|
Sei qui: Biografie
>
Jean-Jacques
Rousseau - Biografia e opere
Jean-Jacques Rousseau
è stato uno dei pensatori più influenti durante l'Illuminismo
nell'Europa del XVIII secolo. La sua prima grande opera
filosofica, il Discorso sulle scienze e le arti,
fu la risposta vincente a un concorso di saggistica
condotto dall'Accademia di Digione nel 1750. In quest'opera,
Rousseau sostiene che il progresso delle scienze e delle
arti aveva causato la corruzione della virtù e della
morale. Questo discorso gli fece guadagnare fama e riconoscimento,
e pose gran parte delle basi filosofiche per una seconda
opera più lunga, Il discorso sull'origine della disuguaglianza.
Il secondo discorso non ha vinto il premio dell'Accademia,
ma, come il primo, è stato ampiamente letto e contribuì a consolidare
ulteriormente il ruolo di Rousseau come figura intellettuale
significativa. L'affermazione centrale dell'opera è che gli
esseri umani sono fondamentalmente buoni per natura, ma sono
stati corrotti dai complessi eventi storici che hanno portato
a quella società civile. L'elogio della natura di Rousseau è
un tema che continua anche nelle sue opere successive, le più
significative delle quali includono la sua opera completa sulla
filosofia dell'educazione, l'Emilio o dell'educazione,
e la sua importante opera di filosofia politica,
Il contratto sociale:
entrambe pubblicate nel 1762. Queste opere suscitarono grandi
controversie in Francia e furono immediatamente vietate dalle
autorità parigine. Rousseau fuggì dalla Francia e si stabilì
a
Ginevra,
sua città natale, ma continuò a trovare difficoltà con le autorità
e a litigare con gli amici. La fine della vita di Rousseau fu
segnata in gran parte dalla sua crescente paranoia e dai suoi
continui tentativi di giustificare la sua vita e il suo lavoro.
Ciò è particolarmente evidente nei suoi libri successivi,
Le confessioni, Le fantasticherie del passeggiatore solitario
e Rousseau giudice di Jean-Jacques.
Rousseau influenzò molto il lavoro di Immanuel Kant
sull'etica. Il suo romanzo Giulia o la nuova Eloisa ha
influenzato il movimento del "Naturalismo romantico" della fine
del XVIII secolo, e i suoi ideali politici sono stati sostenuti
dai leader della Rivoluzione francese.

Jean-Jacques Rousseau nacque da Isaac Rousseau
e Suzanne Bernard a Ginevra il 28 giugno 1712. Sua madre
morì solo pochi giorni dopo, il 7 luglio, e il suo unico fratello
maggiore, scappò di casa quando il futuro filosofo era ancora
un bambino. Rousseau fu quindi allevato principalmente dal padre,
un orologiaio, con il quale, in tenera età, lesse la letteratura
greca e romana antica, come le Vite di Plutarco.
Il padre litigò con un capitano francese e, a rischio della
prigionia, lasciò Ginevra per il resto della sua vita. Rousseau
rimase e fu accudito da uno zio che lo mandò con suo cugino
a studiare nel villaggio di Bosey. Nel 1725, Rousseau
faceva l'apprendista da un incisore e cominciò a imparare il
mestiere. Anche se non disdegnava questo lavoro, pensava che
il suo maestro fosse violento e tirannico. Lasciò quindi Ginevra
nel 1728 e si rifugiò nella vicina
Annecy,
nel ducato di Savoia. Qui incontrò Louise de Warens,
che fu determinante per la sua conversione al cattolicesimo,
che lo costrinse a rinunciare alla cittadinanza ginevrina (nel
1754 ritornerà a Ginevra e si convertirà di nuovo e pubblicamente
al calvinismo). La relazione di Rousseau con la signora de Warens
durò per diversi anni. Durante questo periodo fece diversi lavori
denaro di segreteriato, insegnamento e musica.
Nel 1742 Rousseau si recò a
Parigi
per diventare musicista e compositore. Dopo due anni di servizio
presso l'ambasciata francese a
Venezia,
dopo essere ritornato in Francia nel 1745 incontrò Therese
Levasseur, che lavorava come lavandaia e cameriera all'Hotel
Saint-Quentin in rue des Cordiers a Parigi, dove Rousseau consumava
i suoi pasti. La Levasseur sarebbe diventata la sua compagna
per tutta la vita (alla fine si sposarono nel 1768). Insieme
ebbero cinque figli, tutti lasciati all'orfanotrofio di Parigi.
Fu sempre durante questo periodo che Rousseau divenne amico
dei filosofi Condillac e Diderot. Lavorò a diversi
articoli sulla musica per l'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert.
Nel 1750 pubblicò il Discorso sulle arti e le scienze,
una risposta al concorso di saggi dell'Accademia di Digione
sulla domanda: "Il restauro delle scienze e delle arti ha
avuto la tendenza a purificare la morale?" Quest'opera,
che vinse il premio dell'accademia, rese famoso Rousseau. L'opera
è stata ampiamente letta e fu da subito controversa. Per alcuni,
la condanna delle arti e delle scienze da parte di Rousseau
lo rendeva un nemico del progresso, un punto di vista del tutto
in contrasto con quello del progetto dell'Illuminismo. La musica
era ancora una parte importante della vita di Rousseau a questo
punto, e diversi anni dopo, la sua opera, L'indovino del
villaggio (Le Devin du Village) , ebbe un grande
successo e gli valse altri riconoscimenti. Ma Rousseau cercò
di vivere una vita modesta nonostante la sua fama, e dopo il
successo della sua opera, rinunciò prontamente a comporre musica.
Nell'autunno del 1753, partecipò a un altro concorso di saggistica
annunciato dall'Accademia di Digione. Questa volta la domanda
posta era: "Qual è l'origine della disuguaglianza tra gli
uomini, ed è autorizzata dalla legge naturale?" La risposta
di Rousseau sarebbe diventata il Discorso sull'origine della
disuguaglianza tra gli uomini. Rousseau stesso pensava che
quest'opera fosse superiore alla precedenza perché era significativamente
più lunga e filosoficamente più audace. I giudici rimasero irritati
dalla sua lunghezza e dalle sue affermazioni filosofiche audaci
e poco ortodosse; non finirono mai di leggerlo. Tuttavia, Rousseau
aveva già provveduto a farlo pubblicare altrove e, come il "Primo
Discorso", anche questo fu ampiamente letto e discusso.
Nel 1756, un anno dopo la pubblicazione del "Secondo Discorso",
Rousseau e Therese Levasseur lasciarono Parigi dopo essere stati
invitati in una casa del paese di Louise d'Épinay presso
Montmorency, un'amica e protettrice di numerosi filosofi
e letterati dell'epoca, tra i quali Charles Pinot Duclos,
Voltaire,
Carlo Goldoni, Ferdinando Galiani, Paul-Henri
Dietrich d'Holbach e Melchior Grimm. Il suo soggiorno
a Montmorency durò solo un anno, durante il quale ebbe una relazione
con una donna di nome Sophie d'Houdetot, l'amante del
suo amico Saint-Lambert. Nel 1757, dopo ripetuti litigi con
Louise d'Épinay e gli altri suoi ospiti, tra cui Diderot, Rousseau
si trasferì in un alloggio vicino alla casa di campagna del
duca di Lussemburgo sempre a Montmorency.
