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Palazzo Marino a Milano
  
Palazzo Marino, oggi sede del comune di
Milano, è
oggi uno tra più bei palazzi fatti costruire da una committenza privata
nel capoluogo lombardo. Nel 1557 il banchiere genovese Tommaso Marino.
che allora aveva 83 anni (morirà a 97)
fece costruire la sua dimora dal famoso architetto di
Perugia
Galeazzo Alessi appositamente fatto arrivare da
Genova dove aveva
eseguito numerose committenze. La famiglia Marino fu i principali
finanziatori dell'imperatore Carlo V per il
finanziamento delle guerre con la Francia per il
controllo della penisola italiana e delle casse
dell'impero spagnolo, oltre che della Stato della
Chiesa.
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Per via di prestiti non rimborsati e delle immense fortune sperperate per la
costruzione del palazzo milanese e nell'acquisto di feudi nel Mezzogiorno
iniziò un lento declino. E' incredibile pensare che un edificio così
imponente sia stato eretto come abitazione privata, sia pure di un ricco
nobile. Meravigliano ancora di più le motivazioni che, si racconta,
supportarono la decisione di costruirlo da parte di Marini. Sembra, infatti,
che il ricchissimo conte, fosse stato snobbato da un nobile veneziano della
altrettanto ricca famiglia Corner che si era opposto alla richiesta di
matrimonio per la sua bellissima figlia da parte dell'anziano banchiere
genovese. Quello che fece arrabbiare ancora di più Marini era che Corner
sostenne anche che sua figlia non avrebbe mai potuto vivere a Milano poiché
non esisteva palazzo in città degno del suo rango.
L'orgoglio ferito fece si che Marini per prima cosa scegliesse uno dei
migliori architetti in circolazione, Galeazzo Alessi. Come seconda
cosa, il banchiere genovese organizzò il rapimento della fanciulla.
Successivamente, avviò la trattativa per il consenso alle nozze. Si racconta
che il progetto appariva estremamente grandioso, una reggia come ne se ne
erano mai viste, e tanto costoso di conseguenza, per il fatto che l'Alessi,
già impegnato in altri progetti e non potendo rifiutarsi, aveva pensato di
presentare un progetto talmente imponente da essere considerato dal
committente come irrealizzabile. Ma non batté ciglio e accettò, senza
pensare ai soldi e senza badare alle invidie e alle maledizioni dei
concittadini milanesi. Maledizioni che, a quanto pare, colpirono il segno:
il palazzo non venne finito; il conte, in un impeto di follia, ammazzò la
moglie da poco sposata; successivamente dilapidò ogni suo avere e, dopo la
sua morte, il palazzo finì per essere requisito dal governo spagnolo, non
riuscendo gli eredi a sostenere i debiti contratti.
Il vasto, squadrato corpo di fabbrica
progettato dall'Alessi presenta, nei lati prospicienti le odierne Piazza San
Fedele, via Case Rotte e Marino, la ricerca accurata di un ritmo decorativo.
Queste facciate assommano diversi elementi distribuiti su tre ordini: al
pianterreno, finestre a bugnato rustico intervallate da colonne doriche e,
al primo piano, pilastri ionici ornati da teste leonine e finestre dai
timpani spezzati. Al secondo piano invece il movimento è dato dalle potenti
erme che reggono il cornicione, mentre una balaustra forata chiude le
facciate. La prima pietra di palazzo Marino fu posta nel 1558, ma i lavori
andarono davvero per le lunghe dato che nel 1572 documenti dell'epoca
attestano che in quell'anno solo la facciata su piazza San fedele poteva
dirsi ultimata.
Nel
1563 Tomaso Marino aveva 88 anni e una ricchezza spropositata, basata su
crediti non sempre esigibili e stimata nell'ordine di due milioni di scudi
d'oro. Il suo Palazzo, del tutto inusuale per Milano, gareggia con le
migliori corti dell'intera cristianità. Il cortile d'onore, miracolosamente
scampato ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, si sviluppa su due
livelli e un loggiato, ornato da ricchi bassorilievi: al piano nobile sono
raffigurati episodi delle Metamorfosi di Ovidio e la celebrazione
dell'amore, a quello inferiore le Imprese di Ercole e il trionfo
dell'eroismo. Il cortile divenne ben presto teatro di tragici eventi;
nel 1563 Andrea, il secondogenito quattordicenne di Marino, uccide un servo
del fratello Nicolò che, due anni dopo, ammazza la bella moglie
spagnola per gelosia. Cresciuti in mezzo al lusso più sfrenato, i figli di
Marino sono viziati e prepotenti; ogni giorno incrociano nel Palazzo decine
di sgherri al servizio dell'azienda, usi a ogni violenza contro i poveri
debitori. Dopo il fattaccio, Andrea si costituisce, paga una cauzione di
25.000 scudi (il valore di un immobile di prestigio dell'epoca) e ottiene
gli arresti domiciliari. Di Nicolò, invece, si perdono le tracce e il padre
lo disereda.
