Ponte dei Sospiri a Venezia
Il Ponte dei Sospiri
collega il Palazzo Ducale con il Palazzo delle Prigioni
(antiche carceri). Prende il nome dal XIX secolo,
dopo la visita di alcuni poeti europei che romanticamente immaginavano l'ultimo
respiro dei prigionieri che, rassegnati, vedevano per l'ultima
volta il mondo prima della loro attesa alla
giustizia. Alcuni attribuiscono il nome a Giacomo Casanova, il quale, dopo il suo
arresto nel 1755 (era accusato di massoneria e di propaganda antireligiosa),
ebbe anch'egli modo di attraversare il ponte. Costui fu uno dei
pochi che riuscì a fuggire dopo 15 mesi dalla sua incarcerazione,
ritornò a Venezia solo 20 anni dopo. |
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Il ponte si trova lasciando la
Piazzetta di San Marco
e svoltando a destra lungo il molo principale prospiciente il
Palazzo
Ducale. Qui ci si può fermare per qualche foto
sull'antichissimo Ponte della Paglia da cui si ha una
visuale perfetta sul Ponte dei Sospiri, senza dubbio uno dei
luoghi più fotografati di Venezia. La costruzione fu voluta dal doge Marino Grimani, di cui porta
lo stemma, nel 1602, per collegare Palazzo Ducale all'edificio
delle Prigioni Nuove. Le prigioni nuove furono fatte
costruire dopo il 1580 da Antonio da Ponte (il
progettista del
Ponte di Rialto),
in un palazzo separato da Palazzo Ducale dal cosiddetto rio di Palazzo,
anticamente chiamato Palazzo delle Prigioni, e sostituirono
quelle vecchie risalenti al secolo XI, che si trovava nel Palazzo Ducale,
dove il Consiglio dei Dieci (uno dei massimi organi di
governo della Repubblica di Venezia dal 1310 fino alla sua
caduta, avvenuta nel 1797) raccoglieva i prigionieri.
Il Ponte dei Sospiri, costruito in pietra bianca d'Istria,
nasconde completamente due corridoi separati da un muro che
collegano le Prigioni, l'uno diretto alle Sale dei Magistrati
situate al piano nobile del Palazzo Ducale, l'altro alle Sale
dell'Avogaria e al Parlatorio. Ciascun corridoio è poi collegato
alla scala di servizio che dai Pozzi porta fino ai Piombi.
Il ponte, in stile barocco, è al primo piano, pensile e tutto
chiuso. Progettato "aereo" dall'architetto Antonio Contin per
offrire la massima sicurezza contro ogni tentativo di fuga,
doveva servire per far transitare i carcerati dalle prigioni
alle stanze dei magistrati, dove dovevano essere processati.
Universalmente noto, il ponte deve la denominazione alla
letteratura romantica che vi vedeva il luogo dell'ultimo momento
di struggimento per quell'incantevole paesaggio che appariva al
prigioniero dalle finestre del ponte che lo consegnava al
carcere.
Per tradizione popolare, si dice che il Ponte dei sospiri abbia
questo nome perché in esso transitavano i condannati o i
detenuti in attesa di giudizio, i quali potevano vedere la luce
del giorno e il bellissimo panorama del bacino e della laguna
per l'ultima volta, sospirando quindi per la terribile
detenzione che li aspettava nelle durissime celle della
Serenissima.
Come detto anche Giacomo Casanova che fu imprigionato
nelle Prigione Nuove, attraversò il ponte facendo sospirare
chissà quante spasimanti: egli fu anche l'unico prigioniero che
riuscì a fuggire dalla prigione veneziana.
Il Ponte dei Sospiri ha ispirato anche molti artisti e
letterati, tra i quali Edgar Allan Poe (il ponte è
infatti citato ne L'appuntamento) ed è stato citato in
innumerevoli romanzi, tra i quali recentemente Inferno di
Dan Brown, e il pittore Mikhail
Vrubel (il suo dipinto II Ponte dei Sospiri è
conservato alla Galleria Tretyakov di
Mosca).
Una credenza popolare, molto turistica, legata al Ponte dei
Sospiri dice che due persone che si amano avranno la
felicità eterna baciandosi al tramonto su una gondola sotto
ponte. In ogni caso gli innamorati affollano il monumento che grazie alla sua predisposizione alla privacy,
rappresenta il luogo ideale per un appuntamento romantico.
I "sospiri" tuttavia non erano ne delle persone che lasciavano
la libertà per le anguste prigioni veneziane (non dissimili da
tutte le altre prigioni dell'epoca), ne per i sospiri di amore
di qualche innamorata, quanto per i lamenti di angoscia dei
detenuti che languivano e morivano facendo riecheggiare tutto
attraverso le strette finestre che si affacciavano sul canale.
Le celle più tremende non erano quelle a livello dell'acqua, che
spesso durante l'acqua alta si allagavano con i prigionieri
dentro, ma quelle attigue all'ultimo piano del palazzo, chiamato
"I piombi" per via del tetto costituito da lastre di
piombo, che le rendevano un vero e proprio inferno bollente
d'estate e un luogo gelido d'inverno.
Ci sono altri altri ponti dei sospiri in giro per l'Europa, come
quelli di
Oxford e
Cambridge in Inghilterra,
Stoccolma in Svezia e
Francoforte in Germania.
Oggi, alcuni associano erroneamente un'immagine romantica a
questo ponte, i cui sospiri si riferiscono a quelli degli
innamorati. Ecco perché le coppie vengono a baciarsi qui durante
i loro giri in gondola. Questa visione romantica è dovuta in
particolare al poema di Lord Byron, "Il pellegrinaggio
del giovane Aroldo", pubblicato nel 1812, in cui descrive le
sue emozioni alla vista di questo monumento:
"Ero a Venezia sul Ponte dei Sospiri
Un palazzo da un lato, una prigione dall'altro
vidi uscire dall'onda la sua struttura sorgere
Sembra provenire dalla bacchetta del mago."
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