|
Sei qui:
Praga
>
Cosa vedere a Praga
>
Il
Museo Mucha a Praga è un vero tesoro per gli amanti
dell'arte e della storia. Dedicato all'artista ceco Alphonse
Mucha, famoso per il suo stile distintivo Art Nouveau, il
museo espone alcune delle sue opere più iconiche e
significative. Da affiches di produzioni teatrali a
illustrazioni per libri, la mostra offre uno sguardo unico
sulla vita e l'arte di Mucha. Immergiti nell'affascinante
mondo dell'Art Nouveau e scoprite come la visione di Mucha
ha influenzato l'arte e la cultura dell'inizio del XX
secolo.
Chi ama l’arte
e in particolare l'Art Nouveau, e viaggiando, cerca
la bellezza, trovandosi a
Praga
non potrà facilmente
evitare di ritrovarsi a passeggiare tra le sale del Museo
Mucha, nel quartiere di Staré Město, non molto lontano
da Piazza San Venceslao. Il Museo è dedicato, appunto,
ad Alpons Mucha, elegante, raffinato, straordinario
pittore vissuto tra Otto e Novecento (1860-1939); vi
sono esposte circa un centinaio di opere.
In una città enigmatica, a tratti oscura, tra ponti
e castelli, vicoli e botteghe, scorci e suggestivi
quartieri di rara malinconia, questo museo spicca
per cura, cromie, particolarità.
La collezione si trova in un meraviglioso
palazzo del Settecento ed è divisa in sezioni che ben ripercorrono
la vita e le opere del poliedrico artista.
PRIMA SALA
La prima sala è dedicata al periodo
parigino dell’artista, durante il quale ottenne grande successo
grazie ai poster dedicati alla fascinosa attrice dell’epoca
Sarah Bernhardt. Tutto ebbe inizio nel 1894 a Parigi:
Mucha ebbe l’incarico di realizzare il poster pubblicitario
della piece teatrale "
Gismonda", che aveva appunto per
protagonista la celebre Sarah. Quest’ultima fu così rapita da
ciò che Mucha realizzò che lo ingaggiò per sei anni, durante
i quali l’artista ceco regalò al mondo dell’arte e del teatro
opere magiche, tra le quali il noto manifesto per "La Dame
aux Camelias". Nella sala sono esposti alcuni dei poster-stampe
che Mucha realizzò per lei, con altri poster-stampe altrettanto
celebri, come le serie da quattro dedicate ai fiori o alle "
fasi"
del giorno, moderni polittici cartacei di rara bellezza. In
mostra, con le versioni finali, alcune prove di stampa che mostrano
i vari passaggi di colore della tecnica da lui più usata, la
litografia.
LITOGRAFIE
In un lungo corridoio, poi, sono esposte
altre litografie, appartenenti al secondo periodo dell’artista,
quando tornò a lavorare nella sua Praga, creando in particolare
immagini pubblicitarie per eventi sociali, sportivi, culturali.
In questa sezione si respira a pieni polmoni l’amore incredibile
che Mucha aveva per la sua terra, la sua tradizione e la sua
gente. Dalle delicate, sensuali, mondane o più eteree figure
femminili della prima fase si passa a più energiche, simboliche,
salvifiche donne locali, eroine della resistenza ceca contro
il dominio tedesco, meno fatali forse, più quotidiane, ma non
per questo meno intense. Bellissimi i pannelli preparatori della
sua ultima fatica, il ciclo di tele "
Epopea Slava", e
quelli per la decorazione delle vetrate della Cattedrale
praghese di San Vito.
TERZA SALA
Nella terza sala ci sono invece le
opere diverse dalle stampe e dai poster: dipinti, schizzi, disegni.
Ci sono inoltre alcuni oggetti appartenuti all’artista ed una
ricostruzione dell’arredo del suo studio. Curiosità:
Mucha nel suo studio era solito lasciare sempre qualche spicciolo
per gli amici squattrinati di turno. Interessante la presenza
del suo manuale per artigiani "
Documents Decoratifs"
del 1902: spesso immaginiamo gli artisti come delle specie di
divinità scese dal cielo, ragion per cui qualcuno, come me,
potrà trovare sorprendente il fatto che anche un grande, come
lui, avesse bisogno di un manuale. Alla fine del Museo è stata
allestita una saletta in cui viene proiettato un documentario
sulla vita di Mucha.
