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Alessandro Manzoni - Biografia e opere
Ancora oggi Alessandro Manzoni
è un nome iconico della cultura italiana, il primo riferimento quando si
pensa al romanzo italiano, il passaggio obbligato di quasi tutti i giovani
italiani impegnati nello studio, che prima o poi, si imbattono nella sua
figura, attraverso i Promessi Sposi, un simbolo nazionale, che subito
fa venire in mente suggestioni risorgimentali e un orgoglio di popolo,
troppo spesso dimenticato.
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La lunghissima vita di Alessandro Manzoni che spazia per quasi un
secolo (Milano, 1785 – 1873) si incrocia tra le conseguenze della
Rivoluzione Francese, le vette del Romanticismo, di cui lo stesso
Manzoni fu tra i maggiori protagonisti, e le vicende risorgimentali
italiano, che in qualche modo "romantico", forse inaspettato per altri stati
e sicuramente avventuroso riuscirono al creare lo Stato in cui ancora
viviamo. Per Manzoni, non ci fu sono solo la paternità del romanzo italiano,
che riuscì a rimettere in pari la letteratura italiano con il resto
d’Europa. La sua è un’opera, durante tutta la sua carriera si sviluppò in
modo estremamente complesso: dal classicismo degli esordi − che impressionò
Monti e Foscolo − alle tragedie ammirate da Goethe; dai saggi storici e
politici fino agli scritti sull’unità della lingua, su cui cui ancora
lavorava a pochi giorni dalla morte.
Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785, sua madre è Giulia
Beccaria moglie del Conte Pietro Manzoni. Quando a 7 anni i
genitori si separano la madre va a
Parigi,
Alessandro resta affidato al padre e trascorre 10 anni in collegio (a
Merate e a
Lugano).
Nel 1805 si trasferisce a Parigi e scrive l'ode In morte di Carlo
Imbonati dedicata al compagno di vita per molti anni della madre. Due
anni dopo alla morte del padre incontra Enrichetta Blondel,
calvinista,. La sposerà dopo pochi mesi e, nel 1810, rientrati a Milano si
convertiranno entrambi al cattolicesimo.
Nel 1815 Napoleone viene sconfitto nella
Battaglia di Waterloo, subito dopo la chiusura del
Congresso di Vienna. Nel 1819 il pittore inglese William
Turner viaggia per la prima volta in Italia. Due anni dopo Manzoni
scrive le odi risorgimentali Marzo 1821 e il 5 maggio
sulla morte di Napoleone avvenuto quell'anno nell'isola atlantica di Sant'Elena.
Quello stesso anno comincia il manoscritto noto come è Fermo e Lucia
è una prima versione dei Promessi Sposi che usciranno nel 1827. Nel
periodo 1829-30 escono Il rosso e il nero di Stendhal e i
primi romanzi di Balzac e va in scena l'Ernani di Victor
Hugo nel 1833. Manzoni resta vedovo sempre nel 1833 e due anni dopo
sposa Teresa Borri. Nel corso della sua vita perderà, oltre alle due
mogli, 8 dei 10 figli.
L'edizione definitiva dei Promessi Sposi esce nel periodo 1840-42
dopo una lunga revisione di carattere soprattutto linguistico. Nel 1848
scoppiano in tutta Europa rivolte contro le potenze della restaurazione e
tra queste le Cinque Giornate di Milano.
Nel 1862 Manzoni è chiamato a presiedere la commissione per l'unificazione
della lingua italiana. Muore a Milano il 22 maggio del 1873 a 88 anni.
La moglie del Manzoni morì nel 1833; anche la sua seconda moglie e la
maggior parte dei suoi figli lo precedettero. Queste calamità approfondirono
piuttosto che distruggere la sua fede. Venerato dagli uomini del suo tempo,
Manzoni fu nominato senatore d'Italia nel 1860. Un ictus seguì la morte del
figlio maggiore nel 1873, morì nello stesso anno e fu sepolto con un
funerale di stato. Oggi è sepolto nel
Cimitero Monumentale di Milano.
Quante storie ci sono al mondo tra film, romanzi, serie TV, videogiochi.
Sembra che oggi per esistere tutto deve essere trasformato in storia,
prodotti, persone e notizie.
Alessandro Manzoni invece ha scritto una sola storia e con questa ha
cambiato tutto. Tutto ciò che Manzoni ha scritto prima ha contribuito alla
costruzione del suo grande romanzo, e il romanzo a sua volta si ramifica in
mille direzioni. I Promessi Sposi e il suo autore finiscono per
essere, la figura centrale, più di Leopardi, di quel fenomeno così italiano
che è la congiunzione tra Risorgimento e Romanticismo.
