Ripercorriamo
luoghi e avvenimenti del Concilio che ha cambiato la storia della Chiesa
Cattolica. Un affascinante viaggio indietro nel tempo.
Il Concilio di Trento,
iniziato nel dicembre del 1545 e terminato nel 1563, è stato un evento
fondamentale nella storia della Chiesa cattolica e del
Cristianesimo in genere. Affermando i principi della dottrina cattolica
in risposta al dilagare della Riforma Protestante e riformando a sua
volta la Chiesa di Roma, confermò l'argine formatosi dopo il
Rinascimento e con l'inizio della Età Moderna, tra l'Europa
cattolica e l'Europa luterana e calvinista, Europa medievale e
Umanesimo, Evo medio ed Evo moderno.
La sua portata storica è
stata immane, se da una parte si confermavano i principi cardine del dogma
cattolico, che diventavano sempre più rigidi, dall'altra si prendeva atto
della crisi profonda del Cattolicesimo.
Il fallimento nel 1541
degli storici colloqui tra cattolici e protestanti a
Ratisbona (nella
Baviera tedesca) segnò un ulteriore passo verso l'esigenza di ristabilire i
canoni dogmatici della chiesa pontificia e della fede cattolica in generale.
Trento fu presto scelta come città
ideale per ospitare le riunioni
del clero pontificio: l'antica arcidiocesi (nata nel IV secolo) della città
di San Vigilio possedeva una lunga tradizione religiosa e temporale,
rappresentata dal governo dei principi-vescovi della libera contea
del
Sacro Romano Impero. Nel complesso, la particolare posizione geografica
della città, tra Italia e Germania, il suo status politico, i favori
riscontrati tra i regnanti cattolici di mezza Europa (tra cui lo stesso
Carlo V) e la sua 'anima' fortificata, fecero di Trento "
sito
commodo, libero e a tutte le Nationi opportuno", come si legge nella
bolla di convocazione al Concilio da parte del papa Paolo III
(Alessandro Farnese) il 22 maggio
1542.
Le prime riunioni del
concilio, le cosiddette 'sessioni', si svolsero negli edifici
signorili e nelle chiese della città: Palazzo Thun, Cattedrale di
San Vigilio e Basilica di Santa Maria Maggiore. Il periodo di
attività viene infatti in genere suddiviso in tre fasi: la prima
appartiene al pontificato di Paolo III, va dal 1545 al 1549 e vide la
partecipazione di undici nazioni europee. Si racconta che all'apertura dei
lavori le strade di Trento furono invase da una lunga processione di
cardinali, vescovi, arcivescovi, teologi, giuristi, oratori e nobili. In
questa prima fase vennero discussi e approvati vari regolamenti e
provvedimenti di natura dogmatica e disciplinare, ispirati ai canoni propri
delle Sacre Scritture e alla cosiddetta Bibbia Vulgata, tradotta
dalle versioni greca e bizantina, che divenne l'unica versione autorizzata
dalla chiesa (in seguito chiamata anche Vulgata Clementina, da papa
Clemente VIII, soppiantata solo bel 1979 dalla Bibbia Nova Vulgata).
Le sessioni della prima fase furono improvvisamente interrotte nel 1547 per
l'avanzare di un'epidemia di tifo nel territorio e per questo trasferite a
Bologna.
La seconda fase del
Concilio di Trento prese corpo tra il 1551 ed il 1552, sotto la guida
pontificia di Giulio III, che decise di riaprire i lavori dopo i
contrasti sorti tra il precedente papa, Paolo III e l'imperatore Carlo V.
