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Badia Fiorentina
La Badia Fiorentina è una delle più importanti chiese di Firenze,
fondata nel 978. Dante ne parlò nella sua Divina Commedia,
citandone il campanile esagonale nel 'il Paradiso', mentre
Boccaccio qualche tempo dopo vi tenne un ciclo di letture
proprio sull'opera dantesca. Secondo lo stesso Dante, nell'opera
la Vita Nuova, il poeta incontrò Beatrice Portinari
durante la celebrazione di una messa (secondo altri storici
tuttavia l'incontro è legato alla Chiesa di Santa Margherita
de' Cerchi, anche nota come chiesa di Dante, situata
a pochi passi dalla piazzetta della Casa di Dante
e nelle vicinanze della Badia).
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Badia in fiorentino significa
abbazia e l'antica
struttura conserva tutte le caratteristiche proprie di un monastero
benedettino, nato accanto all'antica chiesa di Santo Stefano
venduta a suo tempo a Willa di Toscana, madre di Ugo
di Toscana, la cui tomba ?
riccamente decorata da
Mino da Fiesole ?
è
conservata all'interno della chiesa sin dall'anno 1001. Ogni
21 dicembre viene celebrata ancora oggi una messa solenne di
suffragio in suo onore. All'interno della chiesa è custodito
il bel dipinto di Filippino Lippi, Apparizione della
Vergine a San Bernardo (1485). Non si manchi la visita del
Chiostro degli Aranci, costruito nel XV secolo e così
chiamato perché un tempo i monaci usavano coltivare gli aranci
(all'interno si apprezza un bel ciclo di affreschi).
Il
complesso architettonico della Badia Fiorentina, antico centro
di intensa attività religiosa e culturale, è oggi quasi nascosto
dalle profonde modifiche urbanistiche attuate in questa parte
della città nel Medioevo e in età moderna. Esso si presenta come
il risultato di una plurisecolare trasformazione seguita ad
alterne vicende di splendore e di decadenza. Quando nel 978 la
marchesa di Toscana, Willa, ne promosse la costruzione,
il monastero benedettino venne a inserirsi nell'estrema
periferia della città, addossato alla parte orientale delle mura
più antiche. Il marchese Ugo, figlio di Willa, confermò e
aumentò considerevolmente le donazioni materne tanto da essere
poi ritenuto il vero fondatore del complesso. La topografia
attualmente incerta dei primitivi edifici fu condizionata, oltre
che dalle adiacenti mura cittadine e da alcune vie dalla
presentente Chiesa di Santo Stefano, trasformata successivamente
in cappella esterna, sotto il patronato della famiglia
Pandolfini.
Scavando
sotto il pavimento dell'attuale chiesa, in occasione dei
rifacimenti secenteschi, si rinvennero le fondamenta di tre
absidi della chiesa di Willa che ne consentirono l'ipotetica
ricostruzione. Tra i fatti più salienti dell'evoluzione
urbanistica, che determinò le continue mutazioni di questo
complesso, ci fu la costruzione di una nuova cinta muraria a
Firenze nel 1172, che offrì la disponibilità di nuovi terreni.
La ristrutturazione della chiesa della Badia attuata nel 1284-85
fu affidata, presumibilmente, ad Arnolfo di Cambio, che
mantenne il primitivo orientamento con la facciata a ovest, ma
allineò la parete perimetrale delle absidi all'andamento obliquo
delle mura della città, creando un presbiterio rialzato diviso
in tre cappelle con volte a crociera e archi d'accesso ogivali.
La facciata gotica è ancora visibile al di sopra delle
costruzioni posteriori addossate alla parte sottostante. A
partire dal 1415, dopo un lungo periodo di decadenza, la Badia
fu oggetto di attente cure riformatrici da parte dell'abate
Gomezio che la forni di nuovi arredi liturgici e di una
ricca biblioteca.
Nel
1432 Cosimo il Vecchio de' Medici propose di ampliare la
Badia dilatandone il perimetro fino a
Piazza della Signoria e incaricò il
Brunelleschi della progettazione. I monaci preferirono
invece proseguire direttamente i lavori iniziati in quell'anno
nella zona a sud-ovest della chiesa e protratti per circa un
decennio per mano di celebri maestri tra cui primeggia
Bernardo Rossellino. Alla fine del terzo decennio del
Quattrocento furono intrapresi altri lavori nella zona
nord/nord-est. Con il patrocinio di Giovan Battista
Pandolfini, la cui famiglia aveva arricchito la Badia nel
secolo precedente, Benedetto da Rovezzano diresse i
lavori nell'area compresa tra le attuali vie del Proconsolo e
Dante Alighieri per realizzarvi l'atrio a
portico
arricchendo in particolare di elementi decorativi l'accesso
sulla via del Proconsolo. Serafino Casolani, divenuto
abate nel 1624, vincendo le opposizioni delle famiglie patrone
della chiesa che manteneva ancora la sua struttura trecentesca,
decise di trasformarla completamente. Con questi pesanti
interventi l'accesso sul fianco nord assunse funzione di
facciata al posto di quella a ovest definitivamente chiusa e
occultata. La pianta della chiesa venne trasformata da croce
latina in croce greca; l'altar maggiore venne spostato da est a
sud quale divisorio tra l'estremità della crociera e il nuovo
coro absidato, procedendo anche all'abbattimento della
biblioteca cinquecentesca per costruire la sagrestia.