Dopo l'esperienza rivoluzionaria e Napoleonica l'Europa e l'Italia non sono
più la stessa cosa. L'Anciem Regime, l'antico regime è finito, ma è
anche e soprattutto nel campo culturale e letterario che avvengono degli
sconvolgimenti radicali, la cui più importante forma è quello che oggi si
chiama "romanticismo", nelle sue varie articolazioni nel primo Ottocento.
Poi c'è anche la questione dell'eredità illuministica.
Manzoni, è uno scrittore romantico ma bisogna tenere presente le sue origini
familiari che risalgono alla grande tradizione dell'illuminismo milanese:
Cesare Beccaria, i fratelli Verri, Giuseppe Parini. La
madre di Manzoni è Giulia Beccaria figlia di Cesare Beccaria e
Beccaria è l'autore di Dei delitti e delle pene la celebre denuncia
circa le modalità di accertamento dei delitti e sulla pena di morte. Il
padre legale di Alessandro e il conte Pietro Manzoni ma il padre naturale
quasi certamente è Giovanni Verri fratello minore di Pietro e Alessandro
Verri. I Verri animarono due importanti spazi di rinnovamento culturale a
Milano, l'Accademia dei Pugni e la rivista Il Caffè. Infine,
per concludere l'"accerchiamento" illuminista di Alessandro Manzoni, quando
i genitori di quest'ultimo si separarono (aveva 7 anni), sua madre divenne
la compagna di Carlo Imbonati, allievo di Giuseppe Parini, autore di una
raffinata satira dell'aristocrazia. Il poemetto Il Giorno che
denunciava, attraverso la satira, l'aristocrazia decaduta di quel tempo.
Tutti temi tipicamente illuministici che si ritrovano anche nei Promessi
Sposi.
Alessandro cresce nei collegi dei preti ma ha idee poco adatte a quell'ambiente,
idee giacobine idee da rivoluzionario. Si tagliò il codino aristocratico e
anche dopo non amerà mai venire chiamato conte. Forse Carlo Imbonati è il
padre che lui avrebbe sempre voluto avere. Quest'ultimo lo invita a Parigi,
dove vive con Giulia Beccaria. La capitale francese è anche la città della
"Rivoluzione" e dell'impero napoleonico. Manzoni, allora ventenne,
nonostante il fatto che di lì a poco Imbonati improvvisamente muoia, si
trasferisci a Parigi raggiungendo la madre, restando in quella città 5 anni.
Una delle prime cose che fa a Parigi è quella di scrivere una poesia in cui
immagina che Imbonati, apparsogli in sogno, come un padre, gli dia consigli
di vita. Versi che sintetizzano l'ideale di vita di Manzoni, come uomo e
come letterato: cercare di comprendere profondamente (sentir),
rispettare e interpretare (meditar) la realtà, avere a abitudini
semplici (di poco /esser contento), non distogliere lo sguardo
dall'obiettivo che ci si prefigge (non torcer gli occhi), rimanere
onesti nelle azioni (la mano) e nei pensieri (la mente),
sperimentare con moderazione (quanto ti basti/ per non curarle) le
cose del mondo, non sottomettersi mai (mai servo) e opporsi sempre (non
far tregua) a chi si comporta da vile, non tradire mai la Verità, (santo
vero), non pronunciare parole che esaltino il vizio e deridano la virtù.
Nel 1807 Alessandro incontra Enrichetta Blondel una sedicenne di
famiglia calvinista. Si sposano con rito calvinista, ma nel 1810 Manzoni si
converte al cattolicesimo e con lui la moglie e la madre. Da quel momento in
poi saranno seguiti da sacerdoti cattolici di orientamento giansenista. Il
giansenismo che risale al XVII secolo offre dei punti di contatto con
il calvinismo, poiché considera l'uomo integralmente peccatore e ammette la
salvezza solo per predestinazione divina ed esige dai fedeli una morale
rigorosa. Questa era una sfida dell'idea di progresso storico, ed è
probabile che Manzoni ne sia stato in parte influenzato.
Più o meno nello stesso periodo della conversione al cattolicesimo Manzoni
inizia a soffrire di fobie e di altri disturbi nervosi che lo
accompagneranno per il resto della sua vita: l'agorafobia, la paura
di stare all'aperto di stare in pubblico di trovarsi in mezzo alla folla è
legata anche a degli episodi particolari della sua esistenza che sono stati
interpretati in modo vario e diverso. Si è risalito ad una motivazione
psicanalitica per via di tutta la complessità del suo rapporto col padre,
che padre non era, il legame fortissimo con la madre, e anche il modo tutto
particolare con cui concepisce il rapporto con la femminilità. D'altra parte
c'è anche chi, anche in momenti più recenti, ha insistito sulla sua
paura della finzione che poi ha dato luogo al suo abbandono della
letteratura romanzata degli anni dopo i Promessi Sposi.