Alla
morte di Tommaso Marino all'incredibile età, per quell'epoca, di 97, la
grande prosperità della famiglia subì un profondo tracollo, che sarebbe
culminato nel 1577 col pignoramento da parte dell'amministrazione pubblica
dello stesso palazzo, a saldo dei numerosi debiti contratti. Il Palazzo
Marino venne pignorato dall'amministrazione pubblica (nel periodo
dell'occupazione spagnola) che nel 1632 decise di venderlo agli eredi del
banchiere Emilio Omodei. Quest'ultimo, considerato l'uomo più ricco
di Milano (c'era addirittura un proverbio in città che diceva Avessi
l’entrata di Emilio
Omodei),
accusato di aver fornito di nascosto risorse economiche ai Savoia era stato
arrestato nel 1626 morendo in carcere. Le accuse si rivelarono poi false.
Forse l'amministrazione pubblica milanese, che aveva era in debito non
indifferente con Omodei, cercò un pretesto per non onorare il prestito. I
nuovi proprietari non non abitarono mai nell'edificio che continuò cosi ad
essere chiamato dei Marino. Nel Luglio 1781 per la somma di 250 mila lire il
palazzo tornò nelle mani dello stato che, dopo una serie di necessari
restauri, diventò sede della Regia Camera dei Conti, della Tesoreria. del
Dazio Grande e della Cassa
Imperiale del Banco di Vienna. Uffici che rimasero funzionanti anche
durante il regno d'Italia affiancati dal Ministero delle Finanze dal
Pubblico Tesoro e dalla Dogana.
Nel
1848, dopo le Cinque giornate di Milano, il palazzo divenne sede
del Governo provvisorio della Lombardia. Il primo incontro di Giuseppe
Garibaldi e Carlo Cattaneo (1801-1869) durante la resistenza agli
austriaci avvenne con ogni probabilità sul finire del 1848, proprio a
Palazzo Marino, per una riunione indetta dal Comitato di pubblica difesa per
concertare l'estrema resistenza delle città lombarde contro gli occupanti
stranieri.
Liberata
la Lombardia dagli Austriaci nel 1859, il palazzo passò dalla proprietà
dello stato a quella del comune tramite una permuta tra Stato e Comune tra
il palazzo del Broletto Nuovissimo e Palazzo Marino. Il 19 settembre 1861 con il sindaco Antonio Beretta, Palazzo Marino divenne
ufficialmente sede del Comune, mentre le funzioni fiscali fino ad allora
presenti nel palazzo si trasferirono nel Broletto.
La fronte del Palazzo su Piazza della Scala è opera del restauro stilistico
di Luca Beltrami (1886-1892), che ha completato la sistemazione
dell'arco, iniziata nel 1858 e proseguita con l'apertura della Galleria
Vittorio Emanuele II nel periodo 1865-72. All'interno del palazzo,
fedelmente rico-struito dopo i bombardamenti del 1943, si è mantenuto il
cortile d'onore a doppio loggiato, con colonne binate nella parte inferiore
e larghi pilastri con nicchie nella parte superiore, dove è profusa una
ricca decorazione.
Al
suo interno Palazzo Marino è ricchissimo di decorazioni, volute dal suo
primo proprietario, come quelle del cortile che richiamano le vicende di
Ercole e altri episodi mitici ispirati alle Metamorfosi di Ovidio,
probabilmente opera degli stessi bravissimi scalpellini al tempo attivi
nella vicina fabbrica del Duomo. Nella splendida "sala Verde", dove un tempo
venivano celebrati i matrimoni civili, nacque nel 1575 Marianna De Leyva,
nipote di Tommaso Marino, futura suor Virginia, conosciuta come la "Monaca
di Monza" nei Promessi sposi di
Alessandro Manzoni. Bellissima è
anche la Sala Alessi, oggi salone di rappresentanza.
Palazzo Marino
Milano
Piazza della Scala, 2, 20121 Milano
Tel: 02 8845 0000
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