Fu durante questo periodo che Rousseau scrisse alcune delle
sue opere più importanti. Nel 1761 pubblicò un romanzo, Giulia
o la nuova Eloisa, che fu uno dei più venduti del secolo.
Poi, appena un anno dopo, nel 1762, pubblicò due importanti
trattati filosofici: in aprile la sua opera definitiva di filosofia
politica, Il contratto sociale, e in maggio un libro
che descriveva in dettaglio le sue opinioni sull'educazione,
Emilio o dell'educazione. Le autorità parigine condannarono
entrambi i libri, soprattutto per le affermazioni di Rousseau
sulla religione, che lo costrinsero a fuggire dalla Francia.
Si stabilì in Svizzera e nel 1764 iniziò a scrivere la sua autobiografia,
le sue Confessioni. Un anno dopo, dopo aver incontrato
difficoltà con le autorità svizzere, trascorse un periodo di
tempo a
Berlino
e poi ancora a Parigi, per poi trasferirsi in Inghilterra su
invito di David Hume. Partì insieme a Thérèse soggiornando per
qualche tempo a Chiswick, sobborgo di Londra, poi a
Wootton, nello Staffordshire ospite di Richard Davenport.
Tuttavia, a causa di litigi con Hume, il suo soggiorno in Inghilterra
durò solo un anno, e nel 1767 tornò nel sud-est della Francia
in incognito.
Dopo aver trascorso tre anni nel sud-est, Rousseau tornò
a Parigi nel 1770, ricopiando spartiti per vivere. Fu durante
questo periodo che scrisse Rousseau giudice di Jean-Jacques
e Le fantasticherie del passeggiatore solitario, che
si riveleranno le sue ultime opere. Gli ultimi anni vita di
Rousseau furono caratterizzati da un crescente isolamento: un
clima di disagio e sofferenza circondò il filosofo e lo scrittore,
che venne colpito da squilibri psichici sempre più marcati che
lo portarono a un atteggiamento paranoico, in cui vedeva ovunque
derisioni e trame contro di lui.
Dopo aver incontrato, a partire dal 1777, alcuni problemi
di salute legati soprattutto a disturbi nervosi, su consiglio
di un medico, nel 1778 Rousseau si recò a Ermenonville,
nella campagna a nord di Parigi, per mettersi sotto la protezione
del suo sincero ammiratore, il marchese René-Louis de Girardin.
Il 2 luglio 1778, verso le undici del mattino, al ritorno
da una passeggiata, fu attaccato da un violento mal di testa
e morì in pochi istanti, probabilmente per un collasso cardiaco
o per improvviso insufficienza renale o, in alternativa, per
un'emorragia cerebrale; segni di paralisi facciale sul lato
sinistro del viso (emiparesi facciale) furono rilevati sulla
sua maschera mortuaria, che portò all'ultima ipotesi, insieme
all'analisi dei sintomi immediatamente precedenti la morte.
Ci fu anche chi mosse l'ipotesi del suicidio, creando non poche
polemiche.
Il giorno dopo la sua morte, lo scultore Jean-Antoine
Houdon plasmò la sua maschera mortuaria. Il 4 luglio, il
marchese René-Louis de Girardin fece seppellire il corpo del
filosofo, come da lui desiderato, nell'Ile des Peupliers (Isola
dei Pioppi), in mezzo allo stagno del parco della proprietà.
La tomba eretta frettolosamente fu sostituita nel 1780 dall'attuale
monumento funebre progettato da Hubert Robert, eseguito
da J.-P. Lesueur: un sarcofago scolpito sui quattro lati con
bassorilievi raffiguranti una donna che partorisce e legge l'Emilio,
oltre a diverse allegorie di libertà, musica, eloquenza, natura
e verità. Sul frontone, un cartiglio con una ghirlanda di palme
appesa porta il motto di Giovenale, caro a Rousseau "vitam
impendere vero" ("dedicare la vita alla verità"). La parete
nord reca l'epitaffio "qui giace l'uomo della Natura e della
Verità". Il filosofo fu presto oggetto di culto e la sua
tomba fu visitata assiduamente.
Durante la Rivoluzione Francese, il pensiero politico di
Rousseau in generale, e il Contratto sociale in particolare,
divennero un importante punto di riferimento per gli oppositori
del Vecchio Regime, che stava crollando. Il 14 aprile
1794, per onorare la sua memoria, la Convenzione Nazionale ordinò
che le spoglie di Rousseau fossero trasferite al
Pantheon di Parigi.
Il trasferimento della salma avvenne con una cerimonia solenne,
tra il 9 e l'11 ottobre di quell'anno; l'operazione venne accompagnata
da veglie e processioni, l'ultima delle quali portò le spoglie
di Rousseau al Pantheon nelle note della sua opera l'Indovino
del villaggio. Rousseau fu uno dei primi (dopo Mirabeau,
Voltaire e Marat) ad essere sepolto nel Pantheon,
che era stato dedicato alla memoria dei grandi rivoluzionari
francesi nel 1791. Le sue Confessioni furono pubblicate
diversi anni dopo la sua morte; e i suoi successivi scritti
politici, nel XIX secolo.
Le
Confessioni: Autobiografia di Rousseau
Il racconto della vita di Rousseau è riportato in modo molto
dettagliato nelle sue Confessioni, lo stesso titolo che
sant'Agostino diede alla sua autobiografia più di mille anni
prima. Rousseau scrisse le Confessioni alla fine della
sua carriera, e il testo fu pubblicato solo dopo la sua morte.
Per inciso, sono autobiografiche anche due delle altre sue opere
successive, "Le fantasticherie del passeggiatore solitario"
e "Rousseau giudice di Jean-Jacques". Ciò che colpisce
particolarmente delle Confessioni è il tono quasi apologetico
che Rousseau assume in certi momenti per spiegare i vari eventi
pubblici e privati della sua vita, molti dei quali hanno suscitato
grandi polemiche. Da questo libro si evince chiaramente che
Rousseau vedeva le Confessioni come un'opportunità per
giustificarsi contro quelli che considerava attacchi ingiusti
al suo carattere e malintesi del suo pensiero filosofico.
La sua vita fu piena di conflitti, prima quando era apprendista,
poi negli ambienti accademici con altri pensatori dell'Illuminismo
come Diderot e Voltaire, con le autorità parigine e svizzere
e persino con David Hume. Sebbene Rousseau abbia discusso nella
sua opera di questi conflitti, e abbia cercato di spiegare il
suo punto di visto su di essi, non fu un suo obiettivo esclusivo
giustificare tutte le sue azioni. Si rimproverò e si assunse
la responsabilità di molti di questi eventi, come anche le sue
vicende extraconiugali. Altre volte, invece, la sua paranoia
era chiaramente evidente mentre discuteva le sue intense faide
con amici e contemporanei. E qui sta la tensione fondamentale
nelle Confessioni. Rousseau cerca allo stesso tempo sia
di giustificare le sue azioni al pubblico per ottenere la sua
approvazione, sia di affermare la propria unicità come critico
dello stesso pubblico.
