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MERANO - INFORMAZIONI E GUIDA. A lungo
lodata per il suo microclima soleggiato, questa graziosa città (un tempo
capitale del Tirolo) era una stazione termale dell'epoca asburgica e una
destinazione preferita dai reali austriaci e da Freud, Kafka e Pound. Le
ville Jugendstil (Art Nouveau), le passeggiate scenografiche e il grande
Kurhaus lungo il fiume si aprono a ventaglio dal suo nucleo medievale. A
parte il suo fascino antico, Merano è anche un'attraente base urbana per
sciare, andare in bicicletta o fare escursioni nelle vicinanze.
Merano è
stata spesso definita come una piccola Vienna, immersa in un paesaggio alpino stupendo, elegante e piena di
vita. Vi si arriva da ovest, dalla Val Venosta, oppure da sud, da Bolzano,
percorrendo la fertile Val d’Adige. L'antica "Mairania",
come risulta chiamata in uno dei primi documenti
dell’ 857 d.C, sorge a circa 300 metri di altezza,
ha circa 40 mila abitanti
(seconda città più grande dell'Alto Adige dopo Bolzano), ed è
per metà di lingua italiana e per metà di lingua
tedesca. Come se la passano gli abitanti di
lingua italiana da queste parti? Ne parlerò un
po' in questo articolo.
L'abitato non è molto grande, è vale davvero la pena di essere visitato,
perché offre di tutto e per tutti. Si trova in una conca valliva che
si apre a sud, circondata dalle
montagne del Gruppo di Tessa. Grazie a questa
particolare posizione geografica, è protetta dalla pioggia e dal vento da
nord e l'aria più tiepida entra in città da sud.
Tante
guide riportano il fatto che Merano sia l'unica città dell'Alto Adige dove
sia possibile sentire il tipico clima mediterraneo, tra palme, cipressi e
limoni e non il tipico scenario alpino di altre piccole città della zona.
Sembra effettivamente così, specialmente se si arriva da queste parti in
primavera o in estate. La
splendida natura è segnata dalle tracce della storia: castelli
medievali e antiche chiesette, sparse sui pendii dei dintorni, sono ancora
oggi testimoni del fatto che questa era una terra di passaggio tra Europa
del nord e del sud. Un luogo diverso dal resto
d'Italia (con le sue contraddizioni), come tutta
la provincia immerso un laboratorio culturale e sociale unico, con un centro storico ricco di monumenti pregevoli, belle vie
dove passeggiare e fare
shopping (anche sotto i suggestivi portici, molto apprezzati quando fa
freddo!), locali tipici e di design e le moderne terme, progettate
dal famoso architetto
Matteo Thun, un vero gioiello con 25 piscine (interne ed esterne).
Merano
si trova in Trentino Alto Adige, nella provincia autonoma dell'Alto
Adige,adagiata su una vallata rivolta a sud. La
sua posizione alla confluenza del fiume Adige con il fiume
Passirio, le dona un'altra particolarità: il fiume taglia in due
il paese e in inverno quando il Natale si avvicina, i bei ponti pedonali, in stile
Art Nouveau, si illuminano con migliaia di
lucine bianche.
Stile rappresentato anche dalle due gemme quali il Teatro Puccini e
la il Kurhaus, elegante e magnificente palazzo, sede di grandi eventi.
Come forse saprete, o avrete letto, Merano è molto frequentata in inverno,
durante i tradizionali mercatini di Natale,
ma è molto amata anche in primavera ed estate, per la
splendida posizione, i sentieri, le escursioni, lo sport, le terme, la vita
sociale all'aperto, i tanti appuntamenti tra festival di vario genere,
feste e sagre, eventi sportivi, ecc. L'autunno
è
poi tempo di vendemmia, di castagne e di passeggiate più tranquille. Moltissime sono le iniziative
dedicate ai turisti in ogni stagione, solo per citarne alcune: le
Settimane musicali, il Gran Premio Merano Forst, la Festa
dell'Uva, la rassegna enogastronomica Winefestival & Culinaria,
Meranoarte, Meranflora mostra dei fiori, Asfaltart
festival d'arte di strada, Meranojazz e i Mercatini di Natale.
