ritenuto
un passeggero speciale, importante per le lettere di
raccomandazione di persone importanti che aveva con sé. Visse in
schiavitù per 5 anni; era un osservato speciale poiché le sue
lettere di raccomandazione suggerivano che fosse una persona di
alto rango. Le lettere di raccomandazione salvarono la vita di
Cervantes, ma furono, allo stesso tempo, la causa della sua
prolungata prigionia. Mamí, convinto di essere in presenza di
una persona importante e piena di risorse, lo rese suo schiavo e
lo tenne lontano dal solito scambio e traffico di prigionieri
comune tra turchi e cristiani.
Algeri era all'epoca uno dei centri commerciali più ricchi del
Mediterraneo. Lì, molti cristiani passarono dalla schiavitù alla
ricchezza rinunciando alla loro fede. Il traffico di persone era
intenso, ma la famiglia di Cervantes era lontana dal poter
raccogliere la somma necessaria per il riscatto anche di uno
solo dei fratelli. Cervantes fece quattro tentativi di fuga
durante la sua prigionia. Il primo tentativo, di raggiungere
Orano via terra (era il punto più vicino alla dominazione
spagnola) non ebbe successo.
Il secondo, un anno dopo il primo, coincise con i preparativi per la
liberazione di suo fratello. Infatti, Andrea e
Magdalena, le due sorelle di Cervantes, ebbero una causa con
un ricco uomo di Madrid di nome Alonso Pacheco Pastor, dalla
quale ottennero risorse che furono destinate al salvataggio di
Rodrigo, il quale avrebbe dovuto lasciare Algeri il 24 agosto
1577. I fratelli poterono dirsi addio nonostante il fallimento
del secondo tentativo di fuga di Miguel, che fu salvato
dall'esecuzione perché il suo proprietario lo considerava ancora
un "uomo importante".
Il terzo tentativo fu molto più drammatico nelle sue conseguenze:
Cervantes assunse un messaggero che doveva portare una lettera
al governatore spagnolo di Orano. Intercettato, il messaggero fu
condannato a morte e impalato, mentre allo scrittore furono
risparmiate le duemila frustate a cui era stato condannato e che
equivalevano alla morte. Ancora una volta, la presunzione di
ricchezza gli ha permise di conservare la sua vita e fu causa
del prolungamento della sua prigionia. Questo avvenne all'inizio
del 1578.
Infine, un anno e mezzo dopo, Cervantes progettò una fuga in compagnia
di un rinnegato di Granada.
Denunciato da un certo Blanco de Paz, Cervantes fu incatenato e
rinchiuso per cinque mesi nella prigione per mori di Algeri.
Aveva a questo punto un nuovo padrone, il bey di Algeri
(governatore) Hassan Pasha (un veneziano rinnegato) che
chiedeva seicento ducati per il suo riscatto. Cervantes era
terrorizzato: temeva un trasferimento a Costantinopoli. Nel
frattempo sua madre, Leonor, aveva avviato la procedura di
riscatto. Fingendosi vedova, raccolse denaro, ottenne prestiti e
garanzie, si mise sotto la protezione di due frati e, nel
settembre 1579, diede al Consiglio delle Crociate
quattrocentosettantacinque ducati. Hassan trattenne Cervantes
fino all'ultimo momento, mentre i frati negoziavano e chiedevano
elemosine per il riscatto. Finalmente, il 19 settembre 1580, fu
rilasciato, e dopo un mese in cui si adoperò per riabilitare il
suo nome fece causa a Blanco de Paz, salpò per la Spagna il 24
ottobre. Il 18 dicembre a Madrid firmò una dichiarazione sulla
sua liberazione. Aveva dimostrato di essere un vero soldato,
altrettanto eroico in battaglia e in prigionia. Durante la
prigionia Cervantes raggiunse una statura quasi leggendaria,
come testimonia il racconto delle sue imprese scritto da fra
Diego de Haedo, arcivescovo di Palermo.