Mentre
già nel 1631 venne compiuto il ricco soffitto ligneo che cela
quello gotico a capriate, il completamento definitivo delle
parti architettoniche si protrasse fino al 1663, ma anche nei
secoli successivi furono adottate ulteriori trasformazioni
peggiorative. Il patrimonio artistico ancora in loco, a iniziare
dalla originaria parete absidale arnolfiana prospiciente la via
del Proconsolo, ci offre l'ampio portale di accesso sulla via
medesima eseguito nella bottega di Benedetto da Rovezzano
alla fine del Quattrocento. La struttura architettonica
impreziosita dal motivo araldico del delfino, emblema della
famiglia Pandolfini, si completa con la lunetta nella quale è
inserita la Madonna col Bambino in terracotta invetriata
bianca e azzurra opera di Benedetto Buglioni.
Da
questo portale si accede al portico a cinque campate antistante
la Cappella dei Pandolfini, commissionato allo stesso
Benedetto da Rovezzano assieme alla cappella che, con le
altre opere di questo maestro, costituisce un esemplare
complesso di architettura fiorentina del primo Cinquecento. Il
campanile esagonale su pianta quadrata con quattro ordini di
bifore, coronato da doppio giro di archetti e da una cuspide, è
uno degli elementi più significativi in un contesto
architettonico suggestivo comprendente il Bargello e Palazzo
Vecchio. Edificato una prima volta nei primi anni del Trecento,
fu ricostruito nel 1330 dopo essere stato abbattuto per circa la
metà durante una sommossa popolare. Dopo una pesante
manomissione attuata alla fine del Settecento si è tentato di
ripristinarne le forme originarie con il restauro del 1900.
La chiesa conserva ancora una cospicua dotazione di opere
d'arte. Nel corso di recenti restauri al soffitto barocco è
tornata alla luce, sulla parete interna dell'originaria
facciata, gran parte della decorazione ad affresco con
sovrapposti interventi pittorici dei secoli XV e XVIII. Sulla
parete sinistra, vicino all'ingresso, è appesa l'Apparizione
dello Madonna a San Bernardo di Filippino Lippi
eseguita fra il 1482 e il 1486 per la Cappella di Piero del
Pugliese, effigiato nel dipinto. Quest'ultimo,
originariamente situato nel Monastero cistercense di Santa
Maria alle Campora, fu trasferito alla Badia in occasione
dell'assedio del 1530 ad opera delle truppe imperiali di Carlo
V.
A destra dell'ingresso si trovano il monumento sepolcrale di
Giannozzo Pandolfini a forma di arcosolio, della bottega
del Rossellino, e il dossale d'altare di Mino da Fiesole
(1464- l 470) recante, entro nicchie conchigliate, la Madonna
con il Bambino benedicente e i SS. Leonardo e Lorenzo.
All'inizio
dell'attuale braccio destro della crociera è la tomba
di Bernardo Giugni di Mino da Fiesole, del 1466, con la
figura giacente del defunto e la Giustizia, che ripete lo
schema dei monumenti eseguiti dal Rossellino in
Santa Croce per l'umanista Leonardo Bruni e
da Desiderio da Settignano per Carlo Marsuppini. Segue la
barocca Cappella di San Bernardo chiamata così per la lunga permanenza che vi ebbe
l'omonima tavola di Filippo Lippi, con la volta affrescata da
Vincenzo Meucci
e la pala d'altare raffigurante San Mauro che risona gli
storpi, di Onorio Marinari, che completa l'iconografia della
volta.
Il monumentale organo che sovrasta la fronte della
cappella e fa riscontro alla cantoria del braccio opposto è
opera di Onofrio Zefferini da
Cortona, che lo terminò il
6 luglio 1558. Nell'altare della, cappella a destra della
maggiore si trova il dipinto di Mirabello Cavalori raffigurante la
Pentecoste. A Giandomenico Ferretti si devono la
lunetta con il Martirio di Santo Stefano affrescata alla sommità del presbiterio e
le altre figurazioni del presbiterio e del coro, mentre i quattro
Profeti con le finte architetture sono di Pietro Anderlini. Lungo
il perimetro del coro, sul cui fondo è appeso un San Benedetto
che consegna la regola o San Mauro, di Francesco Curradi, si
susseguono, secondo l'andamento curvilineo dell'abside, gli
stalli di noce intagliato e intarsiato dai maestri legnaioli
fiorentini Francesco e Marco del Tasso ai quali si deve anche
il bellissimo leggio da coro attualmente addossato alla parete
absidale.
Nella parete di fondo del braccio sinistro della
crociera, corrispondente all'originaria cappella maggiore,
si trova il
Monumento del Conte Ugo eseguito da Mino da Fiesole nel 1469.
Nella soprastante cantoria si trova una delle migliori opere dèl
Vasari raffigurante L'Assunta tra quattro Santi, del 1568. Dalla
sagrestia, a destra del presbiterio, si accede al chiostro,
detto "degli aranci", di Bernardo Rossellino, con portico e
loggiato ad archi a segmento di cerchio con capitelli ionici.
Nelle lunette della loggia superiore si trova un interessante ciclo di
affreschi con Storie di San Benedetto eseguito nel quarto
decennio del Quattrocento e dovuto ad un artista anonimo di
grande personalità con l'ausilio di collaboratori.
Badia Fiorentina
Via del Proconsolo angolo Via Dante Alighieri
Area: centro storico (Bargello) / zona est
Tel: +39 055 23 44 545
Firenze
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