Contesto
Gli inizi della filosofia moderna e dell'Illuminismo
Le opere più importanti di Rousseau si estendono dalla metà
alla fine del XVIII secolo. Come tale, è opportuno considerare
Rousseau, almeno cronologicamente, come un pensatore dell'Illuminismo.
Tuttavia, si discute se il pensiero di Rousseau sia meglio caratterizzato
come "Illuminismo" o "controilluminismo". L'obiettivo principale
dei pensatori illuministi era quello di dare un fondamento alla
filosofia che fosse indipendente da ogni particolare tradizione,
cultura o religione: un fondamento che ogni persona razionale
avrebbe accettato. Nel campo della scienza, questo progetto
affonda le sue radici nella nascita della filosofia moderna,
in gran parte con il filosofo del XVII secolo, René Descartes,
meglio conosciuto come Cartesio. Quest'ultimo era molto
scettico sulla possibilità di scoprire le cause o gli scopi
finali in natura. Eppure questa comprensione teleologica del
mondo era la pietra angolare della metafisica aristotelica,
che era la filosofia consolidata dell'epoca. E così il metodo
di Cartesio fu quello di dubitare di queste idee, che egli sostenne
possano essere comprese solo in modo confuso, a favore di idee
che egli poteva concepire in modo chiaro e distinto. Nelle Meditazioni,
Cartesio sostiene che il mondo materiale è fatto di estensione
nello spazio, e questa estensione è governata da leggi meccaniche
che possono essere comprese in termini di pura matematica.
Lo Stato di Natura come Fondazione per l'etica e la filosofia
politica
L'ambito della filosofia moderna non si limitava solo alle
questioni riguardanti la scienza e la metafisica. Anche i filosofi
di questo periodo cercarono di applicare lo stesso tipo di ragionamento
all'etica e alla politica. Un approccio di questi filosofi era
quello di descrivere gli esseri umani nello "stato di natura".
Vale a dire, cercarono di spogliare gli esseri umani dalle loro
convenzioni sociali. Così facendo, speravano di scoprire alcune
caratteristiche della natura umana che erano universali e immutabili.
Se ciò fosse stato possibile, si sarebbero potute determinare
le forme di governo più efficaci e legittime.
I due documenti più famosi dello stato di natura precedente
a quello di Rousseau sono quelli di Thomas Hobbes e
John Locke. Hobbes sostiene che gli esseri umani sono
motivati esclusivamente da interessi personali, e che lo stato
di natura, che è lo stato degli esseri umani senza società civile,
è il conflitto di ogni persona contro ogni altra. Hobbes afferma
che, sebbene lo stato di natura possa non essere esistito in
tutto il mondo in un determinato momento, è la condizione in
cui l'uomo si troverebbe se non ci fosse un sovrano. Il pensiero
di Locke sullo stato di natura è diverso in quanto è un esercizio
intellettuale per illustrare gli obblighi reciproci delle persone.
Questi obblighi si articolano in termini di diritti naturali,
compresi i diritti alla vita, alla libertà e alla proprietà.
Rousseau fu influenzato anche dalla moderna tradizione del diritto
naturale, che aveva cercato di rispondere alla sfida dello scetticismo
attraverso un approccio sistematico alla natura umana che, come
Hobbes, aveva enfatizzato l'interesse personale. Rousseau si
riferisce quindi spesso alle opere di Hugo Grotius,
Samuel von Pufendorf, Jean Barbeyrac e Jean-Jacques
Burlamaqui. Rousseau diede la propria visione dello stato
della natura nel Discorso sull'origine e i fondamenti della
disuguaglianza tra gli uomini, che esamineremo di seguito
Molto influenti furono anche gli ideali del repubblicanesimo
classico, che Rousseau prese per illustrare le virtù. Queste
virtù permettono alle persone di sfuggire alla vanità e all'enfasi
su valori superficiali che egli riteneva così prevalenti nella
società moderna. Questo è uno dei temi principali del Discorso
sulle scienze e le arti.
I Discorsi
Discorso sulle scienze
e le arti
Questo è l'opera che ha data fama e riconoscimento a Rousseau.
L'Accademia di Digione si è posta la domanda: "Il restauro
delle scienze e delle arti ha avuto la tendenza a purificare
la morale?" La risposta di Rousseau a questa domanda è un
enfatico "no". Questo lavoro vinse un premio dell'accademia
come miglior saggio. L'opera è forse il più grande esempio di
Rousseau come pensatore "controluce". Il progetto dell'Illuminismo
si basava sull'idea che il progresso in campi come quello delle
arti e delle scienze contribuisca effettivamente alla purificazione
della morale a livello individuale, sociale e politico.
Il "Primo Discorso" inizia con una breve introduzione che si
rivolge all'accademia a cui è stato presentato il lavoro. Consapevole
che la sua posizione contro il contributo delle arti e delle
scienze alla morale avrebbe potuto potenzialmente offendere
i suoi lettori, Rousseau afferma: "Non sto abusando della
scienza... sto difendendo la virtù davanti agli uomini virtuosi".
Oltre a questa introduzione, il Primo Discorso si compone
di due parti principali.
La prima parte è in gran parte un'indagine storica. Utilizzando
esempi specifici, Rousseau mostra come le società in cui le
arti e le scienze fiorirono, il più delle volte, videro il declino
della moralità e della virtù. Egli osservò che fu dopo la filosofia
e la fioritura delle arti che l'antico Egitto decadde. Allo
stesso modo, l'antica Grecia era un tempo fondata su nozioni
di virtù eroiche, ma dopo il progresso delle arti e delle scienze,
divenne una società basata sul lusso e sul tempo libero. L'unica
eccezione, secondo Rousseau, fu Sparta, che egli elogiò per
aver spinto gli artisti e gli scienziati fuori dalle sue mura.
Sparta era in netto contrasto con Atene, che era il cuore del
buon gusto, dell'eleganza e della filosofia. È interessante
notare che Rousseau qui parla di Socrate, come uno dei pochi
saggi ateniesi che ha riconosciuto la corruzione che le arti
e le scienze stavano portando. Rousseau parafrasa il famoso
discorso di Socrate nell'Apologia. Nel suo discorso alla
corte, Socrate dice che gli artisti e i filosofi del suo tempo
affermano di avere una conoscenza della pietà, della bontà e
della virtù, eppure non capiscono nulla. Le induzioni storiche
di Rousseau non si limitarono però alle civiltà antiche, poiché
egli menzionò anche la Cina come una civiltà dotta che soffre
terribilmente dei suoi vizi.
La seconda parte del "Primo Discorso" è un esame delle
arti e delle scienze stesse, e dei pericoli che esse comportano.