Ritorno in patria e primi lavori
Al suo ritorno in Spagna Cervantes aveva trentatré anni e aveva
passato gli ultimi dieci anni tra guerre e prigionia; la
situazione della sua famiglia, impoverita e indebitata con il
Consiglio delle Crociate, rifletteva in un certo senso la
profonda crisi generale dell'impero, che si sarebbe aggravata
dopo la sconfitta dell'Invincibile Armada nel 1588.
Cervantes abbandonò la carriera militare, si entusiasmò per le
prospettive di prosperità dei funzionari nelle Indie, cercò di
ottenere un posto ma fallì. Nel frattempo dalla sua relazione
clandestina con una giovane donna sposata, Ana de Villafranca
(o Ana de Rojas), nacque una figlia, Isabel,
cresciuta da sua madre e dal suo padre putativo, Alonso
Rodriguez. Isabel de Saavedra, la figlia avrebbe
avuto molta importanza nei suoi ultimi anni di vita. Ultima
della sua stirpe morì nel 1652.
Nel 1581 Cervantes si trovava in Portogallo,
che l'anno prima era stato unito alla Spagna sotto il regno
congiunto di Filippo II. Il 21 maggio a Tomar, gli furono
assegnati 50 ducati per compiere una missione reale ad Orano
in Algeria. In una lettera autografa, scritta a Madrid e
indirizzata al segretario reale, datata 17 febbraio 1582,
Cervantes racconta le sue disgrazie e i fallimenti del tentativo
di ottenere un posto nella Penisola Iberica, dichiarandosi
pronto a candidarsi per un posto nelle Indie. Segnalava anche
alcuni progressi nella composizione della Galatea, il suo
primo libro. Questo romanzo pastorale fu il primo libro
pubblicato, ma apparì solo più tardi, nel 1585. Il romanzo ha un
tono un po' sperimentale. Senz'altro Cervantes era attaccato a
questa sua prima opera, tanto che anni dopo, sul letto di morte,
me prometteva ancora la continuazione. L'editore Blas de
Robles gli pagò 1336 reales per il manoscritto.
Questa cifra non trascurabile, la buona accoglienza e il relativo
successo del libro, incoraggiarono Cervantes a dedicarsi alla
scrittura di commedie, anche se sapeva che, rispettoso com'era
delle norme classiche, difficilmente avrebbe potuto diventare un
maestro e competere con la nuova modalità di scrittura di
Lope de Vega, maestro assoluto della scena spagnola in
materia di commedie. Le prime due commedie, La comedia de la
confusión e Tratado de Constantinopla y muerte de Selim,
scritte intorno al 1585 (ed entrambe scomparse) ebbero un
relativo successo di rappresentazione, ma Cervantes, e
nonostante le venti o trenta commedie composte in questa fase
(delle quali conosciamo solo nove titoli e due testi, Los
tratos de Argel e Numancia), intorno al 1600 smise di
scrivere commedie.
Tra il 1585 e il 1600 Cervantes prese la residenza a
Esquivias, ma era solito visitare Madrid da solo; lì
incontrava gli scrittori del suo tempo, leggeva le loro opere e
aveva un costante confronto critico con Lope de Vega. Nel 1587
entrò a far parte dell'Academia Imitatoria, il primo
circolo letterario di Madrid, e nello stesso anno era a
Siviglia. La preparazione dell'Invincibile
Armada che sarebbe poi andata incontro a una disastrosa
spedizione contro l'Inghilterra, stava procedendo e Cervantes
era andato ad aiutare nell'impresa. Il suo nuovo incarico di
commissario reale delle forniture non gli portò fortuna. Fu
scomunicato dal decano e dal capitolo della
Cattedrale di Siviglia per avere requisito il
loro grano a Ecija. Viaggiò molto in
Andalusia, ma le sue finanze andarono di male in
peggio. Il 21 maggio 1590, presentò una petizione al re per uno
dei quattro posti vacanti nelle Indie. La petizione fu respinta
con la nota: "Che si guardi intorno per un lavoro". A
Castro del Rio fu imprigionato (1592), accusato di vendere
parte del grano requisito.
