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IL QUIRINALE
Il Palazzo del
Quirinale sorge in un luogo che, per la posizione elevata e la particolare
salubrità, ospitò fin dall'antichità nuclei residenziali, edifici pubblici e
di culto. Nell'area del colle del Quirinale sorsero nel IV secolo a.C. il
tempio del Dio Quirino che impose nome al colle, e il tempio della Dea
Salute nel quale si celebravano cerimonie propiziatorie del benessere dello
stato; le presenze più imponenti sul colle erano certamente quelle delle
terme di Costantino e del tempio di Serapide, edificato da Caracalla nel 217
d.C. Dall'antico tempio romano provengono i due gruppi scultorei dei
Dioscuri, la cui costante presenza sul Quirinale portò il colle ad assumere
il nome di Monte Cavallo.
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Bambini alle
Scuderie del
Quirinale
Topografia antica
Il colle Quirinale è una delle alture di Roma costituita da un massiccio
collinoso, diviso dal Pincio a N per mezzo della Valle Sallustiana, e dal
Viminale a S per mezzo della Valle di Quirino, poi di S. Vitale. Sui
versanti NO e S si presentava originariamente a picco con ripidi accessi,
differenti altimetrie ora poco apprezzabili nell'odierno tessuto urbano con
quote profondamente alterate specialmente dalla costruzione dei palazzi
pontifici. Nell'antichità il Quirinale era il collis per eccellenza e le
singole sommità che vi si distinguevano erano anch'esse denominate colles.
Il nome Quirinale, dunque, ha finito per indicare l'intero colle che in
realtà era distinto in quattro alture: collis Latiaris, collis Mucialis o
Sanqualis, collis Salutaris e collis Quirinalis.
Il collis Quirinalis ebbe grande importanza strategica e fu saldamente
fortificato fin dall'età più antica; in seguito fu compreso nella cinta
muraria della città, detta serviana (IV sec. a.C.). Secondo i dati
archeologici e documentari il collis Quirinalis corrisponderebbe all'area
compresa tra la porta Collina della cinta serviana e la via delle Quattro
Fontane (dove va collocata la porta Quirinalis ); il collis Salutaris tra
questa e via della Dataria (corrispondente alla porta Salutaris ); il collis
Mucialis tra questa e Largo Magnanapoli (dove era la porta Sanqualis); il
collis Latiaris tra questo e la sella che collegava in origine Quirinale e
Campidoglio, sella tagliata poi per volere dell'imperatore Traiano per la
costruzione del suo foro.
L'asse viario principale del colle era costituito da un percorso di sommità,
denominato Alta Semita (l'odierna Via del Quirinale - via XX Settembre) che
collegava la porta Salutaris con porta Collina correndo da O ad E in
direzione del territorio sabino.
Sul colle ebbero sede importanti luoghi di culto, di cui antichissimi quelli
di Quirino, Salus e di Semosancus, o come il più recente tempio che l'impertatore
Domiziano innalzò sul luogo della sua dimora natale e il più grandioso
tempio di Serapide che l'imperatore Caracalla fece innalzare nel III sec.
Nella divisione territoriale amministrativa di età augustea il Quirinale fu
inserito nella Regione VI (Alta Semita). Nell'epoca imperiale si spostarono
i limiti regionali con la nuova cerchia di età aureliana (III sec. d.C.),
che incluse aree che erano prima suburbane come i Castra Praetoria e gli
Horti Sallustiani.
Il quartiere si connotò fin dall'età repubblicana come area insediativa di
tipo aristocratico, particolare connotazione conservata anche in età
imperiale; molte la residenze signorili tra cui quelle di Pomponio Attico,
amico di Cicerone, della Gens Flavia, dei Claudi, di Fulvio Plauziano; tra
gli abitanti del colle le fonti letterarie ricordano il poeta Marziale.