È
sempre interessante, almeno per me, cercare di capire e osservare una città
multietnica, dove convivono due culture così vicine ma così diverse come la
cultura italiana e questa tedesca. Gli abitanti in lingua tedesca invocano
l'heimat, per stare uniti, termine che si può tradurre con "patria",
intesa come tutto ciò che costituisce lo spirito, le radici, l'identità di
un popolo. Stessa cosa, forse in modo un po' meno sentito, fanno gli
abitanti di lingua italiana, che a prima vista, sembrano un po' subalterni e
marginalizzati rispetto ai primi. Mi fermo a mangiare con la mia famiglia
in una trattoria "siciliana" vicino al Passirio. Il ristoratore è un
"ragazzo" che vive qui da vent'anni e viene da Agrigento. Si lamenta del
traffico, dei sensi unici, dei pochi posti per parcheggiare, del sindaco che
è stato rieletto, "nonostante tutto". Sorrido e gli rispondo con il classico
"Tutto il mondo è paese!" Poi mi dice che lui il "tedesco" lo conosce
meglio dei locali, che parlano un dialetto che sarebbe poco comprensibile
(il tirolerisch) a un tedesco della "Deutschland" e che l'italiano
parlato da loro...bè, "lasciamo perdere", secondo lui.
Non lo so, questi
commenti mi fanno ancora sorridere, ma mi pongono anche la domanda delle
domande, dato che sono qui. Le due comunità, quella tedesca e quella
italiana, dopo più di 100 anni da quando questa zona è passata all'Italia,
sono riuscite in qualche modo a integrarsi? A prima vista sembrerebbe di no
e si percepisce una grossa diffidenza. Le due comunità sono separate in
moltissime cose, secondo lo statuto autonomo della provincia, voluto subito
dopo la Seconda Guerra Mondiale, dal partito che da allora comanda in queste
terre, la Südtiroler Volkspartei, a cominciare dalla scuola, fino
alla associazioni (come il Club Alpino Italiano e l'Alpenverein Südtirol, e
anche la Caritas ha sezioni separate). Ogni 10 anni, in occasione
del censimento, ogni residente della provincia maggiore di 14 anni è
chiamato a dichiarare la propria appartenenza a uno dei tre gruppi
linguistici (italiano, tedesco e ladino). In base ai risultati si procede
all'assegnazione dei posti negli impieghi pubblici, delle case popolari, dei
contributi per enti e associazioni, secondo il sistema della proporzionale
etnica. Asili, scuole, case di riposo sono distinti per gruppo linguistico.
A livello politico provinciale gli italiani votano di meno degli abitanti di
lingua tedesca (e il loro voto è frammentato) e si sentono al contempo poco
rappresentati. Trovate queste informazioni interessanti? Mi rendo conto che questa è una
guida prettamente turistica e forse dovrei prima parlare di cose da vedere e
cose da fare. In ogni caso credo che queste riflessioni, quando si visita un
luogo, in qualsiasi stagione possano interessare e fare vedere i luoghi in
modi diversi e più vivi, letteralmente. Quindi riprenderemo il discorso più
in là.
Per comprendere meglio la città, vicino alla chiesa principale di Merano,
quella rappresentata in tutto le cartoline, la Chiesa di San Nicola, in
Piazza Duomo, abbiamo visitato il Museo di Palazzo Mamming, gratis
tra l'altro in questo periodo (settembre 2020) che, con la raccolta delle
collezioni di quello che era il museo civico, racconta la storia della città
attraverso varie testimonianze. Passateci, ne vale la pena, tra l'altro il
palazzo è un tipico esempio di palazzo nobiliare cittadino di questo pezzo
settentrionale d'Italia e possiede anche alcuni pezzi che non c'entrano
niente con Merano, ma che potrei definire esotici e curiosi, fra cui una
mummia egizia, la collezione d’armi sudanesi dell’avventuriero Slatin Pascha,
un prototipo di macchina da scrivere ideato da Peter Mitterhofer e una
maschera funebre di Napoleone (pare una delle 4 esistenti al mondo!).
Merano
circa un secolo e mezzo fa si trasformò da sonnacchioso piccolo centro di
campagna in una delle mete preferite del turismo d'elite, e
parliamo di membri dell'impero asburgico e dell'aristocrazia
mitteleuropea, che la apprezzavano come stazione climatica e centro
termale. Il turismo austriaco dell'inizio del secolo scorso l'ha modellata
nell'architettura e nelle abitudini, fino a farla diventare davvero una
piccola Vienna, anche nelle iniziative
culturali e legate all'arte in genere. Era una di quelle località che un
tempo venivano chiamate "stazioni climatiche", dove si veniva a respirare
"aria buona". E furono in molti a venire qui cercando di guarire dai propri
problemi respiratori, come per esempio Franz Kafka, Richard
Strauss e Ezra Pound.