Le difficoltà economiche continuarono ad accompagnarlo. Nominato
esattore delle tasse, il banchiere a cui aveva versato grandi
somme di denaro fallì e Cervantes si ritrovò in prigione, questa
volta a Siviglia, dove rimase per cinque mesi. Fu probabilmente
in questo periodo di estrema privazione che Don Chisciotte
della Mancia cominciò ad essere scritto. Tra il 1604 e il
1606, la famiglia di Cervantes, sua moglie, le sue sorelle e la
sua figlia naturale, così come le sue nipoti, seguirono la corte
a Valladolid, finché il re Filippo III ordinò il loro ritorno a
Madrid.
Più o meno nello stesso periodo, Cervantes si rivolse alla
scrittura teatrale, un'attività che garantiva un certo reddito
in caso di successo delle opere. Nell'Aggiunta al suo Viaje
del Parnaso (Viaggio di Parnaso 1614) e nel prologo delle
sue commedie Ocho y ocho entremeseses (1615), racconta
dei suoi successi e della sua caduta, causata dalla crescente
popolarità di Lope de Vega. Di queste prime opere
teatrali solo due sono sopravvissute, in un manoscritto scoperto
nel 1784: Los tratos de Argel e La Numancia.
All'età di trentasette anni, il 12 dicembre 1584 Cervantes aveva
sposato Catalina de Salazar y Palacios, della città
vinicola di Esquivias, un villaggio di contadini della
Mancia, nell'antico regno di Toledo. Lei gli portò una modesta
dote e, essendo 18 anni più giovane di lui, sopravvisse al
romanziere (morì nel 1626). Il matrimonio non ebbe alcun
problema particolare, ma non sembra essere stata un'unione
segnata dall'amore.
Ancora una volta, Cervantes si rivolse al teatro per migliorare il suo
stato finanziario, e il 5 settembre 1592 firmò un contratto a
Siviglia con il produttore Rodrigo Osorio. Cervantes
accettò di scrivere sei opere teatrali a 50 ducati ciascuna, ma
con la "piccola" postilla che il pagamento sarebbe stato
trattenuto se Osorio non avesse trovato ciascuna delle opere
"una delle migliori mai prodotte in Spagna". Ormai si
trovava in gravi difficoltà finanziarie, una situazione
notevolmente complicata dalla sua cattiva gestione dei conti
ufficiali e dai rapporti con i banchieri maldestri. Così, nel
settembre del 1597, tornò in prigione a Siviglia. Fu rilasciato
a dicembre. Nel 1598 sembra rimase a Siviglia, ma il suo impiego
governativo sembrò essere giunto al termine, anche se i
funzionari di Madrid lo convocarono due volte (1599 e 1601) per
rivedere i suoi conti. Alle convocazioni non si presentò.
"Don Chisciotte"
La documentazione su Cervantes per gli anni dal 1600 al 1603 è scarsa. È
molto probabile che lo scrittore sia stato nuovamente
incarcerato a Siviglia nel 1602, ancora una volta per motivi
finanziari. Ma la maggior parte del suo tempo deve essere stato
occupato dalla composizione del Don Chisciotte.
Nel 1603 si trovava a Valladolid, dove il nuovo re, Filippo III,
aveva trasferito la capitale. Lì Cervantes iniziò le trattative
per la pubblicazione del suo manoscritto, e la licenza fu
concessa il 26 settembre 1604.
Nel 1605, all'inizio dell'anno, apparve a Madrid El ingenioso hidalgo
don Quijote de La Mancha. Il suo autore era allora un uomo
magro e longilineo, di cinquantotto anni, tollerante con la sua
famiglia turbolenta, poco abile nel guadagnare denaro, timido in
tempo di pace e determinato in tempo di guerra. La fama di
Cervantes fu immediata, ma gli effetti economici,
sfortunatamente per lui, si fecero appena sentire.
Cervantes non si crogiolò a lungo nel suo successo; il 27 giugno
1605, un gentiluomo navarrese, Gaspar de Ezpeleta, fu
ucciso fuori dalla casa di Cervantes a Valladolid. Il romanziere
e la sua famiglia furono portati in carcere per sospetto
omicidio, ma furono presto rilasciati dopo poche ore.
