Quella volta a Berlino
Nel 1984 ero fortemente
attratto dall'idea di affermarmi nel campo professionale, come direttore
d'orchestra. I miti, gli esempi da seguire erano ( oltre il M° Ferrara di
cui fui allievo ) i direttori d'orchestra più famosi: Berstein, Metha,
Muti,
Abbado, Solti, nonché Karajan naturalmente. Quindi l'occasione che mi si
presentò, di poter assistere al concerto della Filarmonica di Berlino
diretta da Karajan, fu colta al volo dal sottoscritto. |
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Avrei potuto vedere da vicino il direttore
d'orchestra che più di ogni altro in quel tempo, ne
rappresentava l'essenza carismatica e sapienzale. Per me, giovane aspirante
direttore d'orchestra, era un'occasione da non perdere e che consideravo
necessaria per il mio apprendistato. L'importanza dell'evento, oltre
naturalmente alla particolarità del concerto stesso, che vedeva sul podio il
M° Karajan con la Filarmonica di Berlino nell'esecuzione della Messa in si
minore di J.S. Bach era, la conferma, con quel concerto, dell'avvenuta
riconciliazione fra Karajan e l'orchestra, dopo le disavventure ed i
contrasti polemici fra loro.
A parte ciò, per quanto mi riguardava,
l'importante era essere là, presente ed attento, curioso e felice del
"momento musicale" cui sarei stato partecipe. L'impressione fu profonda, la
figura di Karajan così minuta, così fragile, in contraddizione con ciò che
per anni il mito aveva prodotto nella mia mente, lo ricollegava
immediatamente all'altra figura che in quegli anni seguivo con ammirazione,
cioè il M° Ferrara anch'esso in conflitto con la precarietà del corpo. Una
precarietà del corpo che sul podio, spariva completamente, rivelando invece,
in quel gesto ampio delle braccia, tutta la sapienza e l'esperienza
direttoriale di una vita. Se, cantanti e coro in quell'occasione non
brillarono di perfezione (l'intonazione non era controllata doverosamente)
non altrettanto posso dire dell'orchestra che, non deludendo le mie
aspettative, si rivelò fra le tante dell'epoca, essere la migliore in
assoluto. Avevo avuto la possibilità di sentire "dal vivo" le migliori
orchestre del mondo, soprattutto al Teatro alla Scala e, non vi erano dubbi,
la migliore orchestra del mondo era la Filarmonica di Berlino. Una sola cosa
voglio qui ricordare a proposito della bravura e del livello raggiunto da
questa orchestra, gli archi, in particolar modo tutti i violini che, dal
primo all'ultimo erano in simbiosi l'uno con l'altro, il modo di legare, di
fraseggiare, di "tirare l'arco" era ciò che si può definire: "perfezione".
Probabilmente la bravura dei singoli, ma soprattutto lo studio costante ed
attento, proprio per ottenere e raggiungere questa omogeneità orchestrale, è
stata la qualità che più ho apprezzato in quell'orchestra. Qualità di suono
che ritrovai anche nell'acustica stessa della Sala, quando tutto il pubblico
in un'ovazione per direttore e orchestra, si esplicò con gli applausi. La
"qualità" degli applausi... il loro suono era...unico, la sala, l'acustica,
ne rifletteva la peculiarità intrinseca...a parte queste sensazioni
sensoriali, il concerto fu memorabile, aver toccato con mano, o meglio,
l'aver sentito e visto direttamente Karajan e la sua orchestra, fu la
riconferma di quel livello ideale che andavo cercando.
Tratto dal sito personale di Angelo Iotti
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