Molta
dell'aristocrazia europea è passata di qui, anche prussiani, inglesi,
americani, francesi e russi. Fu tutto un fiorire di alberghi di lusso,
vennero costruite passeggiate, residenze nobiliari ed era tutta una festa.
Uno degli ospiti più noti della città, nel XIX secolo, era l'imperatrice
Sissi che per due volte soggiornò a Merano: nel 1870 durante i mesi
invernali e poi, nel settembre del 1889 ancora per una volta, poco prima
della sua morte prematura avvenuta l'anno dopo a Ginevra. A Sissi piacevano
le lunghe passeggiate attraverso i boschi di roverella nelle vicinanze del
Castel Trauttmansdorff (nella foto), sua residenza
meranese. Oggi il "Sentiero di Sissi" ricorda quelle passeggiate. La città
ha dedicato alla memoria dell'imperatrice un monumento, sistemato all'inizio della
Passeggiata d'Estate. È incredibile come Merano abbia
saputo "sfruttare" il mito di sfortunata imperatrice in modo così
magistrale, pur avendovi soggiornato per così poco. In questo la città è
stata bravissima nell'azzeccare il "marketing" perfetto, non è certo una
colpa. Altri luoghi dovrebbero fare lo stesso, con i loro eroi e miti.
Merano
è sempre stato, come detto, un luogo di passaggio i confini austriaco
e svizzero non solo lontani, e continua a conservare
tutte le suggestioni della
montagna alpina dal sapore mediterraneo con il fascino mitteleuropeo, così come conserva la
struttura e la raffinata atmosfera di inizio novecento, con gli eleganti
ponti in stile jugendstil (Art nouveau) e il bellissimo edificio del
Kurhaus, un tempo adibito a cure e
divertimenti e oggi destinato a conferenze, concerti e banchetti. La
modernità si è amalgamata bene all'eleganza e alla tradizione cittadina, con
il nuovo complesso termale (inaugurato nel 2005), la Mediateca multilingue e il Centro per la
cultura.
Le Terme in particolare vantano piscine molto grandi, sia al
chiuso che all'aperto, trattamenti di ogni tipo, in un ambiente dove il
confort si sposa con il design, lasciando spazio alla forza delle pietra,
materiale principale scelto dall'architetto che ha ideato il progetto, al vetro totale delle pareti
esterne (dalle quali si vedono le montagne e il verde del parco circostante)
ai colori e alle trasparenze delle sfere che pendono dal soffitto.
Sicuramente devono essere state un investimento importante per la città, un
investimento di successo che considerando le centinaia e centinaia di
ingressi giornalieri e l'indotto creato, si deve essere ripagato
abbastanza velocemente. Mi chiedo, ancora una volta, perché un esempio
simile non venga letteralmente copiato da altre città, ma sarebbe un
discorso troppo lungo...
Il
paesaggio di Merano è spettacolare, immerso nel suggestivo territorio
delle valli dell'Alto Adige Sud-Tirolo, quattro per l'esattezza (Val Venosta,
Val Passiria, Val d'Adige, Val d'Ultimo). Nel
centro storico,
due vie parallele attraversano il centro e descrivono bene i due volti
della città: alla medievale
via dei Portici si affianca corso della Libertà,
con le sue architetture Jugenstil. In fondo a Via dei Portici (dove trovate
numerosi negozi, boutique, ristoranti, caffè e pasticcerie eleganti)
si trova il Duomo di San Nicolò con il campanile alto oltre 80 metri. Ai margini del nucleo antico della città
si trova è il piccolo Castello Principesco quattrocentesco, con mobili e strumenti musicali
dell'epoca, sempre visitabile.
Il primitivo nucleo medievale di Merano nacque
vicino al sito romano di "Statio Maiensis" nel IX secolo.
Monete e pietre miliari d’epoca romana, custodite oggi nel già citato Museo di Palazzo Mamming,
ricordano l’antico castrum maiense (oggi il quartiere di Maia Alta),
che si trovava probabilmente sull'importante snodo stradale della via Claudia,
che collegava la Val d'Adige con la Val Venosta e, attraverso il passo Resia,
con la Bassa Renania.