In primo luogo, Rousseau sostiene che le arti e le scienze nascono
dai nostri vizi: "L'astronomia è nata dalla superstizione;
l'eloquenza dall'ambizione, dall'odio, dall'adulazione e dalla
falsità; la geometria dall'avarizia, la fisica dalla vana curiosità;
tutto, anche la filosofia morale, dall'orgoglio umano".
L'attacco alle scienze continua, mentre Rousseau esprime come
esse non riescano a dare un contributo positivo alla moralità.
Prendono tempo dalle attività che sono veramente importanti,
come l'amore per la patria, gli amici e gli sfortunati. La conoscenza
filosofica e scientifica di argomenti come il rapporto della
mente con il corpo, l'orbita dei pianeti e le leggi fisiche
che governano le particelle non riescono a fornire una vera
guida per rendere le persone più virtuose. Piuttosto, Rousseau
sostiene che creano un falso senso di bisogno di lusso, in modo
che la scienza diventi semplicemente un mezzo per rendere la
nostra vita più facile e più piacevole, ma non moralmente migliore.
Le arti sono oggetto di attacchi simili nella seconda
parte del Primo Discorso. Gli artisti, dice Rousseau, desiderano
innanzitutto essere applauditi. Il loro lavoro nasce dal senso
di voler essere elogiati come superiori agli altri. La società
comincia a sottolineare i talenti specializzati piuttosto che
le virtù come il coraggio, la generosità e la temperanza. Questo
porta all'ennesimo pericolo: il declino della virtù militare,
necessario per una società per difendersi dagli aggressori.
Eppure, dopo tutti questi attacchi, il "Primo Discorso" si conclude
con le lodi di alcuni pensatori molto saggi, tra cui Bacon,
Cartesio e Newton. Questi uomini sono stati innalzati dal loro
vasto genio e sono stati in grado di evitare la corruzione.
Tuttavia, dice Rousseau, sono delle eccezioni; e la grande maggioranza
delle persone dovrebbe concentrare le proprie energie nel migliorare
i propri caratteri, piuttosto che nel promuovere gli ideali
dell'Illuminismo nelle arti e nelle scienze.
Discorso
sull'origine della disuguaglianza
Il "Secondo Discorso", come il primo, è stato una risposta
a una domanda posta dall'accademia di Digione: "Qual è l'origine
della disuguaglianza tra gli uomini; ed è autorizzata dalla
legge naturale?" La risposta di Rousseau a questa domanda,
il Discorso sull'origine della disuguaglianza, è significativamente
diversa dal Primo Discorso per diversi motivi. In primo
luogo, per quanto riguarda la risposta dell'accademia, il secondo
discorso non è stato accolto altrettanto bene. Superò di gran
lunga la lunghezza desiderata, essendo quattro volte più lungo
del primo, e facendo affermazioni filosofiche molto audaci;
a differenza del Primo Discorso, non vinse il premio. Tuttavia,
poiché Rousseau era ormai un autore conosciuto e rispettato,
riuscì a farlo pubblicare in modo indipendente. In secondo luogo,
se il Primo Discorso fu indicativo di Rousseau come pensatore
"controilluminista", il Secondo Discorso, poté essere giustamente
considerato rappresentativo del pensiero illuminista. Ciò fu
dovuto principalmente al fatto che Rousseau, come Hobbes, attaccò
la nozione classica di essere umano come "naturalmente sociale".
Infine, per quanto riguarda la sua influenza, il Secondo Discorso
fu molto più letto, ed divenne più rappresentativo della visione
filosofica generale di Rousseau. Nelle Confessioni, Rousseau
scrisse che egli stesso vedeva il Secondo Discorso come di gran
lunga superiore al primo.
Il Discorso sull'origine della disuguaglianza è diviso
in quattro parti principali: una dedica alla Repubblica di
Ginevra, una breve prefazione, una prima parte e una seconda
parte. La portata del progetto di Rousseau non è significativamente
diversa da quella di Hobbes nel Leviatano o di Locke
nel Secondo Trattato sul Governo. Come loro, Rousseau
intende la società come "un'invenzione", e cerca di spiegare
la natura degli esseri umani spogliandoli di tutte le qualità
accidentali causate dalla socializzazione. Quindi, capire la
natura umana equivale a capire come sono gli esseri umani in
uno stato di "pura natura". Questo era in netto contrasto con
la visione classica, in particolare con quella di Aristotele,
che sosteneva che lo stato della società civile è lo stato naturale
dell'uomo. Come Hobbes e Locke, tuttavia, era dubbio che Rousseau
intendesse dire ai suoi lettori di comprendere lo stato puro
della natura che descrive nel "Secondo Discorso" come un resoconto
storico "letterale". Nella sua apertura, egli afferma che si
deve negare che l'uomo sia mai stato allo stato puro della natura,
citando la rivelazione come fonte che ci dice che Dio ha dotato
direttamente il primo uomo della comprensione (una capacità
che più tardi dirà che è completamente non sviluppata nell'uomo
naturale). Tuttavia, sembra che in altre parti del "Secondo
Discorso" Rousseau stia posponendo un vero e proprio resoconto
storico. Alcune delle tappe della progressione dalla natura
alla società civile, sosterrà Rousseau, sono empiricamente osservabili
nelle cosiddette tribù primitive. E così la precisa storicità
con cui si dovrebbe considerare lo stato di natura di Rousseau
è oggetto di un certo dibattito.
La prima parte è la descrizione che Rousseau fa dell'uomo allo
stato puro della natura, non corrotto dalla civiltà e dal processo
di socializzazione. E sebbene questo modo di esaminare la natura
umana sia coerente con altri pensatori contenporanei, l'immagine
di Rousseau dell'"uomo nel suo stato naturale" è radicalmente
diversa. Hobbes descrive ogni uomo nello stato di natura come
in costante stato di guerra contro tutti gli altri; quindi la
vita nello stato di natura è solitaria, povera, brutta, brutale
e breve. Ma Rousseau sostiene che i precedenti documenti come
quello di Hobbes non sono riusciti a descrivere gli esseri umani
nel vero stato di natura. Invece, hanno preso gli esseri umani
civilizzati e hanno semplicemente rimosso le leggi, il governo
e la tecnologia. Affinché gli esseri umani siano in costante
stato di guerra gli uni con gli altri, avrebbero bisogno di
complessi processi di pensiero che includano nozioni di proprietà,
calcoli sul futuro, riconoscimento immediato di tutti gli altri
esseri umani come potenziali minacce, e possibilmente anche
minime abilità linguistiche. Queste facoltà, secondo Rousseau,
non sono naturali, ma si sviluppano storicamente. Al contrario
di Hobbes, Rousseau descrive l'uomo naturale come isolato, timido,
pacifico, muto e senza la lungimiranza di preoccuparsi di ciò
che il futuro porterà.