Intanto i personaggi di Don Chisciotte e Sancho
appartenevano già alla tradizione popolare. Cervantes continuò a
soffrire le difficoltà finanziarie. Incoraggiato dal successo
del Don Chisciotte, nel 1609 entrò nella Confraternita
degli Schiavi del Santissimo Sacramento, alla quale
appartenevano anche Lope de Vega e Francisco de
Quevedo. Questa era l'usanza dell'epoca, che offrì a
Cervantes l'opportunità di ottenere un protettorato.
In quello stesso anno fu firmato il decreto di espulsione dei
mori e si accentuò l'indurimento della vita sociale
spagnola, sottoposta al rigore dell'Inquisizione.
Cervantes accolse l'espulsione con gioia, mentre sua sorella
Magdalena entrò in un ordine religioso. Magdalena aveva escluso
Isabel, la figlia di Cervantes, dal suo testamento a favore di
un'altra nipote, Costanza. Cervantes rinunciò alla sua parte di
patrimonio del fratello a favore di Magdalena, lasciando fuori
la sua stessa figlia, poiché coinvolta in un'interminabile causa
con il proprietario della casa in cui viveva, causa nella quale
Cervantes era stato costretto a testimoniare a favore della
figlia.
Segue un'altra pausa documentaria, dal 1605 al 1608, quando Cervantes
riapparve a Madrid, ancora una volta capitale del regno. In quel
periodo la sua figlia illegittima, Isabel de Saavedra, lo
coinvolse in una serie di cause legali legate a questioni
finanziarie. Ancora una volta Cervantes cercò di fuggire dalla
Spagna, e nel 1610 cercò di andare a
Napoli al seguito del suo nuovo viceré, il
conte di Lemos. Fu respinto, ma nonostante ciò dimostrò per
tutta la vita affetto per il Conte di Lemos, al quale dedicò
cinque libri, tra cui il secondo Chisciotte.
Opere successive
In questo periodo Cervantes entrò in un periodo di straordinaria
creatività letteraria, tanto più ammirevole perché aveva quasi
65 anni, non pochi nel 1600. Le sue Novelas ejemplares
(Novelle Esemplari) furono pubblicate a Madrid nel 1613. Si
trattava di 12 piccoli capolavori, con i quali Cervantes creò la
formula del racconto breve in Spagna. Si tratta di racconti
notevoli, tanto che i critici sono concordi nell'affermare che,
anche se Cervantes non avesse scritto il Don Chisciotte,
le Novelas ejemplares sarebbero state sufficienti a
dargli un posto di rilievo nella storia della letteratura.
L'anno 1614 vide la pubblicazione a Madrid del poema burlesco,
Viaje del Parnaso (Viaggio di Parnaso), una satira vivace
sulla vita letteraria del suo tempo. Nello stesso anno ci fu la
pubblicazione a Tarragona di una continuazione "illegittima" di
Don Chisciotte. Un autore sconosciuto, che si firmava con
lo pseudonimo di Alonso Fernández de Avellaneda, continuò
la storia di Don Chisciotte. L'identità di questo autore
rimane il più grande enigma della letteratura spagnola.
Cervantes si arrabbiò parecchio. Continuò a comporre e nel 1615
pubblicò a Madrid le sue Ocho comedias y ocho entremeses
(Otto commedie e otto antipasti), prova concreta della sua
devozione al teatro. Alcune delle commedie sono del suo primo
periodo, ma le rivide e corresse per la pubblicazione. Aggiunse
otto commedie umoristiche in un atto unico (entremes).
La seconda parte di Don
Chisciotte
Più tardi, nel 1615, Cervantes pubblicò a Madrid la sua seconda parte
del Don Chisciotte. In questa seconda parte, Cervantes
utilizza uno stratagemma originale. Nel prologo difatti spiega
al lettore che i personaggi del romanzo, adesso conoscono la
follia di Don Chisciotte e dunque alcuni lo deridono, altri
cercano di riportarlo a casa sano e salvo.
