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Vita di Alfons Mucha - Biografia e opere.
Immergitevi nell'arte e nella vita di Alfons Mucha, il maestro dello stile
Art Nouveau. Scoprite come ha influenzato la cultura e il design a livello
mondiale con la sua unica arte simbolista. Esplorate la sua eredità
artistica e i suoi lavori più iconici in questo articolo esclusivo
Uno dei
grandi pionieri della cartellonistica, l'artista e
pittore ceco Alphonse Mucha (o Alfons)
divenne famoso per il suo manifesto a grandezza
naturale del 1894 per Sarah Bernhardt nel
ruolo di Gismonda. Questo manifesto
riccamente strutturato portò a un contratto di 6
anni e fu la base del successo di Mucha come
progettista archetipo dell'Art
Nouveau, che infuse all'arte decorativa una
nuova estetica.
I
"panneaux décoratifs" di Alphonse Marie Mucha, come divenne noto per
i suoi trascorsi francesi, sono diventati da subito dei pezzi da collezione.
D'altra parte a Parigi, già all'indomani della seconda guerra mondiale, si
riconoscevano i segni di un revival dell'Art Nouveau e all'inizio degli Anni
Sessanta le bottegucce sulla Rive Gauche cominciavano a specializzarsi nella
vendita degli oggetti d'arte della Belle Epoque. Nell'epoca dei posters
d'autore, come quelli di Chóret o di Toulouse-Lautrec Mucha seppe creare uno
stile completamente nuovo, "le style Mucha" che influenzò l'abbigliamento, i
colori, l'arredamento d'interni e perfino gli ingressi del Mètro, tanto da
far prendere come elemento di decorazione a Hector Guimard, architetto di
questi ingressi, il gambo e non il fiore. Eppure, per lui come per molti
altri, fu l'oscura macchinazione del caso a fargli cambiare la vita per
sempre, a dargli la celebrità e nel contempo a cambiare in parte in nostro
immaginario quotidiano nell'arte, nella pubblicità, nell'architettura e
nell'oggettistica quando, la notte di Natale del 1894, si trovò a disegnare
in gran fretta nell'Imprimerie Lemercier una nuova locandina per la
Gismonda di Sardou, che doveva andare in scena al Théàtre
de la Renaissance la notte di San Silvestro, interpretata dalla diva
parigina Sarah Bernhardt, colei che lei che Victor Hugo amava
chiamare "la voce d’oro".
"Non avevo abiti. Così mi
arrangiai con un frac preso a nolo per dieci franchi. Visto che nessuno dei
pantaloni m’andava bene, mi sono deciso a metterne uno dei miei, accettabili
se non li si guardava da vicino. Così vestito, e abbandonata l’idea
dell’anatra arrosto, mi sono seduto in un angolo della sala con un quaderno
per bozze e un pugno di matite".
Lo
stampatore Brunhoff, sollecitato da Sarah Bernhard a creare un nuovo
manifesto per lo spettacolo Gismonda prima della fine dell’anno non
ha illustratori a disposizione. L’unico disponibile durante le feste è il
giovane Mucha, che fino ad allora non aveva realizzato cose di questo tipo.
Il giovane Alfons, che qui si faceva già chiamare Alphonse alla francese, si
mise al lavoro, notte e giorno e prima della fine dell’anno, qualcosa di
rivoluzionario tappezzò i muri di Parigi. L'immagine della Bernhardt vestita
di una tunica cesellata d'oro, con una ghirlanda di fiori posata su una
cascata di capelli rossi, e un ramo di lauro portato con delicatezza.
È qualcosa di mai visto, uno
stile completamente diverso dal passato, un "arte nuova": ori, spirali,
cesellature, colori pastello, tutti dettagli che diventeranno presto il
marchio di fabbrica dell’artista, "le style Mucha" appunto.
Da quel giorno per sei anni, la
Bernhardt lo impegnò con un contratto esclusivo a realizzare per lei scene,
costumi e locandine. Per l'artista senza un soldo, che viveva in un piccolo
studio sopra un ristorante dove era solito andare a credito, si spalancarono
le porte della bella società parigina, in quel periodo rimasto
indimenticabile pochi anni prima della tragedia della Prima Guerra Mondiale
conosciuto come "Belle Époque".