Gli esseri umani puramente naturali sono fondamentalmente
diversi dalla visione egoistica hobbesiana anche in un altro
senso. Rousseau riconosce che l'autoconservazione è un principio
di motivazione delle azioni umane, ma, a differenza di Hobbes,
non è l'unico principio. Se lo fosse, Rousseau sostiene che
gli esseri umani non sarebbero altro che mostri. Pertanto, conclude
che l'autoconservazione, o più in generale l'interesse personale,
è solo uno dei due principi dell'animo umano. Il secondo
principio è la pietà; è "un'innata ripugnanza nel vedere
il suo simile soffrire". Può sembrare che la rappresentazione
di Rousseau degli esseri umani naturali sia una rappresentazione
che non li rende diversi dagli altri animali. Tuttavia, Rousseau
dice che, a differenza di tutte le altre creature, gli esseri
umani sono agenti liberi. Possiedono la ragione, anche se nello
stato di natura non è ancora sviluppata. Ma è questa facoltà
che rende possibile il lungo passaggio dallo stato di natura
allo stato di società civile. Egli sostiene che se si esaminano
altre specie nel corso di mille anni, si vedrà che non avranno
fatto progressi significativi. Gli esseri umani possono svilupparsi
quando si verificano circostanze che fanno scattare l'uso della
ragione.
L'elogio di Rousseau per l'uomo nello stato di natura è forse
una delle idee più fraintese della sua filosofia. Sebbene l'essere
umano sia naturalmente buono e il "nobile selvaggio" sia libero
dai vizi che affliggono l'uomo nella società civile, Rousseau
non sta semplicemente dicendo che l'uomo in natura è buono e
l'uomo nella società civile è cattivo. Inoltre, non sta sostenendo
un ritorno allo stato di natura, anche se alcuni commentatori,
anche i suoi contemporanei come Voltaire, gli hanno attribuito
una tale visione. Gli esseri umani nello stato di natura sono
creature amorali, né virtuose né viziose. Dopo che l'uomo lascia
lo stato di natura, può godere di una forma superiore di bontà,
la bontà morale, che Rousseau articola in modo più esplicito
nel Contratto sociale.
Avendo descritto lo stato puro della natura nella prima parte
del "Secondo Discorso", il compito di Rousseau nella seconda
parte è quello di spiegare la complessa serie di eventi
storici che hanno spostato l'uomo da questo stato allo stato
della società civile attuale. Anche se non sono dichiarati esplicitamente,
Rousseau vede questo sviluppo in una serie di fasi. Dallo stato
puro della natura, l'uomo comincia a organizzarsi in gruppi
temporanei per compiti specifici come la caccia agli animali.
In questi gruppi viene utilizzato un linguaggio molto elementare
sotto forma di grugniti e gesti. Tuttavia, i gruppi durano solo
per il tempo necessario a portare a termine il compito, e poi
si dissolvono tanto rapidamente quanto si sono formati. La fase
successiva prevede relazioni sociali più durature, compresa
la famiglia tradizionale, da cui nasce l'amore coniugale e paterno.
Anche in questa fase si sviluppano le concezioni di base della
proprietà e dei sentimenti di orgoglio e di competizione. Tuttavia,
non sono sviluppate al punto da causare il dolore e la disuguaglianza
che provocano nella società attuale. Se gli esseri umani fossero
potuti rimanere in questo stato, sarebbero stati per la maggior
parte felici, soprattutto perché i vari compiti che si sono
impegnati a svolgere potevano essere svolti da ogni singolo
individuo.
La fase successiva dello sviluppo storico avviene quando
si scoprono le arti dell'agricoltura e della metallurgia. Poiché
questi compiti richiedevano una divisione del lavoro, alcune
persone erano più adatte a certi tipi di lavoro fisico, altre
a fabbricare strumenti, altre ancora a governare e organizzare
i lavoratori. Ben presto, le classi sociali divennero distinte
insieme alle rigide nozioni di proprietà, creando conflitti
e, in ultima analisi, uno stato di guerra non dissimile da quello
descritto da Hobbes. Coloro che hanno più da perdere chiamano
gli altri a riunirsi sotto un contratto sociale per la protezione
di tutti. Ma Rousseau sostiene che il contratto è pretestuoso,
e che non era altro che un modo per coloro che sono al potere
di mantenere il potere stesso, convincendo coloro che ne hanno
meno di loro che era nel loro interesse accettare la situazione.
E così, dice Rousseau, "Tutti corsero incontro alle loro
catene pensando di essersi assicurati la libertà, perché, sebbene
avessero abbastanza ragioni per sentire i vantaggi del potere
politico, non avevano abbastanza esperienza per prevederne i
pericoli".
Il Discorso sull'origine della disuguaglianza rimane
una delle opere più famose di Rousseau, e pone le basi per gran
parte del suo pensiero politico, così come è espresso nel
Discorso sull'economia politica e nel Contratto sociale.
In definitiva, l'opera si basa sull'idea che per natura, gli
esseri umani sono essenzialmente pacifici, contenuti e uguali.
È il processo di socializzazione che ha prodotto la disuguaglianza,
la competizione e la mentalità egoistica.
Discorso sull'economia
politica
Il Discorso sull'economia politica è apparso originariamente
nell'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert. Dal punto
di vista del contenuto l'opera sembra essere, per molti versi,
un precursore del Contratto sociale, che sarebbe apparso
nel 1762. E mentre il Discorso sulle scienze e le arti
e il Discorso sull'origine della disuguaglianza guardano
alla storia e condannano ciò che Rousseau vede come la mancanza
di moralità e di giustizia nella sua società attuale, quest'opera
è molto più costruttiva. Il Discorso sull'economia politica
spiega cioè ciò che egli considera un regime politico legittimo.
Il lavoro è forse più significativo perché è qui che Rousseau
introduce il concetto di "volontà generale", un aspetto importante
del suo pensiero politico che viene ulteriormente sviluppato
nel Contratto sociale. C'è un dibattito tra gli studiosi
su come si debba interpretare esattamente questo concetto, ma
in sostanza si può capire la volontà generale in termini di
analogia. Una società politica è come un corpo umano. Un corpo
è un'entità unificata, anche se ha varie parti che hanno funzioni
particolari. E così come il corpo ha una volontà che si occupa
del benessere dell'insieme, anche uno stato politico ha una
volontà che guarda al suo benessere generale. Il conflitto maggiore
nella filosofia politica si verifica quando la volontà generale
è in contrasto con una o più delle singole volontà dei suoi
cittadini.
Tenendo presente il conflitto tra la volontà generale e quella
individuale, Rousseau articola tre massime che forniscono le
basi per uno stato politicamente virtuoso: a) Seguire
la volontà generale in ogni azione; b) Assicurarsi che
ogni volontà particolare sia in accordo con la volontà generale;
e c) I bisogni pubblici devono essere soddisfatti. I
cittadini seguono queste massime quando c'è un senso di uguaglianza
tra di loro, e quando sviluppano un genuino rispetto per la
legge. Anche questo è in contrasto con Hobbes, che dice che
le leggi vengono seguite solo quando le persone temono la punizione.
Cioè, lo Stato deve rendere la pena per aver infranto la legge
così severa che le persone non vedono nella violazione della
legge come un vantaggio per loro. Rousseau sostiene, invece,
che quando le leggi sono conformi alla volontà generale, i buoni
cittadini rispetteranno e ameranno sia lo stato che i loro concittadini.