Nell'anno vennero emanati decreti relativi all'importanza dei Sacramenti
dell'Eucaristia, della Penitenza e dell'Estrema Unzione. La seconda fase
venne sospesa per via della guerra tra le truppe di Carlo V e i
Principi elettori protestanti (elettori in quanto candidati al trono
imperiale). Carlo V (1500-1558) è considerato l'ultimo grande imperatore del
medioevo, il protettore della cristianità, come egli stesso amava
autodefinirsi. I ricordi delle sue precedenti vittorie sui protestanti nel
1547, in Sassonia, erano ormai lontani e le precedenti vittorie si
dimostrarono del tutto effimere (il riferimento è al trionfo nei confronti
delle truppe luterane, riunite nella Lega di Smalcalda, che vedeva la
partecipazione di città come
Augusta,
Strasburgo,
Lubecca e
Ulm). Il vero perno della 'questione religiosa'
dell'imperatore fu tuttavia la continua rivalità 'personale' con la
Francia, e con Francesco I, così che l'improvviso tradimento
dell'elettore Maurizio di Sassonia, alleato con il successore al
trono francese, re Enrico II, portò un duro contraccolpo all'onore
personale dell'imperatore.
Quando la
terza e ultima fase del Concilio di Trento
iniziò, nel 1562, sotto il pontificato di papa Pio IV,
ogni speranza di conciliare i protestanti si affievolì sempre più,
soprattutto in vista del potere che andava formandosi nelle mani dei
gesuiti. Era infatti nota la fama
del nuovo ordine nell'individuazione dei sospettati di eresia durante il
periodo dell'Inquisizione,
contro tutti i sostenitori di teorie contrarie all'ortodossia
cattolica. La storia ha conosciuto
vari tipi di Inquisizione, oltre alle famose Inquisizione
medievale e Inquisizione
spagnola, allo scopo di combattere più
efficacemente la Riforma protestante, il 21 luglio 1542 Paolo III emanò la
cosiddetta bolla Licet ab initio,
con la quale si costituiva l'Inquisizione Romana
(di cui furono vittime, come è noto, Giordano Bruno
e Galileo Galilei). Nei
documenti De riformatione
la chiesa cattolica
condannava la 'simonia'
(compravendita di cariche ecclesiastiche in cambio dell'assoluzione di
peccati e indulgenze), ribadiva l'inammissibilità del matrimonio dei
sacerdoti e confermava i principi fondamentali del cristianesimo (come la
presenza 'reale' di Cristo nell'eucarestia, il culto dei santi, la
superiorità dell'autorità del pontefice, e così via).
In sintesi, al
termine dei lavori,
nel 1563, il Concilio di Trento poté non solo confermare
l'insanabile frattura sul piano dogmatico della religione cattolica con le
correnti protestanti, ma anche riorganizzare la vita del clero, per esempio
con la formazione culturale dei sacerdoti ai
seminari
diocesani. D'altronde, la palese
corruzione nell'amministrazione della Chiesa fu una delle cause del dilagare
della Riforma Protestante. Si noti infine come i decreti istituiti nella
sessione finale del Concilio, in risposta anche alla massiccia campagna
dell'Iconoclastia Protestante,
abbiano di suo voluto reprimere alcune espressioni dell'arte sacra,
effettuando una una sorta di censura sulle opere considerate contrarie alla
dottrina cattolica (le disinvolture del Manierismo
per esempio vennero condannate senza appello).
Gli stessi dipinti di
Michelangelo nella
Cappella Sistina a
Roma,
per esempio, furono affetti dal clima 'inquisitorio' del periodo
post-concilio: in un documento conciliare del 21 gennaio 1564 si decreta che
"
le pitture nella cappella
apostolica vengano coperte, nelle altre chiese vengano invece distrutte
qualora mostrino qualcosa di osceno".
Incidendo pesantemente nello sviluppo delle arti, questa forma di 'inquisizione
artistica'
diede vita nel frattempo alla cosiddetta
Arte della Controriforma,
i cui maggiori rappresentanti furono
artisti come Jacopo Barozzi
(è nota la sua Chiesa del Gesù
a Roma, chiesa madre dei gesuiti) e
Federico Barocci, uno dei
precursori dell'arte barocca in Italia.
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