LA
NOTTE DI MUCHA
Mi piacerebbe approfondire un’opera,
una delle quattro della serie dedicata alle fasi del giorno,
la Notte. Questa figura femminile salta all’occhio non
solo per i colori freddi, notturni, appunto, che la caratterizzano,
inconsueti nella tavolozza di Mucha, ma anche per la particolarità
del corpo, della posa, dell’atteggiamento. Lo sfondo è blu cobalto,
un po’ scolorito, a tratti, come si trattasse di un affresco
antico, e mostra qua e là bagliori di luci notturne. Lei si
trova al centro. Ha un corpo minuto, appena muscoloso, ed un
viso pudico e seducente al tempo stesso, con la mano a coprire
la bocca, depositaria di mille ancestrali segreti, che ella
vuole e non vuole rivelarci. Il viso è leggermente rivolto verso
il basso, mentre gli occhi ci fissano, complici, magnetici.
La nudità è solo parziale, perché una larga stoffa blu decorata
con cerchi di stelle le copre il corpo da sotto le braccia in
giù. Questa parziale nudità, il vedo-non vedo del corpo, che
corrisponde al dico-non dico della bocca, formano, secondo me,
la trama principale del dipinto. Il colore notturno, poi, acceso
dai bagliori del vestito e dello sfondo, uniti alla falce di
luna, corona che incornicia il volto, ad ai chiari fiori che
le fanno da ghirlanda intorno al capo, ne fanno una misteriosa,
fascinosissima regina dell’oscurità. Vergine Maria od Artemide,
strega o dea, spettro o misteriosa fanciulla reale, questa donna
conquista per sempre, come molte delle donne di Mucha, ma al
contempo in modo tutto suo, unico, ancestrale.
Il pittore ceco Mucha fu dapprima scenografo teatrale, poi decoratore,
artigiano, ritrattista, scultore, pittore, designer. Si formò
praticamente da autodidatta nella sua terra natia, per poi viaggiare
in Europa (Parigi, dove fu presso gli atelier di Gauguin
e Rodin, ma anche Vienna, Monaco etc.) e negli States.
Morì nel 1939 in circostanze non chiare. Il motivo principale
per cui è noto sono, come già emerso dalla descrizione del Museo,
le immagini pubblicitarie ed in generale i manifesti e cartelloni,
che creò per svariati soggetti, dagli spettacoli teatrali alla
birra, dal liquore alle cartine per sigarette. Mucha si avvicinò
all’arte di Gauguin, ma si proponeva un personalissimo fine:
esasperare la bellezza e sensualità femminile delle sue opere
nel segno di una nuova, perfetta, elegantissima grafica. Come
altri esponenti dell’Art Nouveau, Mucha faceva utilizzo
di varie forme d’arte per parlare un unico linguaggio: quello
della grazia. Linea sinuosa, colori delicatissimi, figure di
rara bellezza, cornici goticheggianti sono funzionali al raggiungimento
di quello scopo principale.
Le donne di Mucha possono essere istintivamente assimilate
alle meravigliose figure femminili dei preraffaelliti, come
Edward Burne Jones e Dante Gabriel Rossetti. In
comune con gli inglesi appena nominati, Mucha aveva sicuramente,
oltre al gusto per la bellezza femminile, un interesse spiccato
per le più varie tecniche artistiche, tra industria ed artigianato.
Come le Arts & Crafts inglesi di Morris, movimento
strettamente collegato ai preraffaelliti, sdoganarono la possibilità
di fare arte per molti, tramite la produzione seriale di oggetti
d’arte o, più in generale, tramite la produzione seriale della
"
bellezza", se possibile, così Mucha fece pubblicità ed arte
al tempo stesso, non disdegnando anche la scenografia, l’oreficeria,
la progettazione di arredi ed accessori d’arte, collocandosi,
per l'appunto, tra arte ed artigianato, come molti nell’epoca
della grossa industrializzazione e trasformazione della vecchia
Europa. Anche a
Parigi, a
Vienna, in Italia, in Spagna molti
artisti fecero scelte similari. Basti pensare a
Klimt,
metà decoratore, metà genio dell’arte, o a Kokoscha,
che della grafica e delle arti applicate ha fatto la sua vita:
cartoline, copertine di libri, illustrazioni, cartellonistica,
ma anche scenografie teatrali.
