Aylan, il coraggio di guardare e riguardare una foto

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Aylan, il coraggio di guardare e riguardare una foto. Analisi dello scatto che ha commosso e indignato il mondo intero mostrando il corpicino esanime del piccolo profugo siriano e la più vasta tragedia umanitaria del nostro tempo.

 

I bambini sono lo specchio dell'anima. Non sono ancora numeri che si confondono diventando adulti. E' per questo che tutto il mondo, dopo un sonno letargico di fronte all'orrore quotidiano di centinaia di migliaia di persone che fuggono disperate da guerre assurde, si sveglia commosso alla vista di un bambino di tre anni, Aylan Kurdi, morto su una spiaggia della Turchia insieme al fratellino Galip e a sua madre. Anche i bambini muoiono, da molto tempo in questa tragedia, anche se non vengono fotografati o inquadrati senza vita.

Ora nessuno può più illudersi di non sapere, di relegare quello che sta succedendo ad un angolo remoto della propria anima, che guarda a questo esodo di massa, quasi come a una esotica storia ottocentesca.

Aylan e Galip KurdiInsieme a un dolore che tocca tutti, resta un amaro in bocca per la palpabile ipocrisia che si respira. Il girarsi dall'altra parte di un intero mondo verso un altro. L'ostinarsi a dare semplici numeri, mai un nome e un cognome di chi muore in modo disumano. Del resto, ci dicono, non ci sarebbero i tempi, sono troppi.  E poi quelle che diventano "non notizie" non si danno. Ma quand'è che morte e disumanità sono diventate "non notizie". Ma non potevamo non sapere, il nome, chi era il piccolo e sfortunato Aylan Kurdi, ma il resto di quella disgraziata umanità è, per scelta, anonimo.

Dopo che la foto di Aylan, riverso sulla spiaggia di Bodrum, ha fatto il giro del mondo, in tanti almeno per un giorno non hanno avuto  il coraggio di guardarsi allo specchio. La morte, il sacrificio di Aylan e della sua famiglia è per tutta la società occidentale, uno shock forte, una sveglia indesiderata, che forse spingerà qualche burocrate a fare finalmente qualcosa, se non proprio la cosa giusta. Durerà poco, poi tornerà il sonno della ragione e dell'umanità. A meno che più e più persone riescano, unite, a far si che la sveglia alla nostra anima non smetta di suonare.

Nessuno vorrebbe, ma tutti dovrebbero guardare la foto di Aylan almeno una volta ogni tanto, perché senza impegno non esiste il lieto fine, mai.

Il corpo del piccolo Aylan Kurdi nella spiaggia di Bodrum

 

 

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