Alla fine dell'Impero Romano queste zone vennero via via invase da
popolazioni come gli ostrogoti, i longobardi, i franchi e soprattutto i baiuvari (bavaresi) e si andarono insediando nel tempo popolazioni di lingua
e tradizioni germaniche. Sembra essere stato decisivo a questo proposito
l'inglobamento della diocesi di Sabiona, (antico mandamento bavarese)
dal 798 in poi, nella metropolia di Salisburgo, abbandonando così
l'orientamento precedente verso il patriarcato di Aquileia
(vedere anche la pagina su Aquileia). Quest'ultimo
avvenimento favorì ulteriormente la colonizzazione delle valli della Rienza,
dell'Isarco e dell'Adige da parte di popolazioni nordalpine e germanofone.
Da questo momento in poi, l'Alto Adige seguì le vicende dell'impero
carolingio, dalla ripartizione di Prüm nell'855 alla fondazione del Sacro
Romano Impero nel (dal 1512 Sacro Romano Impero della Nazione
Germanica). Le popolazioni latine, retroromanze, precedenti diventarono via
via sempre più una minoranza. La germanizzazione dell'attuale Alto Adige,
come di tutta la regione storica del Tirolo, fu tuttavia un processo lento,
continuo e intenso che durò secoli. L'immigrazione germanica era fatta di
contadini che si stabilirono nelle vallate più settentrionali e remote, e
da commercianti tedeschi dalle zone austriache e della Germania
meridionale, soprattutto della Baviera e della Svevia, che si stabilirono
invece nei centri urbani come Bolzano,
Merano, Vipiteno, Brunico e Bressanone.
Merano si sviluppò
quindi sotto i conti del Tirolo fino a diventare nel 1317 il capoluogo di
una vasta contea. Il periodo di decadenza ebbe inizio nel 1420, quando i
conti si trasferirono dalla vicina Castel Tirolo, dove la loro casata
aveva avuto origine, a Innsbruck. Il benessere del capoluogo sparì per ritornare solo a
partire dal 1836, grazie a un breve studio del dottor Huber, medico
viennese, il preferito dall'aristocrazia austriaca che magnificava la salubrità dell'aria
e dell'uva meranesi.
Vediamo come andarono le cose. Johann Nepomuk Huber era
il medico personale della duchessa Mathilde von Schwarzenberg. Il clima, mite anche d'inverno,
giovò alla sua salute e il dottor Huber scrisse per questo un piccolo trattato in cui
decantava le virtù terapeutiche della città, tra cui anche la cura al siero
di latte e quella dell'uva: il manoscritto può essere considerato l'atto
fondativo del turismo meranese. Tra i primi ospiti illustri figura Maria
Luisa d’Austria, seconda moglie di Napoleone, che soggiornò in città nel 1818 e
nel 1823 passando per la pericolosa strada del Passo Giovo. Furono loro i primi
facoltosi "forestieri" a scoprire
le virtù termali e climatiche della città. In quel periodo il 95% della
popolazione era germanofono e il 5% italofono in tutto il Tirolo del Sud
(Alto Adige).
Nel 1870, come già accennato, vi
soggiornò anche l'imperatrice Elisabetta di
Baviera(meglio conosciuta come Sissi)con gran parte della famiglia e della corte reale al seguito. Arrivò da
queste parti per rinforzare la salute precaria della figlioletta Maria
Valeria. Da allora per emulazione molta altra nobiltà europea
cominciò a frequentare questa
località sempre di più. Sissi era quella che oggi verrebbe chiamata, una "influencer". Ne conseguì l'edificazione di diversi pregevoli edifici
consoni alla nuova situazione, insieme alla progettazione di itinerari naturalistici e percorsi all'insegna
del benessere e del buon gusto. Nel 1867 l'estensione della ferrovia del
Brennero e, decenni dopo, del tratto Bolzano-Merano, portarono
ulteriore sviluppo alla città.
Nel primo Novecento Merano raggiunse il suo
massimo splendore, una città ricca di infrastrutture e all'avanguardia
con numerosi alberghi di alta qualità e luoghi d'intrattenimento, a cui si andavano
aggiungendo il teatro civico, l'ospedale e la prima funivia d'Europa (la funivia
di San Vigilio).