I Dioscuri
Le due statue virili della piazza del Quirinale raffigurano i Dioscuri,
mentre trattengono per le briglie i cavalli scalpitanti, secondo uno schema
iconografico raro che compare dall'età severiana (III sec. d.C.). Le
sculture, probabilmente pertinenti al cosiddetto Tempio di Serapide, furono
riutilizzate sempre sul colle nelle terme di Costantino, in occasione dei
rifacimenti successivi al terremoto del 443 d.C. L'interesse per i due
gruppi scultorei si riaccese nel Quattrocento, quando papa Paolo II fece
realizzare tra il 1469 e il 1470 un primo parziale restauro dei due colossi.
È però nel secolo successivo con Sisto V che le sculture, inserite nel
programma di ampliamento e abbellimento della piazza, furono oggetto di un
restauro completo eseguito nel 1585 e furono trasferite ai lati di una vasca
marmorea a costituire uno sfondo monumentale per l'asse viario proveniente
da Porta Pia.
Fu infine Pio VI nel 1768 a collocare il gruppo scultoreo nella posizione
attuale, ai lati dell'obelisco proveniente dal Mausoleo di Augusto, mentre
nel 1818 Pio VII fece sostituire la vasca originaria con una conca di
granito proveniente dal Foro Romano.
Il Quirinale tra il '400 e il '500
Nel Medioevo il colle venne a popolarsi di chiese, di palazzetti gentilizi e
di torri, mentre gli edifici antichi andavano in rovina ed i loro marmi
cominciavano ad essere utilizzati per costruire nuove fabbriche.
Nel '400 e all'inizio del '500 intorno alla piazza e lungo l'antica via Alta
Semita (oggi via del Quirinale) si disposero palazzi e ville di nobili e
prelati tra i quali il cardinale Oliviero Carafa, proprietario di una villa
con vigna sul luogo dove oggi sorge il Palazzo del Quirinale. Nel 1550 la
villa Carafa venne presa in affitto dal cardinale Ippolito d'Este,
proprietario anche della Villa d'Este a Tivoli, che trasformò la vigna in un
elaboratissimo giardino, arricchito da fontane, giochi d'acqua, sculture
antiche.
La bellezza e amenità della vigna del cardinale d'Este indussero papa
Gregorio XIII (1572-85) a far ampliare a sue spese la piccola villa
affidando l'incarico del nuovo fabbricato all'architetto Ottaviano Mascarino.
Questi realizzò, tra il 1583 e il 1585, una elegante villa con facciata a
portico e loggia collegate internamente da una splendida scala elicoidale;
al progetto del Mascarino si deve anche il cosiddetto "torrino", il
belvedere che corona la palazzina.
Morto Gregorio XIII, il successore Sisto V (1585-90) acquistò nel 1587 dai
Carafa la villa di Monte Cavallo per farne la sede estiva del pontificato.
La piccola villa costruita dal Mascarino non era però sufficiente ad
accogliere la corte pontificia e a soddisfarne le esigenze di
rappresentanza, per questo Sisto V affidò all'architetto Domenico Fontana
l'incarico di ampliare l'edificio costruendo una lunga ala verso la piazza e
un secondo palazzo su via del Quirinale, così da formare un ampio cortile
interno. Sisto V si preoccupò inoltre di far sistemare la piazza,
provvedendo anche al restauro del gruppo scultoreo dei "Dioscuri" che fu
completato con l'aggiunta di una fontana. Sisto V morì al Quirinale, e il
progetto di ristrutturazione del Palazzo fu portato a termine da suoi
successori.
Particolarmente significativo fu l'intervento di Clemente VIII (1592-1605),
che concentrò le sue attenzioni sul giardino, ordinando tra l'altro la
costruzione della monumentale Fontana dell'organo, ornata di mosaici,
stucchi, statue e animata dal suono di un organo ad acqua.
Il Palazzo di Paolo V
L'architettura del Palazzo nell'aspetto che ancora oggi mantiene fu portata
a compimento nel corso del pontificato di Paolo V Borghese (1605-21).