I Manzoni tornano a Milano e da quel momento in poi, quella sarà la loro
città, se ci eccettuano brevi soggiorni a Parigi e in Toscana. Vivono di
rendita. D'estate passano molto tempo a Brusuglio, nella la villa
ereditata da Carlo Imbonati. Lì, in campagna lo scrittore si sente
tranquillo. Enrichetta gli darà nel corso degli anni 10 e figli e Manzoni
scrive poesie e di teatro.
Con gli anni e con il successo dei Promessi Sposi Manzoni diventa
famoso, il personaggio che tutti conoscono. Il Regno d'Italia lo fa
senatore; accetta ma non va a Roma, resta a Milano e a Brusuglio.
Nella sua lunga vita, durata 88 anni si succedono una lunga catena di lutti
Manzoni. Quasi tutti i suoi figli non gli sopravvivono (8 su 19) e questo
gli farà vivere una straordinaria tensione creativa. Dal 1812 al 1827,
concentra tutta la sua migliore creatività. In particolare tra il 1820 e il
1823 pubblica Il Conte di Carmagnola, Adelchi le odi Marzo
1821, il 5 Maggio e la Pentecoste.
Nel 1820 scrive in francese il saggio di poetica Lettera al signor
Chauvet riguardo l'unità dei tempi e dei luoghi nella tragedia diretto
al critico Victor Chauvet come risposta alle critiche poste da quest'ultimo
nei confronti del Il Conte di Carmagnola. Poi scrive la Lettera
sul romanticismo al Marchese Cesare d'Azeglio nel 1823. Manzoni
scrivendo al padre di Massimo, mette in luce soprattutto quello che ritiene
sia uno dei maggiori meriti del Romanticismo: aver rifiutato la mitologia,
presente in maniera massiccia nella poesia neoclassica. La mitologia,
secondo Manzoni, è negativa da un punto di vista letterario perché consiste
nell’imitazione priva di originalità di un passato ormai lontano che ha
perso significato ai giorni nostri. La mitologia inoltre esprime un’idea del
mondo contraria alla religione cristiana, una morale basata sulla ricerca
del piacere e dei beni materiali e per questo voluttuosa, superba, feroce,
ed egoistica. Del Romanticismo Manzoni invece apprezza e difende la
concezione dell’arte, che deve fornire insegnamenti morali e civili, aprire
la mente e proporre temi legati alla realtà e all’esperienza quotidiana,
accessibili e interessanti a un pubblico il più ampio possibile.
"[...] Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più
esteso, mi sembra poter esser questo: Che la poesia, e la letteratura in
genere debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto, e
l'interessante per mezzo."
Anche nel Fermo e Lucia, la prima versione dei Promessi Sposi
la conversione religiosa innesca una nuova stagione di creatività in Manzoni,
che rifiuta tutto quello che ha scritto prima nella sua vita.
Duomo di Milano, l'eroe dei
Promessi Sposi quando per la prima volta da lontano vede la grandezza
del Duomo, la casa di Dio, dimentica tutti i suoi guai. Si ferma su due
piedi a contemplare la maestosa costruzione di cui aveva tanto sentito
parlare fin da bambino.
Il primo progetto che Manzoni intraprende dopo la conversione sono gli
inni sacri. Dovevano essere 12, dedicati ai momenti più alti dell'anno
liturgico: il Natale, la Resurrezione la Pentecoste e
così via. Lui ci lavora per anni ma ne realizza sono 5. Lo scrittore visse
nella conversione un terremoto interiore. Quella degli inni sacri è poesia
romantica, non è poesia lirica; la religione viene raccontata come qualcosa
che tocca tutti, che cerca tutti, che riguarda tutti.
A Manzoni interessava sempre la dimensione collettiva, anche quando si
concentrava su un personaggi. Pur partendo da una concezione del
Cristianesimo come dialogo con Dio, con la distanza, ma anche la vicinanza
di Dio, quindi in una dimensione fortemente individuale concepisce lo stesso
cristianesimo e la stessa prospettiva del linguaggio letterario della
scrittura come aperta ad una dimensione collettiva. La Pentecoste per
esempio è l'inno sacro dove più esplicitamente si manifesta questa apertura
totale del messaggio cristiano che, partendo da un punto di vista personale
individuale, dall'esperienza di alcuni individui, si allarga alla
partecipazione di una comunità.