Verso la fine dell'800 e l'inizio del '900 era presente
in tutto il Tirolo un forte sentimento pangermanista, che trovò espressione
nel "Volksbund", organizzazione fondata nel 1905 che contava tra i
suoi esponenti anche il borgomastro di Bolzano, Julius Perathoner e
l'estremista Wilhelm Rohmeder. Quest'ultimo sostenne, per esempio, che anche
i trentini non fossero di "razza" italiana, bensì tedesca, e ne propose la
germanizzazione, estesa a personaggi storici, come Dante tradotto in Durant
Aliger!
Per dare un esempio del clima dell'epoca basti citare il pogrom anti
italiano scatenato a Innsbruck da studenti pangermanisti nel 1904, per
protesta contro l'apertura di una facoltà in lingua italiana presso la
locale università, che fu distrutta e successivamente chiusa, vide
coinvolti gli allora studenti Cesare Battisti, il patriota di
Trento poi fucilato nel 1916 e il futuro presidente della
Repubblica italiana Alcide De Gasperi. Anche la minoranza "ladina",
gruppo considerato di etnia italiana, fu colpita dalle politiche di
germanizzazione forzata, il ladino fu bandito dagli uffici pubblici e la
maggior parte dei cognomi fu germanizzata.
Lo sviluppo di Merano, nonostante qualche breve periodo di crisi dovuto alle
due guerre mondiali, continuò costante. Cambiò, radicalmente, invece lo
scenario politico. La città insieme a tutto il Tirolo del Sud, con la fine
della Prima Guerra Mondiale e lo smembramento dell'Impero Austro-Ungarico,
passarono all'Italia e divennero la provincia dell'Alto Adige. Con l'avvento
del fascismo e la massiccia immigrazione italiana, la popolazione di lingua
tedesca subì un tentativo di italianizzazione forzato. Cambio la
toponomastica di tutti i luoghi a favore dell'italiano (poi dei doppi nomi
nelle due lingue). Per un certo periodo il tedesco fu addirittura vietato
nei luoghi pubblici. Circa 75000 persone decisero di
andarsene a vivere nel Terzo Reich nazista, piuttosto che essere italiani
nell'Italia fascista (poi un terzo di queste persone ritornarono alla fine
della guerra). Si verificò un contemporaneo afflusso di immigrati dal resto
d'Italia, complice l'apertura di fabbriche da parte di grandi gruppi
industriali italiani appositamente attirati dal governo fascista nella sua
opera di italianizzazione. In pochi anni, per fare un esempio, la popolazione del
capoluogo provinciale Bolzano divenne a grande maggioranza italiana. Anche a
Merano la popolazione italiana crebbe fino a pareggiare quella di lingua
tedesca.
Le infrastrutture turistiche vennero ulteriormente ampliate negli anni Trenta
del '900
con l'inaugurazione l'Ippodromo di Merano, detto anche Ippodromo di Maia,
considerato ancora oggi come uno dei più bei circuiti d'Europa per la corsa
dei cavalli, e il maggiore per corse al galoppo e ad ostacoli. Chi non ha
mai sentito parlare del Gran Premio di Merano,
legato anche ad appetibili montepremi?
Insomma, dopo la Seconda
Guerra Mondiale, tutto l'Alto Adige, spinse fortemente per tornare a fare
parte dell'Austria, ci furono anche manifestazioni violente di estremisti
che portarono a morti e attentati terroristici. Tutta la zona, a cominciare
da Merano, ripresero via via con lo sviluppo economico attraverso il
turismo. La costruzione dell'autostrada del Brennero, a partire dal 1959
portò a ulteriori afflussi di visitatori, sia dal resto
d'Italia, sia dal nord Europa. La prosperità arrivò anche grazie a
favorevoli statuti a beneficio della autonoma provincia di Bolzano. Qualcosa
che spesso risulta poco comprensibile al resto degli italiani. Basti
pensare che nel 2017 (ultimi dati in possesso), ogni cittadino di questa
provincia riceveva dallo Stato italiano più di 8000 euro pro capite, contro,
per esempio i 2000 della Lombardia (!). Sia come sia, il benessere di queste
zone è visibile e tangibile ovunque.