L'architetto Flaminio Ponzio si occupò della costruzione dell'ala verso il
giardino comprendente, tra l'altro, lo Scalone d'onore, la grande sala del
Concistoro (oggi Salone delle Feste) e la Cappellina dell'Annunziata,
affrescata da Guido Reni con alcuni collaboratori. Alla morte del Ponzio
(1613) subentrò Carlo Maderno, responsabile dell'intera ala sulla via del
Quirinale (che nel frattempo aveva assunto il nome di via Pia); in questa
parte del Palazzo, Maderno ricavò alcuni ambienti importanti quali la Sala
Regia (oggi Salone dei Corazzieri), la Cappella Paolina, gli appartamenti
papali; Paolo V volle per queste sale una degna decorazione, assoldò quindi
una squadra di pittori e stuccatori che in alcuni casi raggiunsero risultati
di alto livello artistico come per gli affreschi della Sala Regia o gli
stucchi della volta della Cappella Paolina.
Il Seicento
Completata sotto Paolo V l'architettura del Palazzo, nel corso del '600 si
procedette alla definizione dei confini e alla fortificazione dell'intero
complesso del Quirinale, che venne esteso fino quasi all'incrocio delle
Quattro Fontane. Urbano VIII Barberini (1623-44) fece recintare con un muro
l'intero perimetro dei giardini, curò che fosse ampliato il fabbricato
destinato all'alloggio delle guardie svizzere (il primo nucleo dell'attuale
Manica Lunga, l'edificio che corre lungo via del Quirinale) e infine pensò
anche alla difesa del Palazzo facendo costruire un basso torrione di
facciata. Oltre a queste opere a carattere puramente difensivo, Urbano VIII
volle occuparsi anche dei giardini, che furono ampliati e dotati di nuove
fontane, mentre a Gianlorenzo Bernini fu affidato il disegno della Loggia
delle Benedizioni (1638) collocata sopra il portale principale della
facciata del Palazzo.
Nel corso del '600 fu messa in cantiere anche una delle imprese più
rilevanti per la decorazione interna del Palazzo: papa Alessandro VII Chigi
(1655-67) commissionò nel 1656 un fregio ad affresco raffigurante scene dal
Vecchio e Nuovo Testamento da realizzare nella lunga galleria che correva
nell'ala del Palazzo prospiciente la piazza. Il fregio fu realizzato sotto
la direzione di Pietro da Cortona da un gruppo di pittori, tra i quali Carlo
Maratta e Pier Francesco Mola, ed oggi è visibile nelle tre sale (Gialla, di
Augusto, degli Ambasciatori) in cui la galleria di Alessandro VII fu divisa
nel 1812.
Il Settecento
Gli ultimi importanti interventi sull'architettura del complesso del
Quirinale e sulle sue adiacenze furono portati a termine entro la prima metà
del '700. Tra il 1721 e il 1730 Alessandro Specchi e poi Ferdinando Fuga
edificarono le Scuderie papali che affacciano sulla piazza all'imbocco di
via della Dataria. Ferdinando Fuga fu anche il responsabile del
completamento della Manica Lunga e della costruzione, all'estremità di
quest'ultima, di una palazzina destinata agli uffici del Segretario delle
Cifre - colui che si occupava dei carteggi diplomatici della Santa Sede - e
che in seguito verrà utilizzata come alloggio prima dei regnanti d'Italia e
poi dei Presidenti della Repubblica. A Ferdinando Fuga si devono anche il
Coffee-House (1879) nei giardini del Palazzo, e, sulla piazza, il Palazzo
della Consulta, che doveva ospitare alcuni uffici e le guardie svizzere.
L'età napoleonica
All'inizio dell'800 la storia del Quirinale subisce una svolta che avrà un
peso importante anche sulle vicende artistiche del Palazzo. Nel 1809 le
truppe dell'esercito napoleonico occupano Roma, catturano papa Pio VII
(1800-1823) e lo deportano in Francia; il Quirinale viene scelto dal governo
napoleonico come residenza dell'Imperatore. In previsione di un soggiorno a
Roma di Napoleone - che in realtà non avverrà mai - il Palazzo viene
adattato alle nuove esigenze e alla moda del gusto neoclassico; per
realizzare rapidamente le modifiche necessarie l'architetto Raffaele Stern,
responsabile dei lavori, coordinò una vasta equipe di artisti tra i quali
compaiono nomi importanti quali i pittori Felice Giani e Jacques Dominique
Ingres, e lo scultore danese Bertel Thorvaldsen. In quest'epoca fu
progettata anche una grandiosa risistemazione della piazza, che non venne
però mai attuata.