Cervantes mise poi tutte le sue energie per finire Los trabajos de
Persiles y Sigismunda (Le peripezie di Persile e
Sigismonda), un romanzo di avventure sulla falsariga del
romanzo bizantino. Probabilmente l'aveva iniziato all'inizio del
secolo, e firmò sul letto di morte la dedica proprio al conte di
Lemos (datata 19 aprile 1616). Morì 4 giorni dopo nella sua casa
di Madrid, assistito dalla moglie e da una delle sue nipoti;
avvolto nel suo abito francescano e con il volto scoperto, fu
sepolto nel convento dei Trinitari Scalzi, in quella che allora
si chiamava Calle de Cantarranas, oggi chiamata Calle de Lope
de Vega.
All'inizio del 2015, un gruppo di ricercatori che si era messo alla
ricerca della sua tomba e ha trovato una bara con le iniziali
"M.C.", ma l'esame del suo contenuto ha rivelato che non poteva
essere il corpo dello scrittore. Nel marzo dello stesso anno,
gli studiosi conclusero che i suoi resti mortali si trovavano in
una sepoltura nel sottosuolo della cripta, mescolati dopo un
trasferimento con quelli di altre sedici persone.
La sua ultima opera, Le peripezie di Persile e Sigismonda, fu
lasciata alla vedova per la pubblicazione, e il libro apparve a
Madrid nel 1617.
Una curiosità
Pochi mesi prima della morte, Cervantes ricevette una ricompensa morale
per le sue fatiche e le sue disgrazie economiche: uno dei
censori, l'avvocato Márquez Torres, gli inviò una lettera
in cui raccontava una conversazione avuta nel febbraio 1615 con
notevoli signori dell'entourage dell'ambasciatore francese:
"Mi chiesero molto brevemente della sua età, della sua
professione, della qualità e della quantità. Mi trovai costretto
a dire che era vecchio, un soldato, un nobile e povero, al che
uno rispose con queste parole formali: "Ebbene, la Spagna non ha
fatto di un uomo simile, un uomo molto ricco e sostenuto dal
tesoro pubblico? Un altro di quei signori tornò con questo
pensiero e con grande acutezza disse: "Se la necessità lo
obbligasse a scrivere, Dio non voglia che abbia mai
l'abbondanza, così che con le sue opere, essendo povero, renda
ricco il mondo intero".
Del Don Chisciotte circolavano già traduzioni inglesi e francesi
dal 1612, e si può dire che Cervantes sapeva che con Don
Chisciotte stava creando una nuova forma letteraria. Sapeva
anche che stava introducendo il genere del romanzo breve in
castigliano con le sue Novelas ejemplares, e senza dubbio
prevedeva l'importanza nella letteratura della coppia di
personaggi che aveva concepito, Don Chisciotte e Sancio Panza.
Il destino di Don Chisciotte
nei secoli
I suoi contemporanei, pur riconoscendo la vivacità del suo spirito, non
intravidero la profondità del Don Chisciotte, fondamento
stesso del romanzo moderno. Le fonti dell'arte di Cervantes come
romanziere sono complesse: da un lato, Don Chisciotte e Sancio
sono parodie delle storie dei cavalieri erranti e dei loro
scudieri; dall'altro, esaltano la fedeltà, l'onore e la lotta
per i deboli contro l'ingiustizia. In Don Chisciotte, quindi,
convergono realismo e fantasia, meditazione e riflessione sulla
letteratura: i personaggi discutono sulla loro stessa entità
come personaggi mentre i confini tra delirio e ragione e tra
finzione e realtà si confondono continuamente. Anche il viaggio
di Cervantes, che fu testimone sia delle glorie imperiali di
Lepanto che delle sconfitte dell'Invincibile Armada al largo
dell'Inghilterra, lo portò a conoscere i dolori della povertà e
le ansie del potere ma a differenza del suo personaggio, non
riuscì a sfuggire al suo destino di nobile, soldato e povero.
Tra le tante lodi che il Don Chishotte ricevette in patria e
all'estero ci fu quella, due secoli dopo del filosofo tedesco
F. W. J. von Schelling, uno dei tre grandi esponenti
dell'idealismo tedesco, insieme a Fichte ed Hegel,
secondo il quale il Don Chisciotte è "il più
universale, il più profondo e il più pittoresco ritratto della
vita stessa".
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