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Terme di
Caracalla
Le
Terme di Caracalla sono uno dei più grandi e meglio conservati complessi
termali dell'antichità. Circondate oggi da alberi e da una atmosfera
calma e serena, erano tutt'altro che tranquille nel periodo del
loro massimo splendore. Si pensi a quanta frenesia si poteva vedere
su un'estensione di 10 ettari di terreno, che poteva accogliere
1600 persone e comprendeva anche botteghe, giardini, biblioteche
e attrezzature sportive. Volute da Settimio Severo, furono
inaugurate, probabilmente nel 216 d.C. sotto il regno del figlio,
Marco Aurelio Antonino Bassiano detto Caracalla.
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Quando
Settimio Severo divenne imperatore nel 193 d.C, si
preoccupò, come altri prima di lui, di consolidare il potere
della propria dinastia. Era già risaputo che i lavori
pubblici generavano consenso popolare, così Settimio e il
figlio Caracalla decisero di imitare Vespasiano
(creatore del
Colosseo) e Traiano (creatore della
Basilica Ulpia) e costruirono quest'enorme complesso termale
che, secondo le forti, copriva centomila metri quadri e
riusciva ad accogliere fino a diecimila persone. Le terme,
iniziate nel 206 e inaugurate nel 217 da Caracalla, furono
ideate seguendo il modello traiano che non era destinato al
semplice piacere e all'igiene, ma intendeva soddisfare in
primo luogo i bisogni della classe agiata, di chi andava
alle terme non solo per fare una nuotata e una sauna, ma
come in ogni club elitario, per trascorrere un pomeriggio
ozioso, per riprendere le proprie letture o addirittura per
fare delle conoscenze o concludere un affare.
Vennero
costruite nella parte meridionale della città, abbellita e monumentalizzata
dalla dinastia degli imperatori Severi con la Via Nova
e il Septizodium. Lo storico romano Elio Sparziano
(IV e V secolo) autore di diverse biografie di imperatori e militari
romani, nel suo “Vita di Caracalla?, ci informa che l'imperatore
costruì "thermas eximias et magnificentissimas". Come lui,
anche un altro autore dell'epoca, Polemio Silvio nel V secolo
d. C. cita le Terme di Caracalla come una delle sette meraviglie
di Roma, famose per la ricchezza della loro decorazione e delle
opere che le abbellivano. I ruderi delle terme, che si conservano
ancora per la notevole altezza di oltre trenta metri in numerosi
punti, ci danno oggi solo l'idea della grandiosità del complesso
termale, secondo per grandezza solo a quello, successivo di quasi
un secolo, delle Terme di Diocleziano. Le terme furono abbandonate
dopo il VI secolo a seguito dell'assedio di Roma ad opera di
Vitige, re dei Goti, che distrussero
l'acquedotto, interrompendo la distribuzione idrica Solo le dimensioni dell'edificio
e la monumentalità degli ambienti, conservati per due piani in alzato,
e per due livelli in sotterraneo, ci permettono di immaginarne la
fastosità di un tempo.
I
resti imponenti che si ergono all'ombra dell'Aventino non
possono che dare un'idea parziale della maestosità delle
terme. Oltre agli ambienti termali c'erano le biblioteche,
una greca e una latina, gallerie d'arte, sale riunioni e uno
stadio. Gli edifici erano circondati da passeggiate alberate
con fontane, campi da gioco, portici. I materiali utilizzati
per la decorazione erano meravigliosi, come dimostrano i
mosaici visibili ai
Musei
Vaticani (si pensi all'atleta). Le sculture erano
spesso ornamentali, ne sono un esempio le due vasche di
granito oggi in Piazza Farnese, o le tre gigantesche
sculture Farnese, il Toro, la Flora e l'Ercole
ora al Museo Nazionale di Napoli. Ben poco rimane
della grandiosità delle terme originali, saccheggiate
ripetutamente nel corso dei secoli. Come per altri siti
archeologici di Roma, anche qui è necessario utilizzare la
fantasia. Il corpo centrale delle terme, che poteva ospitare
fino a 1600 persone contemporaneamente, formava un asse con
il quadrilatero centrale. Le sale secondarie erano disposte
intorno al corpo centrale ed erano l'apodyterium
(spogliatoio), la palaestra (palestra), il
calidarium (sala calda), il tepidarium (sala
tiepida) e il frigidarium (sala fredda).
Le
altre strutture, come le biblioteche, erano al di fuori del
perimetro. La visita inizia in una delle due sale dove ci si
allenava (palaestrae). Questa sala, come la gemella
dall'altra parte del complesso, contiene frammenti di
mosaici decorativi in bianco e nero e frammenti di mosaici
policromi sul pavimento. Una porta conduce all'esterno della
palestra verso lo spogliatoio, con il pavimento musivo
bianco e nero, più avanti c'è il vestibolo e, pochi scalini
più in basso, la natatio (piscina). Un altro accesso
conduce verso un atrio e poi nel frigidarium. Se lo
attraversate e oltrepassate la sala di transizione,
raggiungerete l'altra palaestra con i pannelli musivi. Quasi
nulla rimane dell'enorme calidarium circolare, con le sette
piscine circolari, tranne due pilastri di mattoni. Secondo
le fonti la cupola, da tempo scomparsa, era grande quanto
quella del Pantheon.
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