Il Palazzo tra il 1814 ed il 1870
Nel maggio 1814 Pio VII rientra a Roma e torna in possesso del Quirinale,
adoperandosi subito per cancellare il più possibile le tracce
dell'occupazione napoleonica, pur servendosi anch'egli dell'architetto Stern.
Fra gli interventi più importanti sono da ricordare gli austeri affreschi
della Cappella Paolina e la definitiva sistemazione della Fontana dei
Dioscuri.
L'ultimo papa a soggiornare al Quirinale fu Pio IX (1846-78), che lasciò
traccia del suo pontificato facendo dipingere le volte di alcune stanze di
quello che era stato l'appartamento di Paolo V e affidando a Tommaso Minardi
un dipinto murale di grande impegno quale la Missione degli Apostoli (1848)
nella Sala degli Ambasciatori.
L'età sabauda
Nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia e l'annessione di Roma al Regno
d'Italia, il Quirinale divenne residenza della famiglia reale. Per
trasformare in una reggia l'antico palazzo papale, alcune sale - in
particolare dell'ala verso il giardino - vennero completamente ristrutturate
adottando nella maggior parte dei casi uno sfarzoso stile Luigi XV. A questo
particolare gusto neo-rococò ben si adattano i mobili settecenteschi che
giunsero al Quirinale negli ultimi anni dell'800 dalle regge di tutta
Italia; tra questi mobili emergono alcuni pezzi di grande valore, come la
commode di Bernard Vanrisanburg proveniente dal palazzo Ducale di Colorno, o
la biblioteca dell'ebanista piemontese Pietro Piffetti, trasferita al
Quirinale dal Castello di Moncalieri.
Dalle regge italiane giunsero al Quirinale anche importanti quadri e serie
di arazzi: da Firenze Vittorio Emanuele II fece portare al Quirinale dieci
dei venti arazzi cinquecenteschi su disegno di Bronzino, Pontormo e Salviati;
da Parma vennero le due serie realizzate a Beauvais nel '700 su cartoni di
Francois Boucher, mentre i sei dipinti di Corrado Giaquinto con Storie di
Enea provengono da Moncalieri. Mobili, quadri, arazzi e le varie
suppellettili provenienti dalle regge italiane costituiscono la maggior
parte degli arredi che oggi si conservano nel Palazzo, mentre del passato
pontificio rimangono solo la collezione di grandi vasi orientali, delle
consoles di fine '600 e inizio '700, alcuni quadri (il San Giovannino già
attribuito a Giulio Romano, la Castità che fustiga Amore di Francesco
Mancini, le due tele di scuola di Pietro da Cortona nella Sala del Balcone e
qualche altro) e arazzi (i quattro Gobelins con le Storie del Nuovo
Testamento che furono donati da Napoleone a Pio VII nel 1805).
La Repubblica
Dopo il 1946 le strutture architettoniche del complesso del Quirinale e gli
arredi interni del Palazzo sono rimasti sostanzialmente inalterati; sotto
l'amministrazione del Segretariato Generale della Presidenza della
Repubblica sono prevalsi infatti criteri conservativi e di valorizzazione
(negli ultimi anni, ad esempio, l'istituzione di un laboratorio per il
restauro degli arazzi e il recupero dell'originario color travertino delle
antiche supefici in stucco nel Cortile d'Onore e nella facciata principale
del Palazzo), tesi alla tutela del notevole patrimonio artistico e culturale
che si é concentrato al Quirinale in quattrocento anni di storia.
Gentilmente tratto dal sito del Quirinale
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