Pertanto, i cittadini vedranno il valore intrinseco della legge,
anche nei casi in cui essa possa entrare in conflitto con la
loro volontà individuale.
Il
contratto sociale
Contesto
Il Contratto Sociale è, come il Discorso di Economia
Politica, un'opera più filosoficamente costruttiva rispetto
ai due primi Discorsi. Inoltre, il linguaggio utilizzato
nel primo e nel secondo Discorso è elaborato in modo
da renderlo attraente per il pubblico, mentre il tono del
Contratto Sociale non è così eloquente e romantico. Un'altra
differenza più evidente è che il Contratto Sociale non
fu ben accolto come gli scritti precedenti; venne immediatamente
vietato dalle autorità parigine. E anche se i primi due Discorsi
erano, al momento della loro pubblicazione, molto popolari,
non erano filosoficamente sistematici. Il Contratto sociale,
invece, fu scritto in modo piuttosto sistematico e sottolineava
come un governo possa esistere in modo tale da proteggere l'uguaglianza
e il carattere dei suoi cittadini. Tuttavia, anche se il progetto
di Rousseau ha una portata diversa nel Contratto Sociale
rispetto ai primi due Discorsi, sarebbe un errore affermare
che non c'è una connessione filosofica tra loro. Per i primi
lavori, infatti, si discute dei problemi della società civile
e del progresso storico che li ha portati. Il Discorso sulle
scienze e le arti sostiene che la società è diventata tale
che non si pone l'accento sull'importanza della virtù e della
moralità. Il Discorso sull'origine della disuguaglianza
traccia la storia degli esseri umani dallo stato puro della
natura attraverso l'istituzione di un contratto sociale pretestuoso
che si traduce nell'attuale società civile. Il Contratto
sociale non nega nessuna di queste critiche. Infatti, il
primo capitolo inizia con una delle citazioni più famose di
Rousseau, che fa eco alle affermazioni delle sue opere precedenti:
"L'uomo è nato libero; e ovunque è incatenato". Ma, a
differenza dei primi due Discorsi, il Contratto sociale
guarda avanti, ed esplora le possibilità di passare da un contratto
sociale pretestuoso a uno legittimo.
La volontà generale
Il concetto di volontà generale, introdotto per la prima volta
nel Discorso di Economia Politica, è ulteriormente sviluppato
nel Contratto Sociale, anche se rimane ambiguo e di difficile
interpretazione. La difficoltà più pressante che sorge è nella
tensione che sembra esistere tra liberalismo e comunitarismo.
Da un lato, Rousseau sostiene che seguire la volontà generale
permette la diversità e la libertà individuale. Ma allo stesso
tempo, la volontà generale incoraggia anche il benessere dell'insieme,
e quindi può entrare in conflitto con gli interessi particolari
degli individui. Questa tensione ha portato alcuni ad affermare
che il pensiero politico di Rousseau è irrimediabilmente incoerente,
anche se altri hanno tentato di risolvere la tensione per trovare
una sorta di via di mezzo tra le due posizioni.
Nonostante queste difficoltà, tuttavia, ci sono alcuni aspetti
della volontà generale che Rousseau articola chiaramente. In
primo luogo, la volontà generale è direttamente legata alla
sovranità: ma non alla sovranità nel senso di chi detiene il
potere. Il semplice fatto di avere il potere, per Rousseau,
non è sufficiente perché tale potere sia moralmente legittimo.
La vera Sovranità è sempre rivolta al bene pubblico, e la volontà
generale, quindi, parla sempre infallibilmente a beneficio del
popolo. In secondo luogo, l'oggetto della volontà generale è
sempre astratto, o per mancanza di un termine migliore, generale.
Può stabilire regole, classi sociali, o anche un governo monarchico,
ma non può mai specificare i particolari individui che sono
soggetti alle regole, i membri delle classi, o i governanti
nel governo. Questo è in linea con l'idea che la volontà generale
parli al bene della società nel suo complesso. Non va confuso
con la raccolta di testamenti individuali che metterebbero le
proprie esigenze, o le esigenze di particolari fazioni, al di
sopra di quelle del pubblico. Questo porta a un punto correlato.
Rousseau sostiene che c'è un'importante distinzione da fare
tra la volontà generale e la raccolta di volontà individuali:
"Spesso c'è una grande differenza tra la volontà di tutti
e la volontà generale. La seconda guarda solo all'interesse
comune; la prima considera l'interesse privato ed è solo una
somma di volontà private. Ma togliete a queste stesse volontà
i plus e i minus che si annullano a vicenda, e la somma rimanente
delle differenze è la volontà generale". Questo punto può
essere compreso in un senso quasi rawlsiano (da John Rawls e
la sua Una teoria della giustizia), cioè che se i cittadini
ignorassero i gruppi di cui fanno parte, prenderebbero inevitabilmente
decisioni che andrebbero a vantaggio della società nel suo insieme,
e quindi sarebbero in accordo con la volontà generale.
Uguaglianza, libertà e sovranità
Un problema che sorge nella teoria politica di Rousseau è
che il Contratto sociale propone il fine di uno stato
legittimo che libera gli esseri umani dalle loro catene. Ma
se lo Stato deve proteggere la libertà individuale, come la
si può conciliare con la nozione di volontà generale, che guarda
sempre al benessere dell'insieme e non alla volontà dell'individuo?
Questa critica, sebbene non sia infondata, non è neppure così
cruciale. Per rispondervi, bisogna tornare ai concetti di Sovranità
e di volontà generale. La vera Sovranità, ancora una volta,
non è semplicemente la volontà di chi è al potere, ma piuttosto
la volontà generale. La sovranità ha la giusta autorità che
sovrasta la volontà particolare di un individuo o anche la volontà
collettiva di un particolare gruppo di individui. Tuttavia,
poiché la volontà generale è infallibile, essa può essere tale
solo quando il suo intervento va a beneficio della società.
Per capire questo, bisogna prendere nota dell'enfasi posta da
Rousseau sull'uguaglianza e sulla libertà dei cittadini. L'intervento
corretto da parte del Sovrano è quindi meglio inteso come quello
che assicura la libertà e l'uguaglianza dei cittadini piuttosto
che quello che li limita.
In definitiva, il delicato equilibrio tra la suprema autorità
dello Stato e i diritti dei singoli cittadini si basa su un
patto sociale che protegge la società dalle fazioni e dalle
grandi differenze di ricchezza e di privilegi tra i suoi membri.
L'Emilio
Contesto
L'Emilio o l'Educazione è essenzialmente un'opera
che descrive in dettaglio la filosofia educativa di Rousseau.Venne
pubblicato solo alcuni mesi dopo il Contratto Sociale.