Per Mucha da qui in poi videro la
luce cartelloni divenuti poi famosissimi per opere quali Médée, La
Samaritaine, La Dame aux camélias, La Tosca,
Lorenzaccio, per citare soltanto le più riprodotte. "Tu mi chiedi di
presentarti il pubblico di Parigi. Bene, mio caro amico, segui il mio
consiglio: esponi i tuoi lavori, parleranno per te, conosco bene il mio caro
pubblico parigino. La delicatezza dei tuoi disegni, l'originalità delle
composizioni, i teneri colori dei manifesti e dei pannelli, tutto ciò li
affascinerà e dopo la mostra io predico la fama per te".
Così Sarah Bernhardt scriveva
all'amicò "Alphonse! nel 1897, alla vigilia della sua prima personale al
Salon des Cent che, secondo le profezie, gli valse poi la nomina a
Cavaliere della Legion d'onore. Il successo popolare gli veniva
dall'attrattiva dei soggetti; era conosciuto come l'artista supremo delle
donne e dei fiori. Deliziosa, giovane, di una sensualità apparentemente
virginale, "la donna Mucha" distende il corpo in una serie di pose eleganti,
voluttuose, disegnate per enfatizzare le curve naturali della figura
femminile, curve che trovano eco e sviluppo nella complessa, lussureggiante
acconciatura, che i critici contemporanei di Mucha definirono un vero
marchio di fabbrica, descrivendola con termini come "vermicelli" o "macaroni".
Ma Mucha, a differenza di Gauguin
e Lautrec con i quali frequentava la Cremerie di Madame Charlotte,
non si concedeva lunghe bevute o corse dietro alle donne: l'enfant prodige
che sapeva disegnare prima ancora che camminare e parlare, continuava a
lavorare tutto il giorno. Sulle storie romantiche di queste giornate
parigine (durate 20 anni) riuscì a mantenere un assoluto riserbo, dal quale
affiora solo un nome misterioso: Berthe de Lalande. Quando all'inizio
degli Anni Settanta furono nuovamente scoperte le fotografie di Mucha, Aaron
Scharf, indiscussa autorità nel campo delle relazioni fra arte e fotografia,
definì quella fra Mucha fotografo e Mucha disegnatore una relazione di
simbiosi: le fotografie, materia prima espressiva per disegni e pannelli,
ritornavano espresse nelle opere stesse. I contorni accentuati, l'ossessione
di curve e cerchi, l'orrore dello spazio vuoto che gli faceva bilanciare
linea con linea fino ad arrivare ad un intrico di arabeschi, i simboli
occulti come quello dell'occhio aperto, lo stile, l'intero lavoro di Mucha
ebbe precursori e imitatori, ma la sua particolare combinazione dei segni,
l'istintivo disporsi dell'ornamento dello spazio, I capelli distesi a
formare una componente decorativa essenziale, rimasero per sempre
inimitabili.
Oltre alle litografie per
manifesti, la sua produzione comprese copertine di libri, illustrazioni,
calendari, francobolli, imballaggi, tessuti, gioielli e vetrate, il tutto
eseguito in un linguaggio riccamente decorato noto come "Le Style Mucha".
Questo stile influenzò un'intera generazione di pittori e grafici: nella
mente di molti, infatti, il suo lavoro incarna il movimento Art Nouveau. Una
mostra della sua litografia, tenutasi a
Parigi, viaggio in altre città europee prima di raggiungere New York. Il
successo di Mucha come cartellonista finanziò i suoi viaggi e studi in
America prima di tornare nei suoi luoghi d'origine dove realizza Epopea
slava (1909-28), una serie di 20 monumentali murales che delineano la
storia della sua nazione. Fervente patriota, Mucha assistette anche alla
nascita giovane nazione cecoslovacca con il disegno grafico delle sue
banconote e dei suoi francobolli.