Perché vi sto scrivendo tutte queste
cose?Perché anche questo è un turismo consapevole. Quando verrete da queste
parti, una zona molto peculiare d'Italia, magari avrete una visione delle
cose diversa se avrete qualche informazione in più, oltre all'elenco dei
monumenti, a come sono belle le terme (veramente), a come sono belli i
giardini, i percorsi e i castelli di Sissi, al lungo Passirio, la birreria
in legno della Forst, i masi, i canederli e via dicendo. Per esempio,
qualcuno di voi si starà chiedendo come se la passano le due comunità
tedesca e italiana oggi, nel 2020. Quanti sono per esempio i matrimoni misti
tra le due comunità? Il 10%, un po' pochino dopo 100 anni di convivenza
(almeno per me), cosa che mi fa pensare che dopotutto, il benessere diffuso
copra in modo invisibile le divisioni che ancora ci sono (o che ci sono
sempre state). Solo il 3% dei
maschi sudtirolesi di lingua tedesca sono sposati con una donna di lingua
italiana, mentre ben il 19% dei maschi di lingua italiana hanno una moglie
«tedesca». La fonte di questa statistica è il quotidiano l'Adige del
18/11/2016, che aggiunge: "Il dato è praticamente invariato dal 1981,
quando Joseph Zoderer scrisse il romanzo «L’italiana», che racconta la
tormentata storia di Olga, italiana ed emarginata dal paese del marito
sudtirolese."
Un dato del 2014 (del giornale Alto Adige) indicava anche
che in Provincia di Bolzano, il 15.7% di coppie miste si è separato e il
19.9% aveva divorziato. Le attività della piccola e media impresa e il
capitale sono in mano alla minoranza tedesca, le professioni a quella
italiana. Nello studio del 2017 sulla "Differenziazione etnica e
stratificazione sociale in Alto Adige", scritto da Hermann Atz di
Apollis, Max Haller, professore a Graz e Antonio Scaglia, sociologo a Trento
emerge che: "Nelle élite, (delle due comunità n.d.r), il malessere
non emerge. Ma nei sottogruppi sì. Negli strati sociali a più basso reddito,
per dire, gli italiani guadagnano comunque 300 euro in meno all'anno dei
loro vicini tedeschi. E la piccola imprenditoria, altrove motore del
dinamismo economico italiano, si regge quasi esclusivamente sul mondo
tedesco...il 10% degli italiani vota partiti tedeschi e il 5% dei
tedeschi fa il contrario". La percentuale degli italofoni in Alto Adige
nel complesso della popolazione diminuisce sempre di più dagli anni 70 del
900, quando toccò il suo massimo. I germanofoni fanno più figli e quando si
hanno figli da coppie miste, questi di solito scelgono di integrarsi con la
cultura dominante in tutto e per tutto, quella germanofona. Appare come una
politica demografica già vista da altre parti. Qualcuno, come lo studioso
Piarangelo Giovannetti, parla per l'Alto Adige come "democrazia
bloccata". È l'unico luogo in Europa, e forse in qualsiasi altra
parte del mondo a livello di democrazie, dove da più di mezzo secolo un unico
partito, Suedtiroler Volkspartei, detiene la maggioranza assoluta con un
sistema di partito-stato tutto sbilanciato per la parta di popolazione
germanofona. Insomma, spero di avervi dato qualche spunto di riflessione.
Ho letto recentemente un'interessante intervista sul Corriere della Sera al
grande sciatore altoatesino, Gustav Thöni, che dice di essere
orgoglioso di essere italiano, e come sia d'accordo con un altro importante
corregionale come l'alpinista Messner a favore dell'abolizione del nome Alto
Adige: "Io sono profondamente legato alla nostra piccola patria alpina;
questo non mi impedisce di essere profondamente legato all’Italia."Nella stessa intervista dice di avere imparato l'italiano in modo
singolare: "Una nostra cugina aveva sposato un calabrese e si era
trasferita a Gioia Tauro. Ma lui morì, e lei tornò qui a Trafoi con due
bambini. Giocavamo insieme: così loro impararono il tedesco, e io
l’italiano. Adesso ci sono meno occasioni di incontro. In ogni valle c’erano
militari italiani, alpini, carabinieri, che frequentavano i bar, a volte
trovavano moglie, e si fermavano; mentre i giovani altoatesini andavano a
fare il militare in Piemonte o al Sud. Invece adesso tanti ragazzi che non
lavorano nel turismo parlano male italiano. È un peccato".
Quando andare a
Merano?