Come il quest'ultimo, l'Emilio venne immediatamente vietato
dalle autorità parigine, il che spinse Rousseau a fuggire dalla
Francia. Il punto più controverso del l'Emilio non era
però la sua filosofia dell'educazione in sé. Piuttosto, sono
state le affermazioni contenute in una parte del libro, la
Professione di fede del Vicario savoiardo, in cui Rousseau
si oppone alla visione tradizionale della religione, a portare
alla messa al bando del libro. L'Emilio è unico in un
senso perché è scritto in parte come romanzo e in parte come
trattato filosofico. Rousseau utilizzerà questa stessa forma
anche in alcune delle sue opere successive. Il libro è scritto
in prima persona, con il narratore come tutore, e descrive la
sua educazione di alunno, Emilio, dalla nascita all'età adulta.
Educazione
La filosofia di base dell'educazione che Rousseau sostiene ne
l'Emilio, così come il suo pensiero nei primi due
Discorsi, è radicata nella nozione che gli esseri umani
sono buoni per natura. L'Emilio è una grande opera, che
si divide in cinque Libri, e il Libro Uno si apre con
l'affermazione di Rousseau che l'obiettivo dell'educazione dovrebbe
essere quello di coltivare le nostre tendenze naturali. Questo
concetto non va confuso con l'elogio di Rousseau per lo stato
puro della natura nel Secondo Discorso. Rousseau è molto
chiaro sul fatto che un ritorno allo stato di natura una volta
che gli esseri umani sono diventati "civili" non è possibile.
Pertanto, non dovremmo cercare di essere nobili selvaggi in
senso letterale, senza linguaggio, senza legami sociali e con
una facoltà di ragione sottosviluppata. Piuttosto, dice Rousseau,
una persona che è stata adeguatamente istruita sarà impegnata
nella società, ma si relazionerà con i suoi concittadini in
modo naturale.
A prima vista, questo può sembrare paradossale: se gli esseri
umani non sono sociali per natura, come si può parlare correttamente
di modi più o meno naturali di socializzare con gli altri? La
migliore risposta a questa domanda richiede una spiegazione
di ciò che Rousseau chiama le due forme di amor proprio:
amour-propre (amor proprio) e amour de soi (autostima).
L'amour de soi è una forma naturale di amor proprio in quanto
non dipende dagli altri. Rousseau sostiene che, per nostra natura,
ognuno di noi ha questo naturale sentimento d'amore verso se
stesso. Ci prendiamo naturalmente cura della nostra conservazione
e dei nostri interessi. Al contrario, l'amour-propre è un innaturale
amor proprio che è essenzialmente relazionale. Cioè, si realizza
nel modo in cui gli esseri umani si vedono rispetto agli altri
esseri umani. Senza amour-propre, l'essere umano difficilmente
potrebbe andare oltre lo stato puro della natura che Rousseau
descrive nel Discorso sulla disuguaglianza. Così, l'amour-propre
può contribuire positivamente alla libertà umana e persino alla
virtù. Tuttavia, amour-propre è anche estremamente pericoloso
perché è facilmente corruttibile. Rousseau descrive spesso i
pericoli di ciò che i commentatori talvolta definiscono
amour-propre" infiammato". Nella sua forma corrotta, l'amour-propre
è la fonte del vizio e della miseria, e fa sì che gli esseri
umani basino il proprio valore su un sentimento di superiorità
rispetto agli altri. Pur non essendo sviluppato allo stato puro
della natura, l'amour-propre è ancora una parte fondamentale
della natura umana. Pertanto l'obiettivo dell'educazione naturale
di Emilio è in gran parte quello di evitare che egli cada nella
forma corrotta di questo tipo di amor proprio.
La filosofia educativa di Rousseau, quindi, non è orientata
semplicemente a particolari tecniche che meglio garantiscono
che l'allievo assorba informazioni e concetti. Si può intendere
meglio come un modo per garantire che il carattere dell'allievo
sia sviluppato in modo da avere un sano senso di autostima e
di moralità. Questo permetterà all'allievo stesso di essere
virtuoso anche nella società innaturale e imperfetta in cui
vive. Il carattere di Emilio inizia a imparare importanti lezioni
morali fin dall'infanzia, dalla profonda infanzia e fino alla
prima età adulta. La sua educazione si basa sulla costante supervisione
del tutor. Il tutore deve anche manipolare l'ambiente per insegnare
lezioni morali talvolta difficili sull'umiltà, la castità e
l'onestà.
Donne, matrimonio e famiglia
Poiché quella di Emilio è un'educazione morale, Rousseau discute
in modo molto dettagliato di come il giovane allievo debba essere
educato a considerare le donne e la sessualità. Introduce il
personaggio di Sofia e spiega come la sua educazione
sia diversa da quella di Emilio. La sua non è così concentrata
su questioni teoriche, poiché la mente degli uomini è più adatta
a questo tipo di pensiero. Il punto di vista di Rousseau sulla
natura del rapporto tra uomini e donne è radicato nella nozione
che gli uomini sono più forti e quindi più indipendenti. Dipendono
dalle donne solo perché le desiderano. Al contrario, le donne
hanno bisogno e desiderano gli uomini. Sofia è educata in modo
tale da adempiere a quello che Rousseau dice essere il suo ruolo
naturale di moglie. Deve essere sottomessa a Emilio. E sebbene
Rousseau sostenga questi ruoli di genere molto specifici, sarebbe
un errore ritenere che il filosofo ginevrino consideri gli uomini
semplicemente superiori alle donne. Le donne hanno talenti particolari
che gli uomini non hanno; Rousseau dice che le donne sono più
intelligenti degli uomini, e che eccellono di più in questioni
di ragione pratica. Questi punti di vista sono continuamente
discussi sia tra gli studiosi femministi che tra gli studiosi
della Rousseau.
La professione di fede del Vicario sabaudo
La Professione di Fede del Vicario savoiardo fa parte
del quarto Libro dell'Emilio. Nel suo discorso su come educare
adeguatamente un alunno in materia religiosa, il precettore
racconta la storia di un italiano che trent'anni prima era stato
esiliato dalla sua città. Deluso, il giovane fu aiutato da un
sacerdote che gli spiegò le sue idee sulla religione, la natura
e la scienza. Rousseau scrive poi in prima persona dal punto
di vista di questo giovane, e racconta il discorso del Vicario.
Il sacerdote inizia spiegando come, dopo uno scandalo in cui
ha rotto il suo voto di celibato, è stato arrestato, sospeso
e poi licenziato. Nella sua triste condizione, il sacerdote
comincia a mettere in discussione tutte le sue idee precedenti.
Dubitando di tutto, il sacerdote tenta una ricerca cartesiana
sulla verità mettendo in dubbio tutte le cose che non conosce
con assoluta certezza. Ma, a differenza di Cartesio, il Vicario
non è in grado di giungere ad alcun tipo di idee chiare e distinte
che non possano essere messe in dubbio. Egli segue invece quella
che chiama la "Luce interiore" che gli fornisce verità così
intime che non può fare a meno di accettarle, anche se possono
essere soggette a difficoltà filosofiche. Tra queste verità,
il Vicario trova che egli esiste come un essere libero con un
libero arbitrio distinto dal suo corpo che non è soggetto alle
leggi fisiche, meccaniche del movimento. Al problema di come
la sua volontà immateriale muova il suo corpo fisico, il Vicario
dice semplicemente: "Non posso dirlo, ma percepisco che lo
fa in me; voglio fare qualcosa e lo faccio; voglio muovere il
mio corpo e si muove, ma se un corpo inanimato, quando è a riposo,
comincia a muoversi da solo, la cosa è incomprensibile e senza
precedenti. La volontà mi è nota nella sua azione, non nella
sua natura". La discussione è particolarmente significativa
in quanto segna il resoconto metafisico più completo del pensiero
di Rousseau.