Ma è più indietro che mi piacerebbe cercare l’origine dell’arte
di Mucha. Se di questa ondata grafica e poliedrica, che tocca
Mucha e tanti altri artisti, si vuol cercare un’origine, spesso
in Storia dell’Arte la si fa risalire all’importazione di modelli
orientali, grafiche giapponesi in particolare, nella Europa
del secondo Ottocento (a partire dall’Esposizione di Londra
del 1862). Antiquari e commercianti cominciarono ad importare
a Londra, Parigi, Vienna etc. disegni, stampe, grafiche, stoffe,
oggetti d’arredo dal Giappone: Van Gogh, Gauguin, Toulouse-Lautrec
furono solo alcuni tra i tanti artisti europei che iniziarono
a dipingere in modo più grafico, lineare, limitando i campi
pittorici con contorni scuri, sintetizzando le forme in sincretiche
inaspettate modernissime visioni, proprio in seguito a questo
"
contagio giapponese".
Un’altra imprescindibile rivoluzione nell’evoluzione di Mucha
(e non solo sua) fu sicuramente la conoscenza della fotografia.
Se l’oggettiva riproduzione fotografica della realtà, inseguita
dall’arte figurativa per secoli, non solo era ormai possibile,
ma diventava forma d’arte, l’arte non poteva non trasformarsi.
Ed ecco le declinazioni nuove di impressionisti, espressionisti,
fino alle avanguardie ai primi del Novecento. L’arte figurativa
allargava i propri confini, mescolava visione soggettiva ed
oggettiva, dava largo spazio all’individuo, sfondava i tradizionali
confini tra discipline diverse, fino ad arrivare alle deliranti
straordinarie creazione picassiane e duchampiane, per cui un
pezzo di bicicletta od un water all’improvviso valevano quanto
una Gioconda, per semplice selezione d’artista.
Nulla di apparentemente più lontano da Mucha, si potrebbe dire,
di Picasso o Duchamp. Ma le apparentemente classiche
figure femminili di Mucha, con il loro delicatissimo grafismo
e decorativismo, sono tutt’uno con i fenomeni sopra descritti.
Come pure la frequentazione del teatro e della comunicazione
pubblicitaria. L’arte non si accontenta più di parlare a pochi,
iniziati collezionisti, o di comunicare alle masse di fedeli
nelle Chiese. I musei diventano teatro d’arte, come lo diventano
i teatri, le esposizioni internazionali, le fiere, i mercati.
L’arte, quindi, tra fotografia, contaminazioni e industrializzazione
ha perso la sua aura? In alcuni casi sicuramente, ma in questo
calderone Mucha emerge come un magico ponte tra tradizione e
innovazione. Pur essendo completamente dentro la trasformazione
tardo-ottocentesca, come abbiamo appena visto, i suoi spot pubblicitari
dalla tecnica virtuosistica, i suoi polittici di carta che cantano
gemme e stagioni, ore del giorno e fiori, come pure le monumentali
impegnate eroine ceche del periodo tardo conservano, insieme
alla figurazione, il gusto antico per la bellezza, poi bistrattato
e messo in discussione da molti, fino alle esasperazioni somme
di tanto Novecento e dei giorni nostri.
Il Museo Mucha è una perla antica e moderna: nel mare in tempesta
delle trasformazioni artistico-culturali del suo tempo, Mucha
è stato marinaio provetto, che quel mare ha battuto, conosciuto,
amato, ma tenendo sempre lo sguardo fisso sull’orizzonte antico,
quello della forma, della perfezione, del senso assoluto del
bello.
Museo Mucha
Indirizzo: Kaunický Palác, Panská 7, 110 00 Praga
Orari: aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18
Telefono: +420 224 216 415
Ostelli Praga
Ostelli Repubblica
Ceca Hotel
Praga
Hotel Repubblica
Ceca
Carte
de Prague
Karte
von Prag
Mapa
Praga
Map
of Prague
Carte de la
republique tchèque
Karte
Tschechisches Republic
Mapa
República Checa
Map of the Czech Republic
|