Giovinezza
Alfons Maria Mucha nacque il 24 Luglio 1860 in una rigida famiglia
cattolica nella città di Ivancice, in Moravia, allora parte
dell'Impero Austro-Ungarico, ora parte della Repubblica Ceca. All'età di 15
anni il suo talento per il canto venne sostituita dalla passione per il
disegno disegno. A 17 anni si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di
Praga, ma venne respinto. Non motivato, continuò
con i suoi corsi di disegno, e due anni dopo ottenne un lavoro a
Vienna dipingendo scenografie per il teatro. Fu così che iniziò a
sviluppare per la prima volta i suoi ricchi disegni decorativi. Dopo avere
perso il lavoro, Mucha tornò in Moravia adattandosi a dipingere ritratti per
sbarcare il lunario. Qui fece la conoscenza del conte Karl Khuen-Belassi,
che gli commissionò di decorare il Castello di Hrusovany Emmahof con
una serie di pitture murali. Khuen-Belassi fu così colpito dal lavoro del
giovane Mucha che accettò di pagare per la formazione dell'artista presso l'Accademia
di Belle Arti di Monaco di Baviera.
Poster
Nel 1887, dopo aver completato gli studi a
Monaco di Baviera, Mucha si trasferì quindi a
Parigi, la Mecca degli aspiranti artisti, dove proseguì gli studi
artistici all'Accademia Julian e all'Accademia Colarossi. Il suo principale
interesse accademico era la pittura storica, ma anche il movimento
simbolista. Inoltre, per mantenersi, iniziò a disegnare illustrazioni per
libri e riviste. Nel 1892 disegnò il suo primo manifesto pubblicitario,
settore che
trovò ancora più redditizio per mantenersi degnamente.
Due anni dopo arrivò la sua fortunata pausa: poco prima del Natale 1894, si
recò in una tipografia dove apprese che una nuova opera teatrale (Gismonda
di Victorien Sardou) che apriva la nuova stagione, con Sarah Bernhardt
nel ruolo di
protagonista, aveva urgente bisogno di un nuovo poster pubblicitario.
L'artista accettò immediatamente di realizzare un manifesto cromolitografato
entro 14 giorni, e il 1° gennaio 1895 il manifesto apparve regolarmente per
le strade della città.
Fino ad allora, i manifesti consistevano in genere in
un'abbondante quantità di testo accompagnato da alcune illustrazioni
monocromatiche o bicolori. Al contrario, il manifesto Gismonda di Mucha
(1894) utilizzava un nuovo formato verticale e comprendeva molto meno testo,
ma una ricca varietà di colori e dettagli decorativi. Fu una sensazione di
una notte e rese Mucha immediatamente famoso. Sarah Bernhardt, allora
l'attrice più famosa della città, era così felice che stipulò un
contratto esclusivo di 6 anni con l'artista 34enne. Tra le molte opere che
ha creato per lei, di furono: Lorenzaccio (1896), La Traviata
di Giuseppe Verdi
(1896), La Samaritana (1897), Medea (1898), Tosca (1899)
di
Giacomo Puccini e Amleto (1899).
Inoltre, realizzò molte delle scenografie teatrali, scenografie e costumi al
Teatro del Rinascimento, dove la Bernhardt lavorava.
Art Nouveau
Mucha produsse un gran numero di manifesti, dipinti, pubblicità e
illustrazioni di libri, così come disegni d'arte applicata come imballaggi,
ceramiche, gioielli, tessuti e carte da parati in quello che la critica
inizialmente definì "lo stile Mucha", ma che in seguito divenne noto come Art
Nouveau. I disegni di Mucha erano caratterizzati
da motivi/modelli lussureggianti, spesso con belle donne (senza la
sensualità morbosa tipica dell'epoca) in abiti in stile neoclassico, e
aureole di fiori lussureggianti, dipinti in colori pastello pallidi. Nel
1896, disegnò le sue prime stampe a tiratura limitata di grandi dimensioni (panneaux
decoratifs), solitamente eseguite su seta o carta rigida e incorniciate
ornamentalmente per essere appese alle pareti o ai paraventi. I soggetti
erano fortemente influenzati dalle serigrafie orientali e al "Giapponismo".
I suoi più famosi panneaux decoratifs furono: Le stagioni (1896),
I fiori (1898), Le arti (1898), I mesi (1899), Pietre
preziose (1900) e Stelle (1901).