Nel 1820 sull'Europa cala la cappa della "Restaurazione". La
Rivoluzione Francese e la sua eredità di libertà e di diritti sono ridotti
in cenere e vengono spazzate via. Ma quel "terremoto" che ha sradicato
l'Antico Regime, non è del tutto finito e all'improvviso qualcosa si muove.
Una rivolta in Spagna, un'altra del Regno delle Due Sicilie e
i due re devono concedere la Costituzione. Nel 1821 tocca il Piemonte, qui i
rivoltosi chiedono ai Savoia qualcosa di più: passare il fiume Ticino
sconfiggere gli austriaci e invadere la Lombardia.
Non se ne farà nulla e la rivolta fallirà ma intanto Manzoni aveva già
scritto l'ode Marzo 1821. una poesia politica davvero straordinaria,
scritta come se la guerra di liberazione fosse davvero scoppiata, come se la
Lombardia fosse stata davvero invasa. Lo scrittore arriva addirittura a
immaginarsi un futuro in cui chi non si è abbattuto nel 1821 si pentirà di
essere rimasto a casa. Anche se l'invasione non c'è mai stata Manzoni sta
immaginando il Risorgimento. E immaginarlo e un modo farlo accadere,
prima o poi.
Quando la rivolta abortisce Manzoni distrusse l'ode, tuttavia la ricordo a
memoria per intero e la pubblicherà molti anni dopo, del 1848, quando
sembreva che la Lombardia potesse essere liberata davvero.
Dio ha una parte fondamentale nella zona finale del testo. Dio è
l'emergere di qualcosa che nella cultura del tempo sta dentro il mito delle
Nazioni. Ma il Dio è nella nelle culture nazionali dell'800 è il dio dei
popoli e il disegno della provvidenza.
Appena due mesi dopo l'ode Marzo 1821 si viene a sapere della morte
di Napoleone, morto nel suo esilio di Sant'Elena e quindi Manzoni scrive
un'altra ode Il Cinque Maggio.
È difficile per noi immaginare e sentire ciò che provavano gli uomini del
primo 800 al pensiero di Napoleone, un'incarnazione talmente estrema
delle potenzialità umane nel bene o nel male da sembrare molto più che una
persona vera.
Per Hegel era l'anima del mondo e
Canova scelse di dargli l'aspetto di un dio
classico, Marte; Marte pacificatore, una bella contraddizione in termini.
D'altronde Napoleone fu l'uomo che riuscì a tenere in sé molte antitesi e
questo Manzoni lo sapeva. Lo scrittore sentì la necessità poetica di fare di
Napoleone una persona, per questo sposò la tesi secondo cui l'Imperatore si
sarebbe convertito in punto di morte, partendo dalla sua esperienza
personale.
Nei Promessi Sposi le cose si complicano ancora di più perché la
risoluzione narrativa di tutta la vicenda e la conversione dell'Innominato.
Nelle vicissitudini della storia la religione è l'unica via di salvezza.
Tragedie manoniane
Lo studio della storia del teatro da parte di Manzoni, in particolare le
opere di
Shakespeare in traduzione francese, risvegliò in lui la possibilità
di perseguire la verità attraverso opere drammatiche basate sul realismo
psicologico. Cercava tragedie plausibili con protagonisti le cui sofferenze
avrebbero fatto meditare lo spettatore sulla vita e sulle forze trascendenti
all'opera dell'uomo. Insistendo sul fatto che tali opere devono scaturire
dalla realtà e dalla storia - non da trame o azioni inverosimili - Manzoni
scrisse due importanti opere teatrali in versi. Il Conte di Carmagnola
(1820) tratta il guerriero italiano del Rinascimento che, ingiustamente
accusato di tradimento, fu condannato a morte. Tuttavia, nel presentare
questo caso di estrema ingiustizia che avrebbe commosso emotivamente lo
spettatore, egli trascurava lo sviluppo del personaggio nel conte. La
prefazione di Manzoni a questa opera offriva uno sfondo storico e
distingueva tra personaggi inventati e personaggi reali nella convinzione
che l'essenza della poesia risiedesse nella ricostruzione delle verità
morali della storia, non nell'invenzione del dettaglio o del personaggio.