La Professione di Fede comprende anche la controversa discussione
sulla religione naturale, che è stata in gran parte la ragione
per cui Emilio è stato bandito. La polemica di questa dottrina
è il fatto che essa si oppone categoricamente alle opinioni
cristiane ortodosse, in particolare l'affermazione che il cristianesimo
è l'unica vera religione. Il Vicario sostiene invece che la
conoscenza di Dio si trova nell'osservazione dell'ordine naturale
e del proprio posto in esso. E così, ogni religione organizzata
che identifica correttamente Dio come il creatore e predica
la virtù e la moralità, è vera in questo senso. Pertanto, conclude
il Vicario, ogni cittadino dovrebbe praticare la religione del
proprio Paese in modo doveroso, purché sia in linea con la religione,
e quindi con la morale, della natura.
Altre
opere
Giulia o la Nuova Eloisa
Giulia o la Nuova Eloisa rimane una delle opere popolari
di Rousseau, anche se non è un trattato filosofico, ma piuttosto
un romanzo. L'opera racconta la storia di Giulia d'Etange e
St. Preux, che una volta furono amanti. Più tardi, su invito
del marito, St. Preux torna inaspettatamente nella vita di Giulia.
Anche se non è un'opera di filosofia in sé, Giulia o la Nuova
Eloisa è ancora inconfondibilmente quella di Rousseau. I
principali principi del suo pensiero sono chiaramente evidenti;
la lotta dell'individuo contro le norme della società, le emozioni
contro la ragione e la bontà della natura umana sono tutti temi
prevalenti.
Le fantasticherie del passeggiatore solitario
Rousseau iniziò a scrivere le Le fantasticherie del passeggiatore
solitario nell'autunno del 1776. A questo punto, era diventato
sempre più angosciato dalla condanna di molte delle sue opere,
in particolare de l'Emilio e del Contratto sociale.
Questo rifiuto pubblico, unito alle fratture nei suoi rapporti
personali, lo faceva sentire tradito e vittima di una grande
cospirazione. L'opera è divisa in dieci "passeggiate" in cui
Rousseau riflette sulla sua vita, su quello che vede come il
suo contributo al bene pubblico e su come lui e il suo lavoro
siano stati fraintesi. È interessante che Rousseau ritorni alla
natura, che aveva sempre elogiato durante tutta la sua carriera.
In questa lode si riconosce anche il riconoscimento di Dio come
il giusto creatore della natura, tema così prevalente nella
professione di fede del Vicario savoiardo. Le fantasticherie
del passeggiatore solitario, come molte altre opere di Rousseau,
sono in parte storia e in parte trattato filosofico. Il lettore
vi vede non solo la filosofia, ma anche le riflessioni del filosofo
stesso.
Rousseau: Giudice di Jean Jacques
La caratteristica più distintiva di quest'opera, spesso chiamata
semplicemente Dialoghi, è che è scritta sotto forma di
tre dialoghi. I personaggi dei dialoghi sono "Rousseau" e un
interlocutore identificato semplicemente come "francese". Il
soggetto delle conversazioni di questi personaggi è l'autore
"Jean-Jacques", che è l'attuale Rousseau storico. Questa disposizione
un po' confusa serve a Rousseau per giudicare la propria carriera.
Il personaggio "Rousseau", quindi, rappresenta Rousseau come
se non avesse scritto le sue opere, ma le avesse invece scoperte
come se fossero state scritte da qualcun altro. Cosa penserebbe
di questo autore, rappresentato nei Dialoghi come il personaggio
"Jean-Jacques"? Questo autoesame fa due grandi affermazioni.
In primo luogo, come con le "fantasticherie", rende chiaramente
evidente il fatto che Rousseau si sia sentito vittima e tradito,
e mostra forse ancora di più la sua crescente paranoia di Rousseau.
E in secondo luogo, i Dialoghi rappresentano uno dei pochi luoghi
in cui Rousseau sostiene che il suo lavoro sia sistematico.
Afferma che c'è una coerenza filosofica che attraversa le sue
opere. Che si accetti o meno la presenza di un tale sistema
nella filosofia di Rousseau è una questione che non solo è stata
dibattuta ai tempi di Rousseau, ma che viene continuamente discussa
dagli studiosi contemporanei.
Influenza
storica e filosofica
È difficile sopravvalutare l'influenza di Rousseau, sia nella
tradizione filosofica occidentale, sia storicamente. Forse la
sua più grande influenza direttamente filosofica è sul pensiero
etico di Immanuel Kant. Questo può sembrare sconcertante
a prima vista. Per Kant, la legge morale si basa sulla razionalità,
mentre a Rousseau c'è un tema costante della natura e persino
la facoltà emotiva della pietà descritta nel Secondo
Discorso. Questo tema nel pensiero di Rousseau non va ignorato,
e sarebbe un errore comprendere l'etica di Rousseau solo come
un precursore di Kant; certamente Rousseau è unico e significativo
nel suo stesso rispetto. Ma nonostante queste differenze, l'influenza
su Kant è innegabile. La Professione di Fede del Vicario
savoiardo è un testo in particolare che illustra questa
influenza. Il Vicario sostiene che la corretta visione dell'universo
è quella di vedere se stessi non al centro delle cose, ma piuttosto
sulla circonferenza, con tutte le persone che si rendono conto
che abbiamo un centro comune. Questa stessa nozione è espressa
nella teoria politica di Rousseau, in particolare nel concetto
di volontà generale. Nell'etica di Kant, uno dei temi principali
è la pretesa che le azioni morali siano quelle che possono essere
universalizzate. La morale è qualcosa di separato dalla felicità
individuale: una visione che Rousseau senza dubbio esprime anche.
Una seconda grande influenza è il pensiero politico di Rousseau.
Non solo è una delle figure più importanti della storia della
filosofia politica, che in seguito ha influenzato Karl Marx
tra gli altri, ma le sue opere sono state anche sostenute dai
leader della Rivoluzione francese. E infine, la sua filosofia
è stata in gran parte strumentale al movimento del Naturalismo
romantico della fine del XVIII secolo in Europa, grazie in gran
parte a Giulia o alla Nuova Eloisa e alle Le fantasticherie
del passeggiatore solitario.
Gli studi contemporanei su Rousseau ruotano ancora intorno a
molti degli stessi temi discussi nel XVIII secolo. La tensione
nel suo pensiero politico tra libertà individuale e totalitarismo
continua a essere una questione controversa tra gli studiosi.
Un altro aspetto della filosofia di Rousseau che si è dimostrata
influente è la sua visione della famiglia, in particolare per
quanto riguarda i ruoli di uomini e donne.
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale
o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con
qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
Torna su
|