Altri progetti
Nel 1897, Mucha tenne la sua prima mostra personale alla Galerie La
Bodiniere. Nel corso dello stesso anno, al Salon de Cent viene
allestita una seconda, più ampia mostra della sua arte grafica. Il Salon des
Cent era una mostra d'arte commerciale a Parigi, con sede al 31 di Rue
Bonaparte, che vendeva al pubblico manifesti a colori, stampe e riproduzioni
di opere d'arte a prezzi ragionevoli. Molti dei manifesti che pubblicizzano
le mostre del Salon des Cent sono diventati essi stessi oggetti da
collezione. Mucha girò in seguito l'Europa prima di finire a New York.
Contemporaneamente realizzò altri importanti manifesti pubblicitari, tra cui
quelli per Bières de la Meuse (1897), Job Cigarette papers
(1898), Benedictine (1898), Moet & Chandon (1899). Nello
stesso periodo, l'artista iniziò a collaborare con il celebre gioielliere
parigino Georges Fouquet per una serie di collane, orecchini e altri
gioielli in stile Art Nouveau. L'Esposizione Universale di Parigi del
1900 contribuì a promuovere lo "stile Mucha" a livello internazionale. Oltre
ad esporre esemplari del suo lavoro, l'artista decorò anche il padiglione
della Bosnia-Erzegovina e collaborò alla progettazione del padiglione
austriaco. Ebbe anche molto successo come ritrattista che come docente, sia
in Europa che in America dove fece di quattro viaggi transatlantici tra il
1903 e il 1922.
Allontanamento dall'Art Nouveau
Nel 1902, con il declino dell'Art Nouveau, Mucha ritornò nella sua Moravia e
a Praga, dove iniziò a pensare di creare una serie di opere patriottiche,
mostrando la storia del popolo slavo in uno stile grandioso e neoclassico.
In un certo senso questo, per alcuni, era il vero Alfons Mucha - la stessa
persona che era arrivata a Parigi nel 1887 con la passione per la pittura
storica classica e di alta mentalità. Per questo motivo, iniziò il compito
di raccogliere fondi per finanziare il progetto. Nel 1906, a Praga, sposò
Maria Chytilova, un'amica di Parigi con la quale viaggerà molto più
tardi negli Stati Uniti. Fu in America che Mucha incontrò il milionario
Charles Richard Crane, che accettò di sponsorizzare il suo progetto
slavo, per il quale cominciò a lavorare nel 1909.
L'epopea slava
L'Epopea Slava di Mucha (1909-28, Castello Moravsky Krumlov),
consiste di venti massicci murales raffiguranti la storia del popolo ceco e
di altri popoli slavi. All'artista occorsero quasi 20 anni per completare
questa monumentale opera, un consumo così intenso di tempo ed energia che
fece quasi sparire Mucha dalla scena artistica anche se questa era
considerata dallo stesso il culmine dell'opera della sua vita, e al suo
completamento nel 1928 la donò alla città di Praga.
Purtroppo, i dipinti incontrarono una risposta non entusiasta da parte del
pubblico, in parte a causa delle distrazioni della prima guerra mondiale, e
probabilmente anche a causa del cambiamento dei gusti. E mentre il pubblico
americano era più attento a questa evoluzione stilistica da parte di Mucha,
il successo delle precedenti opere nello stile Art Nouveau di Mucha non fu
mai più replicato. Le autorità ceche nutrirono così poco interesse per
queste opere finali dell'artista che ci vollero 25 anni prima di
essere fossero mostrate in pubblico. E solo negli ultimi anni Praga ha
istituito un museo Mucha.
Quando le truppe tedesche invasero la Cecoslovacchia nella primavera del
1939, Mucha - come patriota e figura eminente della causa slava - fu tra le
prime persone ad essere radunate dalla Gestapo di Himmler. Durante il suo
interrogatorio, l'artista 78enne si ammalò di polmonite e, anche se alla
fine fu rilasciato, non si riprese mai del tutto. Morì a Praga il 14 luglio
1939, a causa di un'infezione polmonare alla soglia del suo settantanovesimo
compleanno.
L'arte dei manifesti di Alfons Mucha può essere oggi ammirata in alcuni dei
migliori musei d'arte in Francia e nella Repubblica Ceca, tra cui da non
perdere se ne avete la possibilità, il
Museo Mucha di Praga.
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