Tornando
alla visita turistica della città,
non importa in quale periodo dell'anno verrete a visitare questa zona
settentrionale dell'Italia. Si sta bene in qualsiasi stagione e ci sono cose
da vedere e da visitare sempre. Ma quando verrete tenete a mente tutto
quello che ha formato questa società, così particolare così diversa dal
resto della nostra penisola. Se non ci fossero i carabinieri, le poste e
qualche altro simbolo italico, sembrerebbe effettivamente di essere
all'estero. Non è ne un merito, ne un demerito di questo luogo, è
semplicemente così.
Natale, come già accennato, è uno dei momenti che attirano di
più i visitatori, con le sue atmosfere, le luci, i negozi vestiti a festa, e
naturalmente i mercatini lungo il Passirio. Al mercatino di Natale di Merano
(ogni anno dal 26 novembre al 6 gennaio), si trova un'atmosfera fiabesca,
tanti oggetti artigianali e il profumo dei biscotti natalizi e del vin brulé
nell'aria, magari dopo aver fatto un bel bagno termale all'aperto e in
notturna, con la vista dei monti innevati all'orizzonte. Ma sono tante le
attrazioni di questa città, come avete visto nelle pagine di questa guida. Oltre a quelle a cui ho già accennato, se avete
tempo date un'occhiata al Museo delle Donne, un luogo unico nel suo genere,
che non mi era ancora capitato di vedere altrove. Il piccolo Castello
Principesco, è un altro luogo particolare, che con poco consente di
fantasticare, fare un tuffo nel Medioevo e immergersi nella storia della
città. Ho particolarmente apprezzato anche il Castel Trauttmansdorff, non
solo perché qui vige il civilissimo biglietto famiglia, ma anche perché
permette più visite in una: castello, stanze di Sissi, giardino immenso con
moltissimi itinerari tematici e la possibilità di mangiare e bere qualcosa
con un ottimo rapporto qualità prezzo. Oltre a questo il Trauttmansdorff
ospita l'interessantissimo Museo del Turismo o Touriseum, dedicato
all’evoluzione del turismo sudtirolese, un luogo per tentare di conoscere un
po' di più questo territorio e per approfondire le tematiche toccate in
queste guida.
In qualsiasi parte dell'anno veniate qui, non dimenticate di portarvi
scarpe comode, possibilmente da trekking. Le passeggiate infatti
caratterizzano forse più di ogni altra cosa Merano, e sono molte: le
passeggiate d'inverno e d'Estate lungo il torrente Passirio, tra piante
esotiche e loggiati decorati con paesaggi alpini, la passeggiata Gilf,
sotto Castel San Zeno, la Passeggiata Tappeiner, la più lunga
con i suoi 4 chilometri di percorso che giungono fino a Quarazze, tra
splendidi panorami sulla città vecchia ed una rigogliosa vegetazione, il
sentiero di Sissi, che attraversa lo splendido quartiere in collina di Maia
Alta, con le sue ville, i parchi e castelli...
Non potete andare via da Merano senza passare dalla pasticceria König,
in Corso della Libertà. Questa pasticceria, diventata un simbolo della città
tirolese esiste dal 1893, quando il trisnonno dell'attuale proprietario si
trasferì da Vienna, portando con se le ricette delle torte viennesi. Torte
alla panna e caffè, allo yogurt con lamponi, alla nocciola, le torte Sacher,
lo strudel, sono lì per solleticare il visitatore attento e curioso, accolto in un ambiente
confortevole e di gusto.
I dintorni di Merano sono incantevoli, tra gli altri da visitare l'imponente
Castel Tirolo, a soli 5 km. Posto su uno sperone roccioso ai piedi di
una montagna alta 2295 metri è facilmente raggiungibile da una delle più
panoramiche passeggiate di Merano. Il Castello, che fu sede dei conti di
Tirolo e diede il nome a tutta la regione. Sorge poco distante dall’omonimo
paese. Tra i fondatori sono ricordati già nel 1141 i nomi dei due fratelli
Alberto I e Bertoldo I, capostipiti del ramo albertino dei
conti di Tirolo, che fecero costruire qui la loro residenza sui resti di un
antico santuario (continua a leggere su Castel Tirolo). Da
visitare nei dintorni anche Lana e San Vigilio a 8 km con la sua lunghissima e ripidissima funivia e il duecentesco Castel Fontana, oggi
sede del Museo Agricolo.
Magari scriverò presto anche di questi luoghi, così da potervi dare
altri consigli appropriati.
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