Colpevole di aver trascurato le tradizionali unità drammatiche, Manzoni
scrisse una lunga missiva di difesa, "Lettera a M. Chauvet sulle unità di
tempo e di luogo nella tragedia" (1820), in cui sosteneva che tutti gli
ostacoli alla plausibilità di un'opera teatrale (per esempio, l'obbedienza
alle regole classiche) devono essere scartati. La sua opera successiva,
Adelchi (1822), omette i chiarimenti storici, ma Manzoni aggiunge un
commento che fornisce le basi fattuali di questa opera su Adelchi, un
principe longobardo costretto a fare la guerra a Carlo Magno. L'essenza del
dramma riguarda il conflitto interiore del protagonista, combattuto tra il
desiderio di vendetta e la riconciliazione cristiana, un dilemma posto dal
ripudio della principessa Ermengarda, sorella di Adelchi, da parte di
Carlo Magno. Ambientata nel 722-774, questa tragedia, lamentando il
fazionalismo politico, agitò l'opinione pubblica italiana dell'Ottocento
infervorata dalle lotto civili risorgimentali.
La ricerca della verità artistica di Manzoni è testimoniata da numerose
opere teoriche, in particolare dalla lettera del 23 settembre 1823 a
Cesare d'Azeglio, che chiarisce il punto di vista di Manzoni su ciò che
dovrebbe essere il romanticismo. Rifiutando alcuni cliché letterari (tra cui
la presenza di streghe e fantasmi, l'uso idolatrico della mitologia e
l'imitazione servile di scrittori stranieri), Manzoni sviluppa un
romanticismo fondamentalmente religioso nel sentimento e ritiene che lo
studio delle cose reali possa portare alla scoperta di verità storiche e
morali. Questa concezione, molto diversa da quella di altri romantici
europei, avvicinò Manzoni ai realisti della generazione successiva.
I promessi sposi
Manzoni iniziò il suo capolavoro nel 1823 che apparve dopo varie revisioni e
cambi di titolo come I promessi sposi nel 1827. Consapevole delle
carenze linguistiche e di altri difetti, dedicò i tredici anni successivi
quasi esclusivamente alla rielaborazione di questo lungo romanzo, che
raggiunse la sua forma definitiva nel 1840. Quest'opera, in cui Manzoni
assume il ruolo di curatore di un manoscritto scoperto, gli offre ampie
possibilità di ricostruire storicamente le vicende e le circostanze
dell'Italia del primo Seicento, durante il periodo dell'insurrezione
milanese, della Guerra dei Trent'anni e della peste, e di dare
espressione letteraria alla sua visione della storia e dell'uomo.
La trama è costituita dai persistenti tentativi di Lucia e Renzo
di sposarsi nonostante gli ostacoli posti dalla vigliaccheria del loro
parroco, Don Abbondio e dal lussurioso e corrotto nobile
don Rodrigo, le cui macchinazioni separano i giovani amanti e li
espongono a travagli spesso melodrammatici. Un coraggioso frate, Fra
Cristoforo, si fa carico della causa degli amanti e li aiuta in molte
avventure per la loro sicurezza e il matrimonio. Solo alla fine, quando
Manzoni ha dimostrato che una ferma fede in Dio può alleviare le sofferenze
dell'uomo, elimina il malvagio Rodrigo attraverso la peste e permette a
Renzo e Lucia di sposarsi nel loro villaggio natale, dove riprendono la loro
vita interrotta due anni dopo. La rassegnata tolleranza del Manzoni verso i
mali della vita e il suo concetto di religione come massimo conforto e
ispirazione dell'umanità conferiscono al romanzo la sua dimensione morale,
mentre una piacevole vena di umorismo nel libro contribuisce al divertimento
del lettore.
Questo semplice riassunto non può rendere un adeguato tributo alla sottile
ironia manzoniana, all'arguzia satirica, alla conoscenza storica e alla
straordinaria capacità di creare personaggi sia maggiori che minori per
popolano l'universo che egli così credibilmente porta in vita.
Il ruolo importante di Manzoni nelle letteratura italiana deriva dalla sua
scoperta di una lingua di prosa nazionale, dalla sua creazione del primo
romanzo italiano moderno e dal suo dare espressione letteraria ai nascenti
ideali nazionalistici durante il periodo risorgimentale. Fu spinto
dall'impulso patriottico di forgiare un linguaggio che fosse accessibile a
un vasto pubblico di lettori piuttosto che a una ristretta élite. Questi
trionfi mettono in ombra le polemiche che circondano le interpretazioni
della religione e della società in quest'opera, in cui Manzoni riesce
davvero a cogliere l'essenza spirituale di quell'Italia che si stava
formando. L'edizione finale de I promessi sposi (1840-42), resa in
prosa chiara ed espressiva, purgata da ogni forma retorica antiquata,
raggiunse esattamente il tipo di pubblico a cui aveva puntato, e la sua
prosa divenne il modello per molti